Category: Film dal 2010 al 2019


Un film di David O. Russell. Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence. Titolo originale American Hustle. Drammatico, durata 138 min. – USA 2013. – Eagle Pictures uscita mercoledì 1 gennaio 2014. MYMONETRO American Hustle – L’apparenza inganna * * * 1/2 - valutazione media: 3,61 su 119 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Abscam era il vero nome di un’operazione dell’FBI che negli anni ’70 incastrò alcuni membri del congresso con l’aiuto di una coppia di noti truffatori.
Irving Rosenfeld che per anni aveva guadagnato promettendo a persone disperate cifre grosse in cambio di cifre piccole senza mai corrispondere nulla, fu incastrato assieme alla sua socia e compagna Sydney Prosser e costretto dall’agente Richie DiMaso ad aiutare l’FBI nell’organizzazione di una truffa ai danni di politici e mafiosi. Quello che nessuno aveva calcolato era però la devastante presenza della vera moglie di Irving, un ingestibile tornado di problemi.
La storia che David O. Russell trae dalla sceneggiatura di Eric Singer rifiuta subito qualsiasi realismo storico in stile Argo e si getta a capofitto nel tunnel del grottesco, prediligendo l’uso sfarzesco ed esagerato di costumi d’epoca e parrucche (eccezionale quella totalmente implausibile di Jeremy Renner) per conferire ai suoi personaggi quell’aura di amabile vulnerabilità con cui è solito condirli per avvicinarli al pubblico. Dunque è senza proibirsi nessuna delle sue consuete ruffianerie che Russell ha realizzato forse il suo film più convincente.
Su tutta la vicenda narrata aleggia l’ombra flebile di un conflitto tra i più comuni al cinema, ovvero il rapporto che la finzione instaura con la realtà (cosa implichi cioè per due individui l’essere uniti dal proporsi a oltranza per quello che non sono), si basasse realmente su questo però American hustle non avrebbe speranze di generare interesse, tanto è svogliata la trattazione dell’argomento. Nel dipanarsi e intrecciarsi dei rapporti tra i quattro protagonisti è infatti evidente che sono i piccoli momenti autentici in un mare di bugie quel che David O. Russell ama filmare e quindi i più sinceri da guardare.

American Hustle (2013) on IMDb

Regia di Martin Scorsese. Un film Da vedere 2010 con Leonardo DiCaprioMark RuffaloBen KingsleyMichelle WilliamsPatricia ClarksonCast completo Genere Drammatico, – USA2010durata 138 minuti. Uscita cinema venerdì 5 marzo 2010 distribuito da Medusa. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 – MYmonetro 3,21 su 22 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

26° lungometraggio di Scorsese, scritto da Laeta Kalogridis dal romanzo L’isola della paura di Dennis Lehane, ambientato al largo del Massachusetts sulla piccola e selvaggia isola Shutter. Nel 1954 vi sbarcano Teddy Daniels e Chuck Aule, agenti dell’FBI, per indagare sulla scomparsa di Rachel Solando, madre omicida misteriosamente fuggita da una cella blindata dell’Ashecliffe Hospital, manicomio/prigione diviso in 3 sezioni (uomini, donne e psicopatici più pericolosi). L’azione procede su un doppio binario: realtà/fantasia, presente/passato, legati dall’alterazione di una mente confusa. Subito si sa che Teddy soffre di forti emicranie e allucinazioni, frutto dei ricordi bellici di quando entrò in divisa nel lager di Dachau e partecipò alla rabbiosa uccisione collettiva degli aguzzini tedeschi. A queste immagini si alternano quelle della moglie, morta due anni prima in un incendio, appiccato da un piromane che potrebbe essere nel manicomio. Alle sue tempeste intime corrisponde un uragano che travolge l’isola. In Teddy, sempre più angosciato, nasce il sospetto, aggravato dalla presenza di uno psichiatra tedesco, che a Shutter (siamo alla fine del maccartismo) stiano ripetendo gli esperimenti dei medici nazisti sul cervello dei pazienti e che egli sia vittima di un oscuro complotto. Si può discutere una certa prolissità verbosa, gli eccessivi rimandi cinefili al cinema noir del passato, il colpo di scena verso la fine, ma non negare il suggestivo coinvolgimento emotivo di molte sequenze, l’alto livello recitativo degli attori (specialmente DiCaprio alle prese col profondo buio di Teddy), l’ammirevole lavoro scenografico di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Dal romanzo di Lehane fu tratta una graphic novel italiana di Stefano Ascari e Andrea Riccadonna. V.M. 14.

Shutter Island (2010) on IMDb

Regia di Kim Ki-Duk. Un film con Ye-na Kim. Titolo originale: A-men. Genere Drammatico – Corea del sud2011durata 72 minuti. Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Una giovane donna coreana arriva a Parigi, ma non trova nessuno ad attenderla all’aeroporto. Prova a chiamare l’uomo che veniva a visitare, ma il numero non è attivo. Si reca all’abitazione di costui, solo per scoprire che il connazionale è partito per Venezia. La ragazza prende quindi il treno per l’Italia. Durante la notte, una misteriosa presenza che veste una maschera a gas si manifesta nel suo compartimento. Inizia un inquietante gioco di fughe e rincorse tra la donna e l’arcana figura.

Amen. (2002) on IMDb
Non parlano, non servono sottotitoli

Regia di Matt Brown. Un film con Dev PatelJeremy IronsDevika BhiseToby JonesStephen FryJeremy NorthamCast completo Titolo originale: The Man Who Knew Infinity. Genere Drammatico, – USA2015durata 108 minuti. Uscita cinema giovedì 9 giugno 2016 distribuito da Eagle Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 2,88 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

India Coloniale, 1912, il giovane matematico autodidatta Ramanujan (Dev Patel) decide di inviare a un illustre professore inglese, G.H. Hardy, le sue recenti scoperte. Fermo e ostinato nel suo lavoro, dopo l’invito di Hardy (un Jeremy Irons che riconferma il suo perenne stato di grazia) al rinomato Trinity College di Cambridge, Ramanujan parte per l’Inghilterra contro il volere della madre, lasciando la sua terra e il suo amore, la moglie Janaki.
L’uomo che vide l’infinito non è soltanto la storia di una mente geniale che supera le barriere della rigidità accademica, la sua fu una piccola e incisiva rivoluzione. Privo di metodo, il suo approccio alla matematica si distingueva dai canoni dell’ambiente del Trinity College e veniva considerato poco convenzionale. Ramanujan è istintivo, puro, privo di sovrastrutture accademiche, il suo criterio di indagine sembra avere più a che fare con il trascendente e con la spiritualità tipica del suo paese di origine, che con l’austerità del college inglese. Grazie alla guida del mentore e amico Hardy, un personaggio eccentrico e fuori dagli schemi, da un lato impara una certa metodologia che gli servirà per portare avanti il suo lavoro – le più volte citate “dimostrazioni”- dall’altro verrà accettato da un ambiente inizialmente molto ostile.
Il film di Michael Brown crea due linee narrative ponendo l’accento sulle due relazioni: quella tra Ramanujan e Hardy e quella tra Ramanujan e l’Inghilterra. La figura del suo maestro rappresenta proprio quell’anello di congiunzione tra i due mondi. Hardy è infatti un personaggio non conforme alla società del tempo, è un pacifista e un uomo moderno, antiaccademico e, non a caso, molto amico di Bertrand Russel. Sarà lui infatti a proporre come fellow Ramanujan, cercando non solo di far apprezzare da tutti l’importanza del suo lavoro ma anche iniziare un processo che esorti il paese colonizzatore a guardare il colonizzato come un suo pari.
Se con Hardy è facile costruire un rapporto egualitario che si trasformerà poi in una profonda amicizia, con il paese che lo sta ospitando Ramanujan deve faticare molto di più e servirsi di un tramite (un inglese) per farsi accettare. Il processo raccontato in questo film cela un sottotesto che rimanda al discorso coloniale ma lo accenna solo in parte e lo fa nel momento in cui si sofferma sugli sguardi e gli atteggiamenti avversi che gli inglesi rivolgono verso lo straniero. Ramanujan viene deriso per i propri abiti, chiamato straccione, picchiato da soldati dell’esercito, diventando il “diverso” su cui sfogarsi, nella cornice di un Paese distrutto e messo in ginocchio dalla guerra.
Il regista preferisce calcare la mano sui momenti più toccanti dando spazio a un’estetica artificiosa e manierata (un esempio può essere la scena di Janaki in penombra all’interno del tempio) e utilizzando anche musiche eccessivamente enfatiche, cercando così di porre l’attenzione sull’elemento melodrammatico. Le scoperte di Ramanujan contribuirono a creare la base per gli studi sulla teoria delle stringhe e dei buchi neri, la sua fu un’impresa verso l’infinito.

The Man Who Knew Infinity (2015) on IMDb

Regia di Ildikò Enyedi. Un film Da vedere 2017 con Alexandra BorbélyMorcsányi GézaErvin NagyPál MácsaiJúlia NyakóCast completo Titolo originale: A teströl és a lélekröl. Genere Drammatico, – Ungheria2017durata 116 minuti. Uscita cinema giovedì 4 gennaio 2018 distribuito da Movies Inspired. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,99 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In un macello di Budapest viene assunta una nuova ispettrice della qualità, la giovane Maria. Il direttore finanziario è subito incuriosito dal suo atteggiamento assolutamente riservato e dedito al lavoro con una rigida applicazione delle regole. A seguito di un test psicologico a cui vengono sottoposti tutti i dipendenti, emerge che entrambi sognano regolarmente di trovarsi in un bosco mentre nevica, lui nel ruolo di un cervo e lei nel ruolo della femmina. Messi a conoscenza di questo fatto i due iniziano un problematico avvicinamento.

On Body and Soul (2017) on IMDb
Risultati immagini per Il Profeta

Un film di Jacques Audiard. Con Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Reda Kateb, Hichem Yacoubi. Titolo originale Un Prophète. Drammatico, durata 150 min. – Francia, Italia 2009. – Bim uscita venerdì 19 marzo 2010. MYMONETRO Il Profeta * * * 1/2 - valutazione media: 3,91 su 158 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Malik El Djebena ha 19 anni quando viene condannato a sei anni di prigione. Entra con poco o nulla, una banconota ripiegata su se stessa e dei vestiti troppo usurati, che a detta delle guardie non vale la pena di conservare. Quando esce ha un impero e tre macchine pronte a scortare i suoi primi passi. In mezzo c’è il carcere, la protezione offertagli da un mafioso corso, l’omicidio come rito d’iniziazione, l’ampliarsi delle conoscenze e dei traffici, le incursioni in permesso fuori dal carcere, dove gli affari prendono velocità.
Ciò avviene all’interno di una prigione, il cinema lo ha già raccontato altrove meglio che qui, per non parlare di come nasce un padrino. Quello che fa Audiard, nel suo film, è prendere il genere per mostrarsi infedele, instaurare con esso un doppio gioco, come fa Malik con il boss corso, stare apparentemente nelle regole ma prendersi la libertà di raccontare anche molto altro.
Malik è uno che apprende in fretta. Impara ad uccidere ma, dallo stesso crimine, impara anche che nel carcere c’è una scuola dove possono insegnargli a leggere e a scrivere. Dalla scuola apprende un metodo, grazie al quale impara da autodidatta il dialetto franco-italiano della Corsica: di fatto si procura un’arma, che obbliga il capo a tener conto di lui. Dagli arabi impara a capire cosa vogliono, dai Marsigliesi impara a trattare, da un amico, forse, imparerà a voler bene.
I compagni di galera prendono a definirlo un profeta, perché lui è quello che parla, con gli uni e con gli altri, quello che porta i messaggi dentro e fuori, che conosce la gente che può far comodo negli affari. Egli fa grandi cose, insomma; la sua via è tracciata come quella di chi ha una missione.
Ancora una storia che ruota nell’universo tanto umano quanto traditore della comunicazione, dunque, dopo quella in cui Vincent Cassel leggeva dalle labbra e quella in cui Romain Duris si affidava alle note. Qui le lingue sono almeno tre, ma è quella silenziosa del sangue che sigla gli accordi, e il potere, in questo codice, è inversamente proporzionale al numero di parole che richiede.
La critica di Audiard alla mala educazione del sistema carcerario è evidente, talvolta aspra, talvolta sarcastica (le uscite per “buona condotta”), ma non è tramite la parola che si esprime: la sua lingua è quella della regia, di cui è interprete sicuro e abile. Quello che propone allo spettatore, qui come in tutte le sue opere, è l’immersione completa nel mondo che racconta, la sospensione del pre-giudizio, lo spettacolo della complessità di un personaggio maschile. La pretesa questa volta, però, va oltre l’offerta: nonostante l’ottimo Tahar Rahim, protagonista, Un prophète si dilata oltremodo, prova qualche artificio ma non fino in fondo, sfiora emozioni interessanti che abbandona troppo in fretta, si lascia imprigionare dalla materia che vorrebbe liberare. Un film più maturo dei precedenti, ma meno comunicativo.

A Prophet (2009) on IMDb

Regia di Luca Guadagnino. Un film Da vedere 2017 con Armie HammerTimothée ChalametMichael StuhlbargAmira CasarEsther GarrelCast completo Titolo originale: Call me by your name. Genere DrammaticoSentimentale, – ItaliaFranciaUSABrasile2017durata 132 minuti. Uscita cinema giovedì 25 gennaio 2018 distribuito da Warner Bros Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,93 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Estate 1983, tra le province di Brescia e Bergamo, Elio Perlman, un diciassettene italoamericano di origine ebraica, vive con i genitori nella loro villa del XVII secolo. Un giorno li raggiunge Oliver, uno studente ventiquattrenne che sta lavorando al dottorato con il padre di Elio, docente universitario. Elio viene immediatamente attratto da questa presenza che si trasformerà in un rapporto che cambierà profondamente la vita del ragazzo.

Call Me by Your Name (2017) on IMDb

TITOLO ORIGINALE: Fröken Julie ATTORI PRINCIPALINathalie SöderqvistKlas EkegrenLina EnglundGörel CronaMichelle Meadows REGIAMikael Berg SCENEGGIATURA/AUTOREMikael Berg PRODUTTOREMattias Dimfelt PRODUZIONE: Svezia GENEREDrammaticoRomanticoRomantico DURATA: 87 minuti

Jean, servo di una famiglia aristocratica di campagna, ha avuto una notte di passione di mezza estate con la figlia dei padroni. I due hanno in programma di fuggire in Italia ma la signorina, proprio come aveva fatto con il precedente fidanzato, vorrebbe addomesticare Jean e renderlo come piace a lei. Le barriere di classe e la non volontà della donna di non lasciare la sua gabbia dorata saranno la causa di tragiche conseguenze.

Miss Julie (2013) on IMDb

Locandina italiana Il regno d'inverno - Winter SleepUn film di Nuri Bilge Ceylan. Con Haluk Bilginer, Melisa Sozen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan, Serhat Mustafa Kiliç. Titolo originale Kis uykusu. Drammatico, durata 196 min. – Turchia, Francia, Germania 2014. – Parthenos uscita giovedì 9 ottobre 2014. MYMONETRO Il regno d’inverno – Winter Sleep * * * 1/2 - valutazione media: 3,94 su 40 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un villaggio sperduto dell’Anatolia, in cui giungono turisti interessati alla struttura di antiche abitazioni che formano un tutt’uno con la roccia, Aydin è il proprietario di un piccolo ma confortevole albergo, l’Othello. L’uomo è anche il padrone di diverse case i cui inquilini non sono sempre in grado di pagare l’affitto e vengono puniti con il sequestro di televisore e frigorifero. Aydin vive con la giovane moglie Nihal e con la sorella Necla che li ha raggiunti dopo il divorzio. L’uomo è stato attore e ora sta pensando di scrivere un libro sulla storia del teatro turco.
Nuri Bilge Ceylan ancora una volta riesce ad emozionare con un’opera che sfida la lunga durata uscendone vincitrice assoluta. Il regista turco realizza una sintesi del proprio cinema dimostrando una libertà creativa che lo affranca dalla ripetitività. Dopo il successo dei film precedenti (e in particolare di C’era una volta in Anatolia) sarebbe stato facile tornare a proporre atmosfere e tempi rarefatti. Ceylan opta invece per una sceneggiatura in cui la parola domina integrandosi con un paesaggio e con interni che riflettono e, al contempo, determinano gli stati d’animo. Se il rimando a Shakespeare è in questa occasione palese (dal nome dell’hotel al manifesto di un “Antonio e Cleopatra” fino a una diretta citazione) l’amato Cechov torna a innervare l’opera del regista. Perché il film è pervaso da una sensazione di resa alla fragilità dei rapporti mentre al contempo se ne cerca una ragione e una soluzione (magari nella Istanbul che sostituisce come meta desiderata la Mosca del Maestro russo). Ceylan però si impadronisce di questo mood per operare una lettura delle relazioni uomo/donna che, portata sullo schermo grazie ad attori straordinari, ne fa emergere le pieghe e le piaghe più nascoste. Aydin è un possidente: possiede edifici, possiede la cultura, possiede sua moglie o, meglio, crede di possederla. Ha costruito intorno a lei una gabbia di attenzioni che è si è trasformata in una prigione che lo ha isolato a sua volta. A poco valgono le riflessioni sull’arte e sulla scrittura di quest’uomo apparentemente bonario (il lavoro sporco tocca al suo braccio destro).

 Il regno d'inverno
(2014) on IMDb

Un film di Marco Tullio Giordana. Con Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Paolo Briguglia, Tony Sperandeo. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 114 min. – Italia 2000. MYMONETRO I cento passi * * * 1/2 - valutazione media: 3,96 su 75 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Alla fine degli anni Sessanta a Cinisi, un piccolo paese siciliano, la mafia domina e controlla la vita quotidiana oltre agli appalti per l’aeroporto di Punta Raisi e il traffico della droga. Il giovane Peppino Impastato entra nel vortice della contestazione piegandola, con originalità, alle esigenze locali. Apre una piccola radio dalla quale fustiga con l’arma dell’ironia i potenti locali fra i quali Zio Tano (Badalamenti). Peppino verrà massacrato facendo passare la sua morte per un suicidio.
Se lo si guarda con gli occhiali dell’ideologia I cento passi (che si ispira a fatti realmente accaduti), con la chiusura sulle bandiere rosse e i pugni chiusi del funerale di Impastato, potrebbe sembrare un film di propaganda. In realtà è un film di impegno civile (che non si vergogna di citare il Rosi di Le mani sulla città) che si assume il compito di ricordarci che la lotta a quel complesso fenomeno che passa sotto il nome di mafia non appartiene a una ‘parte’ ma è dovere di tutti indipendentemente dall’appartenenza politica. Marco Tullio Giordana, Claudio Fava e Monica Zapelli si ispirano a un personaggio realmente esistito e che, grazie a questo film, trova una sua giusta rivisitazione. Perché la morte di Peppino coincide con il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro e quindi non ha alcun rilievo sui mezzi di comunicazione. Questo facilita il compito a chi, anche in campo politico, non vedeva l’ora di liberarsi di un avversario difficile da contrastare perché mosso dall’urgenza della denuncia del malaffare. Giordana sa mostrarne l’aspetto pubblico e quello privato.
Se Luigi Lo Cascio offre al suo personaggio la lucida energia di un provocatore consapevole dei rischi corre, ma non per questo disposto ad arretrare, Luigi Maria Burruano fa del padre una persona divisa in due: da un lato il dovere di obbedienza ai malavitosi e dall’altro l’amore per quel figlio che picchierà piangendo nel momento in cui si sente da lui disonorato di fronte alla mafia.
La regia non si limita però a proporci un film di ricostruzione storico-ambientale. Va oltre suggerendoci, con soluzioni di montaggio e con scelte di scenografia, da un lato il clima di soggezione psicologica a cui neppure Peppino può sottrarsi (da piccolo ha avuto modo di chiedersi perché l’auto dello zio Cesare è stata fatta saltare in aria) e dall’altro la progressiva solitudine in cui il protagonista viene a trovarsi nel momento in cui quasi più nessuno lo sostiene. Ricordandoci che ‘dopo’ tutti sono bravi a partecipare al lutto. ‘Dopo’ però.

One Hundred Steps (2000) on IMDb

Regia di Pawel Pawlikowski. Un film Da vedere 2013 con Agata KuleszaAgata TrzebuchowskaJoanna KuligDawid OgrodnikAdam SzyszkowskiCast completo Genere Drammatico, – PoloniaDanimarca2013durata 80 minuti. Uscita cinema giovedì 13 marzo 2014 distribuito da Parthénos. – MYmonetro 3,96 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Polonia 1962. Orfana 18enne, cresciuta in un convento dove sta per farsi suora, Anna incontra per la prima volta Wanda, sorella di sua madre. È l’inizio di un viaggio alla scoperta dei segreti del loro passato. Anna apprende di essere ebrea e che il suo vero nome è Ida. Dovrà scegliere tra la religione che la salvò, bambina, durante l’occupazione nazifascista e la sua nuova identità nel mondo. Scritto dal regista con Rebecca Lenkiewicz, è il suo 4° film per il cinema: “Volevo fare un film sulla Storia che non sembrasse storico, con una morale ma senza lezioni da impartire”. Asciutto, stringato, con musiche insolite di Kristian S.E. Andersen; emotivo ma non commovente.

 Ida
(2013) on IMDb

Regia di Nanni Moretti. Un film Da vedere 2011 con Michel PiccoliJerzy StuhrRenato ScarpaFranco GraziosiCamillo MilliRoberto NobileCast completo Genere Commedia, – ItaliaFrancia2011durata 104 minuti. Uscita cinema venerdì 15 aprile 2011 distribuito da 01 Distribution. – MYmonetro 3,99 su 18 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Morto il papa, a sorpresa i cardinali in conclave eleggono il francese Melville che accetta, ma al momento di affacciarsi al balcone di San Pietro urla la sua angoscia. Si convoca d’urgenza l’illustre psicoanalista Brezzi, ma l’eletto non cambia idea, anzi, in borghese sfugge alla sorveglianza della scorta, gira per Roma e cerca sé stesso. Lo recuperano in un teatro mentre assiste alla messinscena del Gabbiano di &8 echov. Prodotto dall’autore (Sacher) e da Procacci (Fandango), scritto con Francesco Piccolo e Federica Pontremoli, il 12° di Moretti, storia di una fuga impossibile, è un film complesso e stratificato. Mescola tragedia e commedia, generosità e melanconia, metafore e rimpianti, pessimismo e speranza, trovate geniali (nessuno tra i cardinali vuole essere eletto) e momenti banali, il senso del vuoto e la scissione tra Maschile e Femminile. Ha il suo atout in Piccoli, un’interpretazione memorabile, e collaboratori ineccepibili tra cui Alessandro Pesci (fotografia) e Paola Bizzarri (scene) che ha ricostruito gli interni del Vaticano in teatro. È forse il più importante, sicuramente il più ambizioso film di Moretti, ma non il più riuscito perché viziato dal suo narcisismo, quello per esempio che gli fa trascurare l’ex moglie psicoanalista di Brezzi e lo fa dilungare troppo nel torneo di pallavolo. 3 David di Donatello: attore protagonista (Piccoli), scenografo (Bizzarri), costumista (Lina Merli Taviani).

 Habemus Papam
(2011) on IMDb

Regia di Pietro Marcello. Un film Da vedere 2015 con Elio Germano, Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Tommaso Cestrone. Genere Documentario, – Italia2015durata 86 minuti. Uscita cinema giovedì 19 novembre 2015 distribuito da Cinecittà Luce. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,90 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il pastore Tommaso Cestrone – detto “l’angelo di Carditello”, perché custode volontario di una residenza borbonica abbandonata dallo Stato, insieme all’arcadia circostante, trasformata dalla camorra in “terra dei fuochi” – salva dalla morte un bufalo neonato e lo adotta, battezzandolo Sarchiapone. Stroncato da un infarto, dall’aldilà invia Pulcinella a prendere l’animale e a portarlo in Tuscia dal suo amico tombarolo Gesuino che vuole ingrassarlo per mangiarselo. Lo stesso Pulcinella, allettato dai piaceri terreni, si fa uomo e non sente più il linguaggio di Sarchiapone che così va al macello meditando sulla tragicità di questa vita ma confidando in un’altra. “I sogni e le fiabe, anche se irreali, devono dire la verità”: in questa battuta Marcello, anche sceneggiatore con Maurizio Braucci, dichiara il senso del suo eccentrico, originale, spiazzante film, che a partire da un fatto reale s’inventa una favola filosofica che non solo mostra la devastazione umana della bellezza della natura “bella e perduta”, ma ne fa vedere anche la causa: la presunzione dell’uomo di credere di essere l’unico a possedere un’anima e la conseguente atrofizzazione della sua capacità di ascoltare e comprendere il linguaggio simbolico della natura. È un grido di dolore espresso in immagini stupende e con musiche evocative (Marco Messina, Sacha Ricci). Con stile personalissimo, Marcello fonde la finzione con spezzoni di filmati Luce del Ventennio e di riprese documentaristiche odierne (montaggio di Sara Fgaier, anche coproduttrice) e alterna inquadrature di paesaggi e volti (fotografia di Salvatore Landi e dello stesso Marcello) con esoteriche soggettive di Sarchiapone realizzate con il found footage . Voce off di Sarchiapone, l’io narrante, di Elio Germano. Distribuito da Cinecittà Luce.

 Bella e perduta
(2015) on IMDb

Regia di Kiyoshi Kurosawa. Un film con Tahar RahimConstance RousseauOlivier GourmetMathieu AmalricMalik Zidi. Titolo originale: Daguerrotype. Genere Horror – FranciaBelgioGiappone2016durata 131 minuti.

Dopo la scomparsa dell’amata moglie, il celebre fotografo Stéphane ha cercato di colmare il vuoto realizzando dagherrotipi a grandezza naturale che sembrano quasi avere il dono di trattenere parte del soggetto. Quando l’acerbo Jean ne diventa l’assistente, si trova coinvolto nelle ossessioni di Stéphane e si innamora, ricambiato, di sua figlia Marie, la principale modella delle fotografie. Per vivere il loro amore, però, i due ragazzi dovranno evadere da quel mondo di immagini dalla sorprendente forza vitale.

Daguerrotype (2016) on IMDb

Regia di Kiyoshi Kurosawa. Un film Da vedere 2016 con Teruyuki KagawaHidetoshi NishijimaTakashi SasanoYuko TakeuchiRyôko FujinoCast completo Genere Thriller – Giappone2016durata 130 minuti. Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione.

L’ex detective Takakura insegna psicologia criminale all’università. Un vecchio collega gli chiede una consulenza sul caso ancora irrisolto di una famiglia scomparsa nel nulla anni prima. Takakura nota delle strane similitudini tra quel caso e il suo presente con un vicino di casa strambo e decide di indagare. Il titolo originale – letteralmente Pauroso: il falso vicino di casa – dice più di quello internazionale. Dal romanzo omonimo di Maekawa (2014), Kurosawa non costruisce un horror tradizionale, con escalation emotiva e rivelazione finale a effetto, ma punta invece tutto su uno stile registico ritrovato – quello di Cure (1997) e Kairo (2001) – su una fotografia pulita e su un’atmosfera straniante, sul lento incedere del ritmo filmico. Molto merito all’attore Teruyuki Kagawa, già visto nella serie TV Shokuzai (2012) dello stesso Kurosawa.

Creepy (2016) on IMDb

Regia di Mélanie Laurent. Un film con Joséphine JapyLou de LaâgeRoxane DuranAlejandro AlbarracínRadivoje BukvicCast completo Titolo originale: Respire. Genere Drammatico – Francia2014durata 91 minuti.

Charlie è una ragazza di 17 anni. L’età degli amici, dei turbamenti, delle convinzioni, delle passioni. Sarah è la nuova arrivata. Bella, sfacciata, ha una storia alle spalle e un bel temperamento. Insomma, la star immediata.

Breathe (2014) on IMDb
Poster Il grande Gatsby

Un film di Baz Luhrmann. Con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher. Titolo originale The Great Gatsby. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 142 min. – Australia, USA 2013. – Warner Bros Italia uscita giovedì 16 maggio 2013. MYMONETRO Il grande Gatsby * * 1/2 - - valutazione media: 2,88 su 147 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nella primavera del 1922, il giovane Nick Carraway si trasferisce a Long Island, in una villetta che confina con la villa delle meraviglie di Gatsby, un misterioso milionario che è solito organizzare feste memorabili e del quale si dice di tutto ma si sa molto poco. Cugino della bella e sofisticata Daisy Buchanan, moglie di un ex campione di polo, Nick viene a conoscenza del passato intercorso tra Daisy e Gatsby e si presta ad ospitare un incontro tra i due, a cinque anni di distanza. Travolto dal clima ruggente dell’età del jazz, da fiumi di alcol e dalla tragedia di un amore impossibile, Nick si scoprirà testimone, complice e disgustato, del tramonto del sogno americano.
Tra la versione del 1974, sceneggiata da Coppola ma cinematograficamente poco consistente, e la rilettura odierna firmata Baz Luhrmann, che invece carica l’impianto visivo fino quasi a soffocare la voce amara e toccante del romanzo di Scott Fitzgerald, è lecito sognare una giusta temperatura di trasposizione, che resta ancora ideale, e rinnova la sfida ai cineasti a venire, com’è nella natura dei grandi classici di fare.
Non c’è dubbio, infatti, che nel libro di Fitzgerald ci sia un corpo che domanda di essere tradotto esattamente con il linguaggio del cinema e della musica: è quello che parla della trasformazione fisica del protagonista, dei costumi che indossa, dell’architettura che abita, degli straordinari eventi che ospita; dell’epoca che incarna. E non è tanto su questo fronte, come verrebbe da pensare pregiudizialmente, che il film di Luhrmann è ridondante: il regista australiano sa animare come pochi altri una festa cinematografica e qui lo conferma a più riprese, sulle note di un r’n’b contemporaneo che aspira a giocare il ruolo inebriante che all’epoca giocava il jazz. Ma c’è anche un’anima, nel romanzo, autobiografica e disperata, che parla molto più in sordina di quanto non faccia il film di Luhrmann, che pecca in più riprese di un’eccessiva esplicitazione dei sentimenti in campo, si compiace rovinosamente nel finale, e di fatto non trova una via altrettanto personale, se non quella di ripetere modi e caratteri di Moulin Rouge.
Tobey Maguire, nei panni di Nick Carraway, sembra infatti ricalcare la figura dello scrivano tragico di Ewan McGregor, al punto che il regista inventa per lui una cornice gemella e superflua, mentre il Gatsby di Leonardo Di Caprio, straordinario nella performance silenziosa e nella restituzione della solitudine del sognatore e dell’ambizioso (anche in virtù dei ruoli già indossati che si porta appresso), subisce suo malgrado la sorte del film a cui dà il nome, perdendo mistero e fascino man mano che l’orologio scorre e tentando invano di elevare la tensione alzando la voce.
D’altronde, insistendo sul tema del guardare e dell’essere guardati, è il regista stesso a fornire un’indicazione per la lettura del suo lavoro. Nick è un osservatore della vita, un voyeur, Gatsby ha la fama di essere una spia e vive per raggiungere quella luce verde al di là dell’acqua che guarda senza posa, i due si tengono sotto controllo dalle rispettive finestre, mentre un paio di giganteschi occhi maschili (simili a quelli di donna dipinti da Francis Cugat, che Fitzgerald volle come copertina) scruta come un dio pagano il distretto operaio dove i ricchi sostano per il tempo dei loro sporchi comodi. Luhrmann, cioè, denuncia per primo e ribadisce ad oltranza il carattere eminentemente visivo del proprio operato, invitando il pubblico a godere dei fuochi d’artificio, dello “spettacolo spettacolare”, e dissuadendolo dal “pretendere troppo”, come impudentemente osa invece fare Gatsby.

The Great Gatsby (2013) on IMDb

Locandina italiana Blue JasmineUn film di Woody Allen. Con Alec Baldwin, Cate Blanchett, Louis C.K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay. Commedia drammatica, Ratings: Kids+13, durata 98 min. – USA 2013. – Warner Bros Italia uscita giovedì 5 dicembre 2013. MYMONETRO Blue Jasmine * * * 1/2 - valutazione media: 3,91 su 109 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

C’era una volta Jasmine, reginetta mondana di Park Avenue, sposata al carismatico Hal, uomo d’affari che la viziava e lusingava. Ma Hal era anche un truffatore e un fedifrago e la fine del loro matrimonio ha portato Jasmine alla bancarotta e all’esaurimento nervoso. Sola e in balìa degli antidepressivi, la donna si trasferisce a San Francisco per vivere con la sorella Ginger, che spinge ad essere più ambiziosa in amore, scatenando la reazione del fidanzato di lei, Chili.
Rassicurati dall’esordio all’insegna dell’abituale jazz sull’abituale font dei titoli di testa, rigorosamente nell’abituale bianco su nero, ci prepariamo all’abituale “ronde” di incontri ed incroci e dissertazioni più o meno umoristiche sulla tragicommedia della vita, ma pian piano veniamo zittiti e sorpresi da un personaggio femminile gigantesco, che è insieme tutte le attrici di Woody Allen (Mia Farrow e Dianne Wiest in particolare, ma anche la Gena Rowlands di Un’altra donna) e una protagonista senza precedenti, per maturità di scrittura e resa interpretativa.
Jasmine arriva da New York a San Francisco in prima classe, senza smettere un secondo di raccontare i dettagli della sua storia alla vicina di posto, che si rivela essere una perfetta sconosciuta.

Blue Jasmine (2013) on IMDb

Regia di Tim Story. Un film con Samuel L. JacksonJessie UsherAlexandra ShippRichard RoundtreeRegina HallCast completo Titolo originale: Shaft. Genere Azione, – USA2019, distribuito da Warner Bros Italia.

Samuel L. Jackson è di nuovo Shaft e questa volta scende in campo con il figlio (che ha il volto di Jessie T. Usher) e con il padre interpretato da Richard Roundtree, l’attore che in origine ha vestito i panni del detective nero John Shaft nelle prime tre pellicole degli anni Settanta celebri film del genere blaxploitation.
Bastano poche note del tema centrale scritte da Isaac Hayes per riportare alla mente il detective nero, sicuro di sé, dalla risposta pronta e dal pugno facile di nome John Shaft. La pellicola diretta da Tim Story dopo essere stata distribuita nelle sale è entrata nel bouquet di Netflix che l’ha coprodotta.

Sono numerose le curiosità legate a questo film e al personaggio di Shaft, a cominciare dal fatto che la saga dedicata al detective nero ha perfino dato origine a una serie tv negli anni Settanta sempre con Roundtree. Il personaggio Shaft ha inoltre un’origine letteraria: scaturisce dai libri scritti da Enrnest Tidyman che ha realizzato la sceneggiatura anche del primo film della saga (l’autore divenne poi famoso per il fortunato script de Il braccio violento della legge).

Shaft (2019) on IMDb
Locandina italiana Mad Max: Fury Road

Un film di George Miller (II). Con Tom Hardy, Charlize Theron, Rosie Huntington-Whiteley, Zoë Kravitz, Nicholas Hoult. Azione, Ratings: Kids+16, durata 120 min. – USA, Australia 2015. – Warner Bros Italia uscita giovedì 14 maggio 2015. MYMONETRO Mad Max: Fury Road * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su 51 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un futuro imprecisato post-apocalittico la Terra è in mano ai predoni. Tra questi Immortan Joe, che controlla la Cittadella con il pugno di ferro, imponendo il culto della personalità. Finché la sua compagna e “Imperatrice”, Furiosa, lo tradisce, portando con sé le schiave e concubine di Immortan.
Reboot, mash up o remake sono termini che aiutano a capire ma che non inquadrano completamente l’operazione alla base di Mad Max: Fury Road. Il ritorno alla regia di George Miller, atteso quanto insperato, forse prepara a una nuova saga, tutto sembra farlo credere, ma soprattutto cerca di riscrivere l’ultimo e debole – al di là dell’impatto iconografico della sfera del tuono – capitolo con Mel Gibson e Tina Turner, riproponendo Max in un contesto come quello attuale, sovraccarico di supereroi invincibili e di action movies che dall’universo distopico di Mad Max molto hanno saccheggiato.

Mad Max: Fury Road (2015) on IMDb