Un film di Martin Scorsese. Con Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Asa Butterfield, Chloe Moretz, Ray Winstone. Avventura, Ratings: Kids, durata 125 min. – USA 2011. – 01 Distribution uscita venerdì 3 febbraio 2012. MYMONETRO Hugo Cabret valutazione media: 3,82 su 148 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il piccolo Hugo Cabret vive nascosto nella stazione di Paris Montparnasse. Rimasto orfano, si occupa di far funzionare i tanti orologi della stazione e coltiva il sogno di aggiustare l’uomo meccanico che conserva nel suo nascondiglio e che rappresenta tutto ciò che gli è rimasto del padre. Per farlo, sottrae gli attrezzi di cui ha bisogno dal chiosco del giocattolaio, un uomo triste e burbero, ma viene colto in flagrante dal vecchio e derubato del prezioso taccuino di suo padre con i disegni dell’automa. Riavere quel taccuino è per Hugo una questione vitale.
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Su questo film è stato detto: il soggetto è volutamente accattivante, non può che piacere soprattutto agli appassionati di cinema. Questo perché, naturalmente, il film tratta di un grande pezzo di Cinema: Georges Méliès. A questo proposito mi permetto due osservazioni: 1) personalmente non ho mai creduto troppo in quel cinema “d’autore” che non sente il bisogno di avere un interlocutore, l’esistenza di uno spettatore è uno specifico filmico da rispettare, oppure si dovrebbe fare dell’altro. Quindi, che un film sia fatto perché piaccia, mi sembra fin troppo banale rilevarlo. 2) Scorsese è troppo bravo per fare un film solo per compiacere un presunto pubblico di cinefili. A mio parere, invece, è molto più importante constatare che Scorsese, anche con questo film, non fa altro che dare un’ulteriore prova della sua personale visione del mondo. Una visione fatta di persone che non vogliono arrendersi alle avversità della vita, che lottano per trovare un giusto riconoscimento del loro valore, senza inutilmente chiudersi nel proprio rancore, ma con una gioia di vivere, che sconfina nel diritto di ognuno al “sogno” e alla “felicità”(diritto a cui il cinema può contribuire), e Scorsese è troppo americano per non crederci davvero. Pertanto, parlare di film solo per cinefili mi sembra quantomeno riduttivo.
Direi, inoltre, che questo bellissimo film si gusta meglio in compagnia, magari dei figli più piccoli, perché ha anche il gran dono della semplicità, da non confondersi col semplicismo di una cattiva riuscita, ma con il desiderio di ritrovare una libertà di visione che sconfina con l’innocenza dei primi anni della nostra vita. Un dono cioè che solo i grandi artisti hanno, senza cadere nel lezioso, come Cesare Zavattini, Vittorio De Sica, Aki Kaurismäki o, per l’appunto, Martin Scorsese.