Un film di Roger Corman. Con Jean Hale, George Segal, Ralph Meeker, Jason Robards. Titolo originale St. Valentine’s Day Massacre. Drammatico, b/n durata 100 min. – USA 1967. MYMONETRO Il massacro del giorno di San Valentino valutazione media: 3,00 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
È la cronaca romanzata del famoso massacro del 14 febbraio 1929, in pieno proibizionismo, che vide eliminarsi a vicenda le organizzazioni di Al Capone e Bugs Moran. Il giorno della strage, mentre ben sette uomini di Bugs morivano uccisi da falsi poliziotti, Al Capone, il mandante, se ne stava in Florida a prendere il sole.
Un film di Wolfgang Petersen. Con Harrison Ford, Gary Oldman, Glenn Close, Wendy Crewson, Dean Stockwell.Avventura, durata 124′ min. – USA 1997. MYMONETRO Air Force One valutazione media: 3,00 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Di ritorno da una visita ufficiale a Mosca, l’aereo del presidente USA è preso in ostaggio da terroristi che chiedono la liberazione del loro capo, il gen. Vadek, dittatore del Kazakistan e detentore di valigette nucleari russe. Minacciano di eliminare un passeggero ogni trenta minuti. Più svelto di Indiana Jones, più invincibile di Ercole, più micidiale di Rambo, H. Ford risolve tutto con la sua presenza carismatica: picchia, spara, volteggia, blocca, sgomina. L’afasia espressiva, tipica dei blockbuster a stelle e strisce degli anni ’90, si coniuga con l’arroganza manichea, revanscista e missionaria degli USA, poliziotti del mondo. A livello di regia la miscela americano-germanica si rivela sempre più deleteria per l’eccesso di patriottismo. La sceneggiatura di Andrew W. Marlowe ha almeno un merito: aver fornito a G. Oldman una figura gustosa di “cattivo”.
Un film di Jérôme Enrico. Con Bernadette Lafont, Carmen Maura, Dominique Lavanant, Françoise Bertin, André Penvern.Commedia, durata 87 min. – Francia 2012. – Moviemax uscita giovedì 6giugno 2013. MYMONETRO Paulette valutazione media: 2,49 su 17 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Paulette è un’anziana vedova, che vive alla periferia di Parigi, con una pensione che non le dà abbastanza da mangiare. Ha un nipotino affettuoso, che però disprezza perché è figlio di un padre di colore, e una piccola cerchia di amiche che condividono la sua condizione. Una sera, osservando una compravendita di droga fuori dal suo palazzo, Paulette si mette in testa che l’unico modo per procurarsi del denaro sia entrare in quel traffico. Dotata di un buon senso degli affari e di un talento come pasticcera si mette a sfornare torte e pasticcini alla cannabis, assicurandosi presto una clientela in costante aumento e la stima del boss di quartiere. Sviluppata dal regista con alcuni allievi del suo corso di sceneggiatura all’ESEC, Paulette è una commedia della crisi e della precarietà, che ruota attorno al personaggio indovinato di una vecchia burbera e incattivita, pronta a lasciarsi alle spalle qualsiasi scrupolo morale pur di non rinunciare alla propria dignità. Bernadette Lafont, che ha lavorato con Truffaut, Miller e Chabrol tra gli altri, è la scelta migliore sulla quale Enrico potesse capitare, mentre lo stesso non si può dire di Carmen Maura e delle amiche, che non si alzano dallo spessore minimo di macchiette. Divertente quanto basta, il film ambienta, in un contesto descritto con sufficiente verosimiglianza, una vicenda però del tutto improbabile. Il confine è sottile, perché la commedia resti tale i passi a disposizione non erano molti, ma il regista e i suoi collaboratori non si allontanano per scelta dal sentiero più sicuro, con il risultato di non scontentare nessuno ma anche di appiattire il film su una medietà che non lo farà ricordare a lungo e non lo distingue da altri simili. Si percepisce una costruzione scolastica dell’insieme, senza inventiva né coraggio, che mira a servire al pubblico il pasticcino più dolce ed innocuo, come rivela il finale, decisamente troppo fiabesco per non contraddire le premesse. La denuncia sociale della condizione insostenibile dell’anziano solo e povero, scade allora al rango di puro pretesto, di cui ci si dimentica non appena non serve più lo scopo. E a poco vale cercare il paragone con la commedia italiana e amorale degli anni Settanta, come spingono a fare le dichiarazioni dell’autore, perché qui la morale c’è eccome e trasforma in un attimo la vecchia megera in una nonnina “comme il faut”.
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