Un tranquillo impiegato di famiglia (Wilder) vede la sua vita sconvolta dall’incontro con una misteriosa e bellissima “signora in rosso” (Kelly LeBrock). Ha quindi l’occasione per la sua prima infedeltà coniugale, ma goffo e inesperto com’è riesce solo a ficcarsi in un sacco di guai. Si tratta di un remake del film francese Certi piccolissimi peccati, riletto in chiave americana. Wilder, nella doppia veste di regista e protagonista, confeziona novanta minuti di deciso divertimento; la presenza della fotomodella mozzafiato Kelly LeBrock e le musiche di Stevie Wonder completano un prodotto di buon intrattenimento.
Con baffi, barbetta, occhiali, travestito in varie guise, il poliziotto Da Silva (Stallone), insieme a un collega di colore, va a caccia di un pericoloso terrorista per i quartieri malfamati di New York. Prodotto di serie senza infamia e senza lode. Le sequenze di inseguimento, pur con qualche prolissità, hanno nerbo.
La storia si svolge in Irlanda del Nord ed ha come tema di fondo il conflitto nordirlandese (“The Troubles”). Il titolo del film deriva dalla descrizione dei Troubles di Bernard MacLaverty: “l’elefante nel nostro salotto“, un riferimento al clima di indifferenza generale riguardo agli evidenti problemi sociali in Irlanda del Nord. Prodotto dalla BBC Northern Ireland, fu mandato in onda per la prima volta sul canale BBC Two nel 1989. Il film fu concepito da Danny Boyle, che allora lavorava come produttore per la BBC Northern Ireland[1]. Il film, girato in 16mm, contiene pochissimi dialoghi e illustra il consumarsi di diciotto omicidi; è basato su eventi reali tratti da verbali di polizia. Il film ha chiaramente influenzato l’omonima pellicola del 2003 di Gus Van Sant sul massacro della Columbine.
Un film di Çetin Inanç. Con Cüneyt Arkin, Aytekin Akkaya, Hüseyin Peyda, Mehmet Ugur, Füsün Uçar. Fantascienza, durata 91 min. – Turchia 1982. Guerre e devastanti cataclismi hanno sgretolato il pianeta Terra al punto che alcuni suoi frammenti sono andati a disperdersi nello spazio dando forma a nuovi piccoli asteroidi. Su uno di questi mondi sconosciuti precipita il caccia spaziale dei piloti turchi Murat e Ali, danneggiato nel corso di una battaglia contro una flotta di astronavi che muove alla conquista del nostro sistema solare. I due amici, usciti sani e salvi dallo schianto, si ritrovano in un arido tavolato costellato di piramidi e sfingi identiche a quelle dell’antico Egitto e vengono accolti da un popolo che subisce la dominazione di un crudele Signore della guerra desideroso di impadronirsi dell’universo e di scoprire il segreto dell’immortalità. Gli impavidi astronauti si mettono al servizio di una bella principessa, ma Ali troverà la morte nell’epico conflitto contro le forze del Male… Çetin Inanç realizza la versione turca di Guerre stellari, intrisa di propagandistica esaltazione della cultura islamica, sulla base di un raffazzonato canovaccio piratato dalle idee e dalle sequenze del classico di George Lucas e perfino da The Wizard of Oz: uno spericolato affastellamento di avventure che esula da ogni logica narrativa ma che consente di mettere in scena carnevaleschi mostri di cartapesta e di peluche, robot dalle corazze di cartone, esibizioni gladiatorie e combattimenti alle arti marziali accompagnati da un soundtrack che ruba brani da Raiders of the Lost Ark, Moonraker, Flash Gordon, Battlestar Galactica e da altri film americani di successo. Dünyayi kurtaran adam (ovvero “L’Uomo che salvò il mondo”) è un cult del “So Bad It’s So Good”, ma è anche una concreta testimonianza del modo di fare cinema in un paese costretto a barcamenarsi tra mille difficoltà economiche e socio-politiche. Titoli internazionali: The Man Who Saves the World, Turkish Star Wars. Seguìto, nel 2006, da Dünyayi Kurtaran Adam’in oglu.
Uno studioso alla ricerca di un antico segreto esplora una oscura grotta e in qualche modo libera uno stuolo di zombie che tanto per cominciare se lo mangiano. Il conte George (Roberto Caporali) arriva all’isolata villa di famiglia assieme alla moglie Evelyn (Mariangela Giordano) e al figlio Michael (Peter Bark). Lì si sono già radunati svariati ospiti che li attendono festosamente. Manca solo il professore, anche se, dice la servitù, non c’è da preoccuparsi: altre volte si è assentato per parecchio.Invece c’è da preoccuparsi e molto perché il professore è lo studioso mangiato dagli zombie: apprendiamo infatti che stava studiando le pratiche magiche degli etruschi connesse con la sopravvivenza dei morti. Gli zombie si scatenano e danno l’assalto alla villa cominciando a nutrirsi dei vivi che devono cercare una difficile fuga. È il film famoso per la morsicatona del “figlioletto” Peter Bark alla tetta della mamma Mariangela Giordano, il quale da zombie trova il coraggio – che prima gli mancava – di realizzare il rapporto edipico latente. Puro delirio con dialoghi ridotti ai minimi termini, ma comunque irresistibili (“Non ha più il volto di un uomo”, “È come corroso dal tempo”, si dice di uno zombie; “Chi siete? Che cosa volete?”, chiede educatamente George, vedendone un altro particolarmente decomposto marciargli contro). Zombie adeguatamente cadaverici e incombenti realizzati piuttosto bene da Gino De Rossi e Rosario Prestopino. Grandi mangiate di interiora e inseguimenti a non finire. Cast terribile: si salva Mariangela Giordano. Prodotto da Gabriele Crisanti e sceneggiato da Piero Regnoli, è diventato a suo modo un cult.
Diario di bordo di un esploratore (Snaporaz = Mastroianni = Fellini) nel suo viaggio sul Pianeta Donna, ma anche tentativo di autoritratto in forma di fantasia onirica, sincero di quella sincerità che in F. Fellini è sfilata, festa, carosello, bella confusione. Di straordinaria ricchezza inventiva, è anche un film sul cinema in chiave di memoria. Film passionale più che ideologico con la forza, e i limiti, di chi si mantiene nell’area autobiografica. Scritto con B. Zapponi e B. Rondi. 4 Nastri d’argento: regia, fotografia (Giuseppe Rotunno), scene (Dante Ferretti), costumi (Gabriella Pescucci). Musica: Luis Bacalov. Il Leitmotiv è di Meri Lao.
Un capitano della polizia sovietica dà la caccia in America a uno spacciatore di droga russo. Costui, arrestato a Chicago per un reato minore, viene consegnato a Danko (Schwarzenegger) ma fugge con l’aiuto dei suoi complici. Danko deve rimettersi al lavoro, in coppia con un volonteroso agente americano.
Trascurata dal marito, la principessa Lucia, per ingelosirlo, s’inventa invio di omaggi e telefonate misteriose. Morta la commedia di costume, le è subentrata quella evasiva, brillante, frivola che non ha più agganci con la realtà. Vitti in gran forma e Abatantuono colorito per placida enfasi e linguaggio immaginoso. Dalla commedia Appuntamento d’amore di Aldo De Benedetti, sceneggiata dal regista col figlio Enrico Vanzina.
Durante un soggiorno in un albergo vicino Chicago, Richard Collier, commediografo in crisi di ispirazione, crede di riconoscere nella fotografia dell’attrice Elise McKenna, diva degli anni ’10, l’anziana signora che 8 anni prima, agli esordi della carriera, gli aveva donato un orologio augurandogli un avvenire di successo. Sfogliando i vecchi registri dell’hotel, Collier scopre, in una pagina del 1912, accanto al nome della donna anche il suo. Irretito dal mistero, Collier, per mezzo dell’autoipnosi, lascia vagare la propria coscienza nel tempo fino a ritrovarsi in un impossibile passato in compagnia di Elisa per rivivere con lei una intensa storia d’amore e quando i due devono separarsi lui le fa dono di un orologio…Ridestatosi nel presente, Collier non sa più evadere da una profonda malinconia: il ricordo della donna è più che mai vivo e la sola speranza che gli resta per incontrarla di nuovo è abbandonarsi alla morte. L’incisione sulla cassa di un orologio: “Come back to me”… La sensazione di riconoscere in un viso il volto di un’altra… L’assurdo accostamento di due nomi lontani 70 anni l’uno dall’altro… La convinzione di vivere in un passato… Lo stesso orologio che passa di mano in mano e il tintinnio di una moneta del 1980 che fa svanire un sogno fin troppo simile ad una realtà… Gli elementi per un film di successo – e per una interessante divagazione in chiave intimistica sul tema del viaggio nel tempo (con un probabile riferimento formale al classico Il ritratto di Jennie) – ci sono tutti.C’è, soprattutto, una bella sceneggiatura tratta da un intrigante romanzo di Matheson. Ma, si sa, una cosa è il romanzo, un’altra il suo adattamento cinematografico… Nonostante le buone intenzioni (la cura nella ricostruzione d’ambiente, il taglio delle inquadrature, l’uso delle ombre e del colore pastoso), l’eccessiva componente sentimentalistica e l’interpretazione non molto convincente di Christopher Reeve non liberano il film dalla patina del preziosismo formale. Apprezzato più in America che in Italia.
Abbandonata al paesello la fidanzata incinta, un rustico zampognaro va a Napoli in cerca di fortuna e si innamora di una cantante di varietà che lo aiuta a far carriera come disk-jockey in una discoteca.
La mitologia greca viene rivisitata con parecchie licenze all’americana in questa narrazione della gesta di Perseo (Hamlin) alle prese con cavalli alati e mostri vari (tra i quali la Medusa). Olivier e la Andress, nei rispettivi ruoli di Giove e Venere, sembrano a loro agio fra tanti effetti speciali.
Per organizzare una mostra in onore del francese Etienne-Louis Boullée (1728-99), architetto cinquantenne di Chicago soggiorna a Roma per nove mesi: gli va a monte il matrimonio, falliscono le sue ambizioni professionali, va incontro a una tragica morte. 4° film del cineasta britannico più eterodosso e sperimentale degli anni ’80: il più semplice, sanguigno, viscerale dei suoi film, in cui sa coniugare concretezza visiva e astrattezza narrativa sullo sfondo di una Roma come al cinema non s’era mai vista. Una certa artificiosità di fondo riscattata dallo stile, dal graffiante sarcasmo, dalla corposità recitativa di Dennehy, truculento alla Welles.
Tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto, il film narra la storia di Ruth Ellis, condannata al capestro e giustiziata nel 1955. Ruth, divorziata e con un figlio di una decina d’anni, fa l’entraîneuse. Conosce David, un giovane nobile ma squattrinato, ed è subito attrazione fatale: lui è fidanzato con una ragazza del suo ceto, ma si lega morbosamente a Ruth, la cerca e l’abbandona, la ama e la picchia, spingendola sempre più verso il baratro della follia.
Non ho trovato sottotitoli per questo film, se qualcuno li trova anche in inglese me li metta nei commenti, grazie.
Francesco vive a Prato, nell’impero dei telai, è disoccupato, ha un difficile rapporto con la madre (che vive in un appartamento di fronte al suo sullo stesso pianerottolo), il vuoto di un padre morto quand’era bambino (che non si capisce bene se sia stato un operaio od un viaggiatore in Sud America) e un pizzico di sfortuna in amore… Strade silenziose, soste al caffe’, incontri surreali
Guido Maldini vive con la sua famiglia in una tenuta della campagna padana ai tempi del fascismo. Il suo temperamento dispotico e violento lo fa odiare da tutti e dal figlio innanzitutto che, colto dall’esasperazione, cerca invano di ucciderlo.
Baltimora, 1963. È la storia dell’ostinata e rissosa inimicizia tra due tin men, venditori di rivestimenti d’alluminio per case, capaci di vendere guanti a un monco e costumi da bagno a un eschimese. Tragedia della classe media recitata come una farsa. 3 attori in stato di grazia per un’analisi impietosa e divertente della subcultura maschile americana all’insegna della competizione e del cinismo. Scritta dal regista nato e cresciuto a Baltimora (Maryland), è una commedia d’autore.
Pur sapendo che dovrà subire i rimbrotti dei genitori, la giovane Stephanie fa ritorno a casa a un’ora tarda. Non immagina nemmeno lontanamente l’orrore al quale va incontro non appena apre la porta della sua abitazione.
Incaricato di travestirsi da omosessuale masochista per individuare uno psicopatico che batte il mondo dei sadomasochisti gay del West Greenwich Village di New York, un poliziotto finirà per domandarsi se sia ancora eterosessuale come all’inizio. Tratto liberamente da un romanzo di Gerald Walker, è un film che sostanzialmente non funziona. Il difetto sta in A. Pacino, che voleva ripetere il colpo di Serpico ma ha avuto paura di distruggere la sua immagine di star con un personaggio troppo negativo, e nella sceneggiatura che, dopo mezz’ora di indubbio impatto descrittivo, si avvita su sé stessa e diventa ripetitiva. Scatenò le ire delle associazioni gay degli USA.
Una collana che in 16 dvd raccoglie il meglio delle tre trasmissioni che portarono i fumetti in tv.La Gazzetta dello Sport, in collaborazione con RAI Trade, porta in edicola SuperGulp! una collana in 16 dvd dedicata alle tre mitiche trasmissioni che hanno portato i fumetti in tv. L’opera è realizzata con la consulenza di Guido de Maria e Giancarlo Governi, rispettivamente autore e regista delle tre trasmissioni.SuperGulp! raccoglie il meglio degli episodi delle trasmissioni Gulp!, SuperGulp! e Buonasera con…SuperGulp!, i tre programmi di fumetti in tv andati onda sul Secondo canale dal 1972 al 1981 e che per quasi dieci anni hanno divertito milioni di spettatori. Con SuperGulp!,un nome magico per la generazione del baby boom, quei fumetti ritornano in dvd per i bambini di allora..e di oggi.
Ciascun dvd, di volta in volta, riporta in copertina uno dei protagonisti dei cartoni animati, da Nick Carter a Spider-Men, da Alan Ford a Corto Maltese e contiene una selezione di episodi e contenuti extra. A integrazione del dvd, un booklet realizzato con la supervisione editoriale di Fabio Licari, giornalista de La Gazzetta dello Sport,
che di volta in volta ne firma l’introduzione. Il primo dvd è dedicato a Nick Carter che debuttò con l’episodio Il mistero dei 10 dollari andato in onda durante la prima puntata di Gulp! del 14 settembre del 1972. Gli altri episodi contenuti riguardano: I fantastici quattro, Jack Mandolino, Corto Maltese, Spider-Men, Mandrake, Il signor Rossi. View full article »
Il 7 dicembre 1980 la portaerei USA USS Nimitz incoccia in una tempesta magnetica che la trasporta indietro nel tempo, al 7 dicembre 1941. Pochi minuti prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor. Se intervenisse, potrebbe cambiare il corso della storia. L’idea di partenza è televisiva, cioè infantile, da episodio della serie Twilight Zone, per di più sviluppata male tanto che si sono messi in 4 (David Ambrose, Gerry Davis, Thomas Hunter e Peter Powell) a raffazzonare la sceneggiatura. Tra gli interpreti si segnala M. Sheen, ammirevolmente sotto le righe, contrariamente a K. Douglas coproduttore con la sua Bryna.
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