Ispirato all’omonimo romanzo di Kipling, il film racconta la storia di un ricco ragazzino, salvato da un pescatore. Il ragazzo passa qualche mese sulla goletta tra marinai rudi, ma di buon cuore. Per lui è una grande lezione di vita. Un buon film, arricchito da uno Spencer Tracy in gran forma: per questa interpretazione si guadagnò l’Oscar.
Ex combattente della prima guerra mondiale, James Allen è condannato innocente ai lavori forzati, subisce la brutalità di un carcere del Sud, evade, cambia identità, si costituisce, ma, irritati dalla sua pubblica denuncia delle inumane condizioni carcerarie, lo trattano peggio di prima finché evade per la seconda volta. Tratto da un racconto autobiografico di Robert E. Burns, è uno dei più coraggiosi e vigorosi film sociali della Warner, piuttosto spregiudicato anche nella rappresentazione del sesso. Ma il codice Hays non era ancora entrato in funzione. Girato in sobrio stile semidocumentaristico rimane un classico del cinema carcerario. In DVD dal 2006 (Ermitage distr.) con la voce di Emilio Cigoli per Muni e un saggio di F. Di Giammatteo sul prison movie.
A Vienna durante la guerra 1914-18 la vedova di un ufficiale, divenuta prostituta, è assunta dai servizi segreti austro-ungarici con nome di codice X-27, scopre la spia russa H-14, lo fa arrestare; scopre di amarlo, lo fa fuggire: è condannata a morte per tradimento. 2° film americano della coppia Sternberg-Dietrich, straordinario e incompreso, miniera inesauribile di sorprese del Kitsch più sfrenato dove il ridicolo va a braccetto del sublime, trasgredendone le regole della narrazione, della verosimiglianza, del buon gusto con una anarchica follia che culmina nella sequenza finale. “È un’opera che ha in sé la propria parodia, intera” (G. Buttafava).
Dal romanzo (1935) di A.J. Cronin che collaborò alla sceneggiatura senza firmarla. La dura vita dei minatori del Galles tra le due guerre, resa ancor più dura dallo sfruttamento di una classe padronale senza scrupoli. Al di là della sua dimensione di denuncia sociale, non frequente in quel tempo (ma il film è prodotto da un indipendente), è un film aspro, robustamente delineato nelle psicologie dei personaggi, ravvivato da un montaggio nervoso e incalzante, impregnato di succhi passionali al di sotto del suo populismo politicamente corretto. Come scrisse Graham Greene: “a very good film”.
Dopo 17 anni sull’Isola del Diavolo (Guyana Francese), vittima di un complotto, il banchiere Paul Lavond evade con un altro detenuto che, prima di morire, gli rivela il segreto per miniaturizzare esseri viventi. Tornato a Parigi, travestito da vecchia signora (un grande Barrymore), apre un negozio di giocattoli e si serve delle sue miniature viventi in vendita per vendicarsi. Penultimo e geniale film di Browning che l’ha scritto con 3 altri sceneggiatori (tra cui Erich von Stroheim) dal romanzo Burn Witch Burn di A.A. Merritt. Dopo Freaks (1932), anch’esso prodotto dalla M-G-M, fu ammirato soprattutto per il sagace uso dei trucchi ottici, la suggestiva atmosfera (fotografia: Leonard Smith), il gusto del grottesco e della suspense. Ridistribuito in Francia nel 2009, risulta uno dei più originali film hollywoodiani di vendetta anche per la complessa e inquietante partitura narrativa, non priva di ambiguità erotica come mostrano i rapporti del protagonista (sempre travestito) con la figlia che lo riteneva corresponsabile del suicidio di sua madre.
È il primo dei tre film sonori interpretati dall’attore che, affiancato da alcuni componenti della sua compagnia teatrale, si esibisce qui in alcune delle sue maschere più popolari: Pulcinella, Gastone, Fortunello, Nerone.
In tutta Italia incassò circa 5 milioni di £, cifra incredibile per l’epoca, paragonabili a 35000000 € attuali.
Tornata nella casa paterna, una prostituta pentita s’innamora di un marinaio che vorrebbe sposarla. Ma il padre si oppone alle nozze. Tratto da un dramma (1921) di Eugene O’Neill, è il 1° film parlato della Garbo. L’attrice, unica vera ragione di essere di un film verboso, statico e molto datato, ottenne la 1ª delle 3 nomination all’Oscar (Margherita Gauthier, Ninotchka). La 1ª battuta che disse in questo film è “Gif me a viskey, ginger ale on the side, and don’t be stingy, baby” (dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio, baby).
Lo scienziato inglese Jack Griffin (Rains), diventato invisibile per un siero che si è iniettato, cerca di trovare un antidoto, ma ci rinuncia quando si rende conto che l’invisibilità ha i suoi vantaggi. Intanto, però, un effetto collaterale del siero è la megalomania che lo spinge a commettere furti e omicidi. Sceneggiato con fedeltà al romanzo (1897) di H.G. Wells pari alla stringatezza da R.C. Sheriff e Philip Wylie, il film comincia in cadenze di commedia e diventa gradatamente drammatico e cupo: l’invisibile Griffin è uno dei primi insani malvagi della storia del cinema, pur suscitando insieme paura e compassione. Fece una star di Rains, esimio teatrante inglese dalla voce bellissima e inconfondibile, esordiente sullo schermo in una parte che gli permette di mostrare il volto soltanto alla fine, nell’immobilità della morte. Fu il suo compatriota Whale a imporlo ai capi dell’Universal che avrebbero voluto Boris Karloff. Gli effetti speciali di John P. Fulton, insuperati per molti anni, contribuiscono molto alla riuscita del film. Le riprese richiesero 4 mesi, durata insolitamente lunga per quel tempo. Molti seguiti, tutti assai inferiori, fra i quali: Il ritorno dell’uomo invisibile (1940) di J. May; La donna invisibile (1941) di A.E. Sutherland; Invisible Agent (1942) di E.L. Marin. Non mancò un Gianni e Pinotto contro l’uomo invisibile (1951) di C. Lamont.
Duranti i difficili e sanguinosi lavori di costruzione della ferrovia tra l’Atlantico e il Pacifico si svolge la storia d’amore tra la figlia di un macchinista e un sorvegliante. La ragazza sposa un bandito per salvare l’amato, e quando il marito muore ucciso dai suoi uomini, i due si riuniscono.
Dal romanzo (1883) di Robert Louis Stevenson: un tesoro nascosto, una mappa per rintracciarlo, un lungo viaggio in mare, un ammutinamento, un astuto pirata con una gamba di legno, un pappagallo e il giovanissimo Jim coinvolto nell’avventura. Sceneggiato benissimo, un film nella migliore tradizione della M-G-M con un indimenticabile Beery dalla vellutata truculenza. Barrymore non gli è da meno. Già filmato 3 volte nel muto (dopo quelle del 1912 e 1917, notevole la versione del 1920 con la regia di Maurice Tourneur) e seguito da altre versioni. Esiste in edizione colorizzata
Un film di Leni Riefenstahl. Titolo originale Olympia. Documentario, Ratings: Kids+16, b/n durata 217 min. – Germania 1938. MYMONETRO Olimpia valutazione media:3,33 su 5 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il film è il documentario delle Olimpiadi di Berlino del 1936 ed è composto da: Festa di popoli (Fest der Völker)e Festa di bellezza (Fest der Schönheit).
Coadiuvata dal servo Sandor, la contessa Maria Zaleska, figlia del conte, cerca un rimedio per il suo vampirismo, prima bruciando il corpo del padre e poi rivolgendosi ad uno psichiatra di cui si innamora.
Un film di David Butler. Con Lionel Barrymore, Shirley Temple Titolo originale The Little Colonel. Commedia, b/n durata 80 min. – USA 1935. MYMONETRO Il piccolo colonnello valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una piccola non ama il nonno perché questi detesta suo padre. Un giorno il padre si ammala e la bambina viene affidata al nonno. Sembra un dramma, ma un incidente a lieto fine porterà la pace in famiglia.
La figlia di un possidente di Sorrento è cieca da molti anni per lo choc riportato assistendo, bambina, all’assassinio della madre. Guarisce per le cure di un buon dottore innamorato. Altro choc: il suo fidanzato è l’antico assassino. Stavolta, però, la vista non la perde: l’assassino sarà punito, la ciechina sposerà il dottore. Dal romanzo di Francesco Mastriani.
Un inglese in vacanza nel regno di Ruritania, Paese imprecisato dell’Europa centrale, contribuisce a sconfiggere un colpo di Stato, impersonando alla cerimonia dell’incoronazione il re suo cugino, sequestrato dai ribelli. Un po’ datato, ma indubbiamente il migliore dei 5 film (1914, 1922, 1937, 1952, 1979) tratti dal romanzo di cappa e spada di Anthony Hope. Ottima compagnia di attori, eccitanti sequenze d’azione, ritmo scorrevole, splendida fotografia.
Un film di Josef Von Sternberg. Con Marlene Dietrich, John Lodge Titolo originale The Scarlet Empress. Drammatico, b/n durata 110 min. – USA 1934. MYMONETRO L’imperatrice Caterina valutazione media: 3,67 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Sposa infelice di uomo fisicamente e spiritualmente malato, Sofia, la futura imperatrice Caterina di Russia, cerca consolazione tra sudditi e dignitari corrotti. Ciononostante, alla morte della sovrana Elisabetta, viene incoronata regina.
Cinque ragazze che lavorano in un night-club vengono convinte da un procuratore distrettuale a testimoniare contro un ras della malavita che le sfrutta. Ruvido melodramma, scritto dal futuro regista Robert Rossen, affidato soprattutto all’interpretazione di un’affiatata squadra di attori sotto contratto alla Warner Bros, casa specializzata in drammi sociali e gangsteristici. Il personaggio di Eduardo Ciannelli è ispirato a Lucky Luciano.
Una bambina, dopo una tempesta, viene raccolta da due vecchi marinai, guardiani di un faro. I lupi di mare adorano la bimba e fanno di tutto per impedire che venga spedita in un collegio. Poi l’identità della piccina viene scoperta e i suoi doviziosi parenti dimostrano la loro gratitudine portando con loro i due marinai a bordo di uno yacht.
Il botanico Wilfred Glendon (Henry Hull) guida una spedizione tra i monti dell’Himalaya in cerca della “marfisa lupina lumina”, un rarissimo fiore che cresce soltanto nelle notti di luna piena. Lo trova in una valle desolata, ma viene ferito – in modo apparentemente non grave – da una spaventosa creatura dall’aspetto ferino. Tornato a Londra, Glendon trascura gli amici e la moglie Lisa (Valerie Hobson) per dedicarsi allo studio del prezioso reperto, finché viene contattato dal sinistro dottor Yogami (Warner Oland) che lo implora di cedergli la “marfisa” dal cui siero si ricaverebbe un filtro capace di lenire le sofferenze di chi, come lui, è affetto da licantropia.
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