Per soddisfare la moglie ambiziosa, un maestro elementare dà le dimissioni e investe la liquidazione in una piccola impresa artigianale. Presto gli affari vanno a rotoli e, per giunta, scopre che la moglie lo tradisce. Fuori parte in un personaggio di settentrionale, Sordi è imbarazzato e lo interpreta sul registro contraddittorio della macchietta e della commozione. Petri ci aggiunge troppo moralismo. Dal romanzo (1962) di Lucio Mastronardi, adattato dallo stesso Petri con Age & Scarpelli.
Un film di Clive Donner. Con Peter Falk, Jack Lemmon, Elaine May, Nina Wayne Titolo originale Luv. Commedia, durata 95 min. – USA 1967. MYMONETRO Luv vuol dire amore? valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Harry sta per accomiatarsi dalla vita, che ritiene un fallimento, gettandosi nell’Hudson, a New York, ma viene salvato dal vecchio amico Milt che lo fa innamorare di sua moglie Ellen della quale vuole sbarazzarsi per sposare Linda. Il piano riesce, ma le nuove coppie non sono felici.
Un film di Roger Corman. Con Jean Hale, George Segal, Ralph Meeker, Jason Robards. Titolo originale St. Valentine’s Day Massacre. Drammatico, b/n durata 100 min. – USA 1967. MYMONETRO Il massacro del giorno di San Valentino valutazione media: 3,00 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
È la cronaca romanzata del famoso massacro del 14 febbraio 1929, in pieno proibizionismo, che vide eliminarsi a vicenda le organizzazioni di Al Capone e Bugs Moran. Il giorno della strage, mentre ben sette uomini di Bugs morivano uccisi da falsi poliziotti, Al Capone, il mandante, se ne stava in Florida a prendere il sole.
Un tentativo di fare una specie di Città dei ragazzi all’italiana. In questo serial del pomeriggio, Tranquilli veste i panni del sacerdote di larga apertura umana, che a volte è costretto a frenare le troppo turbolente pecorelle della sua parrocchia.
Sommergibile nucleare USA parte in soccorso di una stazione meteorologica britannica al Polo Nord. Ma la missione è un’altra. Sono in lizza anche i sovietici. Tratto da un romanzo di Alistair MacLean, è un bellico-avventuroso di tempo di pace dove contano le parole più dei fatti e abbondano gli stereotipi della guerra fredda. Cast tutto maschile, molti mezzi, paesaggi suggestivi.
Fu diretto da Franco Rossi, insieme con Piero Schivazappa e a Mario Bava. È stato uno degli sceneggiati RAI di maggior successo, per il livello di spettacolarità superiore a quello delle precedenti produzioni televisive. Di rilievo il cast, tra cui spiccano Bekim Fehmiu nel ruolo di Ulisse e Irene Papas nel ruolo di Penelope.
Location principale furono gli studi cinematografici di Dino De Laurentiis, a Roma, mentre le riprese in esterna si svolsero prevalentemente in Jugoslavia[1][2].
Edizioni in DVD Nel 2002 la Elleu Multimedia lanciò in DVD due cofanetti contenenti ciascuno quattro puntate restaurate e rimasterizzate con biografie e filmografie negli extra. All’inizio di ciascun DVD vi è un prologo che narra le ragioni della guerra di Troia e nel secondo disco il viaggio e l’aspetto multiforme di Ulisse.
Per cinque mesi in una stazione spaziale, tre astronauti non possono rientrare per un guasto meccanico. A Houston trepidano. Oscar per gli effetti speciali. L’assunto è nobile, ma lo svolgimento è convenzionale con una suspense troppo giocata sullo strazio dei sentimenti.
A New York un miliardario di origine francese s’innamora di una ballerina del Greenwich Village ma, per essere certo di essere amato per sé stesso e non per i soldi, si fa passare per un attore in bolletta. Più commedia con canzoni che musical, soffre di un fiacco copione di Norman Krasna che propone una storia risaputa senza rinverdirla. Cukor è a suo agio nella rappresentazione del mondo dello spettacolo, ma sono pochi i momenti felici. Persino la Monroe è più opaca del solito e si riscatta soltanto cantando “My Heart Belongs to Daddy” di Cole Porter. Debolucci anche i numeri musicali con le coreografie di Jack Cole.
Da un romanzo di Hank Searls. Per battere i sovietici nella corsa alla luna, gli americani lanciano una capsula, guidata da un pilota civile allenato in tempi stretti da un colonnello suo amico. Più che di fantascienza, è un buddy-buddy film , cioè la storia di un’amicizia maschile messa alla prova dai politici. Pur manipolato dai boss della Warner, è un interessante e ingegnoso esempio di contaminazione tra fiction e documentario.
Rinchiusa in un convento dopo aver ucciso l’amante della madre vedova, Rita – ventenne cinica e lucida – inganna per due anni suore e confessore e circuisce un giovane sacerdote che deve indagare sul suo caso. Da un romanzo epistolare (1941) di Guido Piovene, attraverso la griglia dell’inchiesta giudiziaria, un film sapiente che rappresenta il disfacimento morale di una famiglia alto-borghese, i guasti di un cattolicesimo mal inteso, la dolcezza del paesaggio vicentino, i complessi rapporti tra i personaggi tra cui spiccano la madre (Hella Petri) e la governante (Elsa Vazzoler). Abbreviato alla durata attuale da quella di 102 minuti.
Film a episodi della Svensk che reclutò 9 registi. Tema fisso: quali sono le cose più stimolanti per vincere la noia esistenziale? Chi sceglie lo sport, il sesso, l’emozione artistica. Per Bergman è il bambino, stimolo a vivere e presenza d’amore: in Daniel _ girato tra il ’63 e il ’65 _ si dedica a Daniel Sebastian, nato nel 1962 dalla pianista Käbi Laretei, 4ª moglie e sua collaboratrice per anni, anche dopo il 4° divorzio. Come gli altri registi, compare di persona sullo schermo, dicendo che, mentre gira un film, pensa al modo con cui il figlio lo vedrà e lo capirà. L’episodio (11 minuti) consiste in frammenti di filmetti familiari in Super8 da lui girati. Dà l’impressione di voler fare qualcosa di diverso dai film dei colleghi, realizzati con attori professionisti (in quello di Abramson recita Ingrid Bergman). Distribuito anche in Italia nel 1967.
Ritratto di un giocatore professionista di biliardo la cui smania di vincere a tutti i costi ne farà un perdente. Dal romanzo The Hustler (1958) di Walter Tevis, adattato dallo stesso regista. 4 interpretazioni eccellenti (tutte candidate agli Oscar come anche film, regia, sceneggiatura, ma vinsero soltanto il veterano Eugen Schüfftan per la fotografia e Harry Horner e Gene Callahan per la scenografia), costruzione narrativa compatta, dialoghi infallibili, il film è rimasto nella memoria degli spettatori soprattutto per la sagace descrizione del mondo americano del biliardo, come apologo sull’America amara e i suoi falsi miti: un’aria che quasi si respira. Newman riprese il personaggio di “Fast” Eddie Nelson in Il colore dei soldi di Scorsese.
Amici per la pelle, Arthur Rimbaud e Franz s’innamorano di Odile la cui zia tiene in casa tutti i suoi risparmi. Decidono di impadronirsene, ma il colpo va male: la vecchia muore e Franz e Odile s’imbarcano con i soldi per l’America del Sud. Tratto da Fool’s Gold di Dolores Hitchens, romanzo della Série Noire, il 7° lungometraggio di J.-L. Godard è un riuscito compendio della sua prima maniera: beffardo e malinconico, è un dramma risolto in cadenze di commedia burlesca, e un tipico esempio del disinvolto menefreghismo di moda tra i giovani francesi negli anni ’60. Simpatiche canaglie, cugini suburbani del Belmondo di À bout de souffle, i due amiconi danzano, mimano la morte di Billy the Kid, attraversano di corsa il Louvre in poco più di 7 minuti, impacciati quando delinquono e quando cercano di nascondere i loro veri sentimenti.
Paese: Italia Anno: 1967 Genere: Sceneggiato TV – Storico Durata: 185 min. Regia: Daniele D’Anza
L’America è colpita al cuore. La sera del 14 aprile 1865 viene assassinato, nel palco di un teatro, uno dei più grandi presidenti: Abramo Lincoln. Il bellissimo sceneggiato di Daniele D’Anza racconta le ultime 24 ore dell’uomo che dal 1860 aveva guidato gli Stati Uniti durante il conflitto fraticida tra nordisti e sudisti schiavisti. Solo di fronte a un grande paese smarrito, che deve riappacificare, ricostruire ed accettare le ragioni di una civiltà, si trova accerchiato ai facinorosi tavoli post bellici, dove introduce il tredicesimo emendamento sull’emancipazione della schiavitù, mettendo fine ai quattro anni di guerra civile. Sospetti, denuncie, inchieste, articoli ma nulla di fatto e come sempre la verità resta nascosta nelle pieghe del tempo.
Prodotto dalla Bbc, mai giunto in Italia ma oggetto di culto nei paesi anglosassoni, Doctor Who vanta il record di longevità fra le serie di fantascienza: l’esordio è datato 1963, e la sua programmazione è durata oltre ventisei anni, con seicento episodi all’attivo. Ma le ragioni di un tale successo non sono certo un mistero, considerando il fascino enigmatico delle storie, l’alone d’inquietudine che vi è diffusa, l’ipnotico tema musicale di Ron Grainer e l’intelligente caratterizzazione del personaggio principale (interpretato fino al 1966 dal bravo William Hartnell), anziano scorbutico, suscettibile ed egoista, pronto a spingere la sua sete di conoscenza fino all’irresponsabilità; tutti pregi che, insieme ad alcune trovate visionarie (la foresta pietrificata di The Dead Planet, l’impiego espressivo – a tratti “espressionista” – della fotografia in bianco e nero), consentono d’ignorare le scenografie un po’ grossolane e qualche lunghezza di troppo nelle sceneggiature. Un prodotto godibile ancora oggi,
dunque, con ottimi attori e una interessante struttura narrativa: le storie – ciascuna coincidente con un viaggio spazio-temporale dei protagonisti – sono autoconclusive, ma si svolgono nell’arco di più episodi, alla fine dei quali un’immagine (o una rivelazione inaspettata) stimola la suspence e la curiosità per la puntata successiva. Da scoprire, per ritrovare il gusto di una fantascienza genuina e naif. All’incirca tra il 1967 ed il 1978 gran parte del materiale più vecchio della BBC memorizzato su nastri magnetici o contenuto in videoteche andò distrutto o fu semplicemente cancellato per un riutilizzo. Andarono così persi molti vecchi episodi di Doctor Who, riguardanti soprattutto i primi tre dottori – William Hartnell, Patrick Troughton e Jon Pertwee. A seguito di un’opera di catalogazione e recupero gli archivi sono stati ripristinati completamente solo dal punto in cui sì passò dal b/n al colore, cioè da quando Jon Pertwee divenne il nuovo Dottore – anche se alcuni episodi con lui hanno richiesto una notevole opera di restauro e recupero. Un gruppetto è stato recuperato soltanto come pellicola in bianco e nero e di altri le uniche copie a colori superstiti sono vecchi nastri NTSC recuperati nel nordamerica (alcune sono registrazioni casalinghe su nastro Betamax, e di bassa qualità). In tutto, 108 dei 253 episodi prodotti durante i primi sei anni del programma non sono più presenti negli archivi della BBC. A quanto si sa, nel 1972 quasi tutti gli episodi fino ad allora girati esistevano ancora presso la rete televisiva,ed è dal 1978 che la pratica della cancellazione dei nastri è stata abbandonata. Per il recupero la BBC ha utilizzato le prime registrazioni a colori effettuate da fans e spettatori da tutto il mondo, come pure i brani filmati tramite videocamere a 8 mm oppure andati in onda all’interno di altre trasmissioni. Di tutti gli episodi perduti sono state recuperate le versioni solo audio, grazie alle registrazioni eseguite all’epoca da vari telespettatori. Oltre a ciò, esistono fotografie fatte durante le riprese dal fotografo John Cura, impiegato dalle varie produzioni della rete per documentare molti dei loro programmi durante gli anni ’50 e ’60: sono state utilizzate in ricostruzioni delle puntate fatte dai fan, e tollerate dalla BBC, poiché non messe in commercio per profitto e distribuite con vhs a bassa risoluzione. Uno degli episodi persi più agognati è la quarta parte dell’ultima serie con William Hartnell, dal titolo “The Tenth Planet” (Il decimo pianeta) del 1966, che si conclude con la trasformazione del primo dottore nel secondo: ne resta un solo frammento, formato da alcuni fotogrammi in 8 mm senza sonoro e di qualità scadente, raffigurante proprio i pochi secondi della scena della rigenerazione, come è stato mostrato dal programma Blue Peter. Con l’approvazione della BBC, sono in atto sforzi per ricreare la maggior parte di episodi possibili tramite il materiale esistente. Cominciando dall’inizio degli anni ’90, la BBC ha cominciato a rendere disponibili le registrazioni audio delle puntate perse su cassette e cd, collegate tramite la voce narrante di ex attori della serie. Ricostruzioni “ufficiali” inoltre sono vendute dalla BBC su VHS e CD e come extra in alcuni DVD. La BBC, insieme con lo studio Cosgrove Hall ha ricostruito gli episodi mancanti 1 e 4 di “The Invasion” (1968) tramite animazione, usando le tracce audio e le sceneggiature originali: sono comprese per i dvd della serie entrati in commercio nel novembre 2006. La Cosgrove Hall aveva manifestato il proprio interesse per l’animazione di ulteriori episodi perduti, poi di simili ricostruzioni non si è più avuta notizia dall’inizio del 2007 ed è dell’aprile dello stesso anno l’annuncio che questo tipo di progetto è stato sospeso a tempo indefinito. taggata stagione 1 episodi 1-18 In effetti sono si 18 episodi ma si riferiscono alla prima stagione. Incompleta. Il motivo è semplice. Diversi episodi sono andati perduti e questo è quello che rimane. Per questo motivo lo avevo taggato Doctor Who Classic 1963-65 Questo è quanto di meglio potrete trovare sul Dottore relativo al suo inizio. L’Episodio 14 Marco Polo ad esempio, è un vero capolavoro. Sono rimasti solamente diversi fotogrammi e l’audio originale. Ebbene per la prima volta in Italia potrete gustarvi l’intero episodio vedendo le foto, ascoltando l’audio originale e leggendo i sub in Italiano per rendere gradevole la cosa.
Film anomalo De Laurentiis prodotto da Antonio Cervi, frutto di 2 sceneggiature sovrapposte: una di Marco Ferreri (che doveva dirigerlo) e Rafael Azcona, l’altra di Age & Scarpelli. Nino Badalamenti, caporeparto in una fabbrica milanese, porta in vacanza moglie e figli nella natia Sicilia. Il boss di un’organizzazione mafiosa lo obbliga a compiere un omicidio su commissione a New York. Rientrato in Italia, torna a Milano. È un film atroce sulla mafia: ebbe la sfortuna critica di uscire nello stesso 1962 di Salvatore Giuliano di Rosi. Tolte occasionali cadute, ha nell’asciutta, fredda eleganza della regia la sua qualità più evidente sebbene Sciascia trovasse eccessiva “la sua presunta neutralità” (P. Cherchi Usai). In Italia ebbe un soddisfacente successo di pubblico, grazie anche a Sordi, tenuto a briglia corta, nel personaggio più amorale della sua carriera. Fotografia funzionale in chiaroscuro di Armando Nannuzzi. 1° premio al festival di S. Sebastian 1963.
In un negozio di articoli casalinghi lavorano quattro ragazze che, per evadere dalla monotonia quotidiana, finiscono nei pasticci. La più giovane e romantica cade nelle mani di un uomo che aveva scambiato per un innocente ammiratore e che si rivela un bruto.
Pulita, non eccezionale (e certo non la migliore occasione interpretativa per una Lilla Brignone decisamente poco convinta) biografia della celebre attrice d’inizio secolo. La cosa più divertente è la colorita (e molto maligna) recitazione di Giancarlo Sbragia nei panni di D’Annunzio.
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