Storia di Marthy Maher, un giovanotto irlandese che arriva all’accademia di West Point come lavapiatti e ci rimane cinquant’anni in qualità di istruttore atletico.
Siamo nel 1905, a quarant’anni dalla fine della guerra di Secessione, in una cittadina del Kentucky. Il giudice Priest, molto amato dalla popolazione, in prossimità delle elezioni ha un fiero concorrente in Maydew. Nonostante il timore di non essere rieletto accetta di assumere in due occasioni un atteggiamento che può riuscire sgradito ai cittadini ancora legati allo spirito del vecchio Sud: salva dal linciaggio un nero innocente e accompagna alla tomba una prostituta. Un film di Ford in qualche punto zuccheroso ma con scene indimenticabili, prima fra tutte quella del funerale. Il regista riprende temi e personaggi di una sua vecchia pellicola, Il giudice, girata nel’ 31 con il comico Will Rogers.
Un film di John Ford. Con Clark Gable, Grace Kelly, Donald Sinden, Ava GardnerDrammatico, durata 115 min. – USA 1953. Dalla pièce Red Dust di Wilson Collison, già filmata con Lo schiaffo (1932) di V. Fleming e qui sceneggiata da John Lee Mahin. Il quartier generale di un cacciatore bianco (Gable) nel Kenya è invaso da Eloise Y. Kelly (Gardner), bruna irlandese di New York e di liberi costumi, e dall’antropologo britannico Donald Nordley (Sinden) con la moglie Linda (Kelly), bionda dalla sensualità repressa. Vanno tutti insieme a un safari incruento in cerca di gorilla. Le due donne si contendono il cacciatore. È un film anomalo nell’itinerario di Ford, uno dei più poveri di riconoscibili elementi fordiani. In un certo senso è il suo Hatari! Con Gable al posto di John Wayne, in un film dai risvolti di commedia in cui, come raramente gli succede, sottolinea la dinamica sessuale.
Alec Guinness in quegli anni interpretò spesso personaggi che avevano nome Holland: si trattava sempre di ometti dall’aspetto comune coinvolti in avventure paradossali. Qui Mr. Holland è un chimico che inventa una fibra indistruttibile e refrattaria ad ogni tipo di sporco con la quale si confeziona un vestito bianco. La scoperta mette in agitazione sia gli industriali tessili che i sindacati
Avventura veneziana assai Kitsch di una zitella americana (Hepburn in gran forma) con l’amante latino già sposato (chi se non Brazzi?). Regia accurata e convenzionale di Lean per un film turistico-sentimentale che spiacque ai critici, ma ebbe un grande successo nei paesi di lingua inglese, aprendo al regista la via alle successive coproduzioni internazionali. Bella fotografia di J. Hildyard. Tratto dalla commedia The Time of the Cuckoo (1952) di A. Laurents. Musiche di Alessandro Cicognini, il compositore preferito di V. De Sica. Titolo in GB: Summer Madness.
Domestica di mezza età, campagnola semplice e buona, fa da spettatrice in una famiglia borghese gretta e in crisi. Sceneggiato con maestria da Ennio Flaiano e Rodolfo Sònego, è un film intimista, giocato sulle mezze tinte, curato nei particolari, azzeccato nelle psicologie e nella descrizione di un ambiente. Tra i migliori di Emmer.
Brown è a capo di una potente organizzazione fuorilegge e il tenente Diamond cerca disperatamente di rintracciare Alicia, moglie di Brown, che con la sua testimonianza potrebbe far condannare il marito. Ma la donna è tenuta prigioniera dal gangster il quale, nel tentativo di fuggire in seguito al tradimento di alcuni suoi affiliati, porta con sé Susan, una splendida ragazza che lo amava prima di sapere chi egli fosse in realtà. Susan interessa anche a Diamond, il quale insegue i due e fa arrestare Brown, non senza qualche difficoltà.
Lo sceriffo lotta contro Dick capo di alcuni prepotenti proprietari. Un vicesceriffo, ubriaco perennemente a causa di alcuni dissidi amorosi, e un menomato lo aiutano nella sua quotidiana battaglia. Il fratello di Dick viene arrestato per omicidio. Per ripicca Dick rapisce il vice e chiede lo scambio. Ciò avviene, ma lo sceriffo astutamente sgomina la banda. Il vice, liberatosi dai banditi e dall’alcol, diventa eroe e uomo nuovo. Il film è un capolavoro del suo genere, un western classico centrato sull’eroe buono e coraggioso. La presenza di John Wayne, simbolo di questo cinema, rende questa bellissima opera di Howard Hawks ancora più significativa.
Un milionario vuole evitare che il proprio figlio sposi una bella bionda terribilmente interessata e spedisce la ragazza in Francia mettendole alle costole un detective.
Vecchio e indomito pescatore del Golfo del Messico sogna da una vita di pescare un grande pesce spada. Lo trova e la lotta dura tre giorni. Nel viaggio di ritorno i pescecani gli spolpano la preda. Diligente trasposizione di un famoso racconto (1952) di E. Hemingway la cui retorica allegoria stride. Il bravo Tracy e la bella fotografia (4 operatori tra cui Y. Wong Howe e F. Crosby) non bastano. Oscar per le musiche di Dimitri Tiomkin.
Lucy Gallant arriva in una città del Texas decisa a far carriera nel mondo dell’alta moda. Riesce nel suo intento, ma i compiti di manager la inducono a mettere in secondo piano la love story con un petroliere.
Arringa dell’avvocato-regista André Cayatte contro la pena di morte. Nella stessa cella, in una prigione francese, si trovano cinque condannati a morte: un ex partigiano, guastato dal clima di violenza instaurato durante e dopo la guerra; un giovane corso che ha ucciso per tenere fede a un giuramento familiare; un medico, accusato di aver ucciso la propria moglie; un maniaco omicida; un poveraccio incapace d’intendere e di volere. Su tutti la società si vendica. Ma è giusta la vendetta?
Policarpo, impiegato ministeriale, non gode delle simpatie del suo capo ufficio, il cavalier Pancarano. Figurarsi quando i due rispettivi figli s’innamorano. Liberamente ispirato a un libretto (1903) dell’umorista e giornalista Luigi Arnaldo Vassallo (più celebre come Gandolin), è un film di garbo, una miscela di ironia e di sentimento alla cui riuscita tutti hanno collaborato, dagli attori ai tecnici. Squisito livello figurativo.
Il medico legale Warren Chapin (Vincent Price), confortato dai risultati delle autopsie condotte sui cadaveri di alcuni condannati a morte, ha sviluppato la teoria secondo la quale la paura, al massimo stadio, sprigiona il “tingler”, un’energia di tale intensità da schiacciare la spina dorsale e condurre alla morte. Convinto di riuscire a materializzare questa sfuggente forza negativa, Chapin sperimenta droghe pesanti su se stesso, sulla infedele moglie Isabel e sulla muta Martha Higgins, consorte dell’equivoco Oliver, giungendo alla conclusione che il “tingler”, sempre in agguato in ciascuno di noi, può essere reso inoffensivo soltanto da un grido di terrore. Quando Martha muore, apparentemente vittima di uno dei suoi allucinogeni, Chapin, dissezionandone il cadavere, riesce finalmente a catturare la diabolica presenza, che ha la forma di un mostruoso parassita, e la chiude in una piccola gabbia. Isabel tenta inutilmente di servirsi del mostro per uccidere il marito e questi, ormai persuaso della pericolosità della sua ricerca, lo restituisce al cadavere facendo sì che Martha, per un attimo, si rianimi e provochi la morte di Oliver, vero responsabile dell’omicidio. Lo sceneggiatore Robb White è costretto a sacrificare l’elemento fantastico per architettare una soluzione che liberi il protagonista dai dubbi e renda giustizia alla povera donna assassinata. Il film che ne deriva è, in parte, macchinoso negli sviluppi e povero nelle situazioni, svolgendosi tra la sala della morgue e le borghesi pareti domestiche, e slittando tra uno scienziato un po’ folle, due donne infelici, e un uomo cinico che medita l’omicidio perfetto. Nonostante tutto, The Tingler è un piccolo cult. Girato in bianco e nero, con una breve e quasi impercettibile sequenza a colori (quella della vasca riempita di sangue), poggia sulla personalità di Vincent Price, sull’esplicito (e dati i tempi, coraggioso) riferimento al LSD, e sull’idea della “morte in diretta” che anticipa – secondo alcuni – le tematiche dell’Occhio che uccide diretto da Michael Powell l’anno successivo. Ma la vera attrazione del film, al momento della sua prima distribuzione, è il procedimento “Percepto!”, un effetto speciale – per così dire – collaterale escogitato dall’inventivo William Castle per coinvolgere direttamente il pubblico in sala. Alle ultime bobine, mentre sullo schermo si proiettava l’ombra del “tingler”, le poltrone del cinema cominciavano improvvisamente a vibrare e il pubblico, sorpreso e divertito, si abbandonava al grido liberatorio trascinato dalla voce tonante di Vincent Price che comandava di urlare per sbaragliare il mostro.
Versione in chiave musicale del film precedente riscritta da Moss Hart. 1° film a colori e in Cinemascope di Cukor, e uno dei suoi più costosi (4 milioni e mezzo di dollari, cifra altissima per l’epoca). 1° personaggio drammatico per J. Garland dopo 4 anni di assenza _ professionalmente out _ che rivela eccezionali doti di attrice, cantante, mima, ballerina. Una stella muore, un’altra nasce: viva il cinema! Apoteosi dello star system: “Il film rivela cosa c’è dietro” (E. Comuzio). Tagliato dalla Warner (anche se Sidney Luft, il produttore principale, era il 3° marito della Garland) e sottovalutato dalla critica del tempo, è un film straordinario a vari livelli tra cui, oltre a quello musicale, quello figurativo.
Ricercatore trova il siero della giovinezza. Una delle scimmie-cavia fa una mistura e la versa nel recipiente dell’acqua potabile. Ne beve lo scienziato che regredisce, imitato dalla moglie e da altri. Deliziosa commedia scritta da Ben Hecht, Charles Lederer e I.A.L. Diamond in cui si insinua abilmente il fascino che l’infantilismo e la regressione allo stato di natura esercitano sull’intelligenza. Grant e la Rogers mirabili. La sotterranea carica erotica aggalla nella scena in cui Coburn insegue la Monroe con un sifone di seltz.
Il giovane scienziato positivista Etienne Alexis è nemico giurato dell’amore e propugna la fecondazione artificiale. Durante il picnic, un temporale fortissimo lo separa dalla fidanzata e dagli amici. Si ritrova isolato con la campagnola Nanette: vivono giorni idilliaci. Al diavolo le teorie: Alexis ha scoperto la natura dell’amore.
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