Tra il 20 e il 21 maggio 1927 Charles Lindbergh volò per primo attraverso l’Oceano Atlantico da New York a Parigi in 33 ore e mezzo. Una delle grandi imprese del secolo. Film “positivo” e celebrativo, dunque anomalo nella carriera del caustico Wilder. Sempre nobile, spesso avvincente, qua e là tedioso e soporifero. Impeccabile ricostruzione d’epoca. La musica aiuta.
Anna è l’amante del direttore del circo. Quando quest’ultimo manifesta l’intenzione di tornare a vivere con la moglie, la ragazza accetta la corte di un giovane attore. Ma il suo amante, respinto dalla moglie, poi torna alla carica, sfidando l’antagonista. Nella lotta avrà la peggio e si ritirerà nel suo carrozzone con la disperazione nel cuore.
Il fumetto è considerato il punto di passaggio tra le serie classiche della Bonelli (Tex, Zagor, Mister No) e quelle del nuovo corso (Dylan Dog, Nick Raider, Nathan Never), sia per le tematiche trattate, sia per aver aperto la strada a nuove iniziative di carattere editoriale. Martin Mystère ha messo in crisi la tradizionale divisione della critica tra pubblicazioni cosiddette di prestigio e popolari, tra fumetto d’autore e fumetto seriale.
Nei futuristici laboratori della “Canadian Academy for Erotic Inquiry” un gruppo di volontari, tra loro sconosciuti, si sottopone ad un esperimento di induzione biochimica cerebrale teso a sviluppare le potenzialità telepatiche del cervello, rendendo superfluo l’uso della parola. Coordinato dal dottor Luther Stringfellow (che, peraltro, è assente durante il test) e monitorato dai computer, il progetto mira a liberare la psiche umana dalle pastoie inibitrici del comportamento quotidiano, aprendo prospettive infinite all’espressione, alla percezione e alla creatività. Gli individui prescelti, sotto l’effetto di droghe e afrodisiaci, esaltano i propri impulsi sessuali, ma scoprono, al tempo stesso, la capacità di nascondersi l’un l’altro proiettando un ego fittizio. L’esperienza è traumatizzante, rischia di condurre alla schizofrenia e non consente ritorno: due uomini, incapaci di eliminare il bisogno della dipendenza psichica, si suicidano. Dopo aver firmato due cortometraggi (Transfer e From the Drain) Cronenberg realizza un soggetto più articolato con la collaborazione degli amici di università che si prestano ad interpretarlo. Il regista si autofinanzia e riesce a presentare il film in alcuni festival d’avanguardia fino a richiamare l’attenzione della International Film Archive di New York. La pellicola, girata in 35 mm, è tutta risolta in immagini: l’unica voce è quella del narratore che introduce la storia e commenta, con un bizzarro liguaggio scientifico (il titolo stesso allude ad una forma di comunicazione multidirezionale) le fasi dell’esperimento. Anche se il racconto è permeato di un morboso gusto per l’orrore e di istanze intellettualistiche, gli angosciosi temi cronenberghiani del dualismo intelletto/materia cominciano già a delinearsi con rigorosa coerenza.
Una Plymouth Fury rossa del ’58 ha un potere malefico e demoniaco. Vent’anni dopo un adolescente timido la rimette in sesto e stabilisce con essa un rapporto di gelosia morbosa, seminato di molte morti violente. Da un romanzo di Stephen King. Il mostro è un’auto di serie, macchina orrorifica ingegnosa, ma non ha abbastanza carburante per tutto il percorso.
Da un romanzo di Henri Castillou. Lotte, intrighi, tradimenti e rivolte nell’isola di Ojeda, sede di un penitenziario, in un’immaginaria dittatura militare dell’America Latina. Buñuel lo considerava il peggiore dei suoi film francesi. Melodramma turgido e artificioso, con una mediocre direzione degli attori, in parte riscattato dalla cruda e onesta descrizione del quadro sociale e dalla figura di un intellettuale idealista e ambizioso stritolato dal meccanismo del potere che s’illude di riformare dall’interno. Ultimo film di Philipe, già malato di cancro durante le riprese. Titolo messicano: Los ambiciosos.
Don Quintyn, commesso viaggiatore, rientrando a casa prima del previsto, scopre la moglie a letto con un amico di famiglia. Furioso, caccia la moglie di casa, mentre questa gli rivela che la loro figlioletta non è figlia di Don Quintyn. Il pover’uomo abbandona la figlia presso dei contadini e cerca di cambiare vita aprendo un locale nella capitale. Ma il passato ritorna inesorabile.
Anni ’70. Patrizia Reggiani conosce a una festa Maurizio Gucci, rampollo della dinastia Gucci, una tra le piu` celebri nel mondo della moda. Nasce una storia d’amore, dapprima osteggiata dal patriarca della famiglia, Rodolfo Gucci, ma poi arriva il matrimonio e la prole. La sfrenata ambizione della donna, che vorrebbe indirizzare le politiche aziendali del marchio Gucci, la porterà a tessere spericolate strategie, come quelle con lo zio del marito, Aldo Gucci, che incrineranno i rapporti familiari, innescando una spirale incontrollata di tradimenti, decadenza, vendette.
Violento assoldato per terrorizzare chi non paga l’affitto s’innamora della figlia di una sua vittima, ma la passione lo porta alla morte. “Poteva essere un buon film, la sceneggiatura era molto interessante, ma me l’hanno fatta cambiare da cima a fondo. Ora è un film qualsiasi” (Buñuel, nel 1967). Miscuglio di neorealismo e melodramma, è uno dei peggiori film di Buñuel.
Sequestrato con i passeggeri di una diligenza da tre banditi, allevatore li mette uno contro l’altro, e li fa fuori. Tratto da un racconto di Elmore Leonard e sceneggiato da Burt Kennedy, è uno dei 12 western di B. Boetticher. Comincia in chiave di commedia e finisce in tragedia. Stringato, diretto con energia pari alla finezza, quasi un Hawks.
Nei primissimi minuti della versione dvdrip ci sono delle scritte messe da chi ha rippato il dvd che non si possono togliere. Le scene non doppiate sono quelle della versione integrale, non credo abbiamo sottotitoli
22/8/24 aggiunta versione 1080p gentilmente inviata da un utente.
Scritto dal regista con Jean Gruault, prodotto da F. Truffaut e C. Chabrol a basso costo. Mentre il regista Gérard sta provando a Parigi la messinscena di Pericle, principe di Tiro (1608-9) di W. Shakespeare, un suo amico chitarrista è trovato ucciso in circostanze misteriose. Ex critico dei Cahiers du Cinéma il 30enne J. Rivette esordisce con un film ermetico, stilisticamente influenzato da Fritz Lang, dove più che alla progressione della vicenda, “la suspense è affidata al confronto dei personaggi, alla creazione di un’atmosfera, all’innesto di elementi onirici o quasi, insomma a un’osmosi morale” (B. Tavernier). Già si trovano i futuri temi di Rivette: il complotto, il passaggio da un livello di realtà a un altro, la dimensione del teatro.
Tratto da due novelle di Guy De Maupassant, il film racconta di due giovani amici che utilizzano il loro tempo libero per scoprire il mondo delle donne e per approfondire le loro idee politiche; uno dei due giovani morirà per un incidente, proprio quando sta per diventare padre.
Una donna sui quarant’anni, passionale e libera, chiamata la “Lupa” per i suoi costumi poco castigati, diviene l’amante di un soldato, il quale però, innamoratosi di sua figlia Maricchia, la sposa. Gelosa, la Lupa tenta di dividerli, finché, odiata dalla figlia stessa e da tutto il villaggio, si lascia morire nel rogo di un edificio che lei stessa dà alle fiamme.
Una fotografa, accompagnata da una modella, parte per una città dove risiede un uomo sposato di cui si è innamorata. I due amanti s’incontrano, ma, dopo che la donna ha avuto un colloquio con la moglie di lui, troncheranno la loro relazione. La modella, intanto, ha conosciuto un distinto signore di una certa età; però anche lei l’abbandonerà dopo aver parlato con l’avida figlia di costui.
Un padre di famiglia, in provincia, allaccia una relazione con una bella attrice, umiliando senza remore di sorta la moglie e la figlia. Il figlio maschio, attaccato morbosamente alla madre, per vendicarla, uccide l’attrice. Poi cerca di convogliare i sospetti sul fidanzato della sorella. Ma gli va male.
Alla morte del marito, la lucana Rosaria Parondi si trasferisce a Milano, dove abita il primogenito Vincenzo, con gli altri quattro figli maschi: Simone comincia una carriera nella boxe, Rocco fa il garzone in una stireria, Ciro va a lavorare in fabbrica e Luca, il minore, rimane a casa con la madre. L’ossessione di Simone per la prostituta Nadia, della quale si invaghirà anche Rocco, porterà alla tragedia e alla disgregazione della famiglia Parondi. A dodici anni da La terra trema, Luchino Visconti torna ad occuparsi della questione meridionale, questa volta, dal punto di vista di chi è costretto ad emigrare: le difficoltà di adattamento in una nuova realtà sociale, la condizione di chi si sente straniero in una città ostile, tra sogni di ritorno alla terra natia e voglia di integrazione, un certo verismo nelle modalità di racconto fanno di Rocco e i suoi fratelli un seguito ideale del precedente capolavoro ispirato a “I Malavoglia”. Anche qui c’è una fonte letteraria precisa, la raccolta “Il ponte della Ghisolfa” di Giovanni Testori, cui si aggiungono suggestioni da altre opere quali “Giuseppe e i suoi fratelli” di Thomas Mann, “L’idiota” di Dostoevskij e “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, che il regista portò in teatro solo due anni prima. Ma al di là della sua dimensione di saga famigliare, evidentissimi gli echi verghiani, di maestoso romanzo popolare, questo capolavoro del cinema anni Sessanta è soprattutto un grande melodramma, un miscuglio sapientissimo di sentimenti forti, pulsioni ancestrali e arcaiche, uno dei risultati più alti di Visconti, che mette in scena la sua Milano attraverso gli occhi di chi ne è respinto, allontanato, fagocitato. Compatta da un punto di vista drammaturgico, poderosa da quello descrittivo, è il caso di un’opera in grado di superare l’evidente carica ideologica grazie a virtù riferibili ad una mano registica che ha pochi eguali: «I valori assai alti di Rocco e i suoi fratelli […] vanno, come al solito, individuati, più che nelle intenzioni ideologiche, nella concentrata densità drammatica del racconto, nella sua grandiosità epico-melodrammatica e drammaturgico-romanzesca, nei livelli altissimi della scrittura filmica e dell’orchestrazione polifonica, nella potenza con cui vengono delineati i sentimenti e fatte esplodere le passioni» (Lino Micciché, Luchino Visconti, Marsilio). Fu osteggiato dalla censura che impose un insensato “annerimento” nella sequenza dello stupro di Nadia, tra le scene madri più forti e sconvolgenti di tutto Visconti. Il titolo è un duplice omaggio che mescola insieme “Giuseppe e i suoi fratelli” di Mann e il nome di Rocco Scotellaro, scrittore e poeta interessato alla cultura e alla società contadina, di cui il regista era un appassionato lettore.
In un albergo di lusso situato in una località marina, suscita grande scandalo la scoperta che una distinta signora in vacanza con la figlia è in realtà una prostituta. Tutti allontanano la donna, finché un riccone non le offre il braccio per condurla sulla passeggiata.
La famosa famiglia horror-comica finalmente trasposta al cinema, dopo fumetti, telefilm e cartoni animati. Bando agli entusiasmi, l’operazione è sì gradevole, ma senza una punta di genialità. Tra bellissimi effetti speciali e mirabolanti movimenti di macchina da presa infatti c’è posto per una storia banale e più da fiaba che non da satira sulla normalità e il conformismo americani che venivano in origine punzecchiati. C’è infatti il cattivaccio che si fa passare per lo zio Fester, scomparso da 25 anni. Costui vuole impadronirsi, insieme alla matrigna, del tesoro della famiglia. Il fatto è che il tipo dopo un po’ si sente parte della famiglia. I personaggi ci sono ovviamente tutti: la coppia Gomez-Morticia, con l’accento francese come afrodisiaco, Lurch un po’ in disparte come del resto la nonna, “Mano” non più nella scatola, ma libera e veloce. Per ultimi Mercoledì e Pugsley che si producono nella scena più divertente, quella della recita shakespeariana. Professionali Anjelica Huston, Raoul Julia e Christopher Lloyd. Successo di pubblico.
Mercoledì Addams è una studentessa liceale dal carattere peculiare, che si rivela pericolosa per gli altri studenti della sua scuola superiore, dove, per difendere il fratello Pugsley, adotta soluzioni un po’ estreme che determinano la sua espulsione per tentato omicidio ai danni di un nuotatore, a capo della sua squadra che perseguita e bullizza Pugsley.
I genitori, Morticia e Gomez, decidono così di portare Mercoledì alla Nevermore Academy, scuola privata frequentata da normali e ”reietti” (individui con poteri sovrannaturali), in cui hanno studiato loro stessi durante l’adolescenza. Inizialmente ostile, presto Mercoledì si troverà a proprio agio, coltiverà per la prima volta legami di amicizia autentici, e imparerà a padroneggiare i suoi poteri psichici per fare luce sugli antefatti che hanno colpito la sua famiglia 25 anni prima, e per sventare una serie di omicidi che colpiscono la cittadina di Jericho che ospita la scuola
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