Category: Film dal 2010 al 2019


Locandina italiana MelancholiaUn film di Lars von Trier. Con Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, Alexander Skarsgård. Fantascienza, Ratings: Kids+16, durata 130 min. – Danimarca, Svezia, Francia, Germania 2011. – Bim uscita venerdì 21 ottobre 2011. MYMONETRO Melancholia * * * 1/2 - valutazione media: 3,59 su 113 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Justine arriva con il neomarito alla festa delle nozze che il cognato e la sorella Claire le hanno organizzato con un ritmato protocollo. Justine sorride molto ma dentro di sé prova un disagio profondo che la spingerà ad allontanarsi in più occasioni dai festeggiamenti provocando lo sconcerto di molti, marito compreso. Non si tratta però solo di un malessere esistenziale privato. Una grave minaccia incombe sulla Terra: il pianeta Melancholia si sta avvicinando e, benché il mondo scientifico inviti all’ottimismo, il rischio di collisione e di distruzione totale del globo terrestre è più che mai realistico. Tempo dopo, con Melancholia sempre più vicino, sarà Claire a invitare a casa sua la sorella.
Dopo il harakiri a tutto schermo di Antichrist Lars Von Trier decide di rinunciare ai colpi bassi nei confronti dello spettatore offrendogli, in versione apocalittica, la sua visione delle sorti dell’umanità su questa Terra. Lo fa con un prologo wagneriano (“Tristano e Isotta”) di alta e simbolica qualità estetica a cui fa seguire una bipartizione che vede protagoniste le due sorelle (prima Justine e poi Claire). Due sorelle, due donne che il ‘misogino’ per definizione del cinema europeo prende questa volta, in particolare Justine, come rappresentanti di se stesso. Di Justine condivide la sensazione viscontiana di fine di un mondo che merita di dissolversi e, al contempo, il dissacrante e sofferente distacco da tutte le convenzioni. In Claire vede il bisogno (registico) di ‘mettere ordine’, di trovare un senso, di controllare anche l’ineluttabile. Le circonda di una folla vinterberghiana (Festen) ritrovando parte degli stilemi del Dogma, nella prima parte, per poi, progressivamente, lasciarle sole con il figlio bambino della seconda e con la Natura. Una Natura che in Von Trier è sempre ‘avanti’ rispetto all’essere umano sia che avverta i segni di una catastrofe sia che ne anticipi la dissoluzione. Sulla complessità di un mondo che vorrebbe poter amare non riuscendoci, il regista danese fa intervenire il suo amore per l’Arte che si è data il compito di ‘leggere’ per noi la realtà nel profondo. Nel farlo getta un ponte (più o meno conscio non sappiamo) con un Maestro del Cinema come Andrej Tarkovskij. Come non pensare a Lo specchio dinanzi alla doppia proposizione de “Il ritorno dei cacciatori” di Pieter Brueghel il Vecchio? Ma, soprattutto, come non ricordare Sacrificio, l’ultimo film del regista russo che affrontava una tematica analoga partendo da premesse differenti ma con la stessa volontà di messa in gioco di uno sguardo e una ricerca ‘alti’? Uno sguardo e una ricerca che Von Trier vuole condividere con lo spettatore, convinto com’è che “può darsi che non ci sia nessuna verità per cui provare un ardente desiderio ma che il desiderio di per sé stesso è già vero”.

Melancholia (2011) on IMDb

Regia di Gavin Hood. Un film con Keira KnightleyMatthew GoodeRalph FiennesMatt SmithRhys IfansIndira VarmaCast completo Titolo originale: Official Secrets. Genere BiograficoDrammaticoThriller, – USA2019durata 112 minuti. distribuito da Videa. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Locandina Effetti collateraliUn film di Steven Soderbergh. Con Jude Law, Rooney Mara, Catherine Zeta-Jones, Channing Tatum, Vinessa Shaw. Titolo originale Side Effects. Thriller, durata 106 min. – USA 2013. – M2 Pictures uscita mercoledì 1 maggio 2013. MYMONETRO Effetti collaterali * * * - - valutazione media: 3,18 su 42 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Emily Taylor è una giovane donna, esaurita dalla depressione. Ora che il marito Martin è finalmente fuori di prigione, dovrebbe lasciarsi il buio alle spalle ma il suo stato emotivo peggiora invece ulteriormente, fino a spingerla sull’orlo del suicidio. Inizia così il rapporto con il dottor Banks, psichiatra di successo, con le pillole e i loro effetti collaterali, blackout compresi. Un giorno, Martin viene trovato esanime in casa, pugnalato a morte. Le tracce conducono alla moglie ma lei non ricorda nulla.
Più passa il tempo e s’impilano i suoi film, nella memoria e nella storia del cinema, più due aspetti s’impongono con evidenza riguardo a Steven Soderbergh: innanzitutto, la stretta continuità tematica, sotto la multiforme declinazione formale che le sue produzioni assumono di volta in volta, e, in secondo luogo, la riuscita del contorno più e meglio che del piatto principale.
Side Effects non fa differenza: simile per molti aspetti al precedente Contagion, anche ma non solo per l’utilizzo di Jude Law nella posizione di chi è costretto ad inventarsi mezzi non sempre leciti per il bene della verità (e dunque eroe ma non senza ombre, personaggio sempre un po’ scomodo e ambiguo, specie in materia di insider trading), il film esordisce in maniera superbamente accattivante per poi non riuscire a mantenere lo stesso livello di interesse e adagiarsi su percorsi a dir poco scontati. Eppure non c’è dubbio che Soderbergh sappia dov’è la piaga e sappia come muovere il dito (ovvero la macchina da presa) al suo interno. Pochi come lui riescono ad avere una visione macro della società e micro del virus che circola in essa e sanno restituire entrambi i piani, magistralmente amalgamati, nel contesto di un film narrativo cosiddetto tradizionale. Pochi come lui, ancora, sanno assortire cast così oculati, anch’essi trasudanti uno spirito del tempo, in bilico tra aderenza allo show business e critica allo stesso.
Probabilmente, è proprio la formula narrativa obbligata a stare stretta al regista, sembra infatti che lui per primo perda interesse nella chiusura del film e si affidi per svolgere questo compito alla via più rodata, per quanto prevedibile. In fondo, ciò che gli premeva fare a quel punto l’ha già fatto, perché il suo è un cinema che pone le domande, che scandaglia le questioni, che -soprattutto- le approccia (spesso per primo) in termini squisitamente filmici.
Side Effects , da questo punto di vista, parla chiaro: non è il cinema che si fa giornalismo d’inchiesta, denunciando i complotti e gli affari dietro le cure del bene più fragile e insondabile, e cioè l’anima, ma, all’esatto contrario, è la perversione della società e della cronaca che si offre al cinema come occasione perfetta, sfaccettata ed intrigante quanto basta per costituire una sfida allettante per un regista come Soderbergh.

Side Effects (2013) on IMDb

Locandina HeadhuntersUn film di Morten Tyldum. Con Nikolaj Coster-Waldau, Aksel Hennie, Julie Ølgaard, Eivind Sander, Synnøve Macody Lund. Titolo originale Hodejegerne. Thriller, durata 101 min. – Norvegia 2011.

Il film è basato sul bestseller internazionale di Jo Nesbø. Tyldum adatta il romanzo e come risultato ne viene fuori un thriller emozionante e intenso condito da tradimento, vendetta e l’ambizione sfrenata.

Headhunters (2011) on IMDb

Locandina Overheard 2Overheard 2 è un film di Felix Chong, Alan Mak. Con Daniel Wu, Louis Koo, Kenneth Tsang, Ching Wan Lau, Michelle Ye. Thriller, durata 121 min. – Hong Kong, Cina 2011.

Tre poliziotti si trovano a lavorare su un caso di intercettazioni caratterizzato da inganni e doppi giochi. Un misterioso mercenario intercetta illegalmente le comunicazioni di un potente e corrotto broker di Hong Kong. Lo scenario è quello dell’alta finanza, dove il confine tra legalità e reato è davvero sottile.

Overheard 2 (2011) on IMDb

Locandina italiana MonstersUn film di Gareth Edwards. Con Whitney Able, Scoot McNairy, Kevon Kane Drammatico, durata 94 min. – Gran Bretagna 2010. – Onemovie uscita mercoledì 7 dicembre 2011. MYMONETRO Monsters * * 1/2 - - valutazione media: 2,90 su 23 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La ricerca scientifica della NASA riesce a trovare le prove dell’esistenza di altre forme di vita. Una navicella spaziale piena di campioni ha un incidente durante la fase di atterraggio: le creature dello spazio cominciano a stabilirsi sulla terra, moltiplicandosi e diffondendo terrore. La zona contaminata, tra il Messico e gli Stati Uniti, diventa così un parco abitato da giganteschi polpi distruttori di città e vite umane, tenuti a bada da un esercito militare violento e impreparato. Un fotoreporter e una giovane turista decidono di viaggiare insieme per raggiungere i territori sicuri oltre il confine della quarantena ma la strada da percorrere sarà ricca di imprevisti. Sembra che i mostri non amino molto la compagnia degli uomini.
Gareth Edwards è un giovane regista inglese dotato di talento e sfacciataggine. In barba alle grandi produzioni americane, ha realizzato, con un budget ridottissimo, uno dei più interessanti film di fantascienza di questi ultimi tempi. Ha creato da solo i ritocchi grafici e gli inserti digitali, si è affidato alla collaborazione dei due attori protagonisti e di pochi aiutanti tecnici. Il risultato? Un piccolo e onesto manifesto di amore per il cinema. Chi adora il gusto del racconto, delle immagini in movimento e di tutti quei trucchi dietro le quinte che permettono di costruire una realtà diversa dalla nostra, sa bene che non servono né miracoli né tanti soldi per fare un buon film.
Monsters conferma e supporta una visione romantica della settima arte. Se all’inizio del Novecento Méliès era capace di portarci sulla luna ‘imbrogliandoci’ con giochi di prestigio e illusioni ottiche, Edwards ci accompagna in un ipotetico futuro sfruttando le potenzialità del computer. Cambiano i modi ma non l’inventiva. L’operazione ha il merito di coniugare impegno e creatività in modo apprezzabile, sia dal punto di vista della sceneggiatura che della regia. E malgrado il plot non sia del tutto innovativo (difficile non pensare a District 9 o ad alcune scene di Jurassic Park), il film riesce ad approfondire l’atavico dilemma del confronto con gli Altri, fuggendo dalla mediocrità di una rappresentazione rigida di bene e male. Il concetto di mediazione/integrazione non vale solo per il rapporto tra umani e mostri. Anche i due protagonisti, donna e uomo, si conoscono piano piano, si odiano per poi riavvicinarsi nuovamente, si addomesticano a vicenda. Tutti i mostri, in fondo, ad osservarli bene, non sono mai così mostruosi.

Monsters (2010) on IMDb

Regia di Emanuele Crialese. Un film Da vedere 2011 con Filippo PucilloDonatella FinocchiaroMimmo CuticchioBeppe FiorelloTimnit T.Cast completo Genere Drammatico, – ItaliaFrancia2011durata 88 minuti. Uscita cinema mercoledì 7 settembre 2011 distribuito da 01 Distribution. – MYmonetro 3,59 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il tema del 4° film di Crialese è l’immigrazione come nel suo eccellente Nuovomondo (2006), ma nell’Italia di oggi. A un livello più profondo emergono altri temi complementari: il mare e la sua legge; il movimento come evoluzione; il diritto-bisogno di andare per cambiare. In una piccola isola del Canale di Sicilia (girato a Linosa), il vecchio Ernesto si rifiuta di rottamare il suo peschereccio e insegna il mestiere al nipote 20enne Filippo. La nuora vedova Giulietta non vede per sé e il figlio Filippo un futuro nell’isola. Vorrebbe andarsene. Quando Ernesto e suo nipote raccolgono in mare alcuni stremati naufraghi africani, la Guardia di Finanza sequestra il peschereccio per aver favorito l’immigrazione clandestina, mentre Giulietta aiuta l’eritrea Sara a partorire in casa sua. Sarebbe un bel dramma neorealista di 60 anni fa, se non fosse impreziosito da una cura formale, qua e là formalistica, e da un nuovo uso degli interpreti. Con D. Finocchiaro, professionista capace con lo stesso brio di impersonare donne borghesi o proletarie, sono “perfetti” l’anziano Ernesto, il giovane Filippo (il vero protagonista) e Timnit T. che ha dignità di una regina. Il rapporto Finocchiaro-Timnit T. e la sorellanza che ne nasce sono memorabili. Premio speciale della giuria a Venezia 2011 e premio Pasinetti (giornalisti italiani).

Terraferma (2011) on IMDb

Regia di Damián Szifrón. Un film Da vedere 2014 con Ricardo DarínOscar MartínezLeonardo SbaragliaErica RivasRita CorteseCast completo Titolo originale: Relatos Salvajes. Genere CommediaThriller, – ArgentinaSpagna2014durata 122 minuti. Uscita cinema giovedì 11 dicembre 2014 distribuito da Lucky Red. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,28 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

6 “racconti selvaggi” (questo il significato del titolo originale stravolto in quello italiano commercialmente fantozziano): 1) i passeggeri di un aereo in volo scoprono troppo tardi di essere accomunati da relazioni con una stessa persona; 2) la cameriera di un autogrill deve servire l’usuraio che ha rovinato la sua famiglia; 3) un sorpasso ostacolato e un insulto scatenano una faida tra 2 automobilisti; 4) ingegnere esperto di demolizioni col tritolo è ingiustamente multato; 5) ricco imprenditore paga il giardiniere perché si accusi di 2 omicidi colposi commessi da suo figlio; 6) pacchiana festa di nozze si trasforma in un duello rusticano tra gli sposi. Il Leitmotiv apparentemente è la vendetta interpersonale, ma è in realtà la ribellione istintiva dell’individuo al “sistema”, alla civiltà organizzata, alle istituzioni, ai suoi costumi, ai suoi riti, alle sue false comodità tecnologiche, alla sua corruzione. Il 3° lungometraggio dell’argentino Szifrón, anche sceneggiatore, Almodóvar produttore, è un noir ibrido per registro e valore: i primi 3 relatos sono dei pulp di largo consumo, i rimanenti sono graffianti grotteschi con una potente e mirata carica satirica. Su tutti svetta il 4°, il più originale, verosimile e universale: impossibile non immedesimarsi in “Bombito”. Miglior film europeo a San Sebastián, il più visto in Argentina nel 2014

Wild Tales (2014) on IMDb

Locandina italiana Treno di notte per LisbonaUn film di Bille August. Con Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck, Tom Courtenay. Titolo originale Night Train To Lisbon. Drammatico, durata 111 min. – Svizzera, Portogallo, Germania 2013. – Archibald Enterprise Film uscita giovedì 18 aprile 2013. MYMONETRO Treno di notte per Lisbona * * 1/2 - - valutazione media: 2,78 su 24 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Ogni mattina, il professor Raimund Gregorius si reca nella scuola di Berna dove insegna. Ma una mattina riscrive per sempre il suo percorso: una ragazza disperata è in procinto di buttarsi da un ponte ed è proprio Raimund a fermarla prima che sia troppo tardi. La ragazza scappa, ma lascia dietro di sé un libro e un biglietto ferroviario per Lisbona. Raimund, spinto dal bisogno di cambiamento e da un’improvvisa sete di avventura, sale sul treno e, una volta in Portogallo, si mette sulle tracce dell’autore del libro, Amadeu de Prado, medico e membro della resistenza che si oppose al regime di Salazar. Nasce e si svolge all’insegna del travestimento, e dunque del falso, questo film di Bille August, che traduce sullo schermo un romanzo best-seller nei paesi di lingua tedesca firmato da Pascal Mercier, nom de plume di Peter Bieri. Quando la cartolina di Berna lascia il posto a quella di Lisbona, le glorie attoriali, vecchie e nuove, di Germania, Francia e Inghilterra si spacciano per nativi portoghesi, in un film girato interamente in inglese, che decreta pertanto immediatamente la sua appartenenza ad un regime di finzione tout court, anche piuttosto anacronistica.Un’aderenza rincarata e protratta dalla trama, degna di un feuilleton o di un romanzo parastorico di Dan Brown, con triangoli amorosi, torture politiche, colpi di scena e strascichi del passato che giungono opportunamente fino al presente. Se si aggiunge la pretesa del regista di fare un thriller filosofico -che si translittera nelle considerazioni esistenzialiste di Amadeu affidate alla voice over di Jeremy Irons- il quadro è completo e l’avvertimento lanciato.
Mélanie Laurent e Jack Huston, nei panni dei due giovani amanti rivoluzionari, fanno ciò che è in loro potere per strappare il film alla calligrafia e consegnargli a tratti dei momenti di maggior credibilità, ma lo spazio è poco e il contesto ingrato.
Con Night train to Lisbon Bille August manca la sovrapposizione auspicabile tra contenuto ed espressione: desideroso di parlare di un episodio di rinnovata vitalità nell’esistenza di un uomo ormai maturo, realizza invece un film colpevolmente vecchio, nel quale pesano le metafore spiegate ad alta voce (di fronte al treno in partenza o nello studio oculistico) e il ruolo passivo del protagonista. Per passare dalla carta al cinema occorreva davvero il coraggio di prendere un altro treno.

Night Train to Lisbon (2013) on IMDb

Poster The Lone RangerUn film di Gore Verbinski. Con Armie Hammer, Johnny Depp, Ruth Wilson, Tom Wilkinson, Helena Bonham Carter. Titolo originale The Lone Ranger. Avventura, durata 135 min. – USA 2013. – Walt Disney uscita mercoledì 3 luglio 2013. MYMONETRO The Lone Ranger * * * - - valutazione media: 3,05 su 51 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

John Reid è un uomo di legge, educato in città e tornato nel vecchio west per consegnare alla giustizia il pluricriminale Butch Cavendish. Durante la spedizione, però, un’imboscata uccide suo fratello, il Texas Ranger Dan Reid, e gli altri uomini della compagnia. John viene salvato da Tonto, un indiano, e da un cavallo bianco. I tre diverranno inseparabili.
Come inseparabili, nel contribuire alla nascita di questo esoso progetto cinematografico, sono stati Bruckheimer, Verbinski e Jhonny Depp: produttore, regista e interprete dei Pirati dei Caraibi. Ma, se è innegabile che lo stile sia quello (anche gli sceneggiatori sono gli stessi), in The Lone Ranger le derive più fracassone degli ultimi capitoli dei bucanieri restano fuori dai giochi e anche il personaggio di Depp gigioneggia di meno e non si avventura in parentesi solipsistiche ma serve il racconto, né più né meno del dovuto, quanto basta per dare a Tonto la dignità di partner alla pari del ranger, non più sua semplice spalla.
La coppia formata dal Cavaliere Solitario e da Tonto nasce all’inizio degli anni Trenta alla radio, per trasferirsi poi in televisione, sui fumetti e nei cartoni animati, accumulando una popolarità enorme. Verbinski e compagnia scrivono per immagini la storia di come John è arrivato a indossare la maschera, ma anche la genesi dell’avventura di Tonto, il come e perché si è allontanato dalla comunità ed è diventato un guerriero solitario. La struttura narrativa è sofisticata ma né complessa né ridondante e serve a tingere di leggenda ma soprattutto di nostalgia il racconto interno, la stessa nostalgia che il pubblico adulto associa inevitabilmente al titolo.
Più che ai Pirati, rispetto ai quali questo film si pone in continuità, prolungando il sapore del gioco infantile, è soprattutto a Rango che viene immediato (ri)guardare: non solo per l’ambientazione polverosa ma per la parabola del protagonista -eroe per caso, poi “smascherato” con dileggio e, infine, eroe per merito- e soprattutto per l’impianto narrativo (con il politico corrotto al centro della vicenda doppiogiochista).
Indiani e cowboy, ponti ferroviari e dinamite, bordelli e mitragliatrici, miniere d’argento e gambe d’avorio: al grande gioco del west non manca un tassello, il gusto dunque c’è, ma l’entusiasmo è moderato e a tratti lotta con la stanchezza. La fanfara rossiniana del Guglielmo Tell, sinonimo di libertà, assicura un finalone ma cozza con la sorte del vecchio Tonto, ridotto ad attrazione da museo, imprigionato nei pochi metri quadri di un’ambientazione ricostruita e posticcia. Il grande spettacolo del cinema classico non andrebbe lasciato alla polvere della cineteca, sembra dire Verbinski, se basta lo sguardo di un bambino a riportarlo in vita.

The Lone Ranger (2013) on IMDb

Locandina italiana GambitUn film di Michael Hoffman. Con Colin Firth, Cameron Diaz, Alan Rickman, Tom Courtenay, Stanley Tucci. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 90 min. – USA 2012. – Medusa uscita giovedì 21 febbraio 2013. MYMONETRO Gambit * * - - - valutazione media: 2,26 su 26 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Harry Deane è un curatore d’aste trattato come un travet dal suo capo arrogante ed è in cerca del colpo della vita più per vendetta che per avidità. Con l’aiuto del Maggiore mette su un’abile truffa fondata sull’incompetenza dei potenti e sul talento misconosciuto dei più deboli. Harry deve vendere a Lionel Shaband un falso Monet e portare a casa una dozzina di milioni di sterline. E non solo, forse.
Se siete scacchisti o comunque giocatori “strateghi”, saprete che il gambit è una mossa a sorpresa che favorisce l’avversario sul breve termine perché poi si possa avere un vantaggio tattico sullo stesso nei momenti decisivi della partita. E questo valeva per il ladro gentiluomo Michael Caine nel film originale del 1966, molto meno in questo remake al limite del demenziale con Colin Firth.
Il punto, però, è che Michael Hoffman – già autore del faticoso The Last Station – si ritrova per le mani la sceneggiatura dei fratelli Coen che da un po’ di tempo a questa parte si producono in esercizi di stile, percorrendo generi vari. In questo caso più del thriller truffaldino, dell’heist movie, quindi, viene approfondita la parte della commedia. Il regista è versatile e solido, il protagonista ha un talento e un aplomb che gli permette di percorrere ogni sentiero interpretativo (il monarca goffo e determinato de Il discorso del re, l’uomo senza qualità e irrisolto di A single man, il guitto elegante di questo film), la sceneggiatura è furba e con momenti molto divertenti. Ne esce fuori una pellicola discontinua che migliora nella seconda parte e che per catturare lo spettatore usa ogni mezzo: persino il peto di un’anziana signora e il rutto di una donna delle pulizie, abbastanza gratuiti entrambi. A questi ingredienti, infine, aggiungete Cameron Diaz, qui campionessa di rodeo texana che entra nella buona società londinese, con mise inadatte ma mozzafiato, il solito fascino da ragazzaccia e la sensualità da splendida quarantenne che combatte con ogni mezzo la vecchiaia. Per ora sconfiggendola alla grande. La sua verve da spalla comica ormai collaudata qui viene sfruttata il giusto, persino in un personaggio fin troppo bidimensionale. E c’è anche il comprimario giusto al posto giusto: Stanley Tucci, rivale di Deane e cialtrone colto e stolto.
Tutti bravi, ma anche tutti che vanno sul sicuro: massimo risultato con il minimo sforzo. Perché in questo Gambit la particolarità è che la riuscita del film e l’efficacia sullo spettatore è sicuramente superiore al suo effettivo valore artistico, decisamente marginale. Il momento creativo più alto sembrano essere i titoli di testa, con un’animazione discreta a catturare l’attenzione.
Nessuno, dal regista agli sceneggiatori fino agli attori, sembra realmente impegnarsi troppo, ma i 90 minuti scivolano via con gusto. Tutto è stato già visto, quasi ogni mossa è prevedibile con largo anticipo, il momento neriparentiano dell’Hotel Savoy è esilarante ma facilotto. In due parole, puro intrattenimento.

Gambit (2012) on IMDb

Regia di Ascanio Celestini. Un film con Ascanio CelestiniAlba RohrwacherSalvatore StrianoFrancesco De MirandaVeronica CrucianiCast completo Genere Drammatico – ItaliaFranciaBelgio2015durata 85 minuti. Uscita cinema giovedì 22 ottobre 2015 distribuito da Parthénos. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 2,44 su 10 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nicola passa il tempo bevendo e fingendo che sta smettendo di bere. Questa è la storia sua e di tanti altri personaggi che incontra per un destino o per caso come in un road movie. Perciò è anche la storia di Sabatino che truffa le assicurazioni. Pure il Concellino vive truffando le assicurazioni, ma vuole fare carriera. È la storia di Salvatore, figlio di Anna e forse anche di Nicola, ma Anna è una prostituta e non lo sa chi è il padre di suo figlio. È la storia di Sofia che dice che scappa in Spagna con l’amica. Lo dice, ma poi resta a Cinecittà. È la storia dell’Abruzzese che fa il carrozziere, ma anche il parcheggiatore notturno. È la storia di Sasà che una notte finirà peggio di tutti nella stanza di una questura di periferia. E in mezzo a tutte queste storie c’è quella dell’americana che gira l’Italia vestita da sposa.
Quella di cui sopra è la sintesi della trama che si può trovare sul catalogo delle “Giornate degli Autori” del Festival di Venezia 2015 ed espone con precisione tutte le vicende che percorrono il film di Celestini. A fare da fondamentale trait d’union è appunto Nicola ma si potrebbe chiamare anche Ascanio perché lo sguardo di comprensione con cui l’attore/regista si rivolge all’umanità dolente (ma non del tutto vinta) che popola il film è il suo.
A fare da bussola e da chiave di lettura è la battuta pronunciata da Nicola/Ascanio in apertura e che ribalta il finale del Pinocchio collodiano. L’essere umano è buffo, meglio il burattino. Perché l’essere umano celestiniano è fragile e contraddittorio. Cerca il prossimo ma al contempo lo teme. Fa propositi che poi non mantiene e cerca di sopravvivere ai margini del luogo dove la finzione si fa arte (Cinecittà). Anche vivendo al limite della legalità o addirittura superandolo cercando una bellezza che è negata sia dagli esterni che dagli interni, siano essi un’abitazione/ricovero degradata o un bar di periferia ultimo approdo di chi vorrebbe raggiungere un porto sicuro. Magari con in mano una bottiglia di vino con un fiocco rosso

Long Live the Bride (2015) on IMDb

Regia di Laura Bispuri. Un film Da vedere 2015 con Alba RohrwacherFlonja KodheliLars EidingerLuan JahaBruno ShllakuCast completo Genere Drammatico, – ItaliaAlbaniaSvizzeraAlbaniaGermaniaKosovo2015durata 90 minuti. Uscita cinema giovedì 19 marzo 2015 distribuito da Cinecittà Luce. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,21 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dal romanzo omonimo di Elvira Dones, l’interessante e difficile esordio della Bispuri sulla storia di Hana, nata in una regione montana dell’Albania, dove le donne non hanno alcun diritto e mille proibizioni. Seguendo il codice Kanun, Hana fa voto di castità e sceglie di essere uomo, con il nome di Mark. Va in città dalla sorellastra Lila che vive con la figlia adolescente Jonida e si confronta con realtà femminili molto diverse dalla sua, ma pur sempre di vittime di costrizioni sociali. La storia di una donna in cerca di libertà, apparentemente molto lontana dalla nostra realtà culturale, pone vari spunti di riflessione sul ruolo della donna nella società di oggi. E la Rohrwacher – brava e intensa – recitando in albanese riesce a rendere in modo particolarmente efficace il disegno di un personaggio dall’identità incompleta, rimasta in bilico. Unica presenza italiana alla Berlinale 2015.

Sworn Virgin (2015) on IMDb

Locandina The Gerber Syndrome: Il contagioUn film di Maxi Dejoie. Con Valentina Bartolo, Elisabetta Fischer, Pia Lanciotti, Ettore Nicoletti, Nicola Marchitiello. Titolo originale The Gerber Syndrome. Horror, durata 88 min. – Italia 2011. – Videa – CDE MYMONETRO The Gerber Syndrome: Il contagio * * * - - valutazione media: 3,13 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un nuovo virus tiene in scacco l’Europa. Decisamente peggiore dell’influenza aviaria e di tutte le altre pandemie che hanno allarmato le organizzazioni sanitarie mondiali, il morbo di Gerber è una malattia a metà tra un’influenza e l’Aids. Scoperto in Germania nel 2008 e ormai diffuso in tutto il mondo, si contrae entrando in contatto con sangue o saliva infetti e si manifesta con una febbre molto alta e aggressiva. Ma ben presto la sindrome di Gerber rende gli esseri umani simili a zombie. Il virus si sta diffondendo a macchia d’olio, perché gli infetti perdono il controllo e tendono a essere violenti, attaccando chiunque capiti loro a tiro. Una volta contagiati, non c’è scampo. Il terzo stadio della malattia conduce, infatti, alla morte. Ecco perché è stato istituito un centro sanitario dedicato, il CS, in cui i malati vengono messi in quarantena e allontanati definitivamente dalla società. Una troupe televisiva decide di realizzare un documentario su questo nuovo e temibile virus, seguendo il lavoro di Luigi, un ventitreenne addetto alla sicurezza, incaricato di intercettare gli infetti segnalati e portarli al CS, e quello di un medico in prima linea, il dottor Ricardi, che si sta occupando del difficile caso di Melissa, una ragazza contagiata accidentalmente.
Non è certo nuova la trovata di delineare una vicenda di finzione come se si trattasse di un evento reale. Girato nel 1965, The war game di Peter Watkins ha fatto scuola, raccontando in stile documentaristico un attacco nucleare alla Gran Bretagna. Da quel momento i mockumentary, o falsi documentari, hanno preso piede nel cinema mondiale, soprattutto statunitense, ma con esempi anche in casa nostra, basti pensare a Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato. Nel tempo, questo genere così ibrido si è sempre più legato all’horror, come mostra il caso del film The Blair Witch Project o il rilancio recente del mockumentary a opera di Rec, che è servito da spunto a tutta una serie di saghe dell’orrore basate sull’espediente del found footage, come Paranormal Activity.
Proprio a Rec si richiama da vicino The Gerber Syndrome: Il contagio, un esperimento a metà tra un falso documentario e uno zombie movie. Niente di innovativo, quindi, se non per il fatto che a cimentarsi con questo cinema di genere sia una produzione italiana low budget, che ha avuto l’intelligenza di sfruttare le ristrettezze produttive a proprio favore. Il risultato dell’esperimento è un film dalle fattezze artigianali, girato come se si trattasse del documentario di una troupe televisiva, a cui generalmente si perdonano ingenuità e difetti di stile, fotografia, regia e montaggio, per concentrarsi piuttosto sull’impatto del racconto della realtà in presa diretta.
Il regista Maxi Dejoie, al suo esordio nel lungometraggio, gioca con questi limiti, seppur vistosi e a tratti grossolani, e si assicura così la presa e il coinvolgimento emotivo dello spettatore, che non può fare a meno di chiedersi cosa accadrebbe se il morbo di Gerber fosse reale e colpisse le persone a noi care, precipitando in un’autentica spirale di angoscia di fronte alla terribile vicenda di una famiglia come tante, nella cui vita ordinaria irrompe una malattia straordinaria, con tutta la serie di decisioni dolorose che questa comporta. Tanto più che il Dejoie sceneggiatore chiama in causa dilemmi etici di difficile risoluzione, come quelli legati alla necessità di limitare la libertà personale per tutelare la salute collettiva.
Il regista ha gioco facile nel fare leva sulle paure più irrazionali che albergano nel nostro animo, anche grazie all’interpretazione naturale degli attori, che rendono credibili e verosimili situazioni che si spera di non vivere mai. Interessanti appaiono poi le reazioni di alcuni gruppi, che rispondono alla totale mancanza di controllo provocata dal virus con feroci tentativi di farsi giustizia da soli, lanciandosi in azioni di “pulizia” che rendono sempre più labili i confini tra l’essere umano e la bestia.

The Gerber Syndrome: il contagio (2011) on IMDb

Locandina Tropa de Elite 2 - O Inimigo Agora é OutroUn film di José Padilha. Con Wagner Moura, André Ramiro Thriller, durata 116 min. – Brasile 2010. MYMONETRO Tropa de Elite 2 – O Inimigo Agora é Outro * * * - - valutazione media: 3,25 su 5 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nascimento, a capo della unita’ di forze speciali della polizia brasiliana, interviene in modo sbagliato in una rivolta carceraria e viene rimosso dall’incarico ed assegnato a una postazione di intelligence governativa. Qui scopre una vasta rete di corruzione che coinvolge non solo la sfera politica ma la stessa polizia e deve decidere se e come intervenire. Dopo lo straordinario successo orttenuto in patria e l’Orso d’Oro (accompagnato da numerose polemiche) ricevuto nel 2008 alla Berlinale era difficile che non venisse realizzato un sequel. Il che e’ puntualmente accaduto. Grazie sicuramente alla presa conoscitiva che la sceneggiatura ha sulla realta’ locale e alla tenuta di un personaggio come quello di Nascimento che consente un’abile fusione tra fiction e paradocumentarismo (il regista sedeva tra i giurati delal sezione documentari quest’anno al Sundance).Anche se questa volta si esagera con la presenza della sua voce narrante bisogna riconoscere che il personaggio interpretato da Wagner Moura e’ di quelli che negli States avrebbero dato immediatamente il via a una serie tv sul modello <em. Perche’ sin dalla prima sequenza in cui si trova a confronto con un giornalista attivista per la difesa dei diritti umani che gli contesta il suo agire siamo gia’ nel pieno del melodramma. Perche’ l’uomo ha sposato l’ex moglie del poliziotto con le conseguenze che si possono immaginare. Ma non finisce qui perche’ i due finiranno con trovare, nell’evolversi della vicenda, un elemento in comune. In sintesi: riuscire a realizzare entertainment senza rinunciare ad affondare il coltello in una delle tante piaghe del sociale non e’ da tutti e Padilha dimostra di saperci fare. Non rinunciando anche questa volta alla violenza anche se spingendo un po’ meno sul pedale adrenalinico. C’e’ il rischio pero’ che il successo faccia perdere il senso della misura ai produttori. Il finale non propriamente definitivo di questo Numero 2 sembra voler lasciare la porta aperta a un terzo episodio. In tal caso avremmo preferito i tempi e gli sviluppi della serie tv.

Elite Squad 2: The Enemy Within (2010) on IMDb

Locandina italiana DriveUn film di Nicolas Winding Refn. Con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston, Albert Brooks, Ron Perlman. Titolo originale Drive. Azione, Ratings: Kids+16, durata 95 min. – USA 2011. – 01 Distribution uscita venerdì 30 settembre 2011. MYMONETRO Drive * * * - - valutazione media: 3,43 su 150 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Driver (non ha un nome) ha più di un lavoro. È un esperto meccanico in una piccola officina. Fa lo stuntmen per riprese automobilistiche e accompagna rapinatori sul luogo del delitto garantendo loro una fuga a tempo di record. Ora Driver avrebbe anche una nuova opportunità : correre in circuiti professionistici. Ma le cose vanno diversamente. Driver conosce e si innamora di Irene, una vicina di casa, e diventa amico di suo figlio Benicio. Irene però è sposata e quando il marito, Standard, esce dal carcere la situazione precipita. Perché Standard ha dei debiti con dei criminali i quali minacciano la sua famiglia. Driver decide allora di fargli da autista per il colpo che dovrebbe sistemare la situazione. Le cose però non vanno come previsto.
Basato sul romanzo omonimo di James Sallis Drive, presentato in concorso al Festival di Cannes dà l’impressione della banalità messa in bella copia. Chiunque legga la sinossi di cui sopra si rende conto di come, contesto automobilistico a parte, si tratti di una storia visitata e rivisitata dal cinema innumerevoli volte. Nicolas Winding Refn sembra pensare che la trasformazione del mite (per quanto a disposizione per ‘colpi’ non suoi) Driver in un violento raddrizzatorti (ovviamente per inatteso amore, anche paterno) possa essere sufficiente. Ma è necessario essere David Cronenberg per saper dosare con la giusta consapevolezza i toni di un progressivo scatenarsi di pulsioni tenute a freno. Winding Refn non si rivela all’altezza del compito che si è prefisso convinto com’è che basti far scorrere un po’ di sangue in più per ottenere il risultato. Non basta.

Drive (2011) on IMDb

Pinocchio (1940 film) - WikipediaUn film di Hamilton LuskeBen Sharpsteen. Con Dickie JonesChristian RubCliff EdwardsEvelyn VenableCharles Judels.  AnimazioneRatings: Kids, durata 88 min. – USA 1940. – Walt Disney MYMONETRO Pinocchio * * * 1/2 - valutazione media: 3,65 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nel 1940 Walt Disney decise di fare di Pinocchio un cartone animato miliardario: un prodotto di largo consumo da diffondere nel mondo intero.Tutti gli elementi di cultura e di folclore locale presenti nel romanzo di Collodi furono eliminati. Nacque così il Pinocchio globale, senza l’aia del contadino ed il paesaggio toscano. Pinocchio assomiglia a Topolino vestito da tirolese, la Fatina pare una star hollywoodiana e Geppetto perde tutto il suo aspetto magico e rustico e diventa semplicemente un papà abile ed efficiente. La percezione di Pinocchio nel mondo globalizzato è semplicemente quella di un burattino frivolo: una distorsione di immagine determinata dal processo di trasformazione di Pinocchio in un prodotto universale, fatto di pochi episodi semplificati. Da un punto di vista tecnico è uno dei film d’animazione più complessi tra quelli realizzati dalla Walt Disney, costato cifre enormi (mille dollari al secondo). Inizialmente non ebbe molta fortuna e solo nelle riedizioni fu un successo. Il film fu una delle cause della grave crisi della Disney nel corso degli anni Quaranta.

Pinocchio (1940) on IMDb

Qui trovate tutti gli altri film Disney

La pecora nera (2010 film) - WikipediaUn film di Ascanio Celestini. Con Ascanio CelestiniGiorgio TirabassiMaya SansaLuisa De SantisNicola Rignanese.  Drammaticodurata 93 min. – Italia 2010. – Bim Distribuzione uscita venerdì 1 ottobre 2010MYMONETRO La pecora nera * * * - - valutazione media: 3,31 su 26 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nicola ha trentacinque anni e vive rinchiuso in un ospedale psichiatrico, dove lo hanno dimenticato una mamma impazzita, una nonna “ovarola”, un padre prepotente e due zii inadeguati. Le sue giornate sono scandite dalla spesa e accompagnate da una suora che prega e paga il conto e da un amico immaginario che conta le puzze della sorella e sogna di riviste per uomini senza parole. Al supermercato c’è Marinella, il suo amore infantile che offre caffè in cialde a clienti svogliati e ride ascoltando le sue cronache marziane. Nicola è un “povero scemo” che la guerra non l’ha mai fatta, che mangia ragni e beve l’acqua di mare, che crede ai santi ma non in dio, che distribuisce pasticche e torna sempre indietro al novantanovesimo cancello perché è stanco, perché il mondo fuori è come dentro, soltanto più ordinato. Nicola è la pecora nera, il diverso che diventa poesia da declamare, storia da raccontare, canzone da cantare, pio pio pio.
Dopo il teatro (tanto teatro) e due documentari per la Fandango, Ascanio Celestini gira il suo primo film di finzione, che affonda il dito nella ferita più dolorosa del corpo sociale: la malattia mentale. La pecora nera, già realizzato per il palcoscenico e già pubblicato nella forma del libro, non compie un’indagine sulla situazione della salute mentale in Italia, piuttosto parte da un’indagine condotta negli ospedali psichiatrici per approdare a un film lirico su una biografia disgraziata e un’emarginazione inespressa. Le “parole sante” dei santi matti da (s)legare le trova e le incarna il Nicola di Ascanio Celestini, personaggio di sconcertante bellezza dimenticato sotto le macerie della struttura familiare, esempio di coscienza nella parabola di un rifiuto.
Sensibile e in ascolto degli umori della natura umana (e sociale), l’autore e attore romano svolge il racconto del suo “scemo di guerra” in tempo di pace sul volto innocente del suo personaggio, specchio di pensieri poveri e puri ma vertiginosamente profondi. Nicola è nato nei “favolosi anni Sessanta”, quelli che avevano il sapore del sale ed erano ancora troppo lontani dalla riforma di Franco Basaglia, psichiatra illuminato che promosse la progressiva eliminazione del sistema manicomiale e il reinserimento nel corpo della società dei pazienti con disturbi mentali. Nicola è uno dei tanti, troppi bambini che ha visto confluire il suo disagio in un istituto religioso per persone definite “subnormali”, un luogo dove ha comunque continuato a sognare, incapace di entrare in rapporto attivo col mondo al di là del muro, inesplicabile e terrorizzante orizzonte di non-senso accomodato ordinatamente lungo le corsie di un supermercato.
È importante sottolineare la forte originalità di Ascanio Celestini nel panorama italiano, per la scelta di storie e temi di urgente attualità, capaci di non sovrapporsi al messaggio semplicistico offerto dalla cronaca, per la volontà di lavorare con volti e corpi attoriali inediti o poco impiegati sul grande schermo. Si innalza al di sopra di tutti la performance di Giorgio Tirabassi, volto fragile e proiezione dolorosa della “follia” di Nicola. Un bambino solo sul cuore della terra, un uomo mai conciliato, mai integrato.

The Black Sheep (2010) on IMDb

Regia di Doug Liman. Un film Da vedere 2017 con Tom CruiseSarah WrightDomhnall GleesonJesse PlemonsLola KirkeAlejandro EddaCast completo Titolo originale: American Made. Genere AzioneBiograficoCommedia, – USA2017durata 115 minuti. Uscita cinema giovedì 14 settembre 2017 distribuito da Universal Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 2,96 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

1979. Jimmy Carter sciocca la nazione con il suo discorso sulla “crisi di fiducia”, mentre il popolo si prepara a votare Reagan. Barry Seal, pilota di aerei di linea che arrotonda con il contrabbando, viene contattato dalla CIA per spiare le attività dei guerriglieri sandinisti in Nicaragua. Sarà l’inizio di una serie di opportunità, sempre meno lecite e sempre più rischiose. La storia di Hollywood è piena di autori che hanno scelto di divenire lavoratori su commissione, sviluppando un mimetismo esemplare e prestandosi ai progetti più disparati. Quello di Doug Liman sembrava uno di questi casi, ma in Barry Seal qualche traccia dello spirito che infondeva Swingers, delizioso debutto scritto da Jon Favreau, è possibile ritrovarla.

American Made (2017) on IMDb

Risultati immagini per The AmericansThe Americans è una serie televisiva statunitense e trasmessa sul canale via cavo FX dal 30 gennaio 2013.

Ideata da Joe Weisberg, la serie segue le vicende di una coppia di agenti del direttorato sovietico operante all’interno degli Stati Uniti negli anni ottanta, durante la guerra fredda.

The Americans (2013) on IMDb