In un paesello vive Antonino, giovane sfaticato. Il suo problema principale è la forfora. Trova l’annuncio di un mago a Roma che promette meraviglie. 4° film di Nichetti regista, e il primo non scritto da lui, diretto su commissione. Qua e là buffo; stinto e stanco.
Nella casa milanese dove convivono Carlina, maestrina e promessa sposa, l’aspirante attrice Luisa e la nullafacente Angela, alle prese con un bimbetto depositato da un’amica in viaggio, arriva Maurizio, svegliatosi da un sonno di vent’anni. 2° film di Nichetti che ricorre – fatto raro – a un trio di giovani e pimpanti attrici e al suono in presa diretta, altra novità nel cinema italiano dell’epoca. Sono, in un certo senso, due film in uno: la commedia, puntata sulle 3 ragazze, e il film comico con i suoi strepitosi blocchi (il matrimonio in chiesa, il ricevimento di nozze, La tempesta di Shakespeare-Strehler che va a ramengo) dove l’azione fa perno sulle doti clownesche di Nichetti. Insolita ricchezza di gag visive in cui traspare la lezione del grande cinema comico muto. Finale in diminuendo, come per chiudere su una nota di malinconia questa commedia su una generazione in parcheggio tra l’adolescenza e l’età adulta. Nel 2003 restaurato ed edito in DVD.
Un ufficiale di marina va a letto con l’amante di un uomo politico. Costui uccide la ragazza, conoscendo la sua infedeltà, ma non l’identità del partner. Poi monta un’inchiesta fasulla dando l’incarico delle indagini all’ufficiale. Costui vede gli indizi accumularsi sulla sua persona ma in extremis riesce a provare la colpevolezza del senatore. Sorpresissima finale.
Il giovane Otto abbandona la vita da strada e si convince a lavorare come “recuperatore” di auto per le quali non sono state versate per intero le rate di acquisto. Un giorno, gli viene promessa una ricompensa molto alta per recuperare una Chevrolet Malibu 1964 venduta ad uno scienziato nucleare. Il lavoro non è così semplice come sembrerebbe a prima vista. Sulla macchina converge l’interesse di molte persone, alcune delle quali molto “strane”, e, a seguito di un occasionale controllo della polizia, il giovane scopre che nel portabagagli è nascosto qualcosa di estremamente pericoloso: quanti osano guardarvi dentro finiscono infatti, immancabilmente, disintegrati. L’auto ospita il corpo di un extraterrestre. E mentre agenti di misteriosi servizi segreti intendono appropriarsene, gruppi di ragazzi sbandati intendono rubarla. La Chevrolet passa di mano in mano e il giovane Otto vive una serie di pericolose avventure, blandito e torturato, perennemente in fuga. Presa confidenza con le inconsuete prestazioni della macchina, Otto decide, infine, di abbandonare tutti e decolla a razzo verso lo spazio.Girato con fantasia ed estro giovanile, il film si riallaccia idealmente alla produzione per drive-in degli anni ’50. L’ambientazione ritrae il colorito mondo suburbano delle metropoli americane, con ragazzi “metallari” spacconi e insolenti che se ne infischiano delle regole e delle autorità. Condotto come un “road movie”, ha riscosso, in America, un buon successo. Da noi lo si è visto pochissimo.
Convinto di essere un grande comico misconosciuto, giovanotto sequestra un celebre presentatore televisivo con l’aiuto di un’amichetta, squinternata e fanatica come lui, per costringerlo a dargli spazio nel suo show. Sei anni di carcere, ma va in prima pagina. De Niro sopra le righe e Lewis sotto in questa livida commedia impregnata di tristezza nera e di malinconiche riflessioni sulla paranoia, i riti tribali di massa, il feroce rampantismo della gente in TV. Un insuccesso che fa onore a Scorsese.
Tratto da un noto libro illustrato di Raymond Briggs che l’ha adattato, è la storia di due anziani coniugi che, dopo l’inizio di un conflitto mondiale, vorrebbero premunirsi dalle conseguenze di esplosioni nucleari, ma le istruzioni ufficiali sono così inette e ridicole che soccombono. Non mancano i momenti suggestivi, la grafica è insolita (disegno bidimensionale animato nell’azione con sfondi tridimensionali), il messaggio polemico non fa una piega, ma il risultato complessivo è di una prolissità verbosa. Musiche di Roger Waters (con David Bowie). Nell’edizione inglese le voci sono John Mills e Peggy Ashcroft.
Un bieco speculatore che non tiene conto del rispetto per la natura usa per i salmoni dei suoi vivai nuovi metodi genetici e produce orridi mostri che s’accoppiano con le belle del luogo producendo nefanda progenie.
Declino di una famiglia del latifondo toscano (Grosseto) che gestisce un’azienda agricola e in cui contano (e lavorano) soprattutto le donne. Grande film borghese che arricchisce il povero panorama del cinema italiano degli anni ’80 per il sapiente impasto di toni drammatici, umoristici e grotteschi, la splendida galleria di ritratti femminili, la continua oscillazione tra leggerezza e gravità, il modo con cui – senza forzature ideologiche – sviluppa il discorso sull’assenza, la debolezza, l’egoismo dei maschi. Scritto dal regista con Suso Cecchi D’Amico, Tullio Pinelli, Benvenuti e De Bernardi.
Mario, un palermitano, killer della mafia emigrato a New York, è incaricato di tornare a casa per eliminare un alto magistrato. Le cose però non andranno come previsto. A casa Mario ritrova il fratello, onesto e buono, che ha bisogno del suo aiuto per liberare dalla prostituzione la ragazza che ama. Mario gli chiede in cambio di lavorare per lui, ma il poveretto non ce la fa e mette nei guai se stesso e il fratello. Apparentemente Mario riesce a sistemare tutto, ma la mafia non perdona e lo uccide a New York, nella sua pizzeria. Un altro film denuncia sulla mafia di Damiani (autore di Il giorno della civetta), anche se meno interessante e più “popolare”. Placido dà una bella prova.
Il marchese del Grillo e duca di Bracciano, cameriere segreto di papa Pio VIII, semi-immaginario nobile di mezza età, respira male nella Roma papalina. Combina beffe e scherzi e ha un sosia nel popolano Gasparino. A Roma era un personaggio molto popolare; a 50 km nessuno sa chi è. Scritto su misura per Sordi in doppia parte, con l’azione spostata agli inizi dell’Ottocento con episodi storici poco noti. L’attore, tenuto a bada dal regista, lo interpreta in sagace equilibrio tra cinismo e intelligenza. 2° premio a Berlino. 3 Nastri d’argento: attore non protagonista (Stoppa come papa Pio VIII), scene (Lorenzo Baraldi), costumi (Gianna Gissi). Scritto con Zapponi, Benvenuti, De Bernardi, Pinelli e Sordi. Distribuzione Gaumont.
Nella “High School of the performing di Manhattan” a New York molti ragazzi fanno le audizioni per essere ammessi. I prescelti hanno quattro anni per studiare e per specializzarsi nella loro arte preferita (danza, musica, recitazione ecc.) e anche per maturare affrontando i problemi della loro vita. Alla fine del corso un grande spettacolo dimostra la loro bravura, ma diventeranno tutti famosi? Un bel musical di successo che ha ispirato la serie di telefilm.
Una ragazza sgallettata dimentica il figlio Maicol su un vagone della metropolitana milanese, ma non se ne preoccupa più di tanto. La mattina dopo il bambino le viene riportato dalla polizia. I bambini non si perdono mai. È un film duro, sgradevole, senza indulgenza per i buoni sentimenti. Parla di abbandono, disamore, solitudine, emarginazione a Milano. Brenta ha uno stile ruvido, ascetico. Non giudica: constata. E va a segno. Girato in 16 mm.
Vita, lotte e morte violenta di Rosa Luxemburg (1871-1919), cittadina tedesca che fu uno dei protagonisti della sinistra europea del primo Novecento e che della politica fece la ragione centrale dell’esistenza nonostante gli svantaggi di partenza: donna, ebrea, straniera, non bella. Rendere conto di un’esistenza durata 48 anni e di un convulso periodo storico che va dal terzo congresso (1893) dell’Internazionale socialista alla fallita insurrezione spartachista del gennaio 1919 era impresa da far tremare le vene a uno sceneggiato TV. Farlo in 2 ore di film era impossibile. Corretto, tradizionale, convenzionale per due terzi, apprezzabile nel tentativo di tenere in equilibrio privato e pubblico, emozione e ragione, il film acquista forza nella parte carceraria dove di Rosa L. emergono pazienza e ironia.
Un anno di servizio militare in una caserma del Friuli. Tra le varie vicende che s’intrecciano spicca il rapporto conflittuale tra il soldato Scanna (C. Amendola) e il tenente Fili (M. Dapporto). Sorpresa finale. Prima di Mery per sempre (1989) Risi junior aveva mostrato le sue qualità con questo film corale dolceamaro, erede della migliore tradizione della commedia italiana. Attori affiatati. Qualche sbandamento per eccesso di ambizioni.
Una nuova versione di Cenerentola. Non più remissiva ma forte e aggressiva, addirittura femminista. L’operazione, condotta dal regista attore Tennant vuole essere un’originale contaminazione fra le versioni nelle varie stagioni. Bravi gli attori, a cominciare dalla cattiva matrigna (Huston).
Un giovane e ricco wasp californiano, per entrare all’università di Harvard, si trucca da nero, sperimentando su sé stesso le gioie (!) della pelle di colore nell’America di Reagan. Il tema è serio, ma trattato nei toni della commedia alla Capra (con il melodramma dietro l’angolo). Il ritmo è sbracato e disarmonico, il glucosio abbonda ma c’è molta e bella musica nera, dai Bee Gees a Lou Reed, a Isaac Hayes.
Una coppia senza figli incontra una giovane donna, Malvina, incinta di sei mesi. Strani legami legano il terzetto. Morto l’uomo accidentalmente, Malvina mette al mondo un bambino che consegna all’amica. Come il solito nel cinema di Ferreri il contenitore scenografico della storia (una futuristica megalopoli dove coabitano Palermo, Milano, Ferrara, discoteche emiliane, supermercati lombardi) è suggestivo, ma dentro si muovono fantasmi impacciati dalle catene dell’ideologia. Fin quando mostra, funziona; quando comincia a dire, ristagna e affonda. Il solo modo di divertirsi è leggerlo in chiave di fumetto ironico-grottesco.
La storia vera delle famiglie Wetzel e Strelzyck che nel 1979 riuscirono a varcare il confine fra le due Germanie in aerostato. Disney dice la sua sul muro di Berlino. Una pattuglia di ottimi attori gli “asciuga” (in parte) una storia anche troppo sciropposa (benché autentica).
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