Enea giunge con la sua gente nel Lazio. La figlia del re di quelle terre si innamora di lui, ma il sovrano dei Rutuli riesce, con l’inganno, a renderlo inviso agli abitanti del luogo. Scoppia una lunga e drammatica guerra.
Per sfuggire ai creditori e al pubblico inferocito per l’ennesima pagliacciata presentata sul ring, l’impresario di lotta libera Raimondo Rusteghin e il suo socio salgono a bordo di una macchina del tempo decisi a raggiungere un futuro migliore. Ma, sbagliando a manovrare i comandi, si ritrovano catapultati nell’antica Grecia, dove, scambiati per maghi, vengono coinvolti, loro malgrado, nella rivalità tra Ercole e Maciste e, quando due ancelle li aiutano a recuperare la macchina del tempo, sono ben felici di tornare nel presente.
1) “Fatebenefratelli” (Comencini con Spaak, Law): adolescente svelta tenta di sedurre giovane prete; 2) “La vedova” (Castellani con Spaak, Salvatori): giovane vedova siciliana è costretta dalla famiglia del marito a rinunciare agli uomini; 3) “La moglie bambina” (Rossi con Spaak, Salerno, Celi): sposato con una bella ragazza, insegnante deve difendersi dall’invidia del prossimo. Caso raro di un film a episodi in funzione di una star non ancora ventenne: la belga C. Spaak (1945) che aveva esordito da protagonista nel 1960 con I dolci inganni . Tre racconti garbati, un po’ sciapi ma mai volgari.
Dal romanzo A Kestrel for a Knave di Barry Hines. In una città industriale del Nord un ragazzino vive con la madre e un fratellastro in un quartiere periferico. Catturato un falchetto, lo addestra dedicandogli intelligenza e amore, tutto ciò che non riesce a dare alla famiglia e alla scuola. “Ha un respiro narrativo molto più disteso delle opere precedenti; coglie nel vivo senza bisogno di una programmatica provocazione stilistica, con un’intensità malinconica e una purezza visiva di gran lunga superiori a quelle del successivo Family Life” (E. Martini). 1° premio a Karlovy Vary.
La Nave Kaijin Maru è alla deriva dopo una tempesta. Le quattro persone sulla nave stanno diventando sempre più disperate quando il cibo inizia a scarseggiare
Due cacciatori di taglie seguono le tracce di una banda che ha derubato la banca cittadina. Prima per conto proprio, poi insieme, cercano i fuorilegge.
In un isolotto nei mari del Giappone, un’intera famiglia vive lottando quotidianamente con la natura ingrata. Quando uno dei figli muore per mancanza di cure adeguate, la madre ha un moto di ribellione.
Non ho messo la lingua nel titolo perchè non ho trovato parti con dialoghi in questo film
Uno dei due guardiani di una grande diga, vicino all’Adamello, è costretto a scendere a valle in seguito alla nascita di un figlio. Il suo posto viene preso da un giovane studente. I rapporti fra quest’ultimo e il rude montanaro, del quale è diventato collega, dapprima sono freddi e imbarazzanti, poi fra i due nasce una amicizia sincera, nella serenità delle candide distese nevose, delle montagne maestose, del silenzio.
Un film di James Hill. Con Bill Travers, Virginia McKenna, Geoffrey Keen, Peter Lukoye, Omar Chambati Titolo originale Born Free. Avventura, Ratings: Kids, b/n durata 93 min. – Gran Bretagna 1966. MYMONETRO Nata libera valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
George Adamson fa la guardia in un parco naturale in Kenya: un giorno si porta a casa i tre cuccioli di un leone che ha dovuto abbattere. Una piccola leonessa si affeziona a George e a sua moglie tanto che, riportata nell’ambiente naturale, continuerà a restare amica dei suoi antichi padroni.
film di Ken Annakin. Con John Mills, Dorothy McGuire, James MacArthur Titolo originale Swiss Family Robinson. Avventura, durata 128′ min. – USA 1960. MYMONETRO Robinson nell’isola dei corsari valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Antesignana dei verdi ecologisti, una famiglia svizzera naufraga sulla rotta per la Nuova Guinea, approda in un’isola e la trasforma in un delizioso e un po’ noioso paradiso elvetico. Dal romanzo The Swiss Family Robinson di J.D. Wyss, filmato nel 1940 e poi per la TV nel 1975. Piacevole, didattico, per ragazzi.
Un film del genere “yakuza”, cioè il “nero” giapponese, e un quadro sulla violenza insita nei giovani che cercano di arrivare ai loro scopi con troppa facilità. Mako, una giovane, viene molestata da un uomo di mezza età. Un ragazzo la salva. Poi quest’ultimo si rivela un sadico. Uno dei primi film di Oshima, realistico e spietato.
Taneda, un impiegato aziendale di Tokyo, si sveglia una domenica mattina in un posto che non conosce e senza ricordare nulla delle ore precedenti il suo risveglio. Il luogo in cui si trova è Sugigasaki, una piccola e sperduta località portuale. Questa fuga dal mondo moderno di tutti i giorni porta l’impiegato a riflettere sulla sua opprimente vita familiare e lavorativa. Lontano da tutto e da tutti, egli matura la decisione di non fare ritorno a casa e di cominciare a vivere da vagabondo, senza una meta o uno scopo precisi.
Non esiste versione migliore in rete, probabilmente questa è l’unica in rete.
Quattro ricconi si impegnano a un partita di poker con uno sprovveduto provinciale che ha giurato alla moglie bisbetica di non giocare d’azzardo. Il poveraccio perde ma, a un certo punto, si trova una mano tale da morire d’infarto. La moglie raccoglie le carte e, vistele, rilancia, ottenendo addirittura un prestito da un banchiere a cui le ha mostrate. Naturalmente gli altri non vogliono “vedere” e le lasciano il piatto. Ci sarà però una sorpresa.
Per motivi poco chiari i morti insepolti tornano in vita con impulsi cannibaleschi. Ogni persona ammazzata si trasforma in uno di loro. Sette persone cercano di resistere, barricandosi in una casa abbandonata. È il cult movie di basso costo che segnò una svolta nel cinema dell’orrore, portato da Romero fuori dagli studios , dalle convenzioni, dal ghetto. È un film pessimista che visualizza la fine del mito americano: è un nero a gestire la resistenza degli assediati dagli zombi, protagonista impensabile nel 1968 in un sistema di cinema commerciale, cioè consensuale. Ebbe seguiti, remake e innumerevoli imitazioni. Costato poco più di 100 000 dollari, ne incassò più di 5 milioni. Esiste una versione colorizzata. Nel 1998 fu rieditato con 13 minuti in più, tutti tagliati dal regista nel 1968. Operazione di marketing, non restauro con il Director’s Cut .
Frammenti di vita di 3 ragazze della working class e dei loro coetanei nella Londra della meta’ degli anni Sessanta. Scene girate dal vivo nelle case, nelle strade, nelle fabbriche, nei pub. Ken Loach porta sugli schermi della BBC tematiche sociali quali famiglia, amicizie, amori, sesso e aborto.
1943. Cesira ha una figlia adolescente, Rosetta, ed è vedova. In seguito ai bombardamenti decide di lasciare la città per tornare al paese d’origine in Ciociaria. Qui conosce Michele, un giovane intellettuale che si innamora di lei. Dopo l’8 settembre gli alleati risalgono la penisola e sia lei che la figlia vengono violentate da un plotone di soldati marocchini. Tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia il film ebbe iniziali vicissitudini produttive che De Sica riassume così: “Ponti e Girosi in un primo momento pensavano di affidare il personaggio della madre ad Anna Magnani e quello della figlia a Sophia Loren. Ma non poterono concludere questo accordo per gli impegni assunti dalla Magnani. Fui io a prospettare a Ponti la possibilità di affidare la parte della madre a Sophia Loren e di ricorrere a una bambina di dodici anni per quello della figlia. In Ciociaria le ragazze si sviluppano in fretta e si sposano a quindici anni; bastava ‘appioppare’ due anni in più a Sophia e il conto sarebbe tornato.” Una versione più ‘maligna’ vuole che la Magnani avesse rifiutato la Loren come figlia anche per problemi di reciproche altezze. Sta di fatto che questo elemento contingente (quale che ne fosse la causa) costituisce la forza del film. Perché, come ricorda Enrico Lucherini, “Tra De Sica e la Loren c’era una lunghezza d’onda comune, c’era una identica capacità di calore, di entusiasmo e di immediatezza”. Tutto ciò emerge con forza in un film che valse all’attrice un meritato Oscar perché il suo essere popolare e di origini popolane viene qui a misurarsi con un personaggio complesso, capace di grandi slanci, dotato di una irrefrenabile vitalità ma anche portatore di una rabbia interiore nei confronti di una situazione bellica che la turba più di quanto non accada ad altri con cui deve condividere la situazione di sfollata.
Presi in un vortice del tempo, astronauti atterrano su un pianeta dove gli umani vivono come bestie in una società di avanzata cultura governata dalle scimmie. Sorpresa finale. Il 1°, e il migliore, il più vispo dei 5 film ispirati al romanzo (1965) di Pierre Boulle. Thriller di anticipazione che è anche una favola filosofica sui nostri tempi con risvolti politici e sociologici. I suoi primi 20′ e gli ultimi 10 ne fanno un precursore della SF moderna al cinema. Vinse un Oscar speciale per il trucco creato da John Chambers. Sceneggiato con competenza da Michael Wilson e Rod Serling, ha uno dei suoi punti di forza nella fotografia di Leon Shamroy. Seguito da L’altra faccia del pianeta delle scimmie.
I carabinieri del re arruolano e spediscono in guerra due sottoproletari promettendo avventure, viaggi e ricchi bottini, i due, dopo aver fatto il loro dovere uccidendo in mezzo mondo e spedendo cartoline alla madre e alla sorella, Il più dichiaratamente brechtiano tra i film di Godard, non tanto perché vicino al tema di Un uomo è un uomo la divisa che trasforma l’uomo in assassino quanto per il tentativo di applicare al cinema la tecnica dell’estraniamento: quando uno dei protagonisti, durante le sue scorrerie, capita in un cinema, prima si spaventa per l’effetto della locomotiva che si fa incontro agli spettatori, poi cerca di scoprire le nudità di una bella bagnante, di afferrarla sullo schermo; ma il cinema è finzione e tra le mani gli rimane un lenzuolo. La fotografia, il montaggio, le didascalie di Les carabiniers sottolineano continuamente la presenza del « mezzo » tecnico, chiedendo continuamente al pubblico il distacco dalla vicenda.
Joy è sposata con un ladro professionista che oltre a maltrattarla la lascia ben presto sola perché finisce in prigione. Per Joy seguono altri amori, tutti sfortunati, fino a che il marito esce di prigione e ricomincia a maltrattarla.
Bette Davis in uno dei suoi tradizionali ruoli di terribile arpia. Qui è anche guercia. Fa la matriarca di una famiglia che ogni anno usa riunire i suoi congiunti per una festa che più che altro è occasione per metterli sotto i piedi. Stavolta però uno dei figli (l’unico che è riuscito a formarsi una famiglia per conto suo) spinto dalla giovane moglie, si ribella.
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