Tratto da un racconto di Robert Buckner, il film parla del mandriano Webb Weston che, giunto nella città di Dodge City dove regna l’illegalità e la violenza, assume l’incarico di sceriffo.
Coppia di ballerini ottiene fama e successo rapidamente, ma arruolatosi in aviazione (è la guerra 1914-16) lui muore. Il più ambizioso e “serio” film della coppia, frenato dalla prudenza delle biografie dove non si vuole offendere la memoria dei morti né la sensibilità dei vivi. Tratto dai libri My Husband e My Memories di Irene Foote Castle.
Si tratta di un documentario che mette in evidenza la miseria delle famiglie dei minatori della regione del Borinage. In primo piano anche uno sciopero del 1932. Per la crudezza e la verità del documento ne fu impedita la circolazione.
Dopo un tentato suicidio, figlia di un industriale travolto da crollo finanziario, accetta di sposare laborioso cugino, unico sostegno di una famiglia alla deriva. Tratto da una famosa commedia (1900) di Giuseppe Giacosa (già filmata nel 1916) è uno dei meno originali, ma dei più compatti e armonici film di Camerini. Riscritto completamente nei dialoghi, è fedele allo spirito.
Dai romanzi Mrs. Bridge (1959) e Mr. Bridge (1969) di Evan S. Connell. Itinerario matrimoniale tra gli anni ’30 e ’40 dei coniugi Bridge di Kansas City: Walter G., avvocato di successo, conservatore in tutto, e India che vive all’ombra del marito, dedita ai tre figli, alla casa in ordine, alle buone maniere, al bridge con le amiche finché le affiora il dubbio che forse la vita potrebbe essere diversa. Sebbene la sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvala, assidua complice della ditta Merchant-Ivory, ricuce i due romanzi per far posto a Newman (sotto le righe), il film è soprattutto il ritratto di Mrs. Bridge (Woodward, squisita): suo è lo struggente finale. C’è qui qualcosa di nuovo nello splendore, e nei limiti, del calligrafico cinema letterario di Ivory: una dimensione autobiografica che gli dà vibrazioni e trasalimenti proustiani. Come i coniugi Newman, Ivory appartiene alla generazione dei figli di Walter e India: il loro mondo è quello con cui hanno dovuto fare i conti.
Un milionario sposa una quasi sconosciuta per poter adottare, come stabiliscono le leggi vigenti in Cina, un’orfanella raccolta in quel paese. La bimba farà in modo che il matrimonio fasullo diventi un matrimonio d’amore.
Dopo una lite un riccone scaraventa dalla finestra il visone della moglie che cade addosso a una dattilografa. Lei se lo tiene. Cominciano le complicazioni. Scritto da Preston Sturges, è un film scintillante d’arguzia e di ritmo. Da mettere tra le più divertenti commedie hollywoodiane degli anni ’30. J. Arthur e E. Arnold una testa sopra gli altri.
Dall’atto unico (1894) di Giovanni Verga e da una delle Novelle rusticane (1883), su sceneggiatura del regista con Tomaso Smith, Pier Maria Rosso di San Secondo e Santi Savarrino. Lola, moglie del carrettiere Alfio, ha una tresca con il giovane Turiddu. Quando Alfio viene a saperlo, sfida il rivale a un duello al coltello e l’uccide. Bella e funzionale fotografia di Massimo Terzano, musica e canzoni (tratte dal folclore siciliano e liberamente arrangiate) di Alessandro Cicognini. Girato prevalentemente in interni, con pochi ma suggestivi esterni. Anche il duello si svolge fuori scena. Fedele a Verga nella lettera e nello spirito, stringato, ben recitato.
Il personaggio della protagonista, Concha, è tratto dal romanzo di Pierre Louÿs La femme et le pantin: gli uomini sono burattini nelle mani di questa affascinante sigaraia sivigliana. Prima il maturo Don Pasquale, poi il giovane amico di questo, Antonio, vanno in rovina per i suoi capricci e si battono a duello.
Dei film dichiaratamente apologetici della ideologia fascista, questo di Forzano appare il più smaccato ed ingenuo. Narra della “rivoluzione” partendo dalle condizioni dei reduci della guerra mondiale e, in particolare, d’un fabbro che, persa la memoria, “recupera poco a poco la pienezza delle sue facoltà spirituali quando il medico gli riproduce su di uno schermo portatile il bollettino della vittoria” (da una recensione dell’epoca). È comunque un documento significativo.
Dorothy Haley è una ragazza giovane, carina, intraprendente. Vive con il fratello: un uomo severo, che si è preso cura di lei, ma che nutre ancora un’idea ‘patriarcale’ della famiglia e dei rapporti tra uomo e donna. Ovunque vada, gli uomini la notano e cercano di attaccare discorso o di invitarla fuori; e lei è stanca di stare sempre sulle difensive. Una sera, a Coney Island, la sua amica Edna le propone una scommessa: c’è un ragazzo che se ne sta da una parte, pensieroso; non sarà anche lui ossessionato dall’idea di flirtare! Dorotyhy, convinta com’è del contrario, si avvicina alla ‘vittima’; ma questi non solo non abbocca, ma si mostra anche scostante con lei e la tratta con sarcasmo. ‘Dot’ rimane colpita da questo modo di fare e per la prima volta si lascia coinvolgere. E così, congedata l’amica, passa la sera insieme al ragazzo, parlando un po’ di tutto. Alla fine della serata, lui le rivela il suo vero nome, Eddie, e la bacia rapidamente.
Due tra le più riuscite gag del grande attore romano scomparso nel 1936, Nerone e Medico per forza, vengono riproposti in questo spaccato artistico del comico dall’ironia tagliente e provocatoria.
Il noto criminale Rocky Sullivan, dopo aver scontato una pena in carcere, torna nel quartiere dove era cresciuto e scopre di essere l’idolo dei ragazzi del rione che addirittura intendono imitare le sue gesta. Padre Connelly, che in gioventù rischiò di essere rinchiuso in casa di correzione assieme a Rocky, si accorge dell’influenza criminale che il gangster può avere sui ragazzi che egli invece cerca di salvare. Scongiura Rocky di cambiar vita. Gli uomini della gang di Rocky cercano di sopprimere il sacerdote ma due di loro vengono uccisi dal gangster stesso che viene condannato alla sedia elettrica. Padre Connelly lo scongiurerà di non morire da eroe ma di sfatare quel mito a cui i ragazzi sono legati
Stanlio è chiamato in Scozia per ricevere l’eredità del vecchio zio McLaurel che si rivela non essere altro che una cornamusa e una scatola di tabacco. Assieme all’inseparabile Ollio è costretto ad arruolarsi nell’esercito che spedisce i due in India. Senza volerlo porteranno a termine un’eroica missione.
Un film di William Nigh. Con Evelyn Brent, Boris Karloff Titolo originale Mr. Wong, Detective. Poliziesco, b/n durata 69 min. – USA 1938. MYMONETRO La morte invisibile [1] valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
E’ di scena il signor Wong, interpretato da Boris Karloff (il famoso mostro del cinema), che deve risolvere un misterioso caso d’omicidio. Scoprirà che l’assassino commette i suoi delitti con ampolle di vetro riempite di gas mortale.
Un film di George Sherman. Con John Wayne, Ray Corrigan, Max Terthune Titolo originale Three Texas Steers. Western, b/n durata 59 min. – USA 1939. MYMONETRO Texas Kid valutazione media: 3,00 su 1 recensione.Tre scanzonati giustizieri del Texas aiutano la giovane proprietaria di un circo, vincendo il premio di una corsa e permettendole così di pagare un’ipoteca.
Le avventure di un cacciatore esquimese. Girato sui luoghi dell’azione da una troupe condotta da Hollywood in circostanze avventurosissime, il film nell’originale era parlato in lingua esquimese con sottotitoli. Van Dyke aveva collaborato con Flaherty a un altro famoso documentario romanzato, Ombre bianche.
Wally Cook (Fredric March), un giornalista di New York a caccia di scoop, si interessa al caso di una giovane donna che vive nel Vermont, Hazel Flagg (Carole Lombard), creduta affetta da un male incurabile causato dall’esposizione a radiazioni e quindi destinata a morire in breve tempo. Cook fa arrivare la ragazza a New York per consentirle di vivere nel lusso i suoi ultimi giorni in cambio della possibilità di raccontare la sua storia. In realtà la giovane ha scoperto che si tratta di una diagnosi errata, ma decide di tacere pur di sfruttare l’occasione. Per non rovinare lo scoop del giornalista, di cui nel frattempo si è innamorata, vengono organizzati i falsi funerali di Hazel che finiscono per commuovere tutta New York, mentre i due partono per il loro viaggio di nozze. Black-comedy dal ritmo frenetico, il film di Wellman, che conobbe un grande successo popolare, descrive cinicamernte il mondo della stampa sempre a caccia di sensazionalismi, distinguendosi per i suoi riuscini intenti satirici e per la presenza di una Carole Lombard all’apice della sua breve e folgorante carriera. Portato in versione musical a Broadway nel 1953, Nulla sul serio ispirò anche nel 1954 Più vivo che morto di Norman Taurog con Jerry Lewis.
James ‘Brick’ Davis (James Cagney) è stato raccolto dai bassifondi dal boss McKay (William Harrigan) che lo ha fatto studiare e diventare avvocato. Quando però un suo amico, agente federale, viene ucciso mentre dà la caccia ad un bandito, Davis decide di arruolarsi nella polizia federale, combattendo i capi delle varie bande. Il film di William Keighley, frutto di un accordo tra la produzione e l’F.B.I., costituì un’abile arma propagandistica per promuovere la campagna anticriminalità lanciata dal governo americano alla fine degli anni Trenta. La pattuglia dei senza paura, avvincente poliziesco che esaltava il ruolo dei mitici agenti federali, i cosiddetti ‘G-Men’, sfruttò anche al meglio un inedito James Cagney, non più conclamato ‘nemico pubblico’ ma tenace rappresentante della legge.
Forse il film di maggiore successo della polposa Mae West, la sboccata diva cineteatrale degli anni Venti e Trenta. Qui ha molto da fare, come arrampicatrice sociale (ma poi rinuncerà), come innamorata di Cary Grant (e non rinuncerà affatto) e come domatrice di leoni. Come se non bastasse l’accusano anche di un omicidio che non ha commesso (la scena del processo è ancor oggi tutta da gustare).
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