La figlia d’un tassista newyorkese è fidanzata con un giovanotto piccolo borghese. I due decidono di sposarsi con una cerimonia molto semplice, ma la madre di lei, timorosa che i vicini possano giudicarla avara o povera, impone un matrimonio sfarzoso che crea immense difficoltà a tutti i membri della famiglia. Finalmente il tassista troverà le parole giuste per far comprendere alla moglie l’assurdità delle sue pretese. Non solo i due giovani potranno sposarsi, ma anche la coppia più anziana instaurerà un rapporto diverso.
Una prostituta, la moglie di un disoccupato, l’amica ricca di un pittore squattrinato, una ragazza incinta, una servetta e altre venti donne, richiamate da un annuncio che promette un lavoro, s’affollano su una scala che crolla. Forse il miglior film del diseguale e ambizioso De Santis e un’opera chiave dell’ultimo neorealismo. Da un fatto di cronaca nasce una ricca galleria di personaggi femminili in fertile equilibrio tra passione e ideologia. Sostenuto da una sapiente sceneggiatura cui collaborarono, tra gli altri, Zavattini e Sonego. Nastro d’argento per le musiche (M. Nascimbene). Allo stesso fatto di cronaca è ispirato Tre storie proibite.
I metodi rivoluzionari introdotti da un’americana in una ditta britannica sconvolgono a tal punto gli impiegati che uno di essi, al limite della sopportazione, decide di sopprimerla. Il progetto va a monte, tuttavia egli riesce ugualmente a farla cacciare.
Ex sceriffo cattura ricercato per omicidio per attirare in un luogo prefissato suo fratello, che molti anni prima gli ha ucciso la moglie. Tutto in esterni, esaltati dal Cinemascope (fotografia di Charles Lawton Jr.), scritto con asciutta efficacia da Burt Kennedy che punta sui personaggi e sui loro comportamenti più che sull’azione. Western lineare di classica concisione, ha ritmo quieto e una suspense appena suggerita, interrotta da momenti forti in cui la violenza è indicata più che rappresentata, e segnato in contrappunto dal desiderio di pace e serenità.
Celebre attore di cinema è sottoposto a una serie di ricatti professionali dopo aver investito un bambino. Lo stroncano fino a indurlo al suicidio. Tratto da un turgido dramma (1949) di Clifford Odets, è un virulento film di denuncia della “fabbrica dei sogni” hollywoodiana. Nonostante gli eccessi, notevole per il suo clima esasperatamente claustrofobico e un’ottima compagnia d’attori tra cui spiccano la Winters e specialmente Steiger.
Una bella ragazza finisce a sua insaputa sulla copertina di un giornale. È il primo passo verso il mondo dello spettacolo. Innamoratasi del fotografo che l’ha scoperta, fa il possibile per renderlo geloso flirtando con un nobile. I suoi sogni di gloria svaniscono di fronte alla dura realtà; le resta il fotografo che, accantonato l’orgoglio, dimostra di ricambiare il suo sentimento.
Clay O’Hara torna dalla città dove vive alla fattoria per vendicare il padre e il fratello trucidati dai ladri di bestiame. Si fa nominare vicesceriffo, ma lo sceriffo (che è d’accordo con i malviventi) si sbarazza di lui mettendolo sulla traccia di un pistolero.
Un film di Roy Boulting. Con Trevor Howard, Richard Widmark, Jane Greer Titolo originale Run for the Sun. Avventura, durata 99 min. – USA 1956. MYMONETRO La preda umana valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Una coppia di americani precipita con l’aereo nella giungla messicana. Se la cavano, ma finiscono prigionieri di tre sadici criminali di guerra nazisti che li obbligano a partecipare a una partita di caccia in cui loro due avranno funzione di preda. Dopo molti pericoli riusciranno a cavarsela.
Venduto come schiavo, un giovane orefice viene scelto dai cristiani per disegnare il calice in cui conservare il sangue di Cristo, poi rubato. Coinvolto in intrighi e battaglie, riuscirà a tornare dalla dolce moglie. Esordio di Newman (al posto di M. Brando renitente) in un bizzarro colossal epico-religioso con dialoghi assurdi, scene e costumi terribili, tratto da un best seller di Thomas B. Costain. “Newman recita la sua parte con il fervore emotivo di un autista di autobus che annuncia le fermate locali” (dal New Yorker).
Diplomatico vedovo con figli piccoli assume Cinzia come governante. La vedovanza gli pesa, la governante è attraente. Sit-com al servizio della Loren giunta di fresco a Hollywood. Sdolcinata e prevedibile, ma dialogata con brio. Scritto dal regista con Jack Rose, anche produttore per Paramount.
A Dodge City nel 1873 il cowboy Lin McAdam vince in una gara di tiro un fucile Winchester, ultimo modello, che gli viene rubato dall’assassino di suo padre. Molte peripezie per riaverlo mentre la preziosa arma passa di mano in mano. Uno dei 3 western che Mann diresse nel 1950 e il 1° dei 5 con Stewart: anche grazie a lui il genere entra nella sua maturità. Di impeccabile costruzione narrativa, il film ha una forza suggestiva sul piano visivo e i suoi personaggi sono già ben approfonditi anche se non come nei western successivi. Da notare Rock Hudson (come pellerossa) e Tony Curtis in piccole parti. Rifatto per la TV nel 1967.
La trama è esile: un boxeur in declino, una notte accorre in aiuto di una sua vicina di casa insidiata dal proprietario del night club nel quale lavora. Fra i due nasce del tenero; il boxeur viene accusato di un delitto compiuto dal losco rivale, che rapisce la ragazza perché unica testimone del delitto. Il boxeur, spinto dall’amore, rischia il tutto per tutto per liberare la ragazza e scagionare sé stesso dell’accusa di omicidio. È il secondo film girato da Kubrick allora venticinquenne. Non un brutto film, ma neanche un capolavoro della risma cui il regista ci avrebbe poi abituati. L’atmosfera è quella del noir francese del periodo d’oro, con un eroe-protagonista ferito dalla vita. Il film ha un buon ritmo e una scena, quella della lotta tra i due nel magazzino dei manichini, di gran classe.
Un film di Robert D. Webb. Con Elvis Presley, Debra Paget Titolo originale Love me Tender. Drammatico, b/n durata 89′ min. – USA 1956. MYMONETRO Fratelli rivali valutazione media: 2,38 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Non sapendo che la guerra civile è finita, i tre fratelli sudisti Reno compiono una rapina con alcuni compagni. Guai a catena. Western assai curioso trasformato all’ultimo momento in un veicolo per l’esordiente Presley che, prima di morire, canta quattro belle canzoni e poi riappare in forma di fantasma. Indimenticabili “Love Me Tender” e “Poor Boy”.
Quattro marinai di un cacciatorpediniere italiano, in libera uscita a Barcellona, si mettono nei guai in cerca di sottane. È il peggiore dei 4 film interpretati da U. Tognazzi nel 1958: una commediola militar-musicale che sfrutta fino all’inverosimile l’impianto rivistaiolo.
Una giovane attrice si innamora di un misterioso uomo che veste sempre di nero. Quando scopre che si tratta di un pericoloso delinquente, corre il rischio di rimetterci la pelle.
Lui è un asso della finanza USA, lei è un’attrice famosa, quasi altrettanto ricca. S’incontrano a Londra e si amano. Lui le dimostra il suo amore con regalucci: un panfilo, quadri d’autore, braccialetti di diamanti. Stonatura: lei vorrebbe sposarlo, lui non può, è già sposato, ma mente. Quando lei lo scopre si arrabbia. Tutto finisce in gloria nuziale. Scritta da Norman Krasna, adattando la sua commedia Kind Sir che nel 1953 fu un fiasco a Broadway. È un’attardata commedia sofisticata, sessualmente spregiudicata solo nei dialoghi. Vi incombe la noia con tanta premeditata misura. Così elegante nella sua superficialità da diventare interessante. La Bergman nella sua 1ª commedia hollywoodiana è bravissima, Grant impeccabile. Nessun altro attore come lui.
All’ora “H” del “giorno X”, presso una base americana al Polo Nord, si svolge un esperimento nucleare. Più tardi, due scienziati vanno sul posto a prelevare campioni da esaminare, ma sorpresi da una improvvisa tempesta di neve, assistono a qualcosa che ha dell’incredibile: tra i crepacci ghiacciati si aggira la mole maestosa di un animale preistorico. Uno dei due uomini muore sepolto da una slavina provocata dal mostro, l’altro, Tom Nesbitt, viene portato in salvo dai soldati e ricoverato in stato confusionale all’ospedale. Nessuno dà credito alla sua testimonianza, ma il mostro esiste davvero e quando provoca l’affondamento di una nave, Nesbitt si mette in contatto con un marinaio sopravvissuto che conferma quanto lui stesso ha visto e sottopone la faccenda ad un anziano paleontologo (Cecil Kellaway). Questi, superate alcune perplessità, accetta di iniziare le ricerche e poichè al naufragio della nave segue la distruzione di un faro, azzarda l’ipotesi che il mostro, risvegliato dall’esplosione atomica, si muova in mare seguendo una corrente fredda che scende verso New York. La teoria ha fondamento, ma il professore che si è immerso all’interno di una sonda marina nelle profondità degli abissi, una volta incrociato il mostro che identifica in Redosauro, non non avrà tempo di riemergere per confermarla. Mentre militari e scienziati si scambiano opinioni sulla veridicità della storia, l’animale preistorico fa la sua spaventosa apparizione nel porto di New York e, tra un fuggi-fuggi generale, comincia ad aggirarsi indisturbato, schiacciando macchine e divorando qualche poliziotto, tra le strade della città. Il pericolo è più grande di quanto previsto: non solo il mostro non soffre granché delle fucilate e dei colpi di bazooka, ma diffonde intorno a sé germi sconosciuti che provocano febbri altissime. Nella notte, il Redosauro viene localizzato all’interno del luna park di Coney Island, e lì, un tiratore scelto (l’attore Lee Van Cleef) guidato da Nesbitt riesce ad ucciderlo sparandogli una granata radioattiva. Il gigantesco animale crolla tra le impalcature in fiamme delle montagne russe e mentre Nesbitt si abbraccia con la giovane assistente del paleontologo – l’unica che fin dall’inizio aveva creduto in lui – sullo schermo appare la scritta “THE END”. Il risveglio del dinosauro nonostante sia un film fatto in economia riscosse un buon successo. I trucchi di Harryhausen non sono dei migliori, ma si inseriscono dignitosamente nella tradizione del suo maestro O’Brien. Tra gli attori, vale la pena di sottolineare la presenza dell’ottimo Cecil Kallaway dall’aspetto angelico e pacioso (già marito tradito di Lana Turner nel Postino suona sempre due volte) e di due caratteristi, l’uno visto spesso nei film di John Ford – il granitico Jack Pennick -, l’altro, futuro divo dei western di Sergio Leone – un Lee Van Cleef ancora senza baffi ma con ancora una folta capigliatura. Il titolo originale è mutuato dall’omonimo racconto (in Italia noto come “La Sirena”) di Ray Bradbury, del quale Harryhausen, a sceneggiatura già completata, convinse la Warner ad acquistare i diritti. La scena in cui il mostro è attirato dalla luce del faro e lo distrugge è, appunto, un richiamo alle pagine di Bradbury.
Dal romanzo (1956 – 20 milioni di copie vendute in USA) di Grace Metalious, sceneggiato da John Michael Hayes per le Fox: in una cittadina del New England tra un picnic e l’altro si pecca accanitamente sotto la vernice della rispettabilità. Da un best seller librario a un longseller audiovisivo: fu seguito da Ritorno a Peyton Place (1961), da una serie TV (dal 1964 al 1969) e da 2 film TV (1977 e 1985). Già purgato dall’editore per alleggerirne la drammatica carica di denuncia sociale, il film evira il romanzo con un metodico conformismo censorio di inconfondibile ipocrisia hollywoodiana. I fatti (omicidio, suicidio, violenza carnale incestuosa, aborto ecc.) rimangono, ma le cause sono omesse, vanificando il margine critico dell’ipocrisia e della falsità borghese e puritana con cui l’aveva scritto l’autrice. Dura quasi 3 ore. Sprecate. Lo scandalo funzionò anche da noi. Ebbe 9 nomination (5 agli attori) e nemmeno 1 Oscar.
Un gruppo di balordi passa una “notte brava” con il ricavato di un furto. Alla fine, dopo che il denaro è stato perso e rubato di nuovo, uno dei giovani resta solo e, in compagnia di una ragazza, vaga da un locale all’altro. All’alba, gli sono rimaste in tasca soltanto mille lire.
Una coppia senza figli decide di adottare un bambino, ma il capo dell’ufficio per le adozioni scopre che l’uomo è già sposato con un’altra donna dalla quale ha avuto dei figli. Scoppia lo scandalo: l’uomo è denunciato. In aula racconta la sua storia, ma anche a dibattimento concluso non sembra decidersi a scegliere fra le due famiglie.
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