Diventato cieco durante un addestramento militare, l’aspirante musicista Bengt Vyldeke rifiuta l’aiuto di tutti. Nonostante continui a difendere la propria indipendenza, Bengt assume Ingrid come assistente perché la ragazza possa diventare i “suoi occhi”. I due si avvicinano sempre di più ma Bengt, demoralizzato dagli inutili sforzi per riuscire a vivere facendo il pianista, si iscrive ad una scuola per ciechi supponendo che Ingrid sia disposta ad aspettarlo.
Il film narra le peripezie di un reduce che torna in Italia e trova la sua casa distrutta e la madre uccisa. Si è salvata solo una sorella che egli, dopo molte ricerche, ritrova in una casa equivoca. S’innamora di un’avventuriera e viene coinvolto in traffici loschi. Nel tentativo di salvare una bimba cadrà sotto il fuoco della polizia.
Lattuada alle prime armi prende spunto dal romanzo di Gabriele D’Annunzio per narrare le vicende di Giovanni Episcopo che, travolto dagli avvenimenti, sposa per caso Ginevra e si rovina la vita. Il responsabile delle sue disgrazie è Giulio che, tornato dall’estero, vorrebbe portargli via la pur malvagia moglie;
Cukor viene dal teatro e lo si vede soprattutto in questo film per il quale si è servito, almeno in parte, di un testo shakespeariano. Un attore confonde realtà e finzione teatrale; l’esasperazione e l’alterazione psichica lo inducono infatti a strangolare una donna, come fa Otello con Desdemona.
Berit è una ragazza che è già finita in riformatorio a causa di una difficile vita familiare. I genitori provano una profonda ostilità l’uno per l’altra e la madre ha nei suoi confronti una proiettività priva di amore. La ragazza, dopo aver tentato il suicidio, incontra un marinaio rientrato a Goteborg al quale si concede in breve tempo. L’uomo è tentato di non rivederla ma poi inizia con lei una relazione che la spinge a confidarsi raccontandogli un passato che suscita la sua gelosia retroattiva. Giunto alla sua quinta regia Bergman mostra qui una particolare attenzione al cinema neorealistico italiano. Rossellini sembra essere la sua fonte d’ispirazione in un film in cui gli esterni sono soprattutto dedicati a mostrare la quotidianità del lavoro in una città portuale. Questa scelta favorisce una riflessione che, partendo dalla vita di coppia e dai sentimenti (o dalla loro distorsione), si apre a una denuncia dell’assetto sociale di una società come quella svedese considerata da molti in Europa come un modello. I primi ad essere sottoposti alla lente d’ingrandimento sono i servizi sociali e coloro i quali si occupano delle giovani da ‘redimere’. Ne viene rilevata la scarsa attenzione nei confronti della ricerca delle cause di ciò che viene considerata devianza in favore di una rigida applicazione delle regole. Ciò su cui però decide di appuntare con forza la propria critica è il doppio regime in materia di aborto. Berit avrà modo di denunciare esplicitamente che l’aborto clandestino viene praticato a due livelli: quello garantito e in guanti bianchi per i ricchi e quello a rischio della vita per chi non si può permettere i costi del primo. Il finale è di quelli a doppia lettura: apparentemente posticcio e troppo solare lascia comunque aperta una domanda nello spettatore sul futuro dei due protagonisti che restano comunque dei soggetti non allineati al conformismo del tempo.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Un pazzo uccide un vecchio prete. Le indagini sono difficili proprio perché non esiste movente. Ma siamo in un momento elettorale, dunque d’obbligo per la polizia far bella figura e scoprire l’assassino. Viene allora accusato un uomo in base a indizi fasulli. Per fortuna c’è un procuratore al quale sta a cuore soprattutto la verità.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Due sposini (lui è un reduce della guerra mondiale) non riescono a trovare un tetto. Saranno accolti, fortunatamente, nella casa di un vecchio professore, malato di solitudine. Gli sposini gli ridaranno la gioia dell’esistenza. Lui li nutre, li ristora, li protegge.
Dal romanzo Build My Gallows High di Geoffrey Homes. Il passato ritorna nella vita di un detective privato, ritiratosi in provincia, quando il suo losco ex datore di lavoro e la sua ex amante gli fanno un’offerta che non può rifiutare, coinvolgendolo in una trappola mortale. Uno dei vertici del cinema noir: fatalismo tragico, impotenza dell’individuo, rapporto avvelenato tra passato e presente, la figura della dark lady (J. Greer). Scritto da Daniel Mainwaring, il labirintico intrigo è messo in immagini da J. Tourneur con stringata intensità. 1° film di R. Mitchum come protagonista, funzionale fotografia di Nicolas Musuraca. La RAI ha restaurato l’edizione distribuita sul mercato italiano, lasciando in inglese le scene tagliate. Esiste anche in versione colorizzata. Insignificante remake diretto da Taylor Hackford: Due vite in gioco (1984). Altro titolo italiano: La banda degli implacabili .
Un professore di latino (Järrel), detto Caligola, terrorizza gli studenti e, anche pervertito, ossessiona un’allieva (Zetterling) provocandone la morte per crisi cardiaca. Un compagno della ragazza (Kjellin) lo affronta. Scritto dal venticinquenne Ingmar Bergman, è un cupo e soffocante dramma psicologico in un linguaggio di taglio espressionista. Fece conoscere in Europa A. Sjöberg, rinomato regista teatrale che al cinema diede il meglio di sé nel dopoguerra. Nel 1946 a Cannes il film ebbe il premio internazionale della giuria.
L’opera seconda di Ingmar Bergman, da un dramma di Oskar Braathen. Un ragazzo e una ragazza s’incontrano un giorno di pioggia a Stoccolma. Sono entrambi degli sconfitti dalla vita. Lui è appena uscito di prigione, lei è incinta. Decideranno di affrontare i loro destini uniti.
Uno dei più celebri film del terrore dell’intera storia del cinema, scoperto in Italia solo recentemente. Un architetto arriva in una misteriosa villa dove altri personaggi raccontano fatti paranormali che diventano altrettanti episodi. In Il conducente del carro funebre un uomo, grazie a un sogno premonitore, sopravvive a morte sicura. Alla ragazza di Il ricevimento natalizio appare in soffitta lo spettro di un bambino. Lo specchio incantato tratta di un acquisto che si rivela nefasto in quanto riflette una realtà parallela molto pericolosa. In Una storia di golf un suicida torna per fare dispetti a un suo amico, colpevole indirettamente della sua morte. Alberto Cavalcanti, oltre a supervisionare la pellicola, dirige due episodi e si distingue con l’ultimo piccolo capolavoro, Il pupazzo del ventriloquo. Interpretato da Michael Redgrave, tratta di un ventriloquo che ha un rapporto talmente stretto col proprio pupazzo da diventare pazzo e uccidere un uomo. L’influenza di questa pellicola sul cinema gotico posteriore è innegabile e ancora oggi mantiene un fascino inquietante.
In una città americana, il caporedattore di un giornale appena acquistato dall’editore D. B. Norton, fa licenziare numerosi impiegati per “fare pulizia” di personale. Tra questi c’è Ann Mitchell (Barbara Stanwyck) che, prima di lasciare il posto, fa pubblicare per la sua rubrica la falsa lettera di un disoccupato disperato che minaccia di gettarsi dal palazzo del municipio a mezzanotte della vigilia di Natale. La lettera crea subito scalpore, i centralini del municipio vengono inondati di telefonate da parte di cittadini e datori di lavoro pronti ad “adottare” il misterioso John Doe. Attorno a quest’uomo così determinato nella sua disperazione cresce l’interesse della gente.
Un uomo crede di aver ucciso la moglie che lo tradiva perché quando si riprende dallo svenimento la trova morta accanto a sé. Fallito un tentativo di suicidio viene rinchiuso in manicomio. Una dottoressa si innamora di lui e lo aiuta a trovare il vero assassino.
Un autore di commedie musicali si innamora di un’insegnante di nuoto e la sposa. Ma il suo impresario, che non vede di buon occhio il matrimonio, ingaggia una ragazza perché si finga sua moglie. L’insegnante abbandona il marito credendolo bigamo. Poi tutto si chiarisce e la nuotatrice diviene la star della rivista scritta dal consorte.
Durante la guerra 1939-45 il generale americano Dennis è silurato perché nel bombardamento di fabbriche tedesche perde quarantotto Fortezze Volanti. Ma l’operazione fa parte del piano D e il successore non può che imitarlo. Ricalco fedele, anche troppo, di una verbosa pièce (1947) di William Wister Haines. Parole e poca azione. Recitazione di ordinaria amministrazione.
Ho anche una versione in inglese senza sub, se interessa
Sposato con un’americana (Davis), un ingegnere tedesco antinazista (Lukas) è costretto a una vita nomade e stentata finché arriva a Washington con moglie e figli, ospitato nella ricca casa della famiglia di lei. Qui, ricattato da un nobile rumeno (Couloris) che minaccia di denunciarlo all’ambasciata germanica, lo uccide e riparte per l’Europa per continuare la sua missione antifascista. Tratto da una pièce (1941) di Lillian Hellman che ottenne il New York Drama Critics’s Award, e sceneggiato da Dashiell Hammett, allora compagno della Hellman, è un film Warner che risulta oggi verboso e statico anche perché diretto da H. Shumlin che, dopo questo e un 2° film, opportunamente ritornò alle regie teatrali. Bisogna, però, giudicarlo all’interno del contesto storico-politico del tempo: nel 1941 l’opinione pubblica americana e le potenti lobby che la influenzavano erano ancora divise nei confronti del nazifascismo europeo. Doppiaggio a parte, il film conta per gli attori. P. Lukas vinse l’Oscar e L. Watson una candidatura insieme a quelle per il miglior film e la sceneggiatura. B. Davis dichiarò poi: “Non era la mia parte favorita, ma sapevo che valeva la pena fare quel film”.
Cielo di Fuoco sviluppa la propria azione in un unico grande flashback, innescato da un oggetto trovato da un ex-medico militare su un campo di aviazione dismesso in Inghilterra, nel quale furono dislocati i B-17 inviati dagli Stati Uniti per colpire il territorio tedesco. Il medico (interpretato dal Premio Oscar per il migliore attore non protagonista Dean Jagger) rivive la propria vicenda bellica, che ruota attorno all’arrivo di un nuovo comandante, il Generale Savage interpretato da un ottimo Gregory Peck,che sostituisce il comandante, suo sottoposto ed amico, a causa delle elevate perdite subite durante le azioni di guerra. Il nuovo comandante instaura un regime di disciplina completamente differente dal suo predecessore, considerato da Savage troppo vicino ai suoi equipaggi, basato sulla durezza e precisione dell’addestramento, e la sottolineatura violenta degli errori commessi dai suoi uomini, che nel momento in cui commettono delle mancanze vengono relegati su un apparecchio definito “il lebbrosario”. Il medico è l’unico che comprende quali siano le contraddizioni all’interno di Savage, che da un lato si mostra inflessibile, dall’altro è profondamente legato ai propri uomini, e cerca di mediare sulle situazioni più critiche.
Ingeborg, insegnante di piano in precarie condizione di salute, e la figlia adottiva Nelly vivono, con il coinquilino Ulf in una piccola cittadina in cui “nulla può infrangere il silenzio della notte”. Un giorno questa tranquillità si spezza: in paese arrivano Jack, misterioso giovane che ammalia Nelly con la sua loquace parlantina, e soprattutto Jenny, la madre biologica della ragazza, che le offre un lavoro in città a cui lei non sa dire di no. Giunta nella metropoli la giovane ne scopre presto l’artificiosità: non è solo la sua innocenza a farne le spese. Dopo aver scritto la sceneggiatura di Spasimo , un acerbo e giovane Bergman si cimenta per la prima volta nella direzione di un film in cui, nonostante una ancora immatura elaborazione psicologica dei personaggi, riesce a dare un’ordinata struttura simmetrica alla sua opera mettendo Nelly al centro della vicenda: tutto gira intorno alla sua figura che evidenzia la dicotomia speculare tra la quiete del paese (rappresentata da Ingeborg e Ulf) e la falsità della città di cui fanno parte Nelly e Jack. La protagonista smaschera le debolezze, le crisi che entrambe le due realtà presentano: la staticità del paese e la fragilità della grande città.
Compagnia della 101° divisione aerotrasportata americana è accerchiata a Bastogne (Belgio) nell’inverno 1944, durante la controffensiva tedesca delle Ardenne. Wellman sfalda la statua retorica dell’eroe combattente per mostrare la guerra nella sua terribile e umile realtà, attraverso una serie di annotazioni molto realistiche. Oscar per la sceneggiatura (R. Pirosh) e la fotografia (P.C. Vogel).
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