Un film di David Fincher. Con Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Kim Dickens. Titolo originale Gone Girl. Drammatico, durata 145 min. – USA 2014. – 20th Century Fox uscita giovedì 18 dicembre 2014. – VM 14 – MYMONETRO L’amore bugiardo – Gone Girl valutazione media: 3,61 su 106 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nick è uno scrittore disoccupato, torna al paese natio per assistere la madre malata e compra un bar in società con la gemella. Il giorno del suo quinto anniversario di matrimonio, sua moglie Amy – figlia di una coppia di celeberrimi scrittori di libri per bambini che hanno inventato il personaggio della “mitica Amy” a lei ispirato – scompare e Nick è sospettato di averla uccisa. I media si scatenano, coinvolgendo l’America intera. Riduciamo al minimo la trama per gli spettatori che non hanno letto il libro Gone Girl (2012), best seller di Gillian Flynn, anche sceneggiatrice. Per quelli che invece l’hanno letto la riduzione inevitabilmente frettolosa a colpi di scena ravvicinati può lasciare perplessi. Prodotto da Reese Witherspoon, è in superficie uno psico-thriller, assolutamente non hitchcockiano, come invece qualcuno ha scritto, coinvolgente e che mette a disagio; un’analisi impietosa del matrimonio come tomba dell’amore, dell’erotismo e del divertimento e, scavando ancora un po’, il ritratto di un’America tremenda, di facciata, falsa, schiava delle apparenze e dei più beceri mezzi di comunicazione. Affleck, meno bamboccione del Nick della Flynn, ma incapace di una vasta gamma espressiva, rende involontariamente benino il suo personaggio. La Pike è una perfetta psicopatica con l’occhio allucinato. I personaggi minori (la gemella Margot, il primo moroso di Amy e soprattutto i tremendi – nel libro – genitori) troppo opachi e fuori fuoco.
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In questi tempi di dura recessione, anche la più classica delle famiglie della middle class americana deve dire addio agli status symbol che la caratterizzavano: pochi problemi economici, un ambiente non esageratamente colto, gli oggetti indispensabili per non essere out, ecc. Gli resta però, come marchio indelebile, il bisogno di apparire più che di essere. Anche la verità non ha più un aspetto definitivo, ma tutt’al più ci si deve accontentare della sua forma più apparente. Questa disincantata realtà, beninteso, traspare solamente in “L’amore bugiardo”, non appesantendo minimamente il suo andamento da buon thriller. Merito di Fincher che sa costruire mezze verità, come in “Zodiac” o in questo film, senza dover rinunciare a dei plausibili motivi, non lasciandoci quindi insoddisfatti.
Ciao, il link easybytez non c’é.
andavo un pò di fretta stamattina…grazie