Un insegnante di provincia rassegna le proprie dimissioni al preside dell’istituto, sentendosi addosso la responsabilità della morte accidentale per annegamento di uno studente in una gita.
Decide di cambiare lavoro e si trasferisce in una cittadina più grande portandosi dietro il figlio ancora in età scolare. Rendendosi però conto di non poter mantenere gli studi futuri del ragazzo, cambia nuovamente impiego, questa volta spostandosi da solo a Tokyo da dove si curerà del mantenimento del figlio a distanza.
Una donna tradisce il marito e ne provoca il suicidio. Lo sviluppo della tragedia è osservato e sofferto dal loro figlio, il piccolo Pricò. È uno dei primi esempi, assieme a Ossessione, del nuovo cinema italiano che avrebbe dato vita al neorealismo. L’attore Emilio Cigoli, qui nella parte del marito, avrebbe dato la voce a tantissimi attori (Gary Cooper, Gregory Peck, John Wayne, Jean Gabin). Il soggetto è tratto dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola.
Un medico conosciuto e stimato si trasforma, grazie ad un ritrovato di cui è il solo a conoscere il segreto, in un essere crudele e spietato. In queste vesti tiene segregata una ragazza che ha reso schiava della sua tirannia, mentre come dottor Jekyll è promesso ad un’altra. Dopo qualche tempo si rende conto di non poter più controllare la parte malvagia che è in lui.
Grazie a un collega defunto che gli mostra le copie del giornale del giorno dopo, un brillante giornalista diventa ricco e famoso. Poi viene a sapere che l’indomani lui stesso morirà. Da uno stravagante soggetto di Dudley Nichols un gradevole e intelligente film girato da Clair durante la sua permanenza a Hollywood. Noto in Italia anche come Ora X, colpo sensazionale.
Una delle due regie (l’altra fu Inchiesta in prima pagina) del commediografo Clifford Odets. Cary Grant impersona un giovane operaio londinese incerto sull’indirizzo da dare alla propria vita: non sa se scegliere l’onesto lavoro e l’onesto matrimonio, oppure la relazione con una donna sposata e guadagni poco puliti nella cricca del marito di lei. Alla fine, dopo la morte della madre, si decide: lascerà la città, le buone e le cattive amicizie e diventerà sindacalista.
Il film si apre sull’inquadratura di un cielo nuvoloso. Attacca la voce fuori campo: “Questo è quanto io ricordo della storia di un giovane dalla personalità non comune che ebbi la ventura di incontrare in varie fasi della mia vita. Nell’estate del ’19 io ero di passaggio a Chicago, quando un mio amico, Elliott Templeton, che avevo incontrato a Londra e a Parigi, mi invitò a pranzo. Il ricevimento doveva aver luogo in uno di quei brillanti circoli di campagna tipici di quel dopoguerra americano…”. Il racconto è di Somerset Maugham (impersonato da Herbert Marshall), il grande scrittore inglese che pubblicò il romanzo nel 1944. Maugham conosce in pochi istanti, al suono di una dolce orchestra, tutti i personaggi che comporranno la storia: la stupenda Isabella (Tierney), la romantica Sofia (Baxter, premio Oscar), Gray (Payne), rampollo ricchissimo innamorato di Isabella. Ed è in scena anche Elliott (Webb), delizioso snob a oltranza (“… non capirò mai come si possa andare a Parigi senza abiti da sera…”). Poco dopo appare Larry, il protagonista, interpretato da Tyrone Power. Maugham continua il suo racconto: “È questo il giovane di cui scrivo. Non è celebre. Forse, quando la sua vita giungerà al termine, egli non avrà lasciato maggior traccia di quella che lascia il sasso che cade nell’acqua, e forse la vita che egli si è scelta avrà un’influenza sempre crescente sull’umanità e molto tempo dopo la sua morte ci si renderà conto che ai nostri tempi viveva una creatura non comune…”. Isabella vorrebbe sposare Larry, che però ha in programma una vita particolare: non lavorerà, ma girerà il mondo alla ricerca di se stesso. Isabella per un po’ lo aspetta, poi sposa Gray, mentre Larry continua la sua ricerca fra gli artisti di Parigi, i lavori in miniera, la frequentazione di ogni tipo di umanità, e l’India, dove un santone gli impartisce le lezioni decisive. Nel frattempo Sofia si è “perduta” e Isabella ha continuato a essere innamorata di Larry. È un’espressione esemplare del grande cinema di mestiere hollywoodiano. Un grande romanzo, di un grande scrittore, tradotto secondo le regole del grande cinema. La voce fuori campo rappresenta un altro esercizio strano e splendido. Il fraseggio della scrittura viene ridotto allo spazio della necessità del film, un’operazione che solo apparentemente è blasfema. La sintesi che ne risulta, rispetto al racconto, spesso è più efficace del romanzo stesso. Il compromesso filologico, in sostanza, può risultare ottimo cinema.
Èuno dei film polizieschi più riusciti degli anni Quaranta affidato a uno specialista di questo genere, del quale ricordiamo altri splendidi film quali: Il 13 non risponde, Chiamate Nord 777, 14ª ora,23 passi dal delitto. È la storia di un gangster che finisce in prigione dopo l’assalto a un negozio di gioielli. Dopo qualche tempo apprende il suicidio della moglie e il ricovero in un orfanotrofio delle sue due bambine. Decide quindi di collaborare con la polizia, fornendo i nomi dei suoi complici, per poter così abbreviare la sua pena. Scarcerato, viene però scovato da un pericoloso gangster che vorrebbe vendicarsi ma cade in una trappola tesagli dalla polizia. Nel ruolo di Tommy Udo, il gangster, troviamo Richard Widmark alla sua prima esperienza cinematografica. Egli con questa straordinaria caratterizzazione (indimenticabile la sua satanica risata) si impose subito all’attenzione della critica e del pubblico. Widmark prima di darsi al teatro insegnò dizione e recitazione in una scuola americana.
Zio Charlie _ ricercato dalla polizia come pluriomicida _ torna in famiglia nella quieta cittadina californiana di Santa Rosa. Sua nipote Charlie è sedotta dal suo fascino, ma comincia a sospettare di essere la prossima vittima. Uno dei migliori film di Hitchcock per la magistrale descrizione dell’ambiente, l’inquietante complessità psicologica dei personaggi, il telepatico “gemellaggio” di zio e nipotina con lo stesso nome, l’incerta linea di separazione tra il normale e l’anormale, la sottigliezza della suspense, lenta ma inesorabile. Hitch era orgoglioso della collaborazione alla sceneggiatura dello scrittore Thornton Wilder (con Sally Benson e Alma Reville). T. Wright non è mai stata così brava. Rifatto nel 1959 con Step Down Terror da Harry Keller con Charles Drake e Colleen Miller, inedito in Italia.
Intorno al 1630 il giovane guascone D’Artagnan arriva a Parigi. Diventato amico dei moschettieri Porthos, Athos e Aramis, entra anche lui al servizio di Luigi XIII. I quattro devono lottare contro gli intrighi del Cardinale Richelieu e della sua perfida agente Milady de Winter, riuscendo a salvare l’onore della regina, presunta amante del duca di Buckingham. Giustiziano Milady che ha ucciso il duca e una cameriera della regina, amata da D’Artagnan, che diventa luogotenente. Athos si ritira in campagna, Porthos si sposa, Aramis si fa abate. Dopo numerosi adattamenti del cinema muto, è il 1° film sonoro hollywoodiano (RKO) tratto dal popolare romanzo di Alexandre Dumas e, forse, il peggiore per fiacchezza di regia e di recitazione, nonostante la sceneggiatura dello stimato Dudley Nichols e dello stesso Lee.
Giallo genere “donna spaventata”. La terrorizzata di turno è Barbara Stanwyck, sposata con il pittore Humphrey Bogart. Lei sospetta che lui abbia assassinato la sua precedente moglie, e il sospetto diviene quasi certezza quando un nuovo omicidio è nell’aria.
Qui sopra versione in inglese: i subita sono stati tradotti dai subeng con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Joseph, detto Duke, è un malvivente con alle spalle diverse condanne, uscito di prigione decide di vivere onestamente sapendo che in caso di nuova condanna sarebbe imprigionato a vita. Nonostante i suoi sforzi non riesce a reinserirsi nella società e così viene convinto da alcuni vecchi complici a partecipare ad una rapina. L’ideatore del crimine è il disonesto avvocato Fleming, la cui moglie, Lorna, è la vecchia amante di Duke. Quando i due si rincontrano i vecchi sentimenti riaffiorano.
Non ho trovato versione in italiano, i subita sono stati tradotti dai subspa originali con google, potrebbero esserci delle imprecisioni
La vita quotidiana dei bambini nelle vie di Oporto. Due di loro si contendono le simpatie di una ragazzina il cui grande sogno è una bambola vista nella vetrina di un negozio. 1° lungometraggio narrativo di Oliveira. C’è chi lo iscrive nel cinema neorealista, ma forse, nonostante le apparenze, è una storia di adulti trasposta nel mondo dell’infanzia. Grande sensibilità senza sentimentalismi. Il titolo è un grido infantile di richiamo.
Dal romanzo di Willard Motley. Il figlio di un commerciante ingiustamente condannato e morto di crepacuore entra nell’ambiente della mala. È riportato sulla retta via da un avvocato, ma l’ingiustizia sociale lo induce di nuovo alla rivolta. Su un tema che gli era caro (rapporto padre-figlio) Ray ha fatto un film, prodotto da Bogart, onesto e sincero nella sua denuncia sociale, ma verboso e retorico, di strategia macchinosa. Seguito: Che nessuno scriva il mio epitaffio.
L’intellligenza deduttiva del più noto investigatore della letteratura, Sherlock Holmes, si misura contro criminali geniali e terribili, e insieme al suo fedele assistente Watson deve affrontare intricatissimi casi ambientati nella misteriosa Londra di fine ‘800. La migliore trasposizione cinematografica è certamente la serie prodotta dalla 20th Century Fox, poi proseguita dalla Universal, in cui l’acume investigativo di Holems ha il volto dell’attore inglese Basil Rathbone, accompagnato dall’amico Watson che qui ha il volto di Nigel Bruce. Tratti dai romanzi più celebri di Sir Arthur Conan Doyle i 14 film presentati in questo imperdibile box da collezione rappresentano l’intera serie dedicata a Sherlock Holmes.
Il colonnello Thursday prende il comando di un forte in territorio Apache e si porta con sé la figlia. La sua concezione della disciplina e i pregiudizi lo mettono in conflitto con il capitano York; la sua testardaggine lo porta a uno scontro con i pellerossa di Cochise e alla sconfitta. Primo western fordiano a occuparsi della Cavalleria, fa parte della trilogia militare con I cavalieri del Nordovest (1949) e Rio Bravo (1950). Attraverso la finzione romanzesca Ford e il suo sceneggiatore Frank S. Nugent alludono a Custer e alla disfatta di Little Big Horn. Delizioso nella descrizione della vita in un forte, dialettico nella contrapposizione ideologica dei vari modi di concepire l’onore, la disciplina e gli altri caratteri della vita militare. Armendariz doppiato da Alberto Sordi. Girato nella Monument Valley. Esiste in versione colorizzata.
Film neorealista sulla Resistenza, incentrato sulle vicende di un soldatino che alla fine, dopo alcune avventure sentimentali, s’arruolerà tra i partigiani. Si ricorda soprattutto la scena in cui un sacerdote, condotto alla fucilazione dai tedeschi, riesce a far ribellare i contadini recitando le litanie. Il prete è interpretato da Carlo Lizzani.
Strane cose succedono alla signora Alison Courtland: addormentatasi nella sua casa di New York, si sveglia la mattina dopo nel vagone-letto di un treno diretto a Boston. Tornata a casa, trova il marito ferito da un colpo di pistola, la stessa che si trova nella sua borsetta. Tratto da un racconto di Leo Rosten, è uno dei meno noti e meno validi film di Sirk, un noir che appartiene al filone del thriller coniugale. Apprezzabile per la cura dell’ambientazione, il ritmo e la finezza della suspense psicologica
Attorno alla figura del grande pittore Utamaro Kitagawa si intrecciano le vicende di passione di alcune cortigiane. In particolare la storia di Okita, la musa dell’artista, innamorato di lei senza essere ricambiato: Okita si contende, invece, il cuore di Shozaburo con la modella Takasode. Girato nel 1946 che vede il Giappone riprendersi dallo choc della guerra, Utamaro o meguru gonin no onna è per molti versi un’epitome della poetica di Mizoguchi Kenji. In netto contrasto con la consuetudine didascalica delle biografie, non vengono trattate vita e opere del grande pittore nipponico. Utamaro è reinventato come alter-ego del regista, come un simbolo, un catalizzatore di ribellione, che incarna la volontà di un Giappone deciso a rompere con una tradizione millenaria.
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