Metti una sera a cena…Un’anomalia astronomica, il passaggio di una cometa, otto amici riunitisi per una serata conviviale…Buon cibo, ottimo vino, quattro chiacchiere in allegria e…Piano piano, il mondo muta attorno a loro e la realtà inizia a estroflettersi davanti ai loro occhi come un lupo yuzniano. Per gli amanti del Tardis.
I morti escono dalle tombe e questa volta a partire dall’east end di Londra, ovvero la zona cockney, quella storicamente popolare della città. Al momento dell’inizio dell’invasione sono due i principali gruppi di resistenza umana che si formano, uno intorno a rapinatori improvvisati per necessità (con relativo bottino e ostaggi), l’altro intorno agli anziani e storici abitanti della zona riuniti in un ospizio. I due gruppi però sono più legati di quanto non sembri.
Regia di Jafar Panahi, Kambuzia Partovi. Un film con Maryam Moqadam, Jafar Panahi, Hadi Saeedi, Kambozia Partovi, Azadh Torabi, Zeynab Khanum, Abolghasem Sobhani. Titolo originale: Parde. Genere Drammatico – Iran, 2013, Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.
In una casa in riva al mare un uomo arriva in taxi ed entra. Dopo poco estrae da una sacca il proprio cane. Come prima cosa tira tutte le tende ed applica su di esse dei teli neri. Il cane non può uscire neppure per adempiere ai bisogni fisiologici perché gli animali sono considerati impuri e vanno soppressi. L´uomo sta scrivendo una sceneggiatura ma non riuscirà a trovare la concentrazione necessaria. Come tutti sanno, Jafar Panahi ha subito dal governo iraniano l’interdizione a scrivere sceneggiature, a girare film, a lasciare il Paese e a rilasciare interviste, pena la detenzione per sei anni. Questo film nasce grazie alla collaborazione del collega Kamboziya Partovi il quale a sua volta rischia sanzioni. Panahi non nasconde, in questo film complesso in costante bilico tra realismo e astrazione, la propria condizione psicologica di artista a cui un regime teocratico impedisce di esprimersi liberamente. Il suo è quasi un rovesciamento del dilemma pirandelliano. Nella finzione teatrale erano i personaggi a cercare un autore. Qui è Panahi a cercare i propri personaggi e ad offrire loro sfaccettature della propria tormentata condizione psicologica. Lo sceneggiatore ha ormai solo un affettuosissimo cane a cui riferirsi in cerca di un’ispirazione che una realtà esteriore (la giovane donna) da cui vorrebbe rifuggire, continua a interrompere. La ragazza cerca di sfuggire a un pericolo che la minaccia all’esterno. Fino a quando ad entrare in scena è lo stesso Panahi che prende possesso della casa e rivela la presenza di una troupe impegnata nelle riprese. È qui che il discorso si fa palese. Quell’abitazione appartiene al regista. Alle pareti sono appesi i manifesti dei suoi film presentati fuori dall’Iran, è un luogo familiare in cui probabilmente sono nati alcuni dei personaggi e delle storie che lo hanno fatto conoscere al mondo. Ora la creatività, che non cede al sopruso, cerca ancora di esprimersi ma la sua articolazione è continuamente spezzata e alla ricerca di uno spazio in cui non sia più necessario occultarsi. L’augurio di trovarlo è quello che tutto il mondo del cinema invia a questo regista coraggioso.
A metà degli anni Novanta, venti giovani danzatori si riuniscono per una prova di tre giorni in un collegio in disuso. Presto l’atmosfera diventa elettrica e una strana follia li travolge. Si renderanno conto di essere stati drogati ma non sanno da chi o perché. La situazione segue un continuo crescendo e mentre alcuni si sentono in paradiso, molti di loro vivono l’inferno.
Hotel Mira di Hong Kong (Cina): rintanato in una delle stanze c’è il contractor della NSA (National Security Agency) Edward Snowden le cui rivelazioni di lì a poco rimbalzeranno tra i media planetari. È il giugno 2013, Snowden ha 29 anni e una consapevolezza impressionante della gravità delle informazioni di cui è in possesso. L’incontro con la macchina da presa della regista Laura Poitras, alla presenza dei giornalisti Glenn Greenwald e Ewen McAskill, dura otto pericolosissimi giorni. Citizenfour è l’alias con cui Snowden – tramite messaggi criptati ha contattato Greenwald e la Poitras (a gennaio dello stesso anno), dopo aver identificato lei come persona interessata ai fatti e averne verificato l’affidabilità (da una delle prime didascalie apprendiamo che Citizenfour è la terza parte di una trilogia sugli Stati Uniti post 11 settembre, dopo My country my country del 2006 sulla guerra in Iraq e The Oath, 2010, su due personaggi le cui storie si intrecciano con Al-Qaeda e Guantanamo). In parallelo all’intervista “posata” in albergo, emergono alcune testimonianze ed episodi salienti sul tema dei big data e metadata: esponenti dell’agenzia per la sicurezza nazionale che negano di raccogliere dati personali di privati cittadini, con la complicità delle grandi compagnie di telecomunicazioni e, con grande sconcerto, l’adesione a tali politiche anche da parte di alcuni governi europei. Oltre a Snowden parla William Binney, suo precursore alla NSA nello “spifferare” (traduzione possibile di whistleblowing) la policy totalitaria dell’agenzia già nel 2006. E anche un rappresentante del movimento Occupy Wall Street, che illustra i concetti di linkability, avvertendo sulla pericolosità del controllo dei dati incrociati, veicolati e registrati dalle tecnologie di cui ci serviamo. Vera merce di scambio e oro dei giorni nostri. La straordinaria decisione senza ritorno di Snowden di venire allo scoperto al punto di rischiare la vita è reazione diretta, ma tutt’altro che precipitosa, alla delusione per le promesse disattese della politica obamiana. Oltre al danno, anche la beffa: una normativa anti Grande Fratello esisterebbe, ma non viene applicata, adducendo a scusa l’altrettanto grande alibi della sicurezza post 9/11 (cavallo di battaglia, tralaltro, della precedente presidenza).nsomma, pur essendo la preda, non chiede protezione ma esposizione.
Bosnia-Erzegovina, 1991. Caduto il regime comunista, Divko Bunti&3 torna nel paese dov’è cresciuto per farsi restituire la casa di famiglia. A casa sua abitano la bella moglie legittima e il figlio Martin in piena tempesta ormonale. La situazione si complica quando nel paese dilaga il furore nazionalista, fomentato dall’arrivo dei combattimenti della guerra. Film d’apertura al Festival di Sarajevo 2010 e accolto con calore dal pubblico delle Giornate degli Autori di Venezia. Scritto dal bosniaco-erzegovino Tanovi&3 con Ivica Djiki&3 , autore del racconto omonimo, è un film complesso. Dopo una 1ª parte leggera, ironica e grottesca, “scivola nella follia più atroce e insensata” che contrappone i vicini di casa, gli amici e i familiari “in quella lotta fratricida che fu, negli anni ’90 e nel cuore dell’Europa, lo si ammetta o no, una guerra civile” (G. Imperatore). Nel finale la spiegazione del titolo. Distribuito da Archibald.
Francesca, 23 anni, sparisce misteriosamente nel nulla. Dopo mesi di inutili ricerche, due amici scoprono, nel computer della ragazza, che il giorno della scomparsa Francesca ha risposto a un annuncio on line per un lavoro da baby-sitter. I due ragazzi si convincono che Davide, l’autore dell’annuncio, sia coinvolto nella sparizione. Decidono, così, di indagare da soli e posizionano nella casa di quest’uomo solitario delle telecamere, per scoprire se è lui ad aver rapito la loro amica.
David Wilson è un infermiere dedito all’assistenza domestica dei malati terminali. Nella sua opera di accudimento David va molto oltre il dovere professionale, offrendo conforto e contatto fisico e trasformando i suoi pazienti in membri virtuali della propria famiglia: mogli, fratelli, madri. In realtà David aveva una famiglia sua, ma una tragedia l’ha scorporata in unità solitarie e scollegate, e il lavoro è diventato una sorta di via crucis verso una redenzione impossibile. Tim Roth ha “commissionato” questo film a Michel Franco, dopo aver premiato da presidente di giuria della sezione Un certain regard a Cannes il precedente film del regista messicano, Después de Lucia.
Mitch Haven è un giovane regista che vuole realizzare un film basato su una vera crime story che coinvolge un maturo politico del North Carolina e la sua giovane amante, Velma Duran. Mentre lavora alla sceneggiatura e cerca il giusto volto per la protagonista, s’imbatte nel provino della semisconosciuta Laurel Graham, che pare la reincarnazione del personaggio reale. E così è: Laurel è Velma Duran, lo sa lei e lo sa anche un detective assicurativo prestato al set come muratore. Intanto, Mitch Haven trasforma malauguratamente la passione per il film che sta girando in passione cieca per la sua musa.
Dopo 25 anni di matrimonio, Natalie insegnante e autrice di libri di filosofia, ex sessantottina, si trova di fronte a una svolta: i due figli, ormai adulti, sono andati fuori casa, il marito la lascia per un’altra, la madre muore, il suo allievo prediletto e principale collaboratore va a vivere in una casa isolata in campagna con alcuni amici, la casa editrice per cui scriveva la licenzia. Nonostante qualche momento – solitario – di sconforto, Natalie, molto cerebrale e intellettuale, trova un suo nuovo modus vivendi e la nascita di un nipotino la aiuta. Una Huppert sempre bravissima anche se ormai un po’ troppo confinata in ruoli di donna fredda e controllata (quando non perfida e perversa). È lei che regge il film, riflessione dolceamara sull’avanzare dell’età ma anche sulla libertà fisica e mentale dell’individuo.
Bob Saginowski è un barman di Brooklyn impiegato nel pub del cugino Marv, ex proprietario e adesso galoppino di un criminale ceceno, che impiega il ‘suo’ locale come copertura e deposito di denaro sporco. Ma Bob Saginowski non è soltanto un barman, da qualche parte dentro di lui cova un passato oscuro e dissimulato. Solitario e silente, Bob incontra nella stessa notte un cucciolo di pitbull e Nadia, una giovane donna che vive sola e che è disposta ad aiutarlo col cane. Cane che molto presto sarà al centro di una disputa tra Bob e Eric Deeds, un balordo coi nervi a pezzi che rivendica i propri diritti sul cane e su Nadia, ex mai dimenticata e da cui pare ossessionato. Le cose non vanno meglio nel locale perché Marv ha deciso di fregare il suo boss e di riprendersi quello che tanto tempo prima era suo. Nonostante gli sforzi di Bob di restare fuori dai guai, le cose precipiteranno, costringendolo a rivelare la sua vera natura.
Tre storie parallele su tre piani narrativi diversi. Homer, un regista, è in crisi con il montaggio del suo ultimo film, una ex-suora cerca esperienze mai provate e vuole far l’amore con un ex-carcerato, mentre una setta di fanatici religiosi scaccia una ragazza stuprata (e in quanto tale non più vergine). Storie che nascondono tra loro relazioni e interconnessioni impreviste. Quella di Lav Diaz è una missione, ben più di una semplice vocazione. Posseduto, come ormai non capita più quasi a nessun cineasta, dal demone del cinema, costretto a regalarci in immagini sensazioni contrastanti e storie angoscianti che solo Diaz sembra poter narrare. Accusato dai più pigri di essere prolisso ai limiti dell’umano (film che vanno dalle 6 ore in su) e venerato dai suoi fan, cinefili all’ultimo stadio che si cibano frugalmente pur di sopravvivere alle proiezioni del maestro, Diaz è un patrimonio da tutelare per la sincerità e la passione che infonde in ogni sua opera.
Norman è un bambino introverso e appassionato di horror che fatica a fare amicizie, in questo di certo non lo aiuta il fatto di essere l’unico del suo paese a vedere i fantasmi. Tutti i trapassati che hanno ancora questioni irrisolte sulla Terra gli appaiono e gli parlano, costantemente, nonna inclusa. In più da qualche tempo è preda di visioni che sembrano catapultarlo nel passato. Per questo motivo gli altri lo credono un po’ scemo, nonostante il piccolo paese in cui vive secoli prima sia stato teatro di diversi roghi di streghe e ancora se ne vanta come fosse un’attrazione turistica. Tutto cambierà quando un suo zio ritenuto matto gli comunicherà poco prima di morire che ora tocca a lui tenere lontani, ogni anno, i morti viventi e la maledizione di una delle streghe bruciate secoli prima.
Thelma ha ricevuto un’educazione rigidamente cristiana: quando finalmente si affaccia al mondo degli uomini l’impatto è complicato. Dopo aver subito una violenta crisi, apparentemente epilettica, Thelma è avvicinata dalla bella e spigliata Anja, che la aiuta a integrarsi con i propri coetanei. L’approdo al soprannaturale non corrisponde a un mutamento di pelle per Joachim Trier. Benché Thelma mostri abbastanza presto che qualcosa di strano si nasconde sotto le pagine della sceneggiatura, i temi rimangono quelli cari al regista norvegese. A partire dalla difficile adolescenza e altrettanto ardua integrazione nella società di Thelma, cresciuta in un isolamento tale da rendere ogni approccio con altri esseri umani un azzardo, basato su un fragile equilibrio.
Inverno 1915. Camille Claudel è stata reclusa dai suoi familiari in una casa di cura psichiatrica. Ha dovuto abbandonare Parigi e porre fine alla sua attività di scultrice. Ora attende la visita del fratello maggiore Paul nutrendo la speranza di poter finalmente uscire dall’istituto e fare ritorno a casa. Nata nel 1864 nel nord della Francia Camille Claudel fu dapprima allieva di Auguste Rodin divenendo la sua compagna per 15 anni, fino a quando i due si separarono nel 1895. Nel 1913, in seguito alla morte del padre e dopo aver passato dieci anni praticamente asserragliata nel proprio studio, la madre la fece internare a Ville Evrard. Vi morirà nel 1943 senza aver mai più fatto ritorno in famiglia.
Padre James è una sorta di Giobbe contemporaneo, costretto ad ascoltare i peccati di una comunità irlandese che pare una galleria di mostri: un uomo traumatizzato dalle continue violenze di un prete nei suoi confronti, un ricco aristocratico che odia tutto e tutti, un assassino psicopatico violentatore seriale, una moglie fedifraga con la passione per il felching, un barista acido, un ispettore di polizia dotato di amante promiscuo, un medico sadico e persino la stessa figlia del parroco (concepita quando padre James era ancora un uomo sposato) con tendenze suicide. Lo stesso prelato è un ex alcolizzato che, dopo la morte della moglie, si è smarrito, per poi ritrovarsi grazie alla Fede. Ce ne vorrà molta per sopportare le cattiverie e i rancori che gli si annidano intorno, anche perché la maggior parte degli abitanti della parrocchia è posseduto da un cinismo nero: lo stesso cinismo che sembra animare il regista e sceneggiatore angloirlandese John Michael McDonagh, nel momento in cui crocifigge incessantemente il suo protagonista circondandolo di personaggi scurrili, distruttivi e degenerati, presenti nella comunità in maniera anche solo statisticamente esagerata. McDonagh sembra accanirsi in modo particolare contro la Chiesa brulicante di pedofili, ipocriti e affaristi. A parte l’aiutante di Padre James, che è solo “spaventosamente coglione”.
Marty, dipendente di un ufficio mutui entra in paranoia. Decide così di diventare un piccolo truffatore, si licenzia dal suo lavoro temporaneo e si nasconde nel seminterrato del suo collaboratore Derek. Dopo una settimana di isolamento durante la quale rafforza la sua aggressività, Marty decide di andarsene a Detroit con nient’altro che una tasca piena di assegni falsi. La sua follia omicida lascerà traccia lungo il viaggio verso l’ignoto.
2° film scritto e diretto dalla bosniaca Begic che, più di 10 anni dopo la guerra civile che la devastò, torna a Sarajevo. Ha un tema quasi sempre trascurato e rimosso in letteratura, ma soprattutto al cinema: oltre ai morti e ai danni, come stanno le vittime sopravvissute di una guerra? Che prezzo hanno pagato? Oltre alla protagonista, i 2 personaggi principali sono 2 fratelli orfani musulmani: la 20enne Rahima, sottopagata come cuoca, e Nedim che a 14 anni ha già combinato molti guai. Per entrambi il tempo si è bloccato in un immutabile passato, aggravato dalla crisi economica. Nessun compiacimento dolorifico o morboso nell’asciutta regia, cinepresa a spalla, lunghi piani-sequenza. E botti laceranti come bombe per le feste di Capodanno. Premio Lino Micciché a Pesaro 2012. Distribuisce Kitchenfilm di Emanuela Piovano.
Zach è costretto a lasciare New York per seguire la madre in una cittadina di provincia. La noia è pronta ad accoglierlo, ma le cose cambiano quando Zach conosce Hannah, sua coetanea e vicina di casa, e si convince che la ragazza sia vittima della furia del padre, un personaggio sgarbato e minaccioso. L’occasione più classica, ovvero il ballo scolastico, dovrebbe fornire a Zach il momento giusto per salvare eroicamente la fanciulla. Peccato, però, che il padre di Hannah altri non sia che R. L. Stein, prolifico autore di storie da brivido, e che le creature della sua immaginazione abbiano deciso di uscire dai libri giusto quella sera e di invadere le strade della città. A doversi salvare, a questo punto, sono tutti, nessuno escluso.
Periferia di Roma. Un mendicante paraplegico soprannominato il Papero, con la complicità di sua moglie, una bellissima donna senza braccia detta la Ballerina, del suo accompagnatore, un tossico rastaman detto il Merda e di un nano rapper il cui nome d’arte è Plissé, mette a segno una rapina nella banca dove il boss di un potente clan mafioso cinese nasconde i proventi delle sue attività illecite. Dopo il colpo però le cose si complicano.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.