Category: Film dal 2010 al 2019


Locandina Educazione siberiana

Un film di Gabriele Salvatores. Con Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Jonas Trukanas, Vitalji Porsnev. Drammatico, durata 110 min. – Italia 2013. – 01 Distribution uscita giovedì 28 febbraio 2013. MYMONETRO Educazione siberiana * * 1/2 - - valutazione media: 2,83 su 95 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Oltre il fiume Nistro’ vive una comunità singolare che educa i propri figli al crimine. Onesti con i più deboli e feroci con esercito e polizia, i siberiani pregano dio e impugnano armi, predicando una violenza regolata da prescrizioni. Il crollo del Muro e del regime sovietico altera gli equilibri del loro mondo, corrotto rapidamente dall’aria dell’Ovest. Nel passaggio epocale che confronta e poi scontra la Tradizione col cambiamento nascono e crescono Kolima e Gagarin, amici per la pelle e amici nel sangue. Ispirati e armati di picca da nonno Kuzja, vengono iniziati alle rapine e alla condivisione ‘comunitaria’ della refurtiva. Perché i siberiani non rubano per arricchirsi ma per sostenere la loro piccola società, premurosa con gli anziani e coi ‘voluti da Dio’ come Xenja, giovane donna affetta da demenza. Figlia del medico locale, la ragazza è protetta da Kolima che ne è profondamente innamorato. Finito in carcere, ha sublimato quel sentimento in un tatuaggio, una tecnica di decorazione corporale che impara e affina sulla pelle dei galeotti. Diversi tatuaggi dopo, nonno Kuzja provvede alla sua scarcerazione per affidargli una missione importante, trovare l’uomo che ha abusato e picchiato la sua Xenja. Sarà l’inizio di una lunga caccia che lo costringerà ad arruolarsi nell’esercito, infrangendo codici e tradizioni.
Autore cult degli anni Ottanta e Novanta, a partire dal 2000 Gabriele Salvatores si lascia alle spalle la ‘sindrome da Peter Pan’, che caratterizzava quasi tutto il suo cinema precedente, per tentare la strada più ardua del film non generazionale ma teso a raccontare l’incontro fra generazioni. Sperimentatore di nuove tecniche e nuovi possibili modelli di rappresentazione, negli anni zero infila la strada della trasposizione, traducendo con esiti oscillanti (e qualche volta discutibili) due romanzi di Niccolò Ammaniti (Io non ho paura, Come Dio Comanda), il noir di Grazia Verasani (Quo Vadis, Baby?) e la pièce teatrale di Alessandro Genovesi (Happy Family).
Educazione siberiana non fa eccezione e va a ingrossare le fila degli adattamenti. Dopo una commedia felice, che recupera e ricongiunge Diego Abatantuono e Fabrizio Bentivoglio, il regista milanese adatta “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin, autore russo che scrive in lingua italiana. Con la partecipazione di Rulli e Petraglia, Salvatores toglie al romanzo tutto quello che non asseconda la sua intuizione originale, abusando di un testo densissimo e perdendo l’alterità narrata da Lilin. Legittimo per quanto autoritario, l’intervento dei celebri sceneggiatori normalizza, meglio spersonalizza una comunità criminale siberiana radicata nella Tradizione e impattata dalla modernizzazione globale.
Mischiando, scambiando, omettendo o esaltando personaggi, Rulli e Petraglia decontestualizzano i protagonisti riorganizzandoli dentro una storia altra e prossima alla ‘gioventù’ già ampiamente trattata al suo ‘meglio’ (La meglio gioventù) e al suo ‘peggio’ (Romanzo criminale). I ‘bravi ragazzi’ di Lilin finiscono per galleggiare su una superficie fragile come il ghiaccio che inframezza le sequenze, in cui si contrappongono due bad guy e due modi diversi di stare nel mondo, l’uno vorrebbe conservarlo e trasmetterlo, l’altro rubarne un pezzetto con la smania di chi vuole tutto subito.
Semplificato e stravolto, Educazione siberiana si incanala verso un disegno di virtuosismi che non affondano mai, ritirandosi dal confronto con le pagine di Lilin e sclerotizzando lo sguardo su corpi privi di carne e di sangue. Personaggi mai attraversati dalle passioni e il cui destino ci risulta indifferente. Nemmeno la furia finale di Kolima, tesa a ristabilire verità e giustizia (criminale), risarcendo l’innocente, ci può emozionare. Gli attori, un cast giovanissimo e puntuale governato da un John Malkovich di ieratica grandezza, soffrono una narrazione resistente all’onore, al culto della violenza e alla formazione (criminale). La tentazione di un affresco storico-sociale della Russia attraverso la figura del criminale rimane un tentativo interessante che elude tuttavia il senso più profondo della forza e della sopraffazione, della sorte degli innocenti e dei predestinati, dell’incisione dell’ ‘io’ sui corpi raffigurati da Lilin come fossero libri. Corpi coperti di tatuaggi e arabeschi del passato che individuano le persone, le inquadrano e le rappresentano in una gerarchia criminale.

Deadly Code (2013) on IMDb

Regia di Sofia Coppola. Un film con Stephen DorffElle FanningChris PontiusSimona VenturaNino FrassicaPhilip PavelCast completo Genere Drammatico, – USA2010durata 98 minuti. Uscita cinema venerdì 3 settembre 2010 distribuito da Medusa. – MYmonetro 2,95 su 14 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

4° film, anche scritto e prodotto, dalla californiana Coppola, figlia di F. Ford che ne è produttore esecutivo. Nel famoso hotel Chateau Marmont di Hollywood, Johnny Marco, divo del cinema d’azione, passa giorni e notti tra apparizioni pubbliche, festini di alcol e droga, fortuiti rapporti sessuali, casuali giri su una Ferrari. Quando la moglie, separata, gli lascia la figlia 11enne Cleo, con lei ha un tenero rapporto quasi alla pari. Imperniata su Marco e in gran parte ambientata nell’hotel con attori poco noti, l’azione comincia e termina in un deserto. Racchiude un labirinto di solitudini, compresa quella di Marco, alienato da una sorta di adolescenza ritardata. È sempre somewhere , da qualche parte, altrove. È un film di fragilità, incertezze, sguardi, poche parole, variazioni minime, frammenti, in bilico tra ritratto di un personaggio e descrizione critica di un ambiente, che spiega la disparità delle accoglienze critiche a Venezia 2010 dove vinse un contestato Leone d’oro. Ricco di ricordi autobiografici, è “un film libero” (L. Malavasi), ma anche anemico, abilmente intessuto di luoghi comuni.

 Somewhere
(2010) on IMDb
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The Big Bang Theory è una sitcom statunitense ideata da Chuck Lorre e Bill Prady e prodotta dalla Warner Bros. Television in collaborazione con la Chuck Lorre Productions. L’episodio pilota è andato in onda il 24 settembre 2007 sul canale CBS.
PasadenaLeonardSheldonHoward e Raj sono quattro brillanti giovani i quali lavorano insieme al California Institute of Technology. La grande intelligenza ne fa tra le menti più valide del Paese, ma di contro li rende socialmente degli inetti: il loro legame d’amicizia è infatti cementato dalla rispettiva condizione di nerd e geek. Fuori dal lavoro il tempo libero dei quattro trascorre principalmente tra la lettura di fumetti, partite a videogame e giochi di ruolo, e la visione di film e serie TV a tema fantascienza e supereroi; l’assenza di ragazze è sempre stata una costante nelle loro vite.
Questa scialba routine cambia radicalmente quando Penny, una ragazza di provincia giunta in California per coltivare il sogno di diventare attrice, diventa la nuova vicina di pianerottolo di Sheldon e Leonard. La ragazza, bella ed esuberante, e della quale Leonard si innamora a prima vista, è l’esatto opposto dei quattro amici; lo strano e complicato mondo dei ragazzi finisce ben presto per scontrarsi con quello semplice e superficiale di Penny, e le loro tranquille esistenze ne risultano inevitabilmente stravolte.

 The Big Bang Theory
(2007) on IMDb

Un film di Ruben Östlund. Con Johannes KuhnkeLisa Loven KongsliClara WettergrenVincent WettergrenKristofer Hivju.  Titolo originale Force MajeureDrammatico,Ratings: Kids+16, durata 118 min. – Francia, Danimarca, Germania 2014. – Teodora Film uscita giovedì 7 maggio 2015MYMONETRO Forza maggiore * * * - - valutazione media:3,01 su 29 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Tomas va in vacanza sulle Alpi francesi con la moglie Ebba, i 2 figli e una coppia di amici. Durante un pranzo sulla terrazza di un rifugio, una valanga sembra sul punto di travolgere tutti quanti. La gente fugge, Tomas con loro, mentre Ebba protegge i figli e si rifugia con loro sotto un tavolo. L’episodio scatena una crisi nella coppia. Partendo da un’idea forte – come reagiscono gli essere umani di fronte a una improvvisa situazione di pericolo? – Östlund – uno dei più interessanti talenti del cinema europeo – sviluppa un’analisi psicologica dei personaggi con una profondità e un’ironia rare e molto originali, senza perdere un colpo e senza annoiare mai, offrendo interessanti spunti di riflessione allo spettatore sulla natura umana, sui ruoli dell’uomo e della donna all’interno della famiglia e nella società. Premiato a Cannes a “Un Certain Regard”.

 Forza maggiore
(2014) on IMDb
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Un film di Bennett Miller. Con Brad Pitt, Jonah Hill, Robin Wright, Philip Seymour Hoffman, Chris Pratt. Titolo originale Moneyball. Drammatico, durata 126 min. – USA 2011. – Warner Bros Italia uscita venerdì 27 gennaio 2012. MYMONETRO L’arte di vincere * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su 44 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Gli Oakland Athletics sono una buona squadra di baseball che però non può competere con i budget stratosferici di squadre come ad esempio i New York Yankees. Quando al termine di una buona stagione il general manager Billy Beane si vede portar via i suoi tre migliori giocatori,la loro sostituzione diventa impossibile, soprattutto con i pochissimi soldi a disposizione. A questo punto però Beane incontra Peter Brand, giovane laureato in economia che gli dimostra come si possa costruire una squadra vincente basandosi sulle statistiche invece che sui nomi altisonanti. Beane abbraccia la filosofia del ragazzo e rifonda la squadra con nomi sconosciuti o apparenti scarti, lasciando basiti tutti i collaboratori degli Oakland Athletics, compreso l’allenatore Art Howe. All’inizio le cose non sembrano funzionare, ma pian piano il “sistema” messo in piedi da Beane Brand comincia a dare frutti insperati…

 L'arte di vincere
(2011) on IMDb

Regia di Kore’eda Hirokazu. Un film Da vedere 2018 con Lily FrankySakura AndôMayu MatsuokaKirin KikiJyo Kairi, Miyu Sasaki, Kengo KoraCast completo Titolo originale: Shoplifters. Genere Drammatico, – Giappone2018durata 121 minuti. Uscita cinema giovedì 13 settembre 2018 distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 4,07 su 22 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In un umile appartamento vive una piccola comunità di persone, che sembra unita da legami di parentela. Così non è, nonostante la presenza di una “nonna” e di una coppia, formata dall’operaio edile Osamu e da Nobuyo, dipendente di una lavanderia. Quando Osamu trova per strada una bambina che sembra abbandonata dai genitori, decide di accoglierla in casa.

La famiglia, per definizione, non si sceglie. O forse la vera famiglia è proprio quella che si ha la rara facoltà di scegliere. Libero arbitrio parentale: un tema niente affatto nuovo nel cinema di Kore-eda Hirokazu, dallo scambio di figli di Father and Son alla sorellanza estesa di Little Sister.

Ma Un affare di famiglia percorre solo in apparenza binari antichi, nascondendo una differente declinazione della materia, che guarda al sociale come l’autore non faceva dai tempi di Nessuno lo sa. In un’opera brutalmente separata in due atti, che lavora molto sul dialogo con lo spettatore. Il primo segmento sembra esaudire appieno le aspettative di quest’ultimo, introducendolo a un gruppo di ladruncoli che, per interesse prima e per affetto poi, si ritrova a festeggiare un colpo, simulando di avere dei rapporti effettivi di parentela. Tutto sembra procedere nella direzione più attesa, sino alla svolta narrativa che riapre il vaso di Pandora e rimette tutto in discussione. “Buoni”, “cattivi”, giusto e sbagliato, diventano concetti ribaltati sullo spettatore e sui suoi dubbi, con una padronanza della narrazione – già intravista nel “rashomoniano” The Third Murder – che guarda al relativismo di Kurosawa Akira, ancor più che al consueto termine di paragone di Ozu.

Kore-eda è ormai talmente padrone della propria poetica, elaborata attraverso una lunga e pregevole filmografia, da poterne disporre a piacimento, rivoltandola come un guanto per offrire nuovi punti di vista, nuove ricerche di verità.

Il conflitto tra legge morale e legge sociale trasforma i toni quasi da commedia della rappresentazione della famiglia fittizia in un dramma colorato di nero, che colpisce come una sferzata, dopo aver aperto il cuore al sentimento. Lo scontro tra legge e natura raggiunge il suo apice nell’epilogo di Un affare di famiglia, dimostrando l’invincibilità della prima – che ostruisce la costruzione di un modello alternativo – ma ribadendo con forza le ragioni della seconda.

Shoplifters (2018) on IMDb

Regia di Ethan CoenJoel Coen. Un film Da vedere 2016 con Josh BrolinGeorge ClooneyAlden EhrenreichRalph FiennesScarlett JohanssonCast completo Titolo originale: Hail, Caesar!. Genere Commedia nera, – USA2016durata 106 minuti. Uscita cinema giovedì 10 marzo 2016 distribuito da Universal Pictures. – MYmonetro 3,27 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

1951, teologia e comunismo a Hollywood. E tante risate. Un produttore cattolico (Brolin in formissima, fusione di 2 pezzi da 90 della Hollywood degli anni d’oro: Eddie Mannix, vicepresidente della M-G-M, e il suo capo ufficio stampa Howard Strickling) manda abilmente avanti e preserva l’illusione di quella fabbrica di sogni che è Hollywood. Nell’arco di una giornata, si destreggia tra la repressione morale, lo sconvolgimento socio-politico, la black list di McCarthy, e riconduce sulla retta via le star sotto contratto del suo Studio. Lo scopo è evitare scandali da prima pagina (deliziosa Swinton nel doppio ruolo di reporter). Clooney è un centurione romano convertito sotto la croce di Cristo nella produzione Ave, Cesare! La Johansson fa il verso a Esther Williams in La ninfa degli antipodi , mentre Tatum danza sulle orme di Gene Kelly. I Coen hanno fabbricato una commedia spensierata. Un’ironia colta con memorabili citazioni rende omaggio alla produzione cinematografica degli anni d’oro di Hollywood. Un’ironia dissacrante prende in giro un’epoca che non c’è più con quella catena di montaggio di film in costume… da bagno, da cowboy, da ballerino, da antico romano… dove l’atmosfera surreale di metacinema è resa magicamente da una assortita galleria di personaggi irresistibili e (con)vincenti. Come per i loro film passati, i 2 fratelli utilizzano una voce fuori campo (Michael Gambon) per dare una brezza fiabesca.

Hail, Caesar! (2016) on IMDb
Poster A proposito di Davis

Un film di Joel Coen, Ethan Coen. Con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Ethan Phillips, Robin Bartlett. Titolo originale Inside Llewyn Davis. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 105 min. – USA, Francia 2013. – Lucky Red uscita giovedì 6 febbraio 2014. MYMONETRO A proposito di Davis * * * 1/2 - valutazione media: 3,73 su 99 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


C’era una volta la capitale indiscussa del folk, quel Greenwich Village a partire dal quale Bob Dylan avrebbe cambiato la storia della musica. Ma questa storia comincia prima, quando la musica folk è ancora inconsapevolmente alla vigilia del boom e i ragazzi che la suonano provengono dai sobborghi operai di New York e sono in cerca di una vita diversa dalla mera esistenza che hanno condotto i loro padri. Llewyn Davis è uno di questi, un musicista di talento, che dorme sul divano di chi capita, non riesce a guadagnare un soldo e sembra perseguitato da una sfortuna sfacciata, della quale è in buona parte responsabile.
Anima malinconica e caratteraccio piuttosto rude, Llewyn è rimasto solo, dopo che l’altra metà del suo duo ha gettato la spugna nel più drastico dei modi, e ha una relazione conflittuale con il successo, condita di ebraici sensi di colpa, purismo artistico e tendenze autodistruttive. Appartiene alla categoria più fragile e più bella dei personaggi usciti dalla mente dei fratelli Coen, come Barton Fink o Larry Gopnik (A serious man), così come il film appare immediatamente come il ritorno ad un progetto più intimo rispetto all’ultimo Il Grinta. E tuttavia A proposito di Davis, nei confini di uno spazio limitato a pochi ambienti (l’unica possibilità di fuga si rivela un altro fallimento) e di una sola settimana di tempo (arrotolata in una circolarità tipicamente coeniana), è una celebrazione dell’arte – della musica, ma anche e più che mai del cinema – amara e sentita, tutt’altro che contenuta.
Per quanto il lavoro di rievocazione storica dell’ambiente musicale e degli ambienti in generale (è il 1961, l’anno di Colazione da Tiffany, qui omaggiato dalle finestre che si aprono sulle scale antincendio e da un gatto senza nome, destinato a riuscire nell’impresa giusto per far sentire Llewyn ancora più perdente) sia uno dei protagonisti indiscussi del film, è in un una scena molto diversa che si nasconde il suo cuore. Su un palco in penombra, senza appigli che non siano una sedia e una chitarra, e ad un certo punto più nemmeno quest’ultima, Llewyn canta la sua struggente ballata per il produttore. È un momento di emozione pura, al termine del quale, il potente interlocutore guarda il protagonista e sentenzia: non si fanno soldi con quella roba. E in questa chiusa comica e micidiale, i Coen dicono tutto, dell’arte e dell’industria, forse anche del loro stesso film, con la consueta ironia e il consueto cinismo.
Ispirato in parte al memoir del folk singer Dave Van Ronk (“The Mayor of MacDougal Street), A proposito di Davis è anche una piccola summa del cinema precedente dei fratelli di Minneapolis, fatto di incontri enigmatici, facce incredibili, bizzarre riunioni canore attorno ad un microfono, tragicomici doppi. Perché in due è meglio.

Inside Llewyn Davis (2013) on IMDb
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Locandina italiana Dheepan - Una nuova vita

Un film di Jacques Audiard. Con Vincent Rottiers, Marc Zinga, Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan.Titolo originale Dheepan. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 109 min. – Francia2015. – Bim Distribuzione uscita giovedì 22 ottobre 2015. MYMONETRO Dheepan – Una nuova vita * * * - - valutazione media: 3,25 su 24 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dheepan deve fuggire dalla guerra civile dello Sri Lanka e per farlo si associa con una donna e una bambina. I tre si fingono una famiglia e riescono così a scappare e rifugiarsi nella periferia di Parigi. Anche se non parlano francese nè hanno contatti. Trovati due lavori molto semplici (guardiano tuttofare e badante) i due scopriranno la vita da periferia, le bande e le regole criminali che vigono nel posto che abitano. Quando arriverà inevitabile lo scoppio della violenza e degli spari occorrerà prendere una decisione, se rimanere insieme o separarsi.
Qualsiasi storia nel cinema di Audiard per raggiungere il paradiso del sentimentalismo, quella punta emotiva che suscita nello spettatore l’irrazionale sensazione di partecipazione alle vicende dei personaggi, deve passare per l’inferno della violenza. Come se le due forze fossero inscindibili nei suoi film si attraggono a vicenda: gli atti violenti o criminali chiamano amore e ogni amore per concretizzarsi prima o poi richiede di essere legittimato dalla violenza, altrimenti sembra non poter essere davvero tale.
Destinato a mettere a confronto e a sovrapporre questi due estremi, questa volta Audiard decide di eliminare ancora più del suo solito il primo livello di comunicazione. I protagonisti di Dheepan fanno molta fatica a parlarsi, non solo spesso non si capiscono per problemi di lingua ma anche quando parlano lo stesso idioma è come se non riuscissero ad essere chiari gli uni con gli altri. In un cinema in cui l’unica legge che conta è quella dei corpi, strusciati o impattati, non sarà mai con le parole che si potrà risolvere qualcosa, in storie in cui l’unica verità è quella espressa dagli istinti non è con il ragionamento che si può cambiare la propria vita.
I protagonisti di Dheepan hanno solo i fatti e le azioni per spiegarsi ma per Audiard bastano e avanzano. Il regista non teme di scrivere una scena di dialogo, forse la più bella ed intensa del film, tra due persone che parlano ognuno una lingua che l’altro non conosce, eppure sembrano stranamente sulla stessa lunghezza d’onda. Si tratta forse dell’unico momento nel film in cui si intravede un lampo della capacità quasi ottocentesca che quest’autore ha di raccontare gli uomini attraverso lo stordimento.
Questa volta la riluttanza con cui il protagonista cerca di non farsi trascinare in un mare di efferatezza e di scegliere di costruire il suo opposto con una donna sembra però meno potente del solito. Coadiuvato da due interpreti decisamente meno abili e virtuosi di quelli cui Audiard ci ha abituato e caratterizzati con molta meno umanità del solito, il suo ultimo film appare come il più lieve, quello che con più difficoltà riesce ad accendere un fuoco sfregando i legnetti del suo arsenale.
Dall’altra parte però Dheepan involontariamente conferma cosa sia ad attirarci verso questa storia e questo stile di racconto, anche quando meno riuscito. Si tratta della continua esistenza di un rumore di fondo tetro, la netta sensazione che in ogni momento emotivo esista una sottile paura della morte, la consapevolezza che tutta la passione mostrata possa prendere la strada del sangue come quella dell’amplesso e forse non esiste differenza.
Del resto nell’inferno del palazzone grigio e indifferente in cui si svolge il film si consumano sparatorie e guerre fra bande nelle quali striscia la possibilità di tramutare una famiglia finta in famiglia vera. L’ultima possibile eredità del cuore pulsante del noir (inseguire un amore nei luoghi e nelle situazioni che rendono più difficile rimanere vivi) è forse davvero questa.

Dheepan (2015) on IMDb
Breaking Bad - Serie TV (2008) - MYmovies.it

Breaking Bad – Reazioni collaterali (Breaking Bad) è una serie televisiva statunitense ideata da Vince Gilligan e trasmessa dall’emittente via cavo statunitense AMC dal 20 gennaio 2008. In Italia va in onda in prima visione sul canale satellitare AXN e in chiaro su Rai 4.
La serie ha ricevuto ottime recensioni da parte della critica, principalmente per la sceneggiatura, la regia e le interpretazioni di Bryan Cranston ed Aaron Paul; ha vinto numerosi premi, tra cui sei Emmy Award, cinque Satellite Award, tre Saturn Award, tre WGA Award e due TCA Award.
Walter White è un insegnante di chimica al liceo, marito di una moglie incinta e padre di un ragazzo disabile trascorre la sua vita da americano medio, nell’apatia della routine quotidiana quando una notizia terribile sconvolge la sua vita. Walter infatti scopre di avere un cancro inoperabile ai polmoni. Questa scoperta accende come una scintilla in lui convincendolo ad uscire dagli schemi del bravo cittadino e ad impiegare le sue conoscenze in campo chimico per far soldi sintetizzando metanfetamina.​

 Breaking Bad - Reazioni collaterali
(2008) on IMDb

I minisode vanno guardati tra la prima e la seconda stagione

The Smell of Us: Amazon.it: Ionesco, Lukas, Rouxel, Diane, Cholbi, Theo,  Clark, Larry, Ionesco, Lukas, Rouxel, Diane: Film e TV

Regia di Larry Clark. Un film con Dominique Frot, Christophe Beudet, Jean-Christophe Quenon, Valérie Maës, Philippe Rigot, Valentin Charles, Terin Maxime, Adrien Binh Doan, Ben Yaiche Ryan, Hugo Behar-Thinières, Diane RouxelCast completo Genere Drammatico – Francia2014, Valutazione: 1,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Gruppo di skater in un esterno: a Parigi le vite di Mat, Pacman, Marie e soci sono segnate dal bisogno di soldi e da ciò che si è disposti a fare per averli. Molti di loro scelgono la strada della prostituzione, perdendosi in una spirale nichilista e autolesionista.

The Smell of Us (2014) on IMDb
Locandina italiana The Tree of Life

Un film di Terrence Malick. Con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Fiona Shaw, Joanna Going. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 138 min. – India, Gran Bretagna 2011. – 01 Distribution uscita mercoledì 18 maggio 2011. MYMONETRO The Tree of Life * * * - - valutazione media: 3,36 su 251 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Texas, anni Cinquanta. Jack cresce tra un padre autoritario ed esigente e una madre dolce e protettiva. Stretto tra due modi dell’amore forti e diversi, diviso tra essi per tutta la vita, e costretto a condividerli con i due fratelli che vengono dopo di lui. Poi la tragedia, che moltiplica le domande di ciascuno. La vita, la morte, l’origine, la destinazione, la grazia di contro alla natura. L’albero della vita che è tutto questo, che è di tutte le religioni e anche darwiniano, l’albero che si può piantare e che sovrasta, che è simbolo e creatura, schema dell’universo e genealogia di una piccola famiglia degli Stati Uniti d’America, immagine e realtà.
L’attesa della nuova opera di uno degli sguardi più dotati e personali dell’arte cinematografica è ricompensata da un film tanto esteso, per la natura dei temi indagati, quanto essenziale. Popolato persino da frasi quasi fatte, che la genialità del regista riesce a spogliare di ogni banalità e a resuscitare al senso. Malick parla la sua lingua inimitabile, le cui frasi sono composte di immagini (tante, in quantità e qualità) e di parole (molte meno) in una combinazione unica, senza mai pontificare. Si ha più che mai l’impressione che con questo film, che parla a tutti, universalmente, non gli interessi comunicare per forza con nessuno, ma farlo innanzitutto per sé.
Testimone di una capacità rara di sapersi meravigliare, ha realizzato un film che non si può certo dire nuovo ma nel quale Terrence Malick si ripete come si ripropone il bambino nell’uomo adulto, per “essenza” vien da dire: ci si può vedere la maniera o, meglio, ci si può vedere l’autore.
Del film si mormorava addirittura che avrebbe riscritto la storia del cinema e in un certo senso The Tree of Life fa anche questo, senza inventare nulla ma spaziando dall’uso di un montaggio emotivo da avanguardia del cinema degli esordi ad una sequenza curiosamente molto vicina al finale del recentissimo Clint Eastwood, Hereafter. Il confronto, però, scorretto ma tentatore, non si pone: la passeggiata di Malick in un’altra dimensione è potente e infantile come può esserlo solo il desiderio struggente che nutre il bambino di avere tutti nello stesso luogo, in un tempo che contenga magicamente il presente e ogni età della vita. Ecco allora che il film non sarà nuovo ma rinnova, ritrovando un’emozione primigenia, fondendo ricordo e speranza. L’ultimissima immagine non poteva che essere un ponte.

The Tree of Life (2011) on IMDb

I dieci comandamenti è stato uno spettacolo televisivo ideato e condotto da Roberto Benigni, andato in scena dal Palastudio di Cinecittà su Rai 1, trasmesso in onda in diretta il 15 e 16 dicembre 2014 e riproposto in replica su Rai 5 il 25 dicembre successivo. È dedicato alla lettura dei dieci comandamenti, con l’obiettivo di riuscire a spiegare in maniera chiara e semplice il significato delle tavole che, secondo la BibbiaDio diede a Mosè.

La trilogia Unbreakable , [1] conosciuta anche come la trilogia di Eastrail 177 , è un thriller di supereroi americani e una serie di film horror psicologici . [2] I film sono stati scritti, prodotti e diretti da M. Night Shyamalan . La trilogia è composta da Unbreakable (2000), Split (2016) e Glass (2019).

L’intero franchise presenta il personaggio David Dunn . La serie è stata notata per le sue differenze rispetto ai film di supereroi più tradizionali, con il lavoro di Shyamalan definito “il primo universo di supereroi condiviso d’ autore “. È il primo franchise di supereroi scritto e diretto da una persona, rispetto ad altri film popolari del genere. [3] Shyamalan ha notato che sebbene sia basato sui supereroi dei fumetti e si riferisca ai fumetti, in realtà non è derivato dal materiale dei fumetti stesso. [4] In contrasto con la maggior parte dei film sui supereroi, la serie è anche generalmente radicata nella realtà, [5] ed è vista come una decostruzione del genere dei supereroi. [6]La serie è quindi considerata una versione unica del genere dei supereroi. [7]

Il regista ha affermato che i film sono storie di origini di persone con doni unici, con l’intento di riconoscere che ogni persona ha qualcosa di speciale in loro. Unbreakable è stato etichettato come il primo film di supereroi con i piedi per terra , [8] mentre Split è stato definito la prima storia di origine di un supercriminale solista , [9] e il primo sequel stealth di Hollywood.

 Unbreakable - Il predestinato
(2000) on IMDb

Regia di Woody Allen. Un film Da vedere 2019 con Timothée ChalametElle FanningSelena GomezJude LawDiego LunaLiev SchreiberCast completo Titolo originale: A Rainy Day in New York. Genere Commedia, – USA2019durata 92 minuti. Uscita cinema giovedì 28 novembre 2019 distribuito da Lucky Red. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,50 su 40 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Una giovane coppia giunge a Manhattan per un weekend di lavoro. Lei è un’ingenua giornalista che deve intervistare un celebre regista, lui un attore che vuole approfittare delle riprese di un film per vivere nuove avventure. Toccherà per prima alla ragazza resistere alla tentazione del tradimento, sedotta dal suo maturo interlocutore, mentre per il compagno il set si rivelerà un succedersi di frustrazioni sentimentali. E intanto la pioggia cade e rende più facile scordare le promesse…

A Rainy Day in New York (2019) on IMDb

Regia di Nuri Bilge Ceylan. Un film Da vedere 2011 con Yilmaz ErdoganTaner BirselAhmet Mümtaz TaylanMuhammet UzunerFirat Tanis. Titolo originale: Bir zamanlar Anadolu’da. Genere Drammatico, – Turchia2011durata 150 minuti. Uscita cinema venerdì 15 giugno 2012 distribuito da Parthénos. – MYmonetro 3,49 su 19 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

6° LM di Ceylan e, dopo Uzak (2003), il 2° che vince il Grand Prix du Jury a Cannes 2011. L’Anatolia è un altopiano stepposo di circa 500 000 kmq, quasi 200 000 in più del territorio italiano. I primi 90 dei 157 minuti di questo poliziesco si svolgono al buio, illuminato dalla splendida fotografia di Gökhan Tiryaki. Dal tramonto a notte fonda 2 auto e una jeep percorrono le strade non asfaltate dell’altopiano. Un magistrato, un medico legale e 9 poliziotti scortano 2 uomini che, ubriachi, hanno sepolto in un luogo imprecisato un loro amico. Cercano il cadavere. Dai dialoghi apparentemente banali emergono aspetti oscuri del delitto. Coprodotto e scritto dal regista con Ebru Ceylan e Ercan Kesal, offre molti spunti interessanti: un’autopsia in tempo reale; un’apparizione magica; il tema del suicidio come punizione. Distribuisce Parthénos.

 C'era una volta in Anatolia
(2011) on IMDb

Regia di Pawel Pawlikowski. Un film Da vedere 2013 con Agata KuleszaAgata TrzebuchowskaJoanna KuligDawid OgrodnikAdam SzyszkowskiCast completo Genere Drammatico, – PoloniaDanimarca2013durata 80 minuti. Uscita cinema giovedì 13 marzo 2014 distribuito da Parthénos. – MYmonetro 3,96 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La vicenda si svolge all inizio degli anni ’60, nella grigia e soffocante Polonia dove vige stabilmente il regime comunista. Anna è una giovane novizia in attesa di diventare suora a tutti gli effetti. Vive serenamente in un convento isolato dove, essendo orfana, è stata portata in tenerissima età, durante la II Guerra Mondiale. Poche settimane prima di prendere i voti, invitata insistentemente dalla Madre Superiora, si reca a Varsavia per incontrare la sua unica parente conosciuta, la zia Wanda, che, durante il passato, non si è mai messa in contatto con lei. Quando arriva nell’appartamento della zia, si trova di fronte una cinquantenne single, intellettuale elegante e disinvolta, ma visibilmente disillusa, al limite del cinismo. Wanda appartiene all’elite del regime, essendo un magistrato, con un passato di combattente nella Resistenza antinazista e di militante del partito. È una donna che nasconde una grande sofferenza, compensando con un’attiva vita sessuale con vari partner e con il consumo di alcoolici. In breve racconta ad Anna una tremenda verità familiare: la futura suora è in realta di razza ebrea ed era una bambina chiamata Ida. Durante la guerra, la famiglia si era rifugiata nella loro piccola fattoria, ed era stata “aiutata” da alcuni contadini polacchi. Poi i genitori di Anna sono stati uccisi in circostanze misteriose. Wanda convince la nipote a recarsi dove avevano vissuto i suoi genitori per cercare di scoprire le circostanze della loro scomparsa. Per alcuni giorni le due donne vivono insieme. Anna sperimenta la novita della vita ordinaria, i piccoli piaceri e le miserie morali degli uomini.

Ida (2013) on IMDb

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Transformers è una serie di film statunitensi di fantascienza e azione diretti da Michael Bay, basati sui Transformers, giocattoli e serie animate della Hasbro e Takara Tomy degli anni ’80.

La serie è stata distribuita dalla Paramount Pictures (solo negli Stati Uniti, in Italia dalla Universal Pictures) e DreamWorks (solo i primi due capitoli) e prodotta da Lorenzo di Bonaventura, Ian Bryce, Tom DeSanto e Don Murphy. La serie di film vede i protagonisti, sia umani che Transformers, cambiare di volta in volta eccezion fatta per i personaggi principali della serie: Optimus Prime e Bumblebee.

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Transformers (2007) on IMDb

Regia di Wes Anderson. Un film Da vedere 2009 con George ClooneyMeryl StreepJason SchwartzmanBill MurrayWallace WolodarskyCast completo Genere Animazione, – USAGran Bretagna2009durata 88 minuti. Uscita cinema venerdì 16 aprile 2010 distribuito da 20th Century Fox Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti – MYmonetro 3,60 su 18 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il signor e la Signora Fox vivono pacifici col figlioletto Ash e il nipotino Kristofferson, loro ospite, dentro un grande albero in cima alla collina che fronteggia gli stabilimenti dei più cattivi contadini della zona: Boggis, Bunce e Bean. Ma la natura selvatica del signor Fox gli impedisce di trovare soddisfazione come giornalista e lo spinge a cercare di far fessi i tre uomini e a saccheggiare i loro depositi. La vendetta è veloce e spietata e mette a repentaglio non solo la sua amata famiglia ma tutti gli animali del sottosuolo. Mr Fox dovrà elaborare dunque un nuovo e geniale piano per trarre tutti d’impaccio.

Fantastic Mr. Fox (2009) on IMDb
Locandina Vitriol

Un film di Francesco Afro De Falco. Con Yuri Napoli, Roberta Astuti, Gabriella Cerino, Stefano Jotti, Leonardo Bilardi Thriller, durata 80 min. – Italia 2012. – Salvatore Mignano Communication uscita giovedì 15 novembre 2012. MYMONETRO Vitriol * * * - - valutazione media: 3,05 su 24 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Vitriol è il primo lungometraggio di Francesco Afro De Falco, giovane autore napoletano che ha firmato corti e documentari primi di approdare a quest’opera più matura. Lola Verdis, la protagonista, è una giovane laureanda in architettura presso l’Università Federico II di Napoli. Lola sta preparando la tesi, ma le ricerche e la raccolta del materiale la portano lontano, alla scoperta di misteri occulti che riguardano la Napoli segreta e massonica. Il ritrovamento di un oggetto misterioso condurrà ad una concatenazione di scoperte sempre più sconcertanti su un antico ordine esoterico realmente esistito nella Napoli borbonica (l’Ordine Osirideo Egizio). Lola inizia le ricerche grazie all’aiuto del suo amico Davide, grande esperto di esoterismo e massoneria. I due vanno alla scoperta dei luoghi misteriosi dove l’ordine si riuniva in segreto – luoghi disseminati di simbologia esoterica – finché la ricerca si fa sempre più difficile e rischiosa. I due procedono attraverso la registrazione filmica di tutti i reperti, e di tutti i momenti di investigazione.
Il film ha uno stile fra il realistico, la presa diretta, e la ricostruzione finzionale dei fatti in stile mokumentary. La regia gioca fra diversi piani di registrazione video creando ad hoc una confusione non fra i piani temporali del racconto, quanto fra i piani dell’immagine e della sua veridicità: ingarbugliando così le immagini riprese dalle videocamera di Lola e Davide usata sui luoghi, i material video rivisti al pc, la registrazione di Lola mentre racconta ad una terza persona cosa è in realtà successo: il suo amico Davide è misteriosamente scomparso. I diversi livelli di immagine si aprono uno sull’altro, quasi una mise en abyme della realtà stessa. Tuttavia il racconto, partito su un soggetto già complesso e lacunoso, si perde in uno stile pretenzioso che non riesce ad affascinare.

Vitriol (2012) on IMDb