Category: Film dal 2010 al 2019


Titolo originale: Ai to makoto Paese/Anno: Giappone | 2012 Regia: Takashi Miike Sceneggiatura: Takayuki Takuma Fotografia: Nobuyasu Kita Montaggio: Kenji Yamashita Interpreti: Emi TakeiKen MaedaSatoshi TsumabukiTsuyoshi Ihara Colonna sonora: Takeshi Kobayashi Produzione: Concept FilmExcellent FilmKadokawa PicturesOLM Durata: 134′

Le alpi giapponesi innevate. I genitori della piccola Ai la lasciano sciare da sola per la prima volta. La bambina viene salvata da un grave incidente da un ragazzino, Makoto, che riceve in dono dall’atto eroico una cicatrice sulla fronte. Una ferita che in qualche modo segna un patto di sangue non dichiarato. Undici anni più tardi, nei meandri della metropolitana di Shinjuku, la liceale Ai assiste a uno scontro tra gang rivali. Un ragazzo che non ha mai visto prima sbaraglia da solo tutti gli avversari; ha una cicatrice sulla fronte…

 For Love's Sake
(2013) on IMDb

Regia di Takashi Miike. Un film Da vedere 2012 con Takayuki YamadaHideaki ItoMitsuru FukikoshiSometani ShôtaFumi NikaidôCast completo Titolo originale: Aku no Kyoten. Genere Thriller – Giappone2012durata 129 minuti. – MYmonetro 3,15 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Seiji Hasumi insegna inglese all’Accademia Shinko. Carismatico e aitante, il giovane professore è ammirato dagli studenti, venerato dalle studentesse e tenuto in grande considerazione dai colleghi, che ne apprezzano l’iniziativa e l’attitudine a risolvere brillantemente questioni didattiche e disciplinari. L’unico a non farsi incantare è l’impopolare docente di Fisica, col vizio del muco e della ‘bile’. Per questa ragione confessa a un commissario di polizia, che sta indagando sulla morte sospetta di un genitore, che Hasumi ha insegnato in una scuola dove si sono verificati casi di suicidio. Di fatto, il volto angelico di Hasumi dissimula un pericoloso psicopatico che uccide, simulando suicidi, chiunque provi a intralciarlo. Esaltato e infido, abusa del suo potere per ricattare i colleghi e sedurre gli adolescenti, replicando l’omicidio dei genitori, messo in scena da ragazzino, e ripetendo come un mantra i suoi schemi criminali. Una sera però qualcosa va storto sul tetto della scuola e il suo gioco rischia di essere scoperto. Non resta che fare appello alle armi.

 Il canone del male
(2012) on IMDb

Regia di Takashi Miike. Un film con Kô ShibasakiHideaki ItoEbizô IchikawaHitomi KatayamaMaikoHiroshi KatsunoCast completo Titolo originale: Kuime. Genere Horror – Giappone2014durata 93 minuti.

Un attore di nome Kosuke interpreta il ruolo di Lemon in una versione teatrale di Yotsuya Kaiden e la sua nuova amante Miyuki interpreta Oiwa. Tuttavia, mentre approfondiscono le rispettive prestazioni, la linea tra la fantasia e la realtà viene oscurata fino a quando degli omicidi insanguinano il loro rapporto.

 Over Your Dead Body
(2014) on IMDb

Regia di Takashi Miike. Un film con Nanako MatsushimaTatsuya FujiwaraTakao OsawaMasatô IbuTsutomu YamazakiCast completo Titolo originale: Wara No Tate. Genere Thriller – Giappone2013, – MYmonetro 2,75 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dopo che lo psicopatico Kyomaru ha assasinato la sua nipotina di sette anni, il magnate Ninagawa ha promesso un milione di yen a chiunque lo ucciderà. Per il tenente Mekari e la sua squadra non sarà facile trasferire il presunto colpevole alle autorità di Tokyo: il viaggio è lungo e disseminato di spie e persone disposte a tutto per avvicinare il prigioniero ed eliminarlo, magari per sanare un debito famigliare o una ferita affettiva. Mekari stesso, così come gli altri membri della ristretta squadra di protezione, dovrà fare uno sforzo sovraumano per restare fedele al proprio dovere e proteggere ad ogni costo la vita di un uomo che sta mietendo una vittima innocente dopo l’altra.

 Shield of Straw - Proteggi l'assassino
(2013) on IMDb

The Mole Song: Undercover Agent Reiji (土竜の唄 潜入捜査官 REIJI Mogura no uta – Sennyu sosakan: Reiji?) è un film del 2014 diretto da Takashi Miike.

Reiji Kikukawa, che ha un forte senso della giustizia, si è diplomato all’accademia di polizia con il punteggio più basso di sempre. Diventa un agente di polizia, ma viene improvvisamente licenziato dal capo della polizia per questioni “disciplinari”. In realtà, il licenziamento fa parte di un piano attentamente orchestrato. A Reiji viene ordinato di diventare una “talpa”, un poliziotto sotto copertura. Il suo obiettivo è Shuho Todoroki, il capo della banda Sukiyakai. Il gruppo è il più grande gruppo criminale nell’area di Kanto. A Masaya Hiura, che lavora come giovane capo di una banda affiliata a Sukiyakai, piace Reiji. Mentre attraversa varie difficoltà, Reiji si fa strada verso Shuho Todoroki.

 Mogura no uta: Sennyuu sousakan Reiji
(2013) on IMDb

Yattaman – Il film (ヤッターマン Yattāman?) è un film del 2009 diretto da Takashi Miike. La pellicola si rifà alla celebre serie anime Yattaman prodotta dalla Tatsunoko (internazionalmente nota come Yatterman). In Italia il film è stato distribuito nel 2011 al cinema tramite il distributore Officine UBU[1].

Ganchan e la sua ragazza Janet costruiscono straordinari robot e quando il mondo è in pericolo si trasformano in Yatta 1 e Yatta 2, i supereroi Yattaman. L’occasione per una nuova impresa si presenta quando la giovane Shoko chiede il loro aiuto per ritrovare il padre, scomparso in Norvegia mentre era sulle tracce di uno dei quattro frammenti della potente Pietra Dokrostone. Qualcun altro è infatti alla ricerca della mitica Pietra. Si tratta degli acerrimi nemici degli Yattaman: il trio Drombo, composto dalla bellissima e perfida Miss Dronio, e dai suoi tirapiedi Boyakki e Tonzula. I Drombo, con l’aiuto del misterioso Dottor Dokrobei ingaggiano con gli Yattaman una dura battaglia per il possesso della Dokrostone e per il destino del mondo.

 Yattaman - Il film
(2009) on IMDb
Poster 13 Assassini

Un film di Takashi Miike. Con Kôji Yakusho, Yusuke Iseya, Tsuyoshi Ihara, Takayuki Yamada, Sosuke Takaoka. Titolo originale Juusan-nin no shikaku. Azione, Ratings: Kids+16, durata 141 min. – Giappone, Gran Bretagna 2010. – Bim uscita venerdì 24 giugno 2011. MYMONETRO 13 Assassini * * * 1/2 - valutazione media: 3,52 su 34 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Erano anni che Takashi Miike lavorava al suo jidai geki – equivalente nipponico del genere “cappa e spada”, sovente ambientato nel periodo Tokugawa – con una cura maniacale per il dettaglio che ben conosce chi ama l’autore di Gozu. Quando Miike decide di indossare i panni “seri” (evento che capita assai di rado, visto che ogni anno gira un paio di eccessi camp, horror oppure trasposizioni di manga), per di più cimentandosi con il remake di un maestro – ieri Graveyard of Honor di Fukasaku Kinji, oggi Thirteen Assassins di Eiichi Kudo (1963) – l’iconoclasta della macchina da presa diviene modernizzatore, con immenso rispetto, della tradizione; e il capolavoro è nell’aria. Ogni inquadratura di 13 Assassins sembra il frutto di un lungo e meticoloso lavoro di ricerca del frame perfetto: dolly quando è il caso di utilizzarli, primi piani e controcampi fluidi e mai gratuiti, scene corali coreografate all’esatto punto di incontro tra la tradizione jidai geki e il western di Peckinpah. Con aggiunta di un dinamismo tutto contemporaneo, che emerge prepotentemente nelle gesta dell’assassino “scemo” o nella sequenza in cui il virtuoso dei ronin utilizza una dozzina di katana per sconfiggere gli uomini dell’empio Naritsugu; proprio il villain incarna la summa del Male secondo il Takashi Miike-pensiero, perversa macchina sadomasochista di distruzione (come in una riedizione del Kakihara di Ichi the Killer) che in fondo anela ad affrontare e poi abbracciare l’estremo dolore della morte.
L’assurda carneficina di innocenti causata dalle manie di Naritsugu non può che preludere al tramonto di una società basata sul rispetto cieco delle gerarchie e del diritto di nascita, introducendo il Giappone all’età moderna. Nella parte dello ieratico leader degli assassini, invece, un Koji Yakusho per cui gli aggettivi da sprecare sono esauriti. In totale, un Miike come non se ne vedevano da tempo e forse come non si sperava di vederne più.

13 Assassins (2010) on IMDb
Meek'S Cutoff [Edizione: Regno Unito]: Amazon.it: Movie, Film: Film e TV

Un film di Kelly Reichardt. Con Michelle Williams, Bruce Greenwood, Will Patton, Shirley Henderson, Paul Dano. Western, – USA 2010. MYMONETRO Meek’s Cutoff * * * 1/2 - valutazione media: 3,83 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

E’ il 1845, sono i primi giorni dell’Oregon Trail e una carovana di tre famiglie ha assunto Stephen Meek perché li accompagni fino alle montagne di Cascade. Affermando di conoscere una scorciatoia, Meek guida il gruppo su un sentiero non tracciato, attraverso un deserto sugli altipiani. Quando un nativo americano incrocia la loro via, i pionieri si troveranno a dover decidere se riporre ancora fiducia nella loro guida oppure, affidarsi al “nemico”. Firmato da una poetessa del cinema indipendente statunitense, Meek’s Catoff è una singolarissima rivisitazione del mito della frontiera che ne scardina alcuni elementi costitutivi, per creare invece un West tutto al femminile, composto di silenzi e spazi vuoti.
Significativa, a tal proposito, nelle prime battute della pellicola, la lettura da parte di una coppia di coloni del brano sulla cacciata di Adamo ed Eva. Rovesciando l’immaginario di una sorta di Eden terrestre, vagheggiato dai primi pionieri che si avviavano verso le “terre promesse”, armati di Bibbia, Kelly Reichardt, ispirandosi alla figura realmente esistita di un uomo che condusse una carovana di duecento carri in una zona priva di acqua, sceglie un paesaggio desertico. Uno scenario di antonioniana memoria, che rimanda alle atmosfere dei western esistenzialisti di Monte Hellman – Le Colline blu , La sparatoria -, e di certe pellicole di Peter Weir (Picnic a Hanging Rock, L’ultima Onda). Come sospesi nel tempo, i protagonisti intraprendono un cammino nelle viscere di un territorio alla ricerca di quel nuovo mondo, dove incessantemente si confondono i ruoli di vittima e carnefice, dove si giocano questioni identitarie, sul senso di appartenenza, di ricerca e conoscenza di sè e dell’altro…
Michelle William è perfetta nel dare corpo alle inquietudini della coraggiosa Emily, così pure Bruce Greenwood nel delineare la psicologia della guida e ancora Rod Rondeaux, nei panni dell’indiano, che si esprime in un linguaggio che resta incomprensibile per il resto del gruppo. Un film classico, essenziale, anche nella scelta del formato quadrato, 1:33, da non perdere…

Meek's Cutoff (2010) on IMDb

Regia di Egidio Termine. Un film Da vedere 2017 con Giorgio MusumeciConsuelo LupoEgidio TermineGioia SpazianiPaolo BrigugliaCast completo Genere Drammatico, – Italia2017durata 89 minuti. Uscita cinema giovedì 23 novembre 2017 distribuito da Mediterranea. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,89 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Lauro è un giovane fotografo timido e impacciato. Nel suo passato c’è un segreto che ha condizionato tutta la sua esistenza, ma del quale lui conosce solo le conseguenze, senza riuscire a individuarne la causa. Un istinto irresistibile lo porta tuttavia a mettersi alla ricerca di un suo possibile fratello perduto, figlio di una relazione che il padre avrebbe (forse) avuto con una vicina di casa. La donna, Margherita, è diventata una famosa pittrice, e con la scusa di fotografarla Lauro si reca a Zafferano, un paesino siciliano. E quello che scoprirà sarà molto più complesso di quanto avesse immaginato.

Il figlio sospeso (2017) on IMDb

Regia di Alfonso Cuarón. Un film Da vedere 2018 con Yalitza AparicioMarina de TaviraMarco GrafDaniela DemesaDiego Cortina AutreyCast completo Titolo originale: Roma. Genere Drammatico, – MessicoUSA2018durata 135 minuti. Uscita cinema lunedì 3 dicembre 2018 distribuito da Cineteca di Bologna. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,84 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Messico, 1970. Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City che affronta una stagione di grande instabilità economico-politica. Cleo è la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. Cleo è india, mentre la famiglia che l’ha ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos altolocati. I compiti della giovane domestica non finiscono mai, e passano senza soluzione di continuità dal dare il bacio della buonanotte ai bambini al ripulire la cacca del cane dal cortiletto di ingresso della casa: quello in cui il macchinone comprato dal capofamiglia entra a stento, pestando i suddetti escrementi. Perché nel Messico dei primi anni Settanta tutto coesiste: la nuova ricchezza come la merda degli animali da cortile, il benessere ostentato dei padroni e la schiavitù “di nascita” dei nullatenenti. Tutto convive in un sistema contradditorio ma simbiotico in cui le tensioni sociali non tarderanno a farsi sentire, catapultando il recupero delle terre espropriate in cima all’agenda dei politici in cerca di consensi.

Roma (2018) on IMDb
Locandina Blue Ruin

Un film di Jeremy Saulnier. Con Eve Plumb, Devin Ratray, Amy Hargreaves, David W. Thompson, Bonnie Johnson.Thriller, – USA 2013. – Movies Inspired MYMONETRO Blue Ruin * * * 1/2 -valutazione media: 3,87 su 6 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dwight è un derelitto, fruga nella spazzatura e dorme nella sua macchina. Capiamo come sia arrivato a questa condizione solo quando viene a sapere che un uomo sta per uscire di prigione: la persona che anni prima ha ucciso i suoi genitori e che ora è di nuovo a piede libero. La notizia gli ridà forza, lo rimette in sesto, determinato a pareggiare i conti uccidendo la persona che la legge ha lasciato libera. Dwight però è anche una persona normale, che ha poca confidenza con le armi o con la violenza, ed è solo la forza del desiderio che lo anima a spingerlo.
Non è un semplice film di vendetta Blue Ruin, la sua propensione ad inseguire dalla prima inquadratura fino all’ultima il concretizzarsi di un desiderio di vendetta personale, senza fare preamboli ma anzi raccontando durante lo svolgersi degli eventi del film (e molto lentamente) i crimini originali che hanno scatenato la catena di ripicche, lo rende uno degli studi più puri sull’aberrazione umana cui questo sentimento può portare. In questo senso fa un preciso uso, quasi matematico, della più efferata violenza, non risparmiando nulla allo spettatore.
In quest’idea narrativa è contenuta anche l’essenza dello spirito di un film che intende guardare pornograficamente il suo protagonista nel suo forzarsi a portare a termine un’impresa per la quale non è tagliato. La dicotomia tra il desiderare molto qualcosa e il non è essere molto capace a portarla a termine è dunque l’espediente narrativo che Jeremy Saulnier usa per mettere in scena la follia del gesto in sè, puro nella propria inesorabile semplicità.
Uccidere a sangue freddo quando non lo si è mai fatto prima, trascinare la propria vita in un baratro ancor più profondo di quello in cui già non versi solo per desiderio di rivalsa umana. Jeremy Saulnier scrive e dirige un protagonista tanto più inadatto al vendicarsi quanto più determinato a farlo e, dei tanti possibili angoli, sceglie di mostrarci quello che più mette in luce l’investimento personale, sentimentale e carnale che la sua vendetta richiede. Cosa si deve sacrificare? Come è possibile diventare degli omicidi? Come ragiona una persona normale coinvolta in una catena di assassinii?
In questo senso Blue ruin si differenzia dal vengeance movie idealtipico, poichè la sua rivincita più viene perpetrata meno ha un sapore soddisfacente, invece che essere un lungo viaggio o una lunga pianificazione per il più clamoroso dei confronti (destinato a giungere al culmine del climax narrativo) è un lento mettere a punto il meno calcolato dei piani dal più improvvisato dei killer, tradendo qualsiasi crescendo emotivo (emblematica la bellissima scena del confronto con la sorella nel fast food, un dialogo struggente che arrivato al suo culmine è interrotto comicamente da un uomo che chiede un po’ di ketchup). Trascinati e motivati inizialmente da una spinta tra le più forti per portare rancore, gli stessi spettatori assistono all’esaurirsi e all’impoverirsi di questa, a come la propulsione della rabbia lasci il posto a una lucida follia e soprattutto alle conseguenze che un gesto di vendetta comporta.
Non è certo priva di umorismo (benchè serissima in ogni sua componente) quest’odissea nel grottesco americano, nelle case piene di armi e nelle leggi senza senso che negli Stati Uniti fanno da quadro a simili regolamenti di conti, nei vecchi amici del liceo disposti a prestare un po’ di pallottole e nei mitra nascosti nelle poltrone. Un senso dell’umorismo pacato ma acuto da cui ben si comprende la distanza che Jeremy Saulnier prende dal proprio protagonista mentre lo guarda perseverare nei suoi istinti e desideri peggiori, noncurante dei rischi a cui tutto ciò lo espone.

Blue Ruin (2013) on IMDb
Locandina italiana Mouchette - Tutta la vita in una notte

Un film di Robert Bresson. Con Jean-Claude GuilbertNadine NortierPaul HebertJean VimenetSuzanne Huguenin Titolo originale MouchetteDrammaticoRatings: Kids+16, b/n durata 80 min. – Francia 1967. – Cineteca di Bologna uscita lunedì 2 maggio 2016. MYMONETRO Mouchette – Tutta la vita in una notte * * * 1/2 - valutazione media: 3,54 su 7recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Mouchette è un’adolescente che vive in un paesino della Provenza in una situazione decisamente disagiata. Il padre e il fratello maggiore fanno attività di contrabbando mentre lei, oltre a frequentare la scuola dove viene maltrattata dall’insegnante di canto, deve occuparsi della madre gravemente ammalata e del fratellino nato da poco. Dinanzi a lei si apre solo un piccolo spiraglio di speranza nel poco tempo trascorso al Luna Park ma ripiomberà nel dolore quando incontrerà un cacciatore di frodo sofferente di epilessia che si rivelerà decisamente infido. Girato subito dopo Au hasard Balthazar questo film ne rappresenta in qualche misura l’ideale prosecuzione. In questa occasione l’ispirazione è strettamente letteraria. Bresson infatti adatta per lo schermo (sarebbe meglio dire fa suo) il romanzo di Bernanos “Nouvelle histoire de Mouchette”. I due autori sono entrambi di matrice cattolica ma questa è uno dei pochi elementi che li uniscono. Bresson aveva già realizzato un film ispirandosi a un romanzo dello scrittore (Diario di un curato di campagna) ma non ne condivideva né gusti né ideali affermando però: “Siamo ambedue cristiani, questo è già una comunione di interessi, un affinità elettiva. Ma ciò che mi attrae maggiormente in Bernanos è l’assoluta mancanza, nei suoi romanzi, di psicologismo letterario. Il cinema non deve infatti, secondo me, esprimersi con le parole ma deve trapelare attraverso le immagini. Ci sono poi, in Bernanos, certe ottiche, certe prospettive, per quel che riguarda il soprannaturale, che sono sublimi”.
In Mouchette Bresson trova un personaggio che conferma la sua visione del mondo e sul quale può intervenire allontanandosi dalla struttura narrativa di Bernanos, che interviene spesso commentando quanto accade alla protagonista, per dedicarsi invece totalmente a mostrare i fatti. Incorniciando però l’intera fase della vicenda terrena di Mouchette all’interno di una prospettiva di morte. Come i volatili presi in trappola dai bracconieri all’inizio del film così la ragazzina è intrappolata in un’esistenza di fatta di deprivazione e come per le lepri nelle immagini che precedono il finale, il suo breve percorso esistenziale si indirizza verso un esito tragico. C’è un legame profondo tra Baltazhar e Mouchette ma anche tra lei e la Marie di quel film. Con in aggiunta, se possibile, una maggiore sfiducia nei confronti del contesto sociale in cui nessuno è capace di uscire da se stesso per incontrare davvero l’altro se non per ‘farne uso’ con le finalità più diverse. Anche chi offre qualcosa di gratuito finisce poi con il giudicare e condannare, prima in silenzio e poi ad alta voce. Nessuno si salva, neppure i più giovani. Se nel romanzo i due ragazzini che dileggiavano Mouchette ogni volta che la vedevano passare tacciono dopo che hanno saputo di un fatto grave che le è accaduto, in Bresson continuano nella loro derisione.
Dove sta allora la dimensione cristiana del regista? Forse la si può condensare in questa sua dichiarazione: “La morte la vedo non come fine ma come principio, l’inizio di una nuova vita nella quale si potrà trovare la rivelazione di quell’amore sulla Terra appena intravisto. E a questo punto subentra il concetto di Dio”.

Mouchette (1967) on IMDb
Locandina italiana Mosse vincenti

Un film di Tom McCarthy. Con Paul Giamatti, Amy Ryan, Bobby Cannavale, Jeffrey Tambor, Burt Young. Titolo originale Win Win. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 106 min. – USA 2011. – 20th Century Fox uscita venerdì 9 dicembre 2011. MYMONETRO Mosse vincenti * * * - - valutazione media: 3,01 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

New Providence, New Jersey. Mike Flaherty è un avvocato che assiste persone anziane. Nel tempo libero fa l’allenatore di una squadra di giovani lottatori non particolarmente brillanti. Un giorno gli si presenta il caso di un anziano cliente, Leo Poplar, il quale viene messo sotto tutela. Mike decide di diventarne il tutor per incassare la rendita mensile di 1500 dollari. Però, invece di rispettarne la volontà di rientrare nella propria abitazione, lo fa andare in una casa di riposo attribuendo la decisione al giudice. Leo ha una figlia che non si occupa di lui ma anche un nipote, Kyle, che compare davanti a casa sua in fuga dalla madre che disprezza. Mike lo ospita temporaneamente e quando scopre che è una giovane promessa della lotta, lo fa entrare nella sua squadra e se ne fa carico insieme alla moglie. La madre del ragazzo però irrompe sulla scena.
Paul Giamatti ha raggiunto ormai da tempo una tale padronanza dei propri mezzi da poter affrontare qualsiasi tipo di trama e di produzione. Questa volta ha scelto un film indipendente rischiando anche di scivolare sulla pericolosa china del filone ragazzo problematico/adulto che lo salva con in più l’additivo dell’ambito dello sport.
Probabilmente lo ha stimolato il confrontarsi con un totale (e vincente) esordiente quale è Alex Shaffer nel ruolo del tormentato e atletico Kyle. I due si confrontano, si comprendono e si scontrano alla pari come raramente succede sullo schermo (o, meglio, come talvolta accade ma con quel tanto di esibizionismo da parte dei neofiti che li rende irrimediabilmente ‘falsi’). Lo deve avere anche interessato lavorare con il regista di un film attento all’incontro tra diversi come è stato il Tom McCarthy di L’ospite inatteso. Un tema che qui viene ripreso dando spazio allo sport nella fase centrale ma avendo come fil rouge il potere devastante del denaro. Perché Mike mette a rischio la propria professione per quei 1500 dollari che finiranno con il divenire oggetto del desiderio anche della madre di Kyle. L’intricato nodo di ciò che si presenta come generosità (l’accogliere il ragazzo come un figlio) ma che ha al proprio interno il motore di un interesse personale (la rendita, l’emergere della squadra grazie al campioncino) finisce con lo sciogliersi ma implica un alto prezzo da pagare. È un cinema ‘morale’, quello di McCarthy, che ha bisogno di attori che siano capaci di rendere eccezionale (e quindi in grado di raggiungere un pubblico adeguatamente ampio) la quotidianità e anche l’ambiguità dei rapporti umani. Giamatti e Shaffer sanno come farlo.

Win Win (2011) on IMDb

Regia di Kore’eda Hirokazu. Un film Da vedere 2013 con Masaharu FukuyamaMachiko OnoYôko MakiLily FrankyJun FubukiShôgen HwangCast completo Titolo originale: Soshite Chichi Ni Naru. Genere Drammatico, – Giappone2013durata 120 minuti. Uscita cinema giovedì 3 aprile 2014 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmonetro 3,65 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nonomiya Ryota è un professionista di successo, un uomo che lavora sodo ed è abituato a vincere. Un giorno, lui e la moglie Midori ricevono una chiamata dall’ospedale di provincia dove sei anni prima è nato loro figlio, Keita, e vengono a sapere che sono stati vittima di uno scambio di neonati. Il piccolo Keita è in realtà il figlio biologico di un’altra coppia, che sta crescendo il loro vero figlio, insieme a due fratellini, in condizioni sociali più disagiate e con uno stile di vita molto differente. Ryota si trova di fronte alla necessità di una decisione terribile: scegliere il figlio naturale o il bambino che ha cresciuto e amato per sei anni?

Like Father, Like Son (2013) on IMDb

Il titolo internazionale è “Like Father, like Son”

Regia di Chad Stahelski. Un film con Keanu ReevesMichael NyqvistAlfie AllenAdrianne PalickiWillem DafoeCast completo Genere AzioneThriller, – USA2014durata 100 minuti. Uscita cinema giovedì 22 gennaio 2015 distribuito da M2 Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 2,82 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Un gruppo di giovinastri russi chiaramente cattivissimi, capeggiati dall’odioso figlio di un super boss, gli rubano la Mustang del 1969 e gli uccidono il cucciolo beagle, regalo postumo della defunta adorata moglie, per la quale aveva lasciato tutto e cambiato vita. Lui, John Wick, il cui solo nome fa tremare i più, disseppellisce le armi e fa un quarantotto. Sarabanda senza limiti né pudore di scazzottate, violenze varie e sparatorie, i morti non si possono contare, credibilità zero. Dialoghi inascoltabili. Tutti molto ben vestiti in una New York iperrealistica supermoderna e corrotta in cui appaiono brevemente interpreti come Ian McShane, John Leguizamo, Bridget Moynahan e Lance Reddick.

 John Wick
(2014) on IMDb

Regia di David Lowery. Un film Da vedere 2017 con Casey AffleckRooney MaraWill Oldham, Sonia Acevedo, Rob ZabreckyLiz FrankeCast completo Titolo originale: A Ghost Story. Genere DrammaticoFantasySentimentale – USA2017durata 87 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,20 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Un fantasma vaga per campi e strade fino ad arrivare ad una casa di periferia: è qui che, in vita, abitava l’anima sotto a quel telo candido, insieme alla moglie. Una vita ordinaria, piena di tenerezza, consumata quotidianamente all’interno di quell’abitazione a cui lui era molto affezionato ma che lei, inutilmente, voleva cambiare. Fino alla morte, improvvisa, del marito proprio nella strada che costeggia la stessa casa: da quel momento in poi il suo spirito sarà destinato a vagare per sempre (o forse no?) all’interno di quelle mura: nella teoria di un universo ciclico che nasce, muore e rinasce dovrà fare i conti con il suo futuro che sarà, contemporaneamente, anche il suo passato.

A Ghost Story (2017) on IMDb

Regia di David Yates. Un film Da vedere 2016 con Ezra MillerCarmen EjogoJason NewellJenn MurrayPeter BreitmayerCast completo Titolo originale: Fantastic Beasts and Where To Find Them. Genere FantasyAvventura, – Gran BretagnaUSAPalestina2016durata 133 minuti. Uscita cinema giovedì 17 novembre 2016 distribuito da Warner Bros Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,50 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Tornano i maghi dell’harrypotteriana penna di J.K. Rowling, che qui esordisce alla sceneggiatura mettendo mano al suo libro (2001, profitti in beneficenza) sulla storia di un testo scolastico adottato nella scuola di magia di Hogwarts, scritto da Newt Scamander, allievo di Albus Silente. Dove sono questi meravigliosi, buffi e assurdi animali fantastici? Molti sono nascosti nella valigia di Newt, “magizoologo” inglese che, dopo un viaggio intorno al globo, approda nella New York del 1926. Ma in America l’atmosfera è tesa, si stanno verificando oscuri episodi e le cose vanno male per i maghi, non accettati dalle autorità No-Mag (nome USA dei babbani). I maghi sono soggetti al severo controllo del MACUSA, l’organo di governo americano del mondo dei maghi, che si assicura che i 2 mondi non collidano mai. Ma la guerra sembra inevitabile. Dopo la regia di 4 storie di Harry Potter, Yates dirige il 1° giocoso film della nuova saga (che a quanto pare sarà di 5 capitoli). Personaggi sfavillanti, sceneggiatura immaginosa, trovate visive deliziose, spiritose e surreali, trucco e parrucche, costumi (premiati con l’Oscar), scenografie, musiche, effetti speciali: tutto è al massimo livello. 3D (una volta tanto) clamoroso e coinvolgente.

Fantastic Beasts and Where to Find Them (2016) on IMDb
Risultati immagini per Tre Manifesti a Ebbing Missouri

Regia di Martin McDonagh. Un film Da vedere 2017 con Frances McDormandWoody HarrelsonSam RockwellAbbie CornishLucas Hedges.Cast completo Titolo originale: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Genere Thriller – USAGran Bretagna2017durata 115 minuti. Uscita cinema giovedì 11 gennaio 2018 distribuito da 20th Century Fox. Oggi tra i film al cinema in 48 sale cinematografiche Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,87 su 87 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Mildred Hayes non si dà pace. Madre di Angela, una ragazzina violentata e uccisa nella provincia profonda del Missouri, Mildred ha deciso di sollecitare la polizia locale a indagare sul delitto e a consegnarle il colpevole. Dando fondo ai risparmi, commissiona tre manifesti con tre messaggi precisi diretti a Bill Willoughby, sceriffo di Ebbing. Affissi in bella mostra alle porte del paese, provocheranno reazioni disparate e disperate, ‘riaprendo’ il caso e rivelando il meglio e il peggio della comunità. La speculazione sale e progredisce, affondata nel Missouri, situato al centro degli States e rivelatore della crisi che scuote il Paese. Nello stato che non ha mai completato il percorso dallo schiavismo e genocidio delle origini al garantismo costituzionale e all’ideale pluralista multiculturale, l’autore svolge la storia di una madre che vuole giustizia. La pretende da poliziotti distratti, affaccendati a escludere gli omosessuali dalla protezione del “Civil Rights Act”, approvato nel 1965, o a “torturare persone di colore”, la sceneggiatura di McDonagh sottolinea lo slittamento semantico per bocca dell’agente di Sam Rockwell. Richiamati al loro dovere dai manifesti del titolo e dall’inconsolabile dolore di una madre, i cops adottano misure repressive, criminalizzando chi vuole soltanto giustizia. Ma è a questo punto della vicenda che il drammaturgo irlandese, cresciuto a Londra ma all’ombra di Samuel Beckett, scarta e rilancia realizzando il desiderio di Marty (7 psicopatici), lo sceneggiatore alcolizzato di Colin Farrell che provava a fuggire l’apologia della brutalità, la mitologia del crimine caustico, la verbosità prolissa e i motherfucker interposti. Lo scarto è incarnato dallo sceriffo di Woody Harrelson, magnificamente contre-emploi. Attore nato per uccidere, che misura sovente la propria performance in situazioni estreme, Harrelson è il cuore morbido di questa ‘commedia profonda’ che cerca e trova l’anima dell’America sotto l’intolleranza acuta e la mentalità settaria. È il suo gesto, ‘inoltrato’ con tre lettere, a impegnare gli altri personaggi.

Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (2017) on IMDb
Locandina italiana Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore

Un film di Wes Anderson. Con Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton. Titolo originale Moonrise Kingdom. Drammatico, durata 94 min. – USA 2012. – Lucky Red uscita mercoledì 5 dicembre 2012. MYMONETRO Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore * * * - - valutazione media: 3,35 su 66 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Estate 1965. Su un’isola del New England vive la dodicenne Suzy, preadolescente incompresa dai genitori. Sulla stessa isola si trova in campeggio scout il coetaneo Sam, orfano affidato a una famiglia che lo considera troppo ‘difficile’ per continuare ad occuparsene. I due si sono conosciuti casualmente, si sono innamorati e hanno deciso di fuggire insieme seguendo un antico sentiero tracciato dai nativi nei boschi. Gli adulti, ivi compreso lo sceriffo Sharp, si mettono alla loro ricerca anche perché è in arrivo una devastante tempesta.
È indispensabile prestare attenzione all’ouverture di Moonrise Kingdom e non abbandonare la sala prima della fine dei titoli di coda per comprendere il senso profondo del film di Anderson che, altrimenti, rischia di essere letto superficialmente come un’ulteriore esibizione di genialità narrativa infarcita di gag e di trovate visive senza però che si vada oltre. Non è così. Chi era bambino nella prima metà degli Anni Sessanta ha molto probabilmente nella propria raccolta di vinili la suite didattica “Young Person’s Guide to the Orchestra” di Benjamin Britten in cui si presentavano i diversi strumenti che compongono l’orchestra basandosi su un tema di Purcell in cui l’ensemble si riuniva per eseguire una fuga.
Una fuga è esattamente ciò che mettono in atto Suzy e Sam. Una fuga che serve apparentemente a scomporre ma in realtà ha come meta la ricomposizione dei frammenti di due vite che rischiano la dissoluzione. Alla fine del film Anderson gioca con questo fil rouge sonoro di nuovo ‘scomponendo’: questa volta tocca alla musica di Desplat, autore del soundtrack originale del film. Ci ricorda così, al contempo, che fare cinema (stanno scorrendo i titoli di coda non dimentichiamolo) è ‘orchestrare’ varie e quasi innumerevoli professionalità ma riesce anche a fare di più. Sottolinea che il suo cinema più recente è orientato a cercare le radici del comportamento adulto in accadimenti che hanno marcato gli anni giovanili.
Così era per i fratelli de Il treno per il Darjeeling, così è stato per Fantastic Mr.Fox (un ritorno alle proprie origini con il portare sullo schermo il primo libro che Anderson ricorda di aver letto), così accade ora. Suzy e Sam sono non dei disadattati ma dei ‘disadatti’ a un mondo adulto che si sta spegnendo nell’indifferenza (la famiglia della ragazzina) o sopravvive grazie a regole applicate puntigliosamente che pretendono di imbrigliare l’avventura (il campo scout per Sam). Nel prologo, dalla casa di bambola in cui vive con i genitori e i fratelli, Suzy osserva il mondo grazie alla distanza del suo binocolo ma, per un istante, guarda in macchina interrogandoci.
Siamo ancora capaci di emozionarci per un bacio? Sappiamo capire fino a che punto un essere umano in formazione abbia bisogno del nostro aiuto per togliersi il costume nero da corvo (e viene in mente “Blackbird”, masterpiece dei Beatles) e quanto invece possa e debba affrontare il piacere dell’avventura della vita con quel tanto di libertà che gli permetta di dipingere un mondo nuovo? Sono quesiti che ogni tanto gli adulti dovrebbero porsi. Anderson fa bene a riproporceli.

Moonrise Kingdom (2012) on IMDb

Regia di Alexandros Avranas. Un film con Themis PanouRena PittakiEleni RoussinouSissy ToumasiKalliopi ZontanouCast completo Genere Drammatico – Grecia2013durata 99 minuti. Uscita cinema giovedì 31 ottobre 2013 distribuito da EyeMoon Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 –

Festa di compleanno in famiglia. Angeliki compie 11 anni. Ma la festa volge subito in tragedia: la piccola si getta dal balcone e muore sul colpo. Restano nell’appartamento il nonno patriarca, la nonna, una donna adulta e tre ragazzini. Tutti sembrano voler chiudere l’incidente come una disgrazia. Ma lentamente si chiariscono i torbidi rapporti familiari, il marcio che si nasconde dietro un perbenismo di facciata. Presentato alla 70ª Mostra di Venezia, dove ha vinto un Leone d’argento e una Coppa Volpi per il protagonista maschile Panou, il film prosegue nel solco di una sorta di filone del cinema greco contemporaneo che punta sulla realtà vissuta come incubo. Forse anche perché la situazione sociopolitica del paese è davvero angosciante. Pur senza (quasi) mai mostrare immagini sconvenienti, è un film di una violenza che a tratti sembra più voler provocare che non denunciare.

Miss Violence (2013) on IMDb