Category: Film dal 2010 al 2019


Regia di Mike Flanagan. Un film con Carla GuginoHenry ThomasBruce GreenwoodCarel StruyckenKate SiegelCast completo Titolo originale: Gerald’s Game. Genere HorrorThriller – USA2017durata 103 minuti.

Una coppia cerca di dare un po’ di pepe al matrimonio nella loro casa al lago. Ma durante un gioco sessuale l’uomo muore e la donna rimane ammanettata al letto. Riuscirà a salvarsi?

Gerald's Game (2017) on IMDb

Regia di Stefano Sollima. Un film Da vedere 2018 con Benicio Del ToroJosh BrolinIsabela MonerJeffrey DonovanCatherine KeenerCast completo Titolo originale: Sicario: Day of the Soldado. Genere AzioneDrammatico, – USAItalia2018durata 124 minuti. Uscita cinema giovedì 18 ottobre 2018 distribuito da 01 Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,39 su 13 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Sempre meno redditizio, il traffico di droga viene convertito dai cartelli in traffico di essere umani. Lungo il confine messicano e in mezzo ai clandestini si insinuano terroristi islamici che minacciano la sicurezza degli Stati Uniti. Un attentato-suicida in un supermercato texano provoca una reazione forte del governo americano che incarica l’agente Matt Graver di seminare illegalmente il caos ristabilendo una parvenza di giustizia. Graver fa appello ancora una volta ad Alejandro, battitore libero guidato da una vendetta che incontra vantaggiosamente le ragioni di Stato. Alejandro, che se ne infischia della legalità, rapisce la figlia di un potente barone della droga prima di diventare oggetto di una partita di caccia orchestrata dalla polizia messicana corrotta e da differenti gruppi criminali desiderosi di mettere le mani sull’infante. Diventata un rischio potenziale, bisogna liberarsene. Ma davanti a una scelta infame, Alejandro rimette in discussione tutto quello per cui si batte e tutto quello che lo consuma da anni.

Sicario: Day of the Soldado (2018) on IMDb

Regia di Denis Villeneuve. Un film Da vedere 2015 con Benicio Del ToroEmily BluntJosh BrolinJon BernthalJeffrey DonovanSarah MinnichCast completo Titolo originale: Sicario. Genere ThrillerDrammatico, – USA2015durata 121 minuti. Uscita cinema giovedì 24 settembre 2015 distribuito da 01 Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,25 su 9 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Al confine tra USA e Messico, Kate, agente dell’FBI esperta in rapimenti, è inserita in una task force speciale in missione contro i narcotrafficanti, al comando di Matt, un carismatico agente di machiavellico pragmatismo e cinico mercenario, affiancato da un enigmatico e ambiguo ex magistrato riciclato in giustiziere. Thriller d’azione, film di genere ma d’autore, con un percorso narrativo di situazioni sempre più violente che precipitano Kate in un vortice di intrighi, corruzione e degrado morale, nel quale non si fida più di nessuno, è spinta a varcare i limiti imposti dalle regole e dalla legge (ma anche dalla sua etica personale) e dal quale non sa come uscire. Splendido tema musicale di Jóhann Jóhannsson a scandire i momenti di maggiore tensione, minaccioso, lugubre, funereo, ansiogeno. Bel trio di protagonisti, funzionali.

Sicario (2015) on IMDb

Locandina italiana Quadrophenia

Un film di Franc Roddam. Con Phil Daniels, Leslie Ash, Philip Davis, Mark Wingett, Sting.Documentario, Ratings: Kids+13, durata 115 min. – Gran Bretagna 1979. – Nexo Digital uscitamercoledì 10 dicembre 2014. MYMONETRO Quadrophenia * * * - - valutazione media: 3,29 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Londra, anni sessanta. I mods e i rockers, le due principali giovanili a cui si aggregano i ragazzi britannici, si preparano al gran giorno in cui si scontreranno tra loro, alla spiaggia di Brighton, senza esclusione di colpi. Jimmy è un mod duro e puro, veste un parka e guida una lambretta, ascolta rhythm and blues e cura il proprio taglio di capelli. Dentro di sé la rabbia è pronta ad esplodere, alimentata dall’odio per un mondo incapace di comprenderlo.
Radicalmente diversa per approccio e fedeltà alla fonte rispetto alla visionaria trasposizione di Ken Russell della prima opera-rock firmata Pete Townshend, Tommy, Quadrophenia di Franc Roddam – curiosamente inventore molti anni più in là del format televisivo di MasterChef – cerca di intercettare l’angst giovanile di una intera generazione, convogliandola nei turbamenti del giovane Jimmy. Un ribelle senza causa, un eterno insoddisfatto, perso tra misoginia e anfetamine, fedele a ideali che sembrano dogmi sacri ma che si dimostrano effimeri.
Quadrophenia esce in sala nel 1979, dopo che il punk già attraversa la sua parabola discendente, ed è come se l’amaro lascito dell’ennesima occasione di rivolta mancata contro il sistema attraversi tutto il film, fino a renderlo un paradigma del romanzo di crescita di chi è incapace (o privo di volontà) di entrare in società. Un’opera criticata per la sua superficialità, che invece colpisce per il suo schietto realismo, che privilegia l’impatto emozionale agli orpelli di sceneggiatura, la scarica di adrenalina immediata alla costruzione articolata.
Proprio come i singoli degli Who, brevi e fulminanti, conclusi dalla distruzione di una chitarra o di una batteria. Is it Me for a Moment?, I’m One, I’ve Had Enough, canzoni e testi immortali, titoli in grado di sussumere l’universo egocentrico e claustrofobico di un ragazzo prigioniero delle proprie contraddizioni, desideroso di lotta e ribellione per evitare di scendere a patti con una società con cui è impossibile relazionarsi. Per evitare, forse, di guardare dentro se stesso e scoprire di non essere così speciale né così diverso dagli odiati altri. Jimmy insegue un amore e trova una delusione, insegue un ideale e trova disillusione, misurando la distanza tra l’astrazione e la miseria circostante, senza mai essere sfiorato dalla tentazione di un compromesso. Una volontà incrollabile, forse inconciliabile.
Dove Russell stravolgeva anche i brani stessi degli Who, affidandoli ad altri musicisti, Roddam riempie la colonna sonora del rock di Townshend e Daltrey e dell’R&B o Northern soul britannico amato dai mods, ricreando il microcosmo di un movimento che fu capostipite nella fusione di un modus vivendi e di un rigido codice di abbigliamento a cui attenersi. Senza indulgere oltre il necessario sull’aspetto fenotipico del movimento, ma cercando di coglierne l’essenza e di visualizzarlo dalla prospettiva, allucinata ma lucida, di Jimmy.
Al protagonista presta volto e accento cockney Phil Daniels, all’epoca una delle maggiori promesse del cinema britannico: la sua iconica interpretazione non gioverà al prosieguo della carriera, rendendolo ironicamente prigioniero di un personaggio a sua volta imprigionato da una gabbia invisibile. MaQuadrophenia era e resta uno dei più credibili manifesti generazionali, inconsueto e talora quasi grezzo – dominato dalla camera a mano – ma potente come un riff di Townshend o una rullata di Keith Moon.

Quadrophenia (1979) on IMDb

Regia di Ryûsuke Hamaguchi. Un film Da vedere 2015 con Demura HiromiYasunobu TanabeRira KawamuraHajime SakashoSachie TanakaCast completo Titolo originale: Happî awâ. Genere Drammatico – Giappone2015durata 317 minuti. – MYmonetro 3,59 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Jun è disoccupata, Sakurako è una casalinga, Akari è divorziata e Fumi sposata. Sono quattro amiche di Kobe che si avvicinano ai quarant’anni. Separatamente affrontano un’età della vita in cui si pongono grandi quesiti sul futuro sentimentale, insieme trovano il modo di condividere gioie e sofferenze. Dopo aver seguito il seminario del guru Ukai, si pongono dubbi sulle proprie esistenze e la scoperta che Jun ha un amante più giovane ed è in procinto di divorziare cambia le dinamiche del gruppo.

La maledizione che accompagna film come Happy Hour è quella di vederli citati sempre in relazione alla lunghezza.

Che evidentemente, nonostante la tendenza al bingewatching e l’esplosione dell’offerta in ambito di audiovisivo, resta un tabù invincibile. I 317 minuti di durata del film di Ryusuke Hamaguchi rimangono il dato più evidente, incontrovertibile e ingombrante, ma – fuor di ogni retorica – anche il meno significativo.

Happy Hour non potrebbe durare un minuto in meno senza alterare il suo incedere inesorabile e la sua capacità avvolgente di tratteggiare, con dovizia di particolari, ogni personaggio ritratto. Potrebbero forse “I Buddenbrook” racchiudere tutto in un centinaio di pagine? Ryusuke Hamaguchi ci invita a compiere uno sforzo, per compartecipare di un affresco che ha bisogno di un tempo dilatato per rappresentare l’evoluzione di emozioni carsiche, come quelle vissute dalle sue protagoniste in risposta a traumi esistenziali. Il tempo necessario, che richiede la consapevolezza di un nuovo amore, o di una infedeltà; il tempo che richiede la presa di coscienza del nostro ruolo nella famiglia, nella società, o nel cosmo. La sceneggiatura, premiata al Festival di Locarno insieme alle quattro interpreti, è costruita come un continuo confronto tra un testimone che si fa narratore di quanto ha assistito, e un altro personaggio che rimane in ascolto.

Il punto di vista è dinamico e danzante, al contrario di una regia che impone la lentezza routinaria del quotidiano, filtrandola attraverso lievi immagini desaturate, o utilizzando una luce abbagliante per entrare nelle case delle protagoniste e agevolare il loro processo introspettivo.

Happy Hour (2015) on IMDb
Risultato immagini per Il Cavallo di Torino

Un film di Béla Tarr, Ágnes Hranitzky. Con Volker Spengler, Erika Bok, János Derzsi, Mihály Kormos Titolo originale A Torinói ló. Drammatico, durata 150 min. – Ungheria, Francia, Germania, Svizzera 2011. MYMONETRO The Turin Horse * * * 1/2 - valutazione media: 3,67 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il film è liberamente ispirato a un episodio che ha segnato la fine della carriera del filosofo Friedrich Nietzsche. Il 3 gennaio 1889, in piazza Alberto a Torino, Nietzsche si gettò, piangendo, al collo di un cavallo brutalizzato dal suo cocchiere, poi perse conoscenza. Dopo questo episodio, che costituisce il prologo del film, il filosofo non scrisse più e sprofondò nella follia e nel mutismo. Su queste basi, The Turin Horse racconta la storia del cocchiere, di sua figlia e del cavallo, in un’atmosfera di grande e simbolica povertà.
Il regista afferma: ‘Il film segue questa domanda: cosa accadde al cavallo? Il cocchiere Ohlsdorfer e sua figlia vivono in campagna. Sopravvivono grazie a un duro lavoro. Il loro unico mezzo di sussistenza è il cavallo con il carro. Il padre va a lavorare, la figlia si occupa delle faccende domestiche. È una vita misera e infinitamente monotona. I loro abituali movimenti e i cambi di stagione e di momento del giorno dettano il ritmo e la routine che viene loro crudelmente inflitta. Il ritrae la mortalità, con quel dolore profondo che noi tutti che siamo condannati a morte, proviamo.’
Il regista ungherese prosegue con estrema determinazione il suo percorso di ricerca stilistica che privilegia l’analisi della quotidianità trasferita sullo schermo con ritmi che si avvicinano quando non addirittura riproducono il tempo reale. Rende così quasi tangibile la marcia cadenzata dei suoi personaggi verso la morte con la scansione dei gesti quotidiani in una terra spazzata da un vento che percuote gli spiriti. Non è cinema per tutti il suo e, soprattutto, è cinema che non può essere trasferito dal grande schermo altrove se non per studi analitici. È lì sul telone bianco che lo sguardo dello spettatore può perdersi nella lentezza quasi ipnotica di un fluire funebre del tempo dettato dall’occhio di un maestro dello stile di un rigore assoluto.

The Turin Horse (2011) on IMDb

Due versioni: una 720p presa da rai hd a cui credo manchino pochi secondi all’inizio. L’altra 1080p rippata da me a cui ho aggiunto i subita (tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni).

Risultati immagini per La Grande Scommessa

Regia di Adam McKay. Un film Da vedere 2015 con Brad PittChristian BaleRyan GoslingSteve CarellMarisa TomeiMelissa LeoCast completo Titolo originale: The Big Short. Genere Drammatico – USA2015durata 130 minuti. Uscita cinema giovedì 7 gennaio 2016 distribuito da Universal Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,64 su 77 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nel 2005 il semiautistico, bizzarro amministratore di un piccolo fondo finanziario capisce che le grandi banche hanno gonfiato un’enorme bolla finanziaria manipolando i titoli di credito sui mutui immobiliari e scommette tutto sul crollo delle loro quotazioni in Borsa. Tutti lo prendono per pazzo, ad eccezione di 5 outsider : l’amministratore delegato di una piccola società finanziaria, un dirigente di Deutsche Bank, 2 giovanissimi broker e un ex broker convertito all’ecologismo. Al suo 7° LM (di cui solo 2 usciti in Italia) McKay, anche sceneggiatore con Charles Randolph, ha cavato dal romanzo The Big Short: Inside the Doomsday Machine (2010) di Michael Lewis quello che tecnicamente è un documentario sulle cause dell’attuale grande depressione mondiale. Ma è riuscito a trasformarlo in un thriller finanziario mozzafiato che è al tempo stesso un giallo a soluzione anticipata carico di suspense, una satira tagliente e arguta dei cowboy della finanza USA e un’opera di raffinata e benemerita divulgazione scientifica. Il segreto della sua magia è mostrare, in parallelo, la faccia virtuale della Borsa e la corrispondente faccia reale delle cose fisiche e delle singole vite umane. Cast formidabile e medaglia d’oro a Pitt che l’ha anche prodotto. Da vedere a scuola per far capire come va il mondo. Magari per cambiarlo.

The Big Short (2015) on IMDb
Kafka – Sciacalli e arabi – l'arte dei pazzi

Sciacalli e arabi (Schakale und Araber) è un cortometraggio del 2011 diretto da Jean-Marie Straub ispirato all’omonimo racconto di Franz Kafka.

Un viaggiatore europeo accompagnato da alcune guide arabe attraversa il deserto; di notte si accampano e il viaggiatore viene avvicinato da sciacalli parlanti che gli parlano dell’odio secolare per gli arabi e tentano di ottenere l’aiuto del viaggiatore per uccidere gli arabi.

Schakale und Araber (2011) on IMDb

Dragon Trainer (How to Train Your Dragon) è una serie cinematografica d’animazione prodotta dalla DreamWorks Animation; consiste in tre lungometraggi: Dragon Trainer (2010), Dragon Trainer 2 (2014) e Dragon Trainer – Il mondo nascosto (2019). Il franchise è ispirato alla serie di libri della scrittrice britannica Cressida Cowell.

l franchise segue le avventure di un giovane vichingo di nome Hiccup Horrendous Haddock III, figlio di Stoick l’Immenso, leader dell’isola vichinga di Berk. Sebbene inizialmente visto come goffo e sottopeso, diventa presto rinomato come coraggioso esperto di draghi, a cominciare da Sdentato, un Furia Buia, appartenente a una razza rarissima. Tramite lo studio e l’addestramento, impara presto a cavalcarlo, e diventa il suo migliore amico e suo compagno d’avventure. Insieme ai suoi amici, gestisce la popolazione di draghi alleati del villaggio in difesa della sua casa come leader di un corpo di cavalieri di draghi. Dean DeBlois, il regista della trilogia, ha descritto la sua storia come “la maggiore età di Hiccup”, prendendo un arco di cinque anni tra il primo e il secondo film, mentre spiega nel terzo e ultimo film perché i draghi non esistono più.

 Dragon Trainer
(2010) on IMDb

Regia di Shin’ya Tsukamoto. Un film con Shin’ya TsukamotoCocco. Genere Drammatico – Giappone2011durata 91 minuti. – MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Kotoko ha un problema, ci vede doppio, nel senso che la sua mente sdoppia le persone che vede, una reale e una no, una positiva e una negativa (che cerca di attaccarla), senza che lei possa distinguere quale esista e quale sia frutto della sua immaginazione. Il suo disagio mentale è acuito dallo stress dovuto alla cura del figlio neonato che tra pianti, urla ed esigenze lentamente porta la madre al totale esaurimento.

 Kotoko
(2011) on IMDb

I subita nella versione 720p sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.

Regia di Apichatpong Weerasethakul. Un film con Jenjira PongpasBanlop LomnoiJarinpattra RueangramPetcharat ChaiburiCast completo Genere Drammatico – ThailandiaGran BretagnaGermania2015durata 115 minuti.

In un piccolo paesino tailandese un gruppo di soldati viene colpito da una strana malattia del sonno: vengono ricoverati in una scuola elementare abbandonata, adibita ad ospedale. Jenjira Widnes si offre volontaria per prendersi cura dei militari, sviluppando un particolare interesse nei confronti di Itta, un giovane che non riceve mai visite dai parenti. Ma anche la sua vita sta per subire un cambiamento: incontra due fantasmi che le raccontano dell’esistenza di un cimitero di re sepolto sotto la scuola. La giovane comincerà ad avere allucinazioni e sogni molto particolari.

Cemetery of Splendor (2015) on IMDb

I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.

Poster Jersey Boys

Un film di Clint Eastwood. Con John Lloyd Young, Erich Bergen, Michael Lomenda, Vincent Piazza, Christopher Walken. Biografico, durata 134 min. – USA 2014. – Warner Bros Italia uscita mercoledì 18 giugno 2014. MYMONETRO Jersey Boys * * * - - valutazione media: 3,48 su 42 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Frankie e Tommy sono amici fraterni, che si arrangiano con qualche lavoretto illegale per il boss Gyp De Carlo. Ma Frankie è dotato di una voce straordinaria, tale da convincere persino il boss sul suo talento unico: nel giro di breve tempo, insieme a Bob e Nick, i due formeranno i Four Seasons, destinati a sbancare nel mondo del pop anni Sessanta.
Il rapporto privilegiato tra Clint Eastwood e la musica non è una novità: autore di diverse colonne sonore e di racconti di vita e suono come “Bird” o “Honkytonk Man”, innamorato di ogni genere alla base della cultura americana. Come tale, anche del rock anni ’50 misto al doo-wop – quello che Frank Zappa chiamava vaseline rock e scimmiottava con la finta band Ruben And The Jets -, che deve aver esercitato sull’ottantaquattrenne regista un fascino tale da convincerlo ad accettare la scommessa (l’ennesima di una carriera inarrestabile) di trasporre su grande schermo il successo di Broadway Jersey Boys. Storia tutta italo-americana di gang, furtarelli e ragazzi che diventano uomini, quella che idealmente sembrerebbe destinata a finire tra le mani di Martin Scorsese, anziché in quelle da cowboy urbano di Eastwood. Clint, invece, mostra rispetto per la materia e non tradisce lo spirito dello show, mantenendo anche l’espediente dei personaggi che si rivolgono alla macchina da presa. Una timidezza inconsueta, quella di Eastwood nei confronti dello script di John Logan e Rick Elice, che rende Jersey Boys una creatura a più teste, divisa tra momenti in cui ambire a qualcosa di più (quel sinistro alone di morte al lavoro che Clint sfiora, senza riuscire ad afferrarlo come in Space Cowboys) ed altri in cui hanno la meglio le esigenze di script, di pubblico o della produzione (tra i produttori esecutivi lo stesso Frankie Valli). Varie anime collidono senza mai riuscire ad amalgamarsi in maniera compiuta: il biopic musicale, la tentazione di un Glee ambientato negli anni della brillantina e il romanzo scorsesiano in chiave duplice, sul New Jersey e il difficile background italo-americano da un lato (Mean Streets) e l’epopea del Brill Building dall’altro (Grace of My Heart). Proprio l’ingresso in scena del Brill Building, tempio del pop e luogo in cui la storia della musica cambierà irreversibilmente, è ripreso con un sontuoso carrello verticale, che ad ogni nuovo piano del palazzo scopre un genere nascente di pop music. Seppur geniale, uno sprazzo isolato, che fa il paio con ben calibrati momenti di bromance tra i membri della band, prima che a prevalere definitivamente sia un copione sovraccarico di avvenimenti, con sequenze come quella della fuga di Francine, figlia di Frankie, di un’ordinarietà difficile da ascrivere a un regista come Eastwood. Un episodio inevitabilmente minore nella filmografia di Clint, ma sintomatico di uno spirito incapace di sedersi sugli allori senza assumersi dei rischi.

Jersey Boys (2014) on IMDb

Un film di Paolo Sorrentino. Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten. Drammatico, durata 118 min. – Italia, Francia, Irlanda 2011. – Medusa uscita venerdì 14 ottobre 2011. MYMONETRO This Must Be the Place * * * 1/2 - valutazione media: 3,59 su 264 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Cheyenne è stato una rockstar nel passato. All’età di 50 anni si veste e si trucca come quando saliva sul palcoscenico e vive agiatamente, grazie alle royalties, con la moglie Jane a Dublino. La morte del padre, con il quale non aveva più alcun rapporto, lo spinge a tornare a New York.Scopre così che l’uomo aveva un’ossessione: vendicarsi per un’umiliazione subita in campo di concentramento. Cheyenne decide di proseguire la ricerca dal punto in cui il genitore è stato costretto ad abbandonarla e inizia un viaggio attraverso gli Stati Uniti.

This Must Be the Place (2011) on IMDb
Locandina Il capitale umano

Un film di Paolo Virzì. Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio. Thriller, durata 109 min. – Italia 2014. – 01 Distribution uscita giovedì 9 gennaio 2014. MYMONETRO Il capitale umano * * * 1/2 - valutazione media: 3,69 su 142 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


In un paesotto della Brianza che finisce in “ate”, eretto alle pendici di una collina una volta incredibilmente boscosa, un cameriere da catering neanche più giovane torna a casa a notte fonda con la sua bicicletta, chiuso tra il gelido freddo di una curva cieca e il sopravanzare spavaldo e sparato di un Suv che lo schiaccia lasciandolo agonizzante, vittima predestinata di un pirata anonimo. Il giorno dopo, la vita di due famiglie diversamente dislocate nella scala sociale brianzola viene toccata da questo evento notturno in un lento affiorare di indizi e dettagli che sembrano coinvolgere il rampollo di quella più ricca, assisa nella villa che sovrasta il paese, e la figlia dell’altra, piccolo borghese con aspirazioni di ribalta. Uno a uno sfilano i presunti protagonisti: il padre della giovane ragazza, un ingenuo stolto e credulone, titolare di un’agenzia immobiliare, pronto a giocarsi quello che non ha per entrare nel fondo fiduciario del magnate della zona al quale accede per un eccesso di fiducia e grazie all’entratura garantitagli dalla figlia, fidanzata con il giovane rampollo della ricca famiglia; il magnate, cinico e competitivo, perfetto prodotto brianzolo, forgiato con la tempra di chi ha abbattuto ettari di bosco per costruire quell’impero economico, inno del malcostume e del cattivo gusto: le moglie dell’uno e dell’altro, la prima psicologa tutta presa dalla sua missione e dall’imminente maternità, tardiva e sofferta, la seconda sposa tonta con il sogno del teatro, obnubilata dalla ricchezza e dal troppo avere: in ultimo i rispettivi figli, non più incolpevoli, mai più adolescenti, complici dell’orrore in questa “tragedia” balzachiana che della commedia ha solo i tipi.
Paolo Virzì fa un salto in avanti nel personale viaggio politico nell’Italia del suo presente, puntando finalmente la bussola verso il nord del Paese, trovando un cuore nero che non fa ridere proprio per niente. La goliardia toscana, il cinismo burlone romano (modi e luoghi che hanno caratterizzato la sua commedia) sono lontani, lontanissimi, senza quasi più alcun eco in queste lande brianzole, disegnate come fossero terre straniere abitate da genti aliene che comunicano in un linguaggio misterioso e duro. Virzì si fa suggestionare dal suo limite, un misto di gap culturale e sociale (un livornese in Brianza), che presto trasforma nella sua arma migliore, abbandonando il facile gigioneggiare nelle disgrazie del malcostume centroitaliano per addentrarsi nei meandri di un apologo potente e inaspettato.
Liberamente tratto dal thriller di Stephen Amidon, ambientato nel Conneticut, con l’aiuto di Francesco Piccolo e Francesco Bruni, Il capitale umano vanta un cast variamente composto su cui domina Fabrizio Bentivoglio che interpreta senza alcun timore il personaggio di Dino Ossola. Ecco, crediamo che questo tipo unico di “scemo” sia in assoluto una delle migliori descrizioni di un certo italiano contemporaneo, degno della migliore tradizione del cinema nostrano.

Human Capital (2013) on IMDb
Risultati immagini per La región salvaje

Regia di Amat Escalante. Un film con Ruth RamosSimone BucioJesús MezaEdén Villavicencio. Titolo originale: La región salvaje. Genere Drammatico – Messico2016durata 100 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

Angel è sposato con Ale, ma intanto ha una relazione con il fratello di lei Fabian. L’equilibrio del triangolo si rompe quando entra in gioco Veronica, una ragazza dagli appetiti sessuali insaziabili che deve inevitabilmente sedurre il prossimo. Il doloroso processo condurrà a rivelazioni sconcertanti. Dopo aver vinto il premio per la miglior regia a Cannes per Heli, Amat Escalante sconvolge le coordinate del suo cinema: niente più attori non professionisti, mentre il realismo della regia lascia spazio all’introduzione dell’elemento fantastico, perturbante narrativamente ed emotivamente. Non c’è amalgama tra le parti, per una precisa scelta stilistica. La componente realista rimane tale, con i suoi nudi e la sua rappresentazione cruda della sessualità e della violenza, mentre il lato fantastico resta estraneo, giustapposto alla storia come un fattore reagente, destinato a mescolare le carte.
Visivamente ingenuo – la rappresentazione del perturbante alieno richiama eccessivamente Possession di Zulawski – La Region Salvaje trova la sua forza nella discontinuità e nel senso, non si sa quanto voluto, di incompiutezza. I momenti disturbanti, la crescente attesa di svelare l’identità del perturbante e la tecnica di seduzione invisibile di Veronica, degna di Kurosawa Kiyoshi, mostrano il talento di un regista dotato di uno sguardo non comune. E l’indagine sulle storture della società messicana e sui suoi appetiti perennemente inappagati emerge con forza maggiore che nelle opere precedenti di Escalante.
La región salvaje dà l’impressione di un’opera che avrebbe richiesto un’ulteriore revisione, tale da rendere più articolata la psicologia dei suoi personaggi e da evitare spiegazioni eccessive su ciò che è meglio lasciare ermetico. Il non finito diviene sì fonte di un suo fascino specifico, ma penalizza le ambizioni e l’esito complessivo del film

The Untamed (2016) on IMDb
Locandina italiana J. Edgar

Un film di Clint Eastwood. Con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench. Biografico, durata 137 min. – USA 2011. – Warner Bros Italia uscita mercoledì 4 gennaio 2012. MYMONETRO J. Edgar * * * - - valutazione media: 3,21 su 131 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nominato capo dell’FBI dal Presidente Calvin Coolidge, J. Edgar Hoover è un giovane uomo ambizioso nell’America proibizionista. Figlio di un padre debole e di una madre autoritaria, Edgar è ossessionato dalla sicurezza del Paese e dai criminali che la minacciano a suon di bombe e volantini. Avviata una lotta senza esclusione di colpi contro bolscevichi, radicali, gangster e delinquenti di ogni risma, il direttore federale attraversa la storia americana costruendosi una reputazione irreprensibile e inattaccabile. A farne le spese sono i suoi nemici, reali o supposti, tutti ugualmente ricattabili dai dossier confidenziali raccolti, archiviati e custoditi da Helen Gandy, fedele segretaria che rifiutò il suo corteggiamento e ne sposò la causa. Quarantotto anni di ‘azioni’ (il)legali, otto presidenti e un sentimento dissimulato dopo, quello per il collaboratore Clyde Tolson, Edgar detterà la sua biografia e le sue imprese: la rivoluzione investigativa, la consolidazione del Bureau, la ‘deportazione’ dei comunisti, la cattura di John Dillinger e George Kelly, le indagini lecite sui rapitori di Baby Lindbergh e quelle illecite sulle Pantere Nere o sul Movimento per i Diritti Civili di Martin Luther King. Una vita romanzata e smascherata al tramonto dalla coscienza di Tolson e dall’incoscienza del peggiore dei presidenti.

J. Edgar (2011) on IMDb


Regia di Amat Escalante. Un film Genere Drammatico – Messico2013, – MYmoro 2,20 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La dodicenne Estela vive con suo padre, il fratello Heli, la giovane moglie di Heli e il figlio di pochi mesi, in una casetta di due stanze in una regione povera del Messico centrale. Innamoratasi di Beto, un diciassettenne recluta di polizia che vorrebbe sposarla e portarla via, Estela gli permette di nascondere un pacchetto di cocaina in casa propria. Ma la polizia si presenta a reclamare il maltolto e la famiglia di Heli viene travolta da una spirale senza fine di violenza.
Il film si apre sul volto tumefatto e sanguinante di un ragazzo di cui ancora non conosciamo il nome, schiacciato dall’anfibio di un militare, ed è subito chiaro che stiamo per assistere ad un racconto di forza e d’impotenza, che non comprende né il concetto di giustizia né quello di pietà.

Nel caso, però, non ci fossimo fidati abbastanza dell’immagine iniziale, presto giunge un altro messaggio, direttamente dalla voce di un personaggio: “aprite bene gli occhi, così non vi perdete nulla”, e seguono la tortura, le percosse infinite, il frontale dei genitali di uno dei protagonisti spruzzati d’alcool etilico e incendiati.
Scrive e dirige Amat Escalante, il quale mira evidentemente ad inserirsi nel solco del cinema crudissimo del suo connazionale e coproduttore Carlos Reygadas ma di Reygadas non possiede né la visionarietà né l’ironia.
Il risultato è un film irrimediabilmente freddo, vuoto, insistito, che tortura in certa misura lo spettatore, non solo perché lo costringe ad uno spettacolo senza sconti, rigorosamente in tempo reale, ma soprattutto perché non sa far altro che rincarare la dose della stessa minestra di orrore e disgrazia. L’accumulo, sempre più prevedibile, di conseguenze nefaste ai danni dei personaggi principali, con l’aggiunta di un paio di spietate incursioni sugli animali, anziché servire la causa del film, ne mina progressivamente la credibilità e la forza.
Mentre i ragazzini spiaggiati sul divano guardano con gli stessi occhi e partecipano allo stesso modo delle immagini dei videogiochi “beat ‘em up” e dei colpi reali inferti nel loro salotto, Escalante ci chiede di credere al suo film di fiction come ad una reale denuncia del cuore nero del Messico rurale, della corruzione della polizia e del caos che regola i rapporti umani e famigliari, ma la narrazione non è abbastanza vitale e pulsante per spingerci a farlo. La soluzione finale, poi, prevede una modalità di riscatto che lascia persino ideologicamente perplessi.

Heli (2013) on IMDb
Locandina italiana Red

Un film di Robert Schwentke. Con Bruce Willis, Morgan Freeman, John Malkovich, Helen Mirren, Mary-Louise Parker. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 111 min. – USA, Canada 2010. – Medusa uscita mercoledì 11 maggio 2011. MYMONETRO Red * * * - - valutazione media: 3,07 su 57 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Frank Moses è un ex agente della CIA in pensione, che vive in una villetta uguale alle altre cercando di fare una vita uguale alle altre. Purtroppo per lui e per Sarah, la ragazza ingenua e sognatrice che ha conosciuto al telefono, i segreti di stato in possesso di Frank lo hanno trasformato da strumento di morte a bersaglio dell’Intelligence: qualcuno da eliminare e in fretta.
Inizia così quella che può apparire come la fuga di Frank Moses ma altro non è che il giro di reclutamento dei vecchi compagni: il vecchio Joe, il folle Marvin, il russo Ivan, lady Victoria, dopo di che la canna della pistola compie un giro di 180 gradi e la fuga si fa vendetta, la diaspora riunione, la pensione una nuova missione.
Tratto dal breve fumetto DC Comics scritto da Warren Ellis e illustrato da Cully Hammer, Red è stato completamente reinventato nella sceneggiatura dei fratelli Hoeber, responsabili dell’inserimento dei compagni di ventura del protagonista e del tono divertito e alleggerito del film. Non è, infatti, come uno dei più significativi adattamenti da un fumetto che si fa apprezzare e ricordare questo film, ma piuttosto come una riuscita composizione di quadri, personaggi e situazioni provenienti da spezzoni di pellicole diverse e originalmente e gradevolmente assemblati. I film come materiali di partenza e il racconto come risultato, dunque, anziché viceversa.
Ecco allora che nel bel prologo con Bruce Willis, ex supereroe in vestaglia, che prende a pugni il sacco dopo colazione, non c’è solo l’eco del suo Butch in Pulp Fiction (il pugile, la colazione, il mitra) ma c’è anche mister Incredibile e Léon (la piantina), mentre arrivati alla scena del ricevimento di gala, vien da chiedersi quando ci siamo già stati, se in un episodio cinematografico della saga di Danny Ocean o in uno televisivo di Alias. Eppure non sono citazioni soffocanti, forse non sono neppure citazioni, e c’è spazio per molto altro, compreso il sublime personaggio di John Malkovich, un panzone paranoico con un maialino di peluche sotto braccio dal quale estrarrà l’arma con cui umiliare una signorotta col bazooka, in una sequenza emblematica dell’operazione nel suo insieme, quanto a connubio tra ironia e spettacolarità.
Ma Willis e Malkovich non sono i soli a portare un valore aggiunto al proprio ruolo: a loro modo lo fanno anche “la regina” Helen Mirren, con il richiamo sornione alla passione tutta inglese per il giardinaggio, e Brian Cox, con la trilogia di Bourne nel curriculum. In assoluto, oltre a qualche buona battuta e a qualche ambientazione più originale del solito, è essenzialmente a quest’alchimia tra attore e personaggio che si deve il piacere della visione.
Da segnalare, in coda, un motivo di interesse anche nella figura di Sarah che, nel campionario dei caratteri femminili cinematografici, si può ascrivere come appartenente alla categoria della “palla al piede”. Con i romanzetti rosa in testa e le manette alle mani (quando non la pistola alla tempia), pretende ed ottiene di essere portata in prima linea e salvata ogni volta, contribuendo a fare del consenziente Bruce Willis un gentleman come pochi altri.

RED (2010) on IMDb
Risultati immagini per pirati dei caraibi la maledizione della prima luna

Pirati dei Caraibi (Pirates of the Caribbean) è una saga cinematografica della Disney prodotta da Jerry Bruckheimer basata sull’omonima attrazione dei parchi Walt Disney. La saga è composta da cinque film e si è espansa in fumetti, romanzi e altri media. La saga ha come protagonista il pirata Jack Sparrow, interpretato da Johnny Depp, e ha incassato complessivamente quattro miliardi e mezzo di dollari al box-office.

Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl (2003) on IMDb

Scream è un media franchise slasher creato da Wes Craven, composto da sei film e una serie televisiva. È ispirata liberamente agli omicidi operati da Danny Rolling nel 1990. Nei film, la trama principale è incentrata su un serial killer psicopatico travestito con un costume di Halloween che cerca di uccidere Sidney Prescott (Neve Campbell) e le persone che fanno parte della sua vita. Ciascun film inizia con un omicidio o un’aggressione, per poi svilupparsi fino alla rivelazione dell’identità del killer e al suo scontro finale con Sidney.

La saga ha rilanciato i film di genere slasher negli anni novanta, in modo simile a quanto fece Halloween – La notte delle streghe negli anni settanta, fondendo scene di violenza e tensione con elementi comici. Il primo film ottenne un grande successo commerciale al momento della sua pubblicazione, divenendo uno dei film con le vendite maggiori del 1996.

Scream (1996) on IMDb