Un film di Quentin Tarantino. Con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington. Titolo originale Django Unchained. Western, durata 165 min. – USA 2013. – Warner Bros Italia uscita giovedì 17 gennaio 2013. MYMONETRO Django Unchained valutazione media: 3,70 su 316 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Non è, come si è scritto, una variazione dello “spaghetti-western” italiota: tolti pochi risvolti stilistici, va in tutt’altra direzione, con una storia situata nel 1858, poco prima della Guerra di Secessione. Come raramente accade nel genere western, il protagonista è nero. Sicuramente il più politicamente impegnato tra i film di Tarantino nella denuncia del razzismo bianco che in Django si sovrappone al desiderio di vendetta personale in difesa della moglie Broomhilda. Non a caso nella più caustica sequenza si sbeffeggia in allegria un classico del muto USA Nascita di una nazione (1915) di Griffith, con Don Johnson capo di una banda schiavista del Ku Klux Klan alle prese con scomodi cappucci che, soprattutto cavalcando, impediscono di vedere bene. Scomponibile in 2 parti, con l’azione che si sposta dal Texas al Mississippi e in cui si usa il fucile Remington più che le Colt. Nella prima il dentista tedesco Dr. King Schultz diventato cacciatore di taglie, cioè di cadaveri, rende libero lo schiavo Django e lo trasforma in compagno/complice di avventure e punizioni. Lo interpreta il colto, elegante Waltz in una interpretazione premiata dall’Oscar (un’altra statuetta è andata a Tarantino per la sceneggiatura). Più parlata e più rivolta all’analisi psicologica dei personaggi la seconda parte, dove Foxx si oppone a un bravo DiCaprio, il più crudele degli schiavisti perché il più intelligente.
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E’ un film mediocre. Non so con che coraggio un critico possa scrivere tante scemenze tutte in una volta
Non l’ho trovato un film mediocre, anzi a me è piaciuto. NOn un capolavoro ma un buon 6,5 se lo merita.
Ma si sa che Tarantino non sempre mette d’accordo. Io ad esempio trovo Kill Bill inguardabile. NOn credo di essere mai riuscito a finire nè l’uno nè il due
Aggiungo anche il mio parere, per quello che può valere, sostenendo che questo film è un passettino in avanti dei due “Kill Bill” o di un “Sin City”, ma purtroppo un deciso passo all’indietro rispetto “Bastardi senza gloria” e, ovviamente, a “Pulp Fiction”. In breve trovo anch’io “Django Unchained” sufficiente, ma anche non molto risolto, basti un solo piccolo esempio: il dottor King Schultz ha nel finale un repentino scatto di orgoglio e di ribellione all’ingiustizia, che gli costa la vita, ma risulta un po’ troppo gratuito, se si pensa ha come è stato costruito il personaggio per tutto il resto del film.
Mi piace Tarantino, l’unico suo film che non apprezzo è il primo: LE IENE.
Django unchained lo apprezzo per la trama e l’ambientazione western che a me pare all’avanguardia. Guardando Django mi sono reso conto ancor una volta di quanto il doppiaggio influisca sulla caratterizzazione dei personaggi: King Schultz alias Hans Landa (di Bastardi senza gloria) alias Christoph Waltz devono buona parte del loro spessore al doppiatore. Sempre a mio modesto parerre. Dovrei vedere entrambi i film in Inglese per farmi una opinione meno “influenzata”
Personalmente considero Tarantino più un grande cinefilo che un grande regista. E’ vero però che ha contribuito ha svecchiare molti generi: per esempio il genere “Hard boiled” con “Pulp Fiction” o quello di “guerra” con “Bastardi senza gloria”. Pur non avendo realizzato dei capolavori, in questi due casi penso proprio che abbia dato vita a qualcosa di notevole. E’ ragionevole sostenere, dunque, che anche con il “western”, Tarantino abbia tentato vie nuove, ma, a mio parere, la cosa non gli è riuscita altrettanto bene. Per restare in tema di svecchiamento, nel caso specifico di “Django Unchained” è, probabilmente, molto più interessante come è stato costruito il personaggio di “King Schultz”, piuttosto che quello dello stesso “Django”. “King Schultz”, infatti, non è un eroe tutto di un pezzo del western classico, non è un personaggio negativo ma indubbiamente più “realistico”, se per realismo intendiamo anche l’essere più calcolatori o l’essere più disposti al compromesso. Proprio per questo, come ho già detto, è innegabile la forzatura con cui “King Schultz” improvvisamente, per semplice orgoglio, sprezza la propria vita come il più classico dei cavalieri senza macchia e paura. In poche parole, Tarantino ha spesso delle buone idee, ma non sempre la capacità o la voglia di andare fino in fondo, perché si accontenta piuttosto di rimanere alla superficie degli effetti fumettistici e dei fuochi di artificio.