Regia di Jean-Pierre Melville. Un film Da vedere 1947 con Howard Vernon, Nicole Stéphane, Jean-Marie Robain. Titolo originale: Le silence de la mer. Genere Drammatico – Francia, 1947, durata 86 minuti. – MYmonetro 3,19 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Durante l’occupazione nazista, l’ufficiale tedesco Werner von Ebbrennac si stanzia nella casa di campagna di un anziano signore che abita con la nipote. Costretti ad ospitarlo, i due non replicano mai alle sue disquisizioni su quella cultura francese di cui è appassionato, nelle sere del rigido inverno del 1941 in cui cerca il conforto del calore del caminetto. Sebbene si renderà conto della follia che regge la barbarie nazista, von Ebbrennac non avrà il coraggio di fare la scelta giusta.
Sentito esordio dietro alla macchina da presa di Jean-Pierre Melville, Il silenzio del mare ha aperto una nuova strada nella storia del cinema francese, nonostante le accuse di “monologo interiore illustrato” e di una certa rozzezza a livello squisitamente cinematografico mosse allora. Tratto dall’omonimo romanzo breve pubblicato nella clandestinità da Vercors, pseudonimo di Jean Marcel Adolphe Bruller, il film è un dramma da camera pervaso da rovelli esistenziali e senso della disfatta, solitudine e dolore. Con un budget minimo, pari all’incirca ad un decimo del costo di una produzione media, e una troupe di collaboratori di cui nessuno professionista, il cineasta esordiente ha inaugurato, di fatto, quella scioltezza di linguaggio che sarà recepita, una decina di anni dopo, dagli autori della Nouvelle Vague.
Come faranno i registi del venturo movimento, infatti, Melville insegue un’estrema libertà compositiva, definendosi nella maniera più stretta possibile autore primo del testo filmico, lontano dalle strettoie delle produzioni e dalle schiavitù di qualsiasi genere: non a caso, oltre alla regia, curò adattamento, produzione e montaggio. Fuori sistema, austero e angosciante, ma sempre vivo nella sua chiarezza espositiva, si fonda sulla voce off dell’anziano proprietario di casa, spesso immobile o con la pipa tra le mani per scaldarsi, che fronteggia col silenzio il simbolo di un invasore via via vacillante nelle sue stesse convinzioni. Animato da un autentico spirito corsaro, tutto interiorizzato e meditativo, apparirà in netta controtendenza a chi conosce quella riscrittura del noir scattante e “americanizzata” che coincide con la maturità artistica di Melville.
Caso isolato e irripetibile, Il silenzio del mare incontrò un grande favore di pubblico e, in parte, anche di critica. Fotografato da Henri Decaë, qui alla sua prima prova e poi abituale collaboratore del regista così come di altri nomi della nascente Nouvelle Vague. Girato nella stessa casa in cui Vercors aveva immaginato il suo racconto
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