Un film di Vittorio Cottafavi. Con Luigi Vannucchi, Paola Pitagora, Nicoletta Rizzi, Tino Carraro, Mario Piave. Fantascienza, b/n – Italia 1972.
Il modernissimo radiotelescopio del complesso astronomico di Bouldershaw Fell, in Inghilterra, capta una misteriosa sequenza di segnali provenienti dalla Nebulosa di Andromeda: studiandoli, il professor Fleming (Vannucchi), dell’equipe del dottor Reinhart (Carraro), capisce che compongono un messaggio cifrato contenente le istruzioni per costruire un computer di tecnologia sconosciuta. Incaricati dal governo, gli scienziati realizzano il progetto e scoprono, a prezzo della tragica morte della ricercatrice Christine Flemstad, che l’elaboratore è pensato per creare una nuova forma di vita.
L’enigmatica creatura – somigliantissima a Christine e ribattezzata “Andromeda” – che prende forma nell’avveniristico sintetizzatore della macchina, possiede un’intelligenza superiore e facoltà mnemoniche eccezionali, ma appare priva di qualsiasi emozione. Mentre sul laboratorio convergono le interessate attenzioni dei servizi segreti, dei militari e delle spie che fanno capo alla multinazionale INTEL, il professor Fleming comincia a temere che il supercomputer e “Andromeda” costituiscano una minaccia per l’umanità…
Ispirato al soggetto di John Elliot e Fred Hoyle – già adattato nella miniserie inglese A for Andromeda del 1961 – lo sceneggiato di Cottafavi è uno dei pochi esempi di fantascienza adulta italiana, tanto più lodevole e singolare in quanto realizzato per il piccolo schermo, per un pubblico di famiglie abituato a seguire gli spensierati varietà del sabato sera o i melodrammatici teleromanzi a puntate della domenica. Controcorrente rispetto alla produzione del tempo e scommettendo sulla svolta filosofica e scientifica inaugurata tre anni prima dalla conquista della Luna, il film parte dall’idea di una possibile vita nell’universo e profetizza nuovi e imminenti traguardi al progresso tecnologico, intuendo il potenziale rivoluzionario dell’informatica e gli inquietanti risvolti di una ipotesi di clonazione.Una storia interessante, appena appesantita da un intreccio spionistico piuttosto ingombrante che costituisce l’unica concessione al pubblico più tradizionale.Il film – che, per la verità, non riscosse particolare successo – si avvale di un cast di ottimi professionisti e delle “realistiche” scenografie di Mariano Mercuri supportate dai computer forniti dalla Honeywell.Il ruolo di Christine/Andromeda sviluppato da Nicoletta Rizzi era stato dapprima proposto alla cantante Patty Pravo.
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