Un film di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Lee Marvin, Gail Russell Titolo originale Seven Men From Now. Western, durata 78′ min. – USA 1956. MYMONETRO I sette assassini valutazione media: 3,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Durante la rapina della banca di Silver Springs compiuta da sette fuorilegge, viene uccisa la moglie dello sceriffo Ben Stride che parte all’inseguimento. È il 1° dei 7 western con R. Scott di B. Boetticher, l’unico dei westerners del dopoguerra che si può ricollegare a Howard Hawks di cui non ricalca i temi, ma ne ritrova lo stile, l’intelligenza critica, la lucidità appassionata: “Poche peripezie esterne, pochi colpi di scena; in lui la drammaturgia conta meno dell’etica. E nessun alibi, nessuna tesi…” (B. Tavernier). I suoi sono western classici, spesso violenti come questo, ma narrati con un’asciuttezza e una manciata di compiacimenti che ne confermano la moralità profonda. Scritto da Burt Kennedy che passò alla regia nel 1961. Fotografia di W.H. Clothier.
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In questo commento si rivelano parti importanti della trama.
Davvero mi è piaciuto, bella sorpresa. Uno dei western più polverosi che abbia mai visto, tanto che dal nubrifragio si arriva alle dune del deserto. C’è l’eroe solitario che arriva sotto la pioggia e la prima cosa che fa è ammazzare due tizi che gli danno ospitalità nella notte. Seguendo questo uomo ambiguo, spinto da un passato che conosciamo piano piano mentre lui ce lo fa dimenticare appena può, la storia ci porta in un viaggio per una goccia d’eldorado, per salvare la pelle, per vendicare il dolore.
Come in alcuni altri western, il contatto con la figura femminile è delicato e sincero: in quel bastardo mondo di cavalli e sparatorie trovare una donna seria è la fortuna più grande, tanto grande che merita il rispetto oltre ogni desiderio. Alcuni tratti sono scolpiti nella pietra, ma non per questo nascondono i palpiti del cuore. Lei è la moglie premurosa che batte i ciglioni degli occhi azzurri, lui (il marito) è un contadinello che si protegge dietro le sue gonne e ci strappa un sospiro, senza troppa disperazione, quando si riscatta incontrando il destino; l’altro (l’eroe dagli occhi di ghiaccio Bride) è un duro pronto a dire, cito a memoria, “son più figo io perché son più duro”. Un triangolo che fa prender decisioni bislacche a lei quando, liberata e sola più di prima, si incastra in un paesetto sperduto, guardando sparire all’orizzonte chi le ha concesso il privilegio del rispetto.
Il rapporto d’amore, che si consuma platonicamente in una notte a suon di sussurri, tra lui (l’eroe Bride) e lei, si avvicina, specularmente, a quello di Dove la terra scotta di A.Mann. Anche qui il duro con un passato da dimenticare incontra quella che portebbe essere la sua salvezza, se non che, anche lui, alla fine, vi rinuncia (Il film di Mann in originale si chiama Man of the west, quello che arriva mangiando carne secca e ha avuto una vita d’inferno, ma ha capito come, grazie al perdono della sua gente e all’amore di moglie e figli, ci si deve comportare con una signora).
I sette assassini chi sono? Una banda di rapinatori che hanno ucciso la donna di chi li sta cercando? Non fa parte di loro anche l’eroe Botticher che se gli girano è pronto a uccidere chiunque? O non sono forse anche quei cowboy trovati per strada, che non colgono l’occasione di metter zizzania tra la bella lei e il marito stordito? O forse è proprio il marito, insospettabile e involontario assassino, che con la sua ricerca di un po’ di denaro facile ha dato un bel giro di volano a una storia già di per sé piena di motivi per uccidere?
Botticher muove passi semplici per far giocare i personaggi tra loro, con la loro ferocia, solitudine, astuzia e sensibilità. Tutti cercano qualcosa, un brivido, un riscatto, il colpo grosso, la vendetta o la salvezza e i destini incrociati portano al centro del deserto. Dove anche nel polverone più alto si distinguono gli uomini veri. Lo scontro finale, quella sfida solo contro tutti vincente grazie all’intelligenza del vecchio Bride, mi sembra il segno di chi può trovare una possibilità, anche nel più nero dei frangenti (qui, non per niente, in piena luce), per mostrare quanto vale. Morale del west?