Un film di Carl Theodor Dreyer. Con Henrik Malberg, Emil Hass Christensen, Birgitte Federspiel, Ove Rud, Ejner Federspiel. continua» Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 124 min. – Danimarca 1954.
Campagna danese ai primi del secolo. Due famiglie sono divise da diverse concezioni religiose. I due patriarchi, Borge e Peter, hanno lunghe discussioni sull’esistenza di Dio e sulle possibilità di rapporto fra gli umani e la fede e pensano al matrimonio fra i rispettivi figli. Borgen ha altri due figli: Mikkel, sposato, con una bambina, e Johannes, studente di teologia che, impazzito per il troppo impegno, finisce per credersi Gesù Cristo. Scoppia il dramma. La moglie di Mikkel partorisce un figlio morto poco prima di morire a sua volta. La bambina, rimasta senza la madre, cerca lo zio, convinta che sia davvero Gesù, e lo prega di resuscitare la mamma. Ma Johannes, sconvolto dalla morte della cognata, è tornato in sé. Dunque non può davvero deludere l’ingenua speranza della bambina. E così, in una scena di intensissima commozione, durante la veglia funebre, nel chiarore accecante dell’estate scandinava, Johannes ordina alla morta di uscire dalla bara. La donna riapre gli occhi. Di fronte alla fede della bambina Dio non ha potuto non intervenire. Per capire Dreyer occorre collocarlo in due quadri, di tempo e di luogo. Come tutti i nordici, a cominciare da Bergman, quando sono protestanti lo sono rigorosamente, e in profondità. Il problema di Dio è presente continuamente, soprattutto nell’arte. Dreyer si era fatto incantare dal dramma Ordet di Munk, lo scrittore ucciso dai nazisti, e dalla sua forza surreale e paradossale. Il regista era anche uno studioso di scienze e filosofia; conosceva la teoria della relatività di Einstein che descriveva altre realtà oltre le dimensioni a noi conosciute. Dalla relazione tra questa peoria e il problema Dio nascono scene come la resurrezione. La scienza serve per entrare nel soprannaturale. Dreyer è titolare di un rigore espressivo che non trova uguali in nessun autore di tutto il cinema. I temi di Dreyer, le sue paure, le sue soluzioni, e anche il suo stile, non fanno più parte del nostro tempo e delle nostre idee, tanto veloci nel manifestarsi quanto nel passare.
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