Un film di Roberto Faenza. Con Gabriele Ferzetti, Leopoldo Trieste, Claudine Auger, Lino Capolicchio.Drammatico, durata 95 min. – Italia 1968. MYMONETRO Escalation valutazione media: 3,25 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Luca è figlio di un ricco industriale ma non è per nulla interessato alle sorti dell’azienda: Il suo interesse è rivolto all’India e alle pratiche di meditazione trascendentale. Il padre e la sorella, che non vogliono che il patrimonio familiare si disperda, gli mettono alle calcagna una psicologa che finge di innamorarsi di lui fino a sposarlo con lo scopo di ricondurlo all’ovile. Grazie al forte richiamo di un corpo spesso proposto ma mai concesso, l’affascinante e determinata ragazza sembra riuscire nell’intento di far riconciliare Luca con il capitale. Il suo inganno però verrà scoperto e il ragazzo l’avvelenerà con i funghi decorando il cadavere con fregi pop. Dopodiché il corpo verrà fatto sparire e nel finale, dopo un falso riconoscimento, Luca parteciperà al funerale in abito nero regolamentare insieme al padre e alla sorella mentre un gruppo di jazzisti si scatena al loro passaggio.
Il venticinquenne Roberto Faenza nell’anno di grazia 1968 certifica le immense capacità di fagocitazione del capitale il quale non solo è capace di vanificare sogni e aspirazioni ma sa anche eliminare senza lasciare traccia le proprie mosche cocchiere.
Faenza va anche oltre rigirando il coltello in una piaga ancora di là da venire. Quanti Luca hippie e contestatori in quegli anni abbiamo ritrovato poi dietro le scrivanie di dirigenza delle industrie paterne, in posti manageriali di alto livello o schierati politicamente in partiti conservatori? Quello di Faenza non è però un qualunquistico pregiudizio da maggioranza silenziosa. Si tratta piuttosto di un lucido avvertimento nei confronti di un ribellismo tanto facile da indossare quanto da dismettere con tanto di viaggi in India e di evasioni prive di motivazioni consistenti. Con stile a tratti grottescamente leggero, con una macchina da presa capace di cogliere gli stordimenti collettivi così come le fredde geometrie di una lucida strategia di assuefazione alla droga-denaro, Faenza realizza un film che, provocatoriamente, lancia sassi in più di una piccionaia.
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