Un film di Erich von Stroheim. Con Fay Wray, Maude George, George Fawcett, Cesare Gravina, Erich von Stroheim. continua» Titolo originale The Wedding March. Commedia, durata 109′ min. – USA 1926
The Wedding March, che costituisce con Greed una delle più significative realizzazioni di Stroheim, doveva essere proiettato in due parti, d’una dozzina di bobine ciascuna: ma, come ricorda Davide Turconi, l’insipienza e il gretto commercialismo della Paramount, che aveva assunto la distribuzione del film, rovinò tutta la seconda parte – The Honeymoon (Luna di miele) – affidandone il montaggio a von Sternberg con l’ordine di farne un film a se stante. Stroheim così estromesso non riconobbe questa arbitraria manomissione e proibì la presentazione in America di questa parte del film, che circolò solo in Europa e nel Sud America.Negli ultimi anni della sua vita, Stroheim ebbe l’opportunità di rimontare il film. Nel 1954, alla Cinémathèque française realizzò una versione della prima parte che è la stessa che viene qui proiettata. Alla Cinémathèque era conservata anche l’unica copia sopravvissuta di The Honeymoon, ma per Stroheim ciò fu unicamente fonte di imbarazzo. La pellicola andò distrutta in un incendio, cinque giorni dopo la morte del regista. Ha scritto la storica Lotte Eisner (in Von Stroheim, edito nel 1994 dalla Stiftung Deutsche Kinemathek e dal Festival di Berlino): “Avevamo iniziato a proiettare The Wedding March per Stroheim da pochi minuti, quando egli balzò in piedi dicendo: ‘È insopportabile. Il film è noioso, terribile.’ Lo guardai inorridita. Le sue parole mi sembravano quasi blasfeme. ‘A che velocità lo state proiettando?’, egli chiese. ’16 fotogrammi al secondo’, risposi, ‘la velocità giusta per i film muti.’ ‘Ma è stato girato a 24 fotogrammi al secondo. E c’erano dei dischi con l’accompagnamento musicale.’ Corsi in cabina. Ripristinato il suo ritmo originario, il film era stupendo. Eppure Stroheim non era contento.
Ricordava molte scene che mancavano: ‘In quel punto, dopo essermi alzato, mi facevo la barba. Quella scena era importante perché mi mostrava in una veste informale. Bisogna vederla per comprendere meglio ciò che Mitzi vedeva in me.’ Durante la scena d’amore sotto il melo in fiore lo sentii borbottare: ‘Figlio di puttana!’ Sternberg aveva tagliato delle parti sostituendole con le inquadrature di un uccello e di un gufo. In seguito von Stroheim cercò di ricostruire il ritmo di quella scena, ma non ci riuscì, poiché non c’era materiale con cui riempire i vuoti. Alla Cinémathèque lavorava come un ossesso, aiutato da una montatrice del calibro di Renée Lichtig. Era quasi felice.”Il restauroIl problema di The Wedding March è sempre stato il suo effetto flou portato all’estremo. Incantevole nelle copie nitrato, qaundo lo si ristampa può sembrare sfocato. Per questo non lo avevamo mai proposto come un Channel 4 Silent. Ma quando nel 1997 andammo a intervistare Fay Wray per il nostro documentario Universal Horror, rimanemmo così colpiti dalla sua vivida rievocazione dell’esperienza lavorativa con Stroheim che decidemmo di provare.Alla Library of Congress di Washington, dove era conservato il solo materiale originario sopravvissuto, visionammo una versione in 35mm ristampata nel 1969. Due rulli si erano deteriorati prima dell’acquisizione del nitrato ed erano stati sostituiti con un controtipo a 16mm proveniente da una collezione privata. Il 35mm era estremamente morbido e pieno di macchie, quanto al 16mm era in condizioni indescrivibili. La parte in Technicolor era diventata rosa. Ci sentimmo mancare, ma già nel 1976, la Library, insoddisfatta del negativo, ne aveva fatto un altro con migliori risultati. Sebbene nel frattempo altre parti del nitrato si fossero deteriorate, ulteriori miglioramenti erano ancora possibili. Per di più, la parte in Technicolor era ancora in ottimo stato.A Parigi, Dominique Paini e Bernard Martinand della Cinémathèque française ci accolsero con entusiasmo, consentendoci di accedere a tutti i loro materiali. Il nitrato originale era andato perduto, ma prima ne era stata ricavata una copia che, sebbene non all’altezza degli standard oggi possibili, comprendeva i due rulli mancanti nella versione della Library.In America venne fatto un nuovo negativo che combinava quello del 1976, il materiale francese e la parte a colori (appositamente ristampata dall’YCM di Los Angeles), tenendo presente l’ultima edizione montata da Stroheim. È così che si è ottenuta la miglior versione oggi in circolazione.La conservazione di una pellicola è spesso una questione di fortuna. Senza la ristampa della Cinémathèque française, non avremmo mai saputo quale fosse il montaggio voluto da Stroheim e 16 minuti del film sarebbero andati perduti. Se la Library of Congress non avesse conservato il nitrato, non avremmo avuto il Technicolor e non si sarebbe potuto realizzare il negativo dal quale è stata ricavata la presente versione. E se non fossimo stati incaricati di girare un documentario sui film dell’orrore non avremmo incontrato l’ispiratrice dell’intera operazione: Fay Wray. Kevin Brownlow & Patrick StanburyLa musicaQuando venni incaricato di ideare una colonna sonora per The Wedding March Kevin Brownlow mi disse: “Fa che sia il più viennese possibile.” Piuttosto che imitare l’originale ho tentato di risolvere una scena ricorrendo alla musica dei maestri viennesi. La famiglia Strauss è ben rappresentata. Per il tema d’amore dell’intero film ho usato Wienerblut, l’ultimo grande successo di Johann Strauss figlio. Talvolta un titolo mi conduceva al brano musicale più adatto. Ho usato le Märzveilchen (le violette di marzo) di Eduard Strauss per la scena della venditrice di violette; Wiener Bonbons di Johann Strauss figlio quando Nicki porta a Mitzi dei cioccolatini. Importante quanto la famiglia Strauss nella colonna sonora è Schubert, di cui ho usato la sonata Aufenthalt (dimora) per l’Uomo di Ferro. Questo simbolo di brutalità mascolina trova il suo corrispettivo nel comportamento di Schani e Nicki. Il tema è presente quando il cavallo di Nicki si impenna, quando Schani denuncia Nicki e quando Schani tenta di stuprare Mitzi. Il brano di Schubert Trockne Blumen (fiori appassiti) è perfetto per la fragile Cecelia. Ci sono inoltre citazioni da Mozart, la sua Ave Verum Corpus; da Wagner con la famosa marcia di Lohengrin; e Beethoven. Per la processione nel giorno del Corpus Domini ho adattato un inno sacro tradizionale suonato nel corso di questa cerimonia.Ho visto per la prima volta The Wedding March negli anni Sessanta, e la scena che più ricordo è quella in cui Schani mastica un pezzo di manzo crudo. Stroheim sa essere a volte così icastico che l’azione non ha bisogno di essere evidenziata dalla musica. Spesso uso la musica in apposizione al film; tanto più la scena è sgradevole, tanto più dolce è la musica. L’uso più esplicito di ciò si ha quando i due padri combinano il matrimonio dei figli. Il bordello, in cui questa scena ha luogo, ovviamente è ambientato negli anni Venti e sembra anacronistico rispetto al resto del film. Anziché far uso della musica jazz come la scena suggerisce, ho adoperato la musica quasi gitana di Strauss e dei suoi contemporanei. Si inizia con Eiljen a Magyar di Strauss, per proseguire con la più famosa Danza ungherese di Brahms. L’accordo di matrimonio è sigillato dalla Ciarda di Monti e completato con lo Schatz Walzer tratto da Der Zigeunerbaron (Lo zingaro barone). Spero che la familiarità con questi temi contribuisca ad accrescere l’interesse per la vicenda. -Carl Davis
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