L’erede al trono d’Egitto smania dal desiderio di muovere guerra agli Assiri, ma è costretto ad aspettare di diventare faraone prima di cominciare ad organizzarsi un esercito. Intanto i grandi sacerdoti hanno stretto un’alleanza con i colleghi assiri e il loro volere non si discute. Visto che il giovane faraone continua a scalpitare, i sacerdoti lo eliminano.
Jerry Lewis ha la parte di un fattorino impiegato presso una casa cinematografica. Per le sue mille sbadataggini sta per essere licenziato. Ma un giorno, con una “gaffe” più clamorosa delle altre, suggerisce al regista di impiegarlo come attore nei film comici.
Tema della vicenda è uno sdoppiamento di personalità di cui è ora vittima, ora eroe uno scienziato dal carattere arrendevole. Ma lo sdoppiamento è provocato dallo stesso scienziato.
Dina è rimasta orfana e deve scegliere un secondo padre fra i sei fratelli del genitore morto. Prima di arrivare alla decisione finale ci saranno molte complicazioni.
La pellicola racconta di un vedovo sfiduciato in preda a una crisi d’identità. Una cameriera lo aiuta a ritrovarsi attraverso un momentaneo cambiamento di ruolo: insieme vanno a lavorare presso un industriale, lui in incognito come maggiordomo, lei come cameriera. A poco a poco la serenità ritorna.
Un nobile molto ammalato sparisce senza lasciare traccia. Gli eredi, perciò, dovranno aspettare un certo tempo prima che l’uomo venga ritenuto defunto ed essi possano riscuotere l’eredità. Nel frattempo avvengono suicidi e delitti, dei quali solo alla fine si scoprirà l’autore; anche il corpo del nobile verrà ritrovato.
The Fifteen-Year-Old Widows è un cortometraggio di finzione scritto e diretto nel 1966 da Jean Rouch , uno degli istigatori, in Francia, delcinema diretto o cinema verite.
Vita quotidiana di due ragazze del 16 ° arrondissement di Parigi che, tra famiglia e amici, cercano felicità e amore. Presentato come un saggio sulle ragazze adolescenti a Parigi, questo film stigmatizza l’incoscienza e la futilità della gioventù borghese negli anni ’60 . È anche, come dice la critica Nathalie Mary nella recensione Bref , “forse il primo film dissacrante sull’adolescenza, uno dei più belli e intelligenti, senza pudore, realizzato dal più rocker dei griot, pochi anni prima di A vera fanciulla di Catherine Breillat ”.
The Human Pyramid (French: La Pyramide humaine) is an 1961 Ivoriandocufiction film directed by Jean Rouch.[1][2] Rouch forced black African and white French students to improvise interactions with each other at an integrated high school in Abidjan.
La prima classe al Liceo di Abidjan. Due file di banchi. Da una parte gli africani; dall’altra gli europei. Non c’è molto razzismo ad Abidjan. Soltanto ignoranza. Usciti dalla classe i due gruppi continuano la loro vita, una vita separata. Per i Bianchi c’è la “banda”. Vanno in piscina, si ritrovano al caffè, come i liceali e gli studenti di tutto il mondo. I Neri, invece, vivono a Treichville, nel luogo della loro infanzia. Nadine è appena arrivata da Parigi. Non riesce a capire quest’ignoranza. Ne parla alla “banda”. JeanClaude e Alain sono d’accordo con lei. Perché non mescolarsi con i compagni Neri?
Due ragazzini in un collegio di preti diventano amici, poi complici, infine qualcosa di più. Quando i loro professori se ne accorgono, cercano di correre ai ripari, di separare i due ragazzi.
Una mano maschile e una femminile s’incontrano per caso, si sfiorano e si stringono rapidamente. E’il prologo di La calda pelle (titolo originale De l’amour), che intreccia le avventure amorose di cinque personaggi per esaminare, seguendo i passi di un celebre saggio di Stendhal, i vari stadi dell’amore e le sue differenti tipologie. S’incrociano così le vicende del timido e impacciato Serge (Philippe Avron), dell’indecisa e affascinante Hélène (Anna Karina), del collezionista di donne Raul (Michel Piccoli) e delle sue numerose fiamme (Joanna Shimkus, Elsa Martinelli). Circondata da un cast di interpreti eccezionali, Anna Karina interpreta il suo ruolo con una straordinaria vitalità e una spontaneità eccezionale, facendo uso del fascino ingenuo e misterioso che l’ha resa una delle icone della Nouvelle Vague francese.
Questo film che per intensità e profondità richiama quello del connazionale Bergman, racconta il difficile rapporto fra un maestro, che tenta di eliminare l’autoritarismo da scuola, e la moglie con cui vive senza aver voluto dei figli. Ole Dole Doff è uno scioglingua intraducibile e allude al mondo dell’infanzia a zui si rivolge questa opera seconda del regista svedese. Tormentato dalle sue incertezze, tranciato dalle contraddizioni tra “istintività” e “cultura”, diviso tra amore e odio finisce con in cadere nel delirio.
Un nero appena laureato accetta di insegnare in una scuola inglese che ha procurato non poche noie ai colleghi a causa dei vivacissimi studenti che la frequentano. Anch’egli all’inizio trova molte difficoltà a farsi comprendere e rispettare dai ragazzi che però, dopo qualche tempo, gli danno fiducia. Egli, nonostante la possibilità di un impiego migliore, non abbandonerà il suo posto.
Elettra, figlia di Agamennone e Clitennestra, assiste all’assassinio del padre compiuto dalla madre e dal di lei amante. Quando, dopo molti anni, il fratello Oreste torna alla reggia, Elettra lo convince a vendicare il padre uccidendo Clitennestra ed Egisto. La vendetta si compie, ma fratello e sorella sono condannati per l’eternità.
Drammatiche esperienze di una ragazza del Settecento costretta dai genitori a entrare in convento a Longchamp. Prima sospettata di essere indemoniata, poi presa di mira dalle attenzioni equivoche di una badessa, passa da un convento all’altro. Fugge e viene accolta in una casa equivoca dove si uccide. Liberamente tratto da La monaca (scritto nel 1758 e pubblicato postumo nel 1796) di Denis Diderot, il 2° film di Rivette, ex redattore dei Cahiers du Cinéma , fu in un primo tempo proibito in Francia, ma esposto a Cannes ottenne l’anno dopo il visto di circolazione e fu il solo grande successo di pubblico del regista. Al di là delle polemiche contingenti, peraltro ridicole soprattutto in un paese come la Francia che ha tra i suoi principi costituzionali la laicità dello Stato, il film dimostra, nel suo rigore formale e nell’austerità quasi giansenista del suo stile, che Rivette tutto aveva cercato, ma non lo scandalo. In linea con l’illuminista Diderot si propone soltanto di proclamare la libertà di coscienza e di denunciarne ogni forma di oppressione. Non attacca la fede religiosa, ma le sue deformazioni e le indegnità che si commettono sotto la sua maschera.
Un architetto insoddisfatto del lavoro e della ragazza con cui vive, girando per Los Angeles incontra una donna che lavora come modella di foto pornografiche per raggranellare i soldi necessari a tornare in Francia. Passano una notte d’amore, poi lei parte e lui va a fare la guerra nel Vietnam.
Investigatore assunto da una donna per cercare il marito lo trova cadavere. Ed è solo l’inizio. Dal romanzo Bersaglio mobile (1949) di John Ross MacDonald (1° dei 20 con Lew Archer, fratello spirituale di Sam Spade di Hammett e di Philip Marlowe di Chandler). Cast di prim’ordine e ambientazione californiana suggestiva. Newman riprese il personaggio in Detective Harper: acqua alla gola (1976) con meno successo.
Un orfanello ha sofferto moltissimo per la morte del padre, tanto che ne ha fatto quasi un personaggio mitico, elogiandolo con i compagni e narrando loro sue immaginarie quanto eroiche imprese partigiane. Gli anni intanto passano e il protagonista, ormai adulto, sente il bisogno di liberarsi di quel mito ormai scomodo. Cerca così di dimostrare la sua maturità nuotando da una sponda all’altra del Danubio. Il film, premiato a Mosca, è un invito a vivere secondo le proprie esperienze e una condanna al culto della personalità.
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