Forse l’opera più famosa (se non migliore) di Pirandello. Mentre fervono le prove di una commedia, piomba in teatro un gruppo di personaggi per inscenare una commedia che racconti i loro drammi: il dramma del padre abbandonato dalla madre (che ha tre figli dall’amante) e, sempre del padre, che, frequentando una casa d’appuntamenti, rischia di fare l’amore con la figliastra. Il capocomico si sforza di costruire una rappresentazione su queste vicende, ma invano.
Questa presentata è la magistrale edizione televisiva dello spettacolo teatrale Compagnia Associata De Lullo-Falk-Valli-Albani andata in onda sulla Rai il 24.09.1965.
Un prologo racconta della Dea indiana dell’abbondanza e di suo figlio, attaccato violentemente dalle altre divinità e costretto a rimanere nel suo ventre per salvarsi, a condizione di vivere nascosto. La prima parte è ambientata nel villaggio di Tumbbad, in una regione rurale battuta da una pioggia incessante. Qui abita Vinayak, la cui madre si prende cura di una bisnonna, spaventosa figura tra lebbrosa e zombie tenuta in catene e sospesa tra pasti e un sonno profondo.
A taxing woman (マルサの女, Marusa no onna) è un film giapponese del 1987 scritto e diretto da Juzo Itami. Ha vinto numerosi premi, inclusi sei importanti riconoscimenti agli Academy Awards giapponesi. La protagonista del film, interpretata da Nobuko Miyamoto, è un’ispettrice fiscale dell’Agenzia Nazionale delle Entrate giapponese, che utilizza varie tecniche per scoprire gli evasori fiscali. Si dice che il regista sia stato ispirato a realizzare il film dopo essere passato a una fascia fiscale molto più alta in seguito al successo del suo film The Funeral. Un sequel, A Taxing Woman 2, che presenta alcuni degli stessi personaggi ma con un tono più cupo, è stato distribuito nel 1988.
Una revisora fiscale, Ryōko Itakura, analizza i conti di diverse aziende giapponesi, scoprendo redditi nascosti e recuperando tasse non pagate.
Tokyo. Un piccolo appartamento in cui vanno a vivere una giovane madre con il figlio tredicenne. In realtà i figli sono quattro nati da quattro rapporti diversi e vanno tenuti nascosti perchè mai registrati all’anagrafe. Quindi niente scuola, nessuna uscita sul balcone e, per di più, una madre immatura che rovescia sulle spalle del figlio maggiore tutta la responsabilità della conduzione della famiglia fino al giorno in cui si allontana per non fare piu’ ritorno. La vita dei quattro piccoli continua ma la tragedia incombe. Ispirato da un reale fatto di cronaca questo film porta sullo schermo con grande precisione l’orrore dell’indifferenza in una società che non vede più i bambini come una preziosissima risorsa ma solo come un freno alla libertà degli adulti oppure un fastdio, una responsabilità che è meglio non assumersi. Neppure per segnalare alla polizia dei minori in stato di evidente abbandono. Un film lucidamente amaro, girato con una sobrietà intensa che fa meditare.
I Taviani riaffrontano Pirandello quattordici anni dopo. Roma, anni Trenta: un baritono triste aspetta la notte per liberarsi con grandi risate. La pratica è terapeutica fino a un certo punto, finirà suicida. Calligrafia e maniera. I veri Taviani sono lontani.
30 anni dopo la solita catastrofica guerra, un uomo viaggia attraverso il deserto di quel che è rimasto della Terra, passando per grigi resti di città, incontrando bande di umani trasformati in selvaggi senza morale né pietà. Ma lui, Eli, è inarrestabile e prosegue il suo viaggio, lasciando dietro di sé altri cadaveri, difendendo ferocemente un prezioso manufatto (l’ultima copia della Bibbia rimasta!) su cui vuol metter le mani il potente despota di una città abitata da killer e delinquenti tutti al suo servizio. Con sovrannumero di citazioni, un “mix irrisolto di Mad Max e Bernadette , di Leone e Corman, fra pallottole vaganti, gli Hughes bros disperdono il loro talento in un rumoroso western grigio” (M. Porro), con Washington involontariamente ridicolo come profeta difensore della fede, cieco e invincibile, Oldman psicopatico sadico e un’apparizione di Tom Waits troppo breve.
Zombi 2 è un cult movie per eccellenza come dice Marco Giusti in “Stracult”. Un film che lo stesso Fulci amava così tanto da definirlo “un horror artaudiano”, prendendo a prestito le sue notevoli Poesie della crudeltà. Però aggiungeva che era “un horror senza crudeltà ma con molta presupposizione della crudeltà”. La partenza è subito inquietante con una misteriosa barca a vela alla deriva nella baia di Hudson. La polizia interviene e un agente che si spinge all’interno scopre mosche, vermi e una mano mozzata in putrefazione. Una musica intensa realizzata con il sintetizzatore conduce lo spettatore verso l’inizio dell’incubo. Esce fuori uno zombi da una cabina e si divora l’agente a morsi in un trionfo di splatter, mentre l’altro poliziotto spara a ripetizione e riesce a far cadere in mare lo zombi.
Negli anni Trenta i contadini di Fontamara, un paesino della Marsica, sono sfruttati dagli agrari e dai loro alleati fascisti. Un giovane capisce e si ribella.
Considerato un buono a nulla, vessato dalla madre e dalla moglie che lo tradisce, fruttivendolo ambulante si dà all’alcol, va alla ricerca della ragazza amata in gioventù, ora ricca e insoddisfatta, e si suicida bevendo. Ritratto di un patetico perdente, irrecuperabile ai valori della sua classe e ossessionato dal senso di colpa. Percorso da flashback, è un melodramma in cui Fassbinder trasforma in linguaggio personale la lezione di Douglas Sirk.
In una villa di fantasmi, il dottor Markway compie degli esperimenti di parapsicologia insieme ad alcune persone dotate di facoltà medianiche. In un crescendo di tensione tra i personaggi assistiamo al precipitare della situazione.
Uno straccivendolo romano e la moglie si battono ogni anno a scopone con una vecchia e dispotica miliardaria americana in coppia con il suo segretario. In un primo tempo la posta in palio è fittizia, ma poi si fa sul serio: si giocano tutti i risparmi della borgata. Scritta da Rodolfo Sonego, è una vetta della commedia italiana, basata sulla dialettica denaro-potere. E la morale è amara: a giocare con i ricchi (con chi tiene il banco) si perde sempre. Non c’è divisione tra buoni (poveri) e cattivi (ricchi): la linea di separazione è segnata dalla classe sociale e dall’obbligata scelta di campo. Film appassionante, interpretabile a vari livelli e recitato da attori infallibili.
Nei primi anni settanta la Mondadori aveva già proposto una collana nota come I Grandi Classici nella quale vennero ristampate storie a fumetti pubblicate originariamente sul settimanale Topolino e della quale vennero pubblicati sette volumi cartonati privi di numerazione editi da settembre 1971 a settembre 1973; nei volumi vennero riproposte alcune parodie a fumetti in versione rimontata rispetto all’edizione originale[2]. Nel giugno 1980, riprendendone il nome, venne pubblicato, come supplemento al n. 42 della collana Classici di Walt Disney, un albo fuori serie, privo di numero identificativo, nello stesso formato ma con numero di pagine di molto superiore, 448, il quale presentava ristampe di storie già pubblicate su Topolino; in particolare le prime dieci storie costituivano una lunga storia in dieci puntate pubblicate originariamente si Topolino dal n. 906 al n. 916 del 1973[3]. Il successo di vendite dell’albo fece sì che l’esperimento venisse ripetuto nel giugno 1981, questa volta con l’identificazione del numero 2 sulla costina dell’albo[4]; sei mesi dopo venne edito il terzo numero e, dal 1982, la periodicità divenne trimestrale. La testata divenne autonoma dal 1984, mentre dal novembre 1990 divenne mensile. La maggior parte delle storie è di produzione italiana e già apparse in precedenza su Topolino[1]. A dicembre 2015 viene chiusa la prima serie della testata con il n. 350, sostituita da una seconda serie con lo stesso nome con numero di pagine e costo variabili.
Non ho trovato altri numeri oltre questi delle altre case editrici o meglio troppo sparsi e troppo pochi per farne una raccolta.
Senza che il mondo se ne accorga, sulla Terra è in atto la selezione per eleggere chi diventerà la futura Regina delle Streghe (il loro regno si trova su un altro pianeta). Le candidate favorite sono Bia e Noa, due giovani streghe che si confrontano ogni giorno per ottenere questo importantissimo titolo.
La serie inizia con la simpatica scena di Bia che ”scende“ sulla Terra: ad attenderla per aiutarla nel suo periodo di apprendistato c’è Mammy, che opera una piccola e innocente magia sui propri cari per fare in modo che credano che Bia faccia parte della famiglia. Mammy è infatti anch’essa una strega, trasferitasi da tempo sulla Terra per amore di un giapponese, che nulla sa della sua provenienza così come i loro due figli. Noa viene affidata a un’altra strega, Kilia, anch’ella da tempo sulla Terra per aver sposato un terrestre, ma questo matrimonio non è felice. Sulla Terra arriva anche Ciosa, un inviato della Regina delle streghe, il quale compie sabotaggi ai danni di Bia e Noa.
Le due giovani streghe frequentano la stessa scuola: pian piano Bia riesce a capire l’importanza di alcuni valori umani come la famiglia, l’amicizia, l’amore. Diventa grande amica di Roca e conosce Dany Hamilto. Noa, invece, non ha la capacità di adattamento della sua rivale: demoralizzata, decide di lasciare il trono a Bia. Ma sa che se arrivasse a ufficializzare questo proposito l’attenderebbe una punizione e così Bia cerca di spronarla per riaccendere la rivalità e le propone una sfida.
Jackson, Mississippi. Inizio degli Anni Sessanta. Skeeter si è appena laureata e il primo impiego che ottiene è presso un giornale locale in cui deve rispondere alla posta delle casalinghe. Le viene però un’idea migliore. Circondata com’è da un razzismo tanto ipocrita quanto esibito e consapevole del fatto che l’educazione dei piccoli, come lo è stata la sua, è nelle mani delle domestiche di colore, decide di raccontare la vita dei bianchi osservata dal punto di vista delle collaboratrici familiari ‘negre’ (come allora venivano dispregiativamente chiamate). Inizialmente trova delle ovvie resistenze ma, in concomitanza con la campagna che una delle ‘ladies’ lancia affinché nelle abitazioni dei bianchi ci sia un gabinetto riservato alle cameriere, qualche bocca inizia ad aprirsi. La prima a parlare è Aibileen seguita poi da Minny. Il libro di Skeeter comincia a prendere forma e, al contempo, a non essere più ‘suo’ ma delle donne che le confidano le umiliazioni patite. Va detto innanzitutto che è stato meritato il riconoscimento andato ai Golden Globe a Octavia Spencer per il ruolo di Minny e che il film ne meriterebbe molti altri, soprattutto sul piano delle interpretazioni. Film corale al femminile (gli uomini hanno ruoli del tutto secondari) ispirato al romanzo omonimo di Kathryn Stockett (grande successo negli Stati Uniti) The Help ha il pregio di costituire un’efficace ossimoro. È tanto attuale quanto old style. Perché vedendolo la memoria va a film come La lunga strada verso casa, 1990, che vedeva Sissy Spacek (presente anche qui) al fianco di Whoopi Goldberg. La ricostruzione filologicamente correttissima di abiti, ambienti e comportamenti potrebbe rischiare di mangiargli l’anima traducendolo nell’ennesima rivisitazione dei tempi in cui Martin Luther King aveva un sogno e John Fitzgerald Kennedy se lo vedeva stroncare a Dallas. Ma proprio in quella che potrebbe essere la sua apparente debolezza sta la forza di un film che riproponendoci un passato apparentemente così lontano ci fa ‘sentire’ (potremmo dire quasi ‘fisicamente’) che la sottile, insidiosa linea rossa (per dirla alla Malick visto che qui la Chastain offre un’ulteriore prova del suo eccellente trasformismo recitativo) che separa l’integrazione razziale dal rifiuto non ha interrotto il suo percorso. Mentre osserviamo le vicende dell’ “ieri” ci viene da chiederci se quei problemi siano stati risolti una volta per tutte e non solo negli States. La risposta è purtroppo negativa. Una sensazione di rabbia impotente promana dallo schermo quando si assiste a soprusi mascherati dal bon ton così come all’emarginazione di chi, dalla parte di chi ha la pelle meno scura, osa ‘disturbare’ un quieto vivere che per conservarsi tale ‘deve’ ignorare i diritti di persone dal cui lavoro dipende il proprio benessere. È un film privo di raffinatezze linguistiche quello di Taylor e quindi forse per questo destinato a piacere poco alla critica ‘impegnata’ (anche se ovviamente speriamo di essere smentiti). Tra i vari pregi ha però anche quello di ricordarci che la parola (detta e scritta) ha sempre avuto un valore di riscatto. Prima di rischiare di disperdersi nei talk show.
Ramon è un famigerato piromane galiziano che è stato accusato di aver provocato un nuovo incendio. Lois, un giovane vigile del fuoco, esplora le profondità di una foresta in fiamme. I loro destini sono legati dal potere di un fuoco misterioso.
Un film di Rainer Werner Fassbinder. Con Ingrid Caven, Margit Carstensen Titolo originale Satansbraten. Drammatico, durata 112′ min. – Germania 1976. MYMONETRO Nessuna festa per la morte del cane di Satana valutazione media: 2,75 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Walter Kranz, scrittore fallito, sognando di reincarnare un famoso poeta suo compatriota, spende la vita tra amori prezzolati e devozioni pidocchiose. Qua e là questa irridente commedia nera sgangherata fa ghignare, ma più spesso lega i denti e, soprattutto nella 2ª parte, è indifendibile. L’onnivoro e prolifico Fassbinder non fa mai un film eguale all’altro. Si può detestarlo, ma è lui.
The Terrorizers (恐怖分子S, Kǒngbù fènzǐP) è un film taiwanese del 1986 diretto da Edward Yang.
Un mistero metafisico sulla vita di tre coppie a Taipei che continuamente si intersecano in un arco di diverse settimane.Il film mette in scena una Taiwan emergente, manipolata dalle forze del denaro e dalla globalizzazione. Apre la scena nel 1986, quando il Giappone era ad un soffio dalla bolla economica e gli affari andavano bene a Taipei. Ma in entrambe le città, Tokyo e Taipei, molti giovani erano disillusi nei confronti di un futuro che sembrava grossolanamente materialista. Yang in questo film raccoglie tali situazioni sociali e le inserisce in una misteriosa narrazione poetica.
Regia di Mamoru Oshii. Un film Titolo originale: Urusei Yatsura Beautiful Dreamer. Genere Animazione1984, durata 84 minuti.
Come mai i partecipanti alla festa annuale del liceo Tomobiki ne perdono memoria la mattina dopo? La responsabilità è del folletto Mujaki che ha il potere di realizzare i sogni. L’ha fatto anche con uno in cui Lamù aveva espresso il desiderio di vivere per sempre con l’amato Ataru e i suoi amici. Per farli tornare alla realtà bisogna risvegliare con una tromba un leggendario animale che si nutre di sogni. Caso raro di film di animazione in chiave onirica: la vicenda si svolge in due universi paralleli che non obbediscono alla logica spazio-temporale. Oltre ai tipici temi dell’adolescenza (amore, gelosia, solitudine, noia ecc.), c’è una riflessione sulla relatività soggettiva del tempo.
I fratelli del titolo originale sono Michael e Jannik che, pur assai diversi, si amano. L’uno è un uomo d’ordine: carriera militare di successo, una bella moglie, due bambine; l’altro è uno scapestrato trasgressivo con pendenza penale alle spalle. Partito per l’Afghanistan con il contingente danese dell’ONU, il maggiore Michael è abbattuto su un elicottero e dato per morto. A sorpresa di tutti, Jannik si occupa con affettuosa responsabilità della moglie del fratello e delle nipotine. Tra lui e la cognata nasce un’attrazione reciproca, tenuta a freno. Mesi dopo Michael ritorna, traumatizzato dalla prigionia in un campo di guerriglieri e da qualcosa di terribile di cui non riesce a parlare. Scritto da Anders Thomas Jensen, il 7° film della Bier ha due caratteristiche: la metamorfosi dei due fratelli, in negativo e in positivo, causata da un tragico evento bellico; due modi di narrare che si alternano. Nei momenti dell’azione la Bier lavora sul togliere, nel disegno dei personaggi punta – e indugia – sull’analisi dei sentimenti e delle emozioni. Premiati gli attori (Nielsen, Thomsen) a San Sebastián 2004 e premio del pubblico al Sundance 2005. Titolo italiano stupidamente deviante.
Nel diciannovesimo secolo, in un villaggio estone popolato di creature soprannaturali, una giovane contadina si innamora di un ragazzo, che però sogna la figlia di un nobile. Entrambi cercano di usare poteri mitici per conquistare l’oggetto del loro amore.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.