Turchia, 1970. Un ingenuo americano, Billy, ad Istanbul con la fidanzata Susan per una vacanza, si lascia mettere addosso due chili di droga. All’aeroporto lo scoprono e lo arrestano. Nonostante l’intervento dei diplomatici, viene condannato a quattro anni di galera. Con due altri reclusi tenta poi la fuga, ma un imprevisto la manda a monte. Per di più ci si mette anche l’allora presidente degli Usa, Nixon, che irrita i turchi accusandoli di troppa leggerezza nei confronti dei trafficanti di droga: gli anni di prigione di Billy si trasformano così in trenta. Ma una speranza di fuga c’è ancora.
Un film di Eric Rohmer. Con Renaud Verley, Zou Zou, Daniel Ceccaldi, Françoise Verley, Malvina Penne, Babette Ferrier Titolo originale L’amour l’après midi. Commedia, durata 105′ min. – Francia 1972. MYMONETRO L’amore il pomeriggio valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Felicemente sposato e in attesa del secondo figlio, Frédéric fantastica col proprio dongiovannismo represso, ma Chloé lo mette in crisi. 6° e ultimo dei “racconti morali” di Maurice Schérer. Rohmer qui si diverte più del solito, con sorniona raffinatezza, a far dell’ironia sul suo protagonista. C’è il solito giro di appuntamenti (atti sessuali?) mancati e di percorsi che non s’incrociano mai, e una magistrale sequenza finale che ribalta l’intero assunto del film, il solo di Rohmer con dei nudi.
Dal romanzo (1971) di William Peter Blatty: a Georgetown Regan MacNeil, figlia dodicenne di un’attrice divorziata, è posseduta dal demonio. Il giovane padre Karras e un anziano sacerdote esperto in esorcismi tentano di salvarla. Potente, discusso film dell’orrore per adulti che ebbe, oltre a un immenso successo, grande influenza sugli sviluppi del genere. La critica ne denunciò generalmente la dimensione truculenta, l’uso e l’abuso degli effetti speciali (di Dick Smith e Rick Baker: efficaci e innovatori), la frequente stupidità della sceneggiatura (peraltro premiata con 1 Oscar a W.P. Blatty e un altro per il suono), ma c’è un punto indiscutibile: è un film che mette paura. E un fenomeno interessante: non si rimane soltanto spaventati dalle mostruose metamorfosi della bambina, ma si simpatizza, quasi ci si identifica con lei. La voce italiana di L. Blair è di Laura Betti.
I subita in Dominion sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
La 36acamera dello Shaolin (Shao Lin san shi liu fang) è un film del 1978 diretto da Chia-Liang Liu.
Il giovane studente Yu Te aiuta il suo maestro a recapitare messaggi della resistenza contro gli oppressori tartari attraverso il negozio di pesce di suo padre. Scoperto il trucco, i messaggi venivano inseriti nei pesci, i funzionari del governo distruggono la scuola ed il negozio uccidendo il padre di Yu Te il maestro ed i suoi compagni di scuola. Yu Te ferito si reca al tempio Shaolin dove ha saputo che i monaci conoscono e praticano le arti marziali. Nel tempio ci sono 35 camere, ed in ognuna si insegna una tecnica del kung fu in un crescendo di difficoltà.
Un gruppo di speculatori vuol fare alzare il prezzo mondiale dell’oro; per questo progetta di far esplodere una grande miniera, approfittando del fatto che dietro una parete rocciosa si estende una enorme massa d’acqua. L’incarico dello scavo è affidato all’ingegnere Rod Slater, appositamente promosso e tenuto all’oscuro del piano.
Regia di H.B. Halicki. Un film con George Cole (II), H.B. Halicki, Marion Busia, James McIntire. Titolo originale: Gone in 60 Seconds. Genere Avventura – USA, 1974, durata 103 minuti. – MYmonetro 2,72 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Il regista-attore-produttore è un guidatore automobilistico specializzato in numeri acrobatici. La trama, le avventure di un gruppo di onesti ladri d’auto, non è dunque che un pretesto per numeri spettacolari.
Un detective privato nero, Treck, elimina un pericoloso gangster. Un’incallita criminale, socia d’affari del defunto, incarica i suoi uomini di toglierlo di mezzo.
Un poliziotto, al quale la tattica dei superiori va poco a genio, si dimette e indaga personalmente su un traffico di stupefacenti. Scoperti i responsabili e fuggito su un’auto piena di droga, si fa inseguire in una corsa pazzesca, li elimina e fa arrestare la vedova di un poliziotto complice del losco giro all’insaputa del consorte.
Un americano reduce dal Vietnam, complessato e pieno di tare psicofisiche, viene sbarcato a Belfast. Per racimolare qualche soldo, decide di derubare certe infermiere che alloggiano in una pensioncina, ma viene colto da raptus e, anziché depredare le fanciulle, le sevizia e le uccide. Una gli sfugge: fornirà un elemento utile alla sua cattura.
Arthur Kirkland è un onesto avvocato di Baltimora. Giovane e intraprendente, tenta invano di fare pulizia tra giudici corrotti del Maryland. È un film di attori. Al Pacino recita con il piede sull’acceleratore senza mai perdere il controllo del personaggio. Da segnalare l’esordiente C. Lahti, la divertente prova di Warden, giudice con la vocazione del suicidio, e il contributo di L. Strasberg. Scritto da Barry Levinson con Valerie Curtin.
Il film è basato su un racconto di Vijayadan Detha che riguarda una fiaba popolare sul figlio di commerciante del Rajasthan il cui rapporto con la sua giovane sposa è ostacolato dal suo lavoro e da un fantasma che si innamora di lei.
Ho aggiunto dei subita trovati in rete che mi sembrano giusti. I subeng invece sono i suoi originali.
Un commesso viaggiatore ha la malaugurata idea di superare a tutti i costi un’autocisterna che non gli dà strada. Da quel momento comincia una gara che si trasforma in un incubo: l’altro pilota, invisibile, fa di tutto per buttarlo fuori strada. Sceneggiato da Richard Matheson, maestro dell’horror quotidiano, e tratto da un suo racconto, nato come film-TV di 73′ e diretto in 16 giorni dal 24enne Spielberg, nel ’73 fu distribuito, allungato di un quarto d’ora, nelle sale cinematografiche e divenne un successo internazionale. A parte la maestria tecnica (con un ingegnoso senso del ritmo e dello spazio), Spielberg ha il merito di aver trasformato, spingendo una situazione banale alle estreme conseguenze, un qualsiasi on the road in un thriller onirico e angoscioso dagli evidenti risvolti metaforici.
Germain, ex poliziotto, e Gino, ex galeotto, sono amici. Un giorno alcuni vecchi compagni di Gino cercano di convincerlo ad unirsi a loro in una rapina, ma senza risultato. L’ispettore Gouatreau non crede alla sua innocenza e lo perseguita.
Un film di Walter Hill. Con Isabelle Adjani, Bruce Dern, Ryan O’Neal, Ronee Blakley Titolo originale The Driver. Giallo, durata 90 min. – USA 1978. MYMONETRO Driver l’imprendibile valutazione media: 3,31 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Gioco di inseguimento fra il “Driver”, uno spericolato guidatore che si guadagna da vivere facendo l’autista per le rapine, e l’implacabile nevrotico poliziotto che ha giurato di acciuffarlo. Il detective non esita a organizzare una rapina (ricattando alcuni malviventi) all’unico scopo di far uscire il “Driver” allo scoperto.
Un film di John Carpenter. Con Austin Stoker, Darwin Joston, Laurie Zimmer, Martin West Titolo originale Assault on precinct 13. Drammatico, durata 91′ min. – USA 1976. – VM 14 – MYMONETRO Distretto 13: le brigate della morte valutazione media: 3,97 su 22 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una stazione di polizia in disarmo e senza telefono alla periferia di Los Angeles, che ospita un pericoloso criminale e il testimone di un omicidio, è assediata dalla banda dei fuorilegge autori del delitto. Il posto è difeso da due poliziotti e una donna. 2° film a basso costo scritto e diretto dal 28enne J. Carpenter, anche montatore e autore delle musiche, è un western travestito da poliziesco con un esplicito riferimento all’ultimo H. Hawks. Felice equilibrio tra thriller e commedia, rinuncia a qualsiasi pretesa sociologica, riesce a suggerire un clima di allucinata tensione che sfiora l’onirico. Divenne un cult per la giovane critica degli anni ’70.
Il dottor Tremayne (Donald Pleasence), direttore di una clinica psichiatrica, racconta al professor Nicholas (Jack Hawkins) quanto è accaduto a quattro suoi pazienti sostenendo che sono stati erroneamente giudicati malati di mente. Il ragazzo che gioca con una tigre inesistente che pure avrebbe sbranato i genitori, l’antiquario che ha fatto un viaggio nel tempo, l’uxoricida innamorato di un tronco d’albero a suo dire dotato di spirito umano e la signora convinta che sua figlia sia stata data in pasto ai suoi commensali per celebrare un rito sacrificale, non sono – a giudizio di Tremayne – pazzi furiosi, ma persone normalissime che hanno visto materializzarsi una dimensione parallela.Lo scettico professor Nicholas, dubitando della lucidità del collega, lo psicanalizza, ma improvvisamente è assalito e sbranato dalla tigre “immaginaria”. Dopo Le cinque chiavi del terrore e Il giardino delle torture, la Amicus torna ad affidare a Freddie Francis una nuova storia “ad episodi”. Delle quattro vicende, la terza attinge ai temi della fantascienza: ne è protagonista Peter McEnery che nei panni dell’antiquario Timothy Patrick, inforca un impolverato velocipede e fa un salto nell’età vittoriana… L’uomo incontra in un’altra donna (Suzy Kendall) la propria moglie e, paradossalmente, in sé stesso il defunto zio Albert (Frank Forsyth) il ritratto del quale, nel frattempo, riprende diabolicamente vita.A parte l’elemento di curiosità costituito dall’episodio citato, il film va segnalato per la presenza di un cast di rilievo.Kim Novak, protagonista della quarta storia, subentrò a Rita Hayworth quando quest’ultima, all’ultimo momento, decise di abbandonare il set a causa di una forte influenza.
“Giorni e Notti nella Foresta”, la sua traduzione italiana, è la storia di un gruppo di amici, funzionari di una cittadina, che decidono di lasciare le loro abitazioni e la civiltà, per andare nelle campagne nella regione del Bengala. Questi si scontreranno con gli abitanti della zona, i quali li guardano con un certo razzismo e disprezzo. Il film affronta in modo coinvolgente il contrasto tra modernità e tradizioni indiane.
l portiere notturno di una fabbrica è un fanatico sostenitore della disciplina e della repressione, sia sul lavoro che sulla vita privata, e nel tempo libero fa il guardiapesca.