Uno dei migliori film interpretati da Rodolfo Valentino. Diretto da Brown in maniera esemplare e con una sceneggiatura di tutto rispetto. La zarina si invaghisce di un luogotenente dei cosacchi e lo vuole generale. L’uomo è molto imbarazzato e trova difficoltà nel trattenere le avances della sovrana.
Nell’anno col più alto tasso di crimini della storia di New York, Abel Morales, immigrato diventato onestamente imprenditore di successo nel commercio del petrolio, rischia di perdere tutto: proprio quando acquista un nuovo impianto di distribuzione, versando un ingente acconto e impegnandosi al saldo entro un mese, le sue autocisterne vengono assalite e svuotate da ignoti malviventi. Un procuratore lo rinvia a giudizio per irregolarità contabili. La banca che lo aveva sempre finanziato gli chiude la linea di credito. Il 3° LM di Chandor, anche sceneggiatore, è un crime drama sociale imperniato su un dilemma morale: rimanere onesti o accettare il malaffare? Non è tutto oro (nero) quel che luccica. Dimentichiamo l’imprenditore calvinista di Max Weber per il quale “honesty is the best policy”. Per Chandor l’onestà non è ormai che un espediente concorrenziale. Ben intonata la fotografia caravaggesca di Bradford Young.
Nel 1847 uno scout indiano guida una carovana di vignaioli baschi (francesi, non spagnoli) verso la California. Devono attraversare un territorio di pellerossa ostili, ma sono peripezie superabili. Scritto e diretto da Rouse, è un western melodrammatico di viaggio con un’insolita ambientazione e una suggestiva fotografia di Stanley Cortez. Un po’ greve, piuttosto convenzionale.
Condannata all’ergastolo, con trent’anni in un carcere di massima sicurezza, una ragazza accetta di entrare in un centro di addestramento per diventare un sicario agli ordini dei servizi segreti francesi. Besson fa un film nero in tutti i sensi dimostrando di saper combinare l’efficienza di un regista hollywoodiano nelle scene d’azione con la sottigliezza di un regista europeo. La Parillaud recita con tutto il corpo su ampio registro. La Moreau appare in 2 brevi scene e lascia il segno. Rifatto a Hollywood con Nome in codice: Nina (1993) e divenuto in seguito una fortunata serie TV.
La giovane Maggie è condannata a morte per l’omicidio di un agente. Dopo una finta esecuzione viene invece addestrata, grazie alla sua particolare aggressività, per diventare una killer professionista. Così da un lato viene introdotta alle tecniche di difesa e di offesa e, al contempo, le vengono insegnate le buone maniere. Il suo primo incarico sarà quello di eliminare un individuo minaccioso insieme alla sua scorta. Ma c’è una trappola che l’attende. Il titolo italiano rimanda con intenti commerciali al film di BessonNikita (e difatti di remake si tratta) ma in The Assassin c’è anche dell’altro. C’è da un lato l’attenzione nel seguire una psicologia che viene progressivamente plasmata per uccidere non più in nome del crimine ma della legge e c’è alla regia un Badham nella sua veste più positiva. Il regista offre un ritmo serrato a una protagonista come Bridget Fonda che riesce a mostrare con raffinatezza (per quanto possibile in un film di azione) come il potere possa trasformare una personalità ai propri fini. Anche se… c’è poi (e non poteva mancare) uno sguardo made in Usa che cerca quanto e più vicino a un possibile happy end. L’Europa è lontana.
Ginguiser (超合体魔術ロボ ギンガイザーChōgattai majutsu Robo Gingaizā?) è un anime televisivo giapponese robotico di 26 episodi del 1977, uno dei pochissimi del genere prodotti dalla Nippon Animation. È stato trasmesso in Italia per la prima volta nel 1982 su Rete 4. L’impero alieno dei Sazoriani invade la Terra con enormi mostri meccanici al fine di ritrovare le tre “sfere di Anderes”. Queste sfere furono create 20.000 anni prima dagli stessi Sazoriani per concentrare l’energia della costellazione dello Scorpione e sconfiggere i Plasmani, altro popolo alieno, contro il quale essi sostennero una lunga guerra spaziale che vide il suo ultimo atto svolgersi proprio sulla Terra. Per contrastare gli invasori, il dottor Godo, ultimo discendente degli alieni Plasman, costruisce il Ginguiser e lo affida a quattro ragazzi, ovvero Goro Shigoron, Miki Akitsu, Torajiro Haranami e Zanta Minami, dotati di poteri magici (il “punto barriera”) e perciò in grado di pilotare Ginguiser, e che girano il mondo con il loro spettacolo ambulante di magia. Il Ginguiser è il risultato dell’unione, piuttosto complessa, dei mezzi pilotati dai quattro ragazzi: i robot Spin Lancer, Grand Fighter, Bull Gator ed il velivolo Air Roin.
Ambientata in Italia subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, la serie racconta le avventure del giovane lustrascarpe napoletano Nico e dei suoi amici.[2] Fu uno dei principali successi dell’editore
“Samurai” di Alfredo Julio Grassi ed Enrique Breccia è senza ombra di dubbio una storia sui generis. Senshu-no-Otomari è il figlio del daimyo di Kamamura. La vittoria delle truppe di Akimoto su quelle paterne lo costringe a scappare per non essere eliminato. Dopo dieci anni di addestramento torna insieme al fidato samurai Kito per uccidere l’impostore al trono. A loro si uniranno i vecchi samurai del padre, diventati briganti per non stare sotto la guida di Akimoto.
Brevi episodi, intervallati da pause buie, per questo film senza montaggio, lento e affascinante, che racconta le avventure di Willie, ex profugo ungherese perfettamente integrato in un’America che non ha nulla di magico. A scombussolare la sua vita, tranquillamente scandita da una cronica mancanza di denaro, alla quale cerca di porre rimedio con il gioco d’azzardo, ci penserà una sconosciuta cugina, che gli piomba in casa all’improvviso.
Novelli Giulietta e Romeo, Marion e Willie si amano anche se i rispettivi padri si detestano per motivi di lavoro. Dopo fratture, riconciliazioni e colpi di scena gli innamorati potranno coronare il loro sogno alla fine di un ciclone durante il quale Willie avrà modo di dimostrare il suo eroismo. Uno dei capolavori assoluti di Buster Keaton, pieno di scene pericolosissime girate senza l’uso di stuntmen.
Jeeg robot d’acciaio (鋼鉄ジーグKōtetsu Jīgu?) è un mangagiapponese a tematica mecha, pubblicato per la prima volta su una rivista dalla Kōdansha nell’aprile del 1975. Gō Nagai si occupò del soggetto e Tatsuya Yasuda dei disegni. La storia tratta del risveglio dal sonno millenario dell’antico popolo Yamatai, governato da Himika e dai suoi tre comandanti: Ikima, Amaso e Mimashi. A contrastarli interviene Hiroshi con Jeeg. Dal manga è stata tratta una serie televisivaanime di 46 episodi, prodotta dalla Toei Animation sempre nel 1975. La serie è stata trasmessa per la prima volta in Italia nel 1979[1][2], dove ha riscosso un notevole successo, paragonabile solo a quello di altre serie del genere, come UFO Robot Goldrake e le serie di Mazinga. Nel 2007 è uscito in Giappone l’anime Shin Jeeg Robot d’acciaio che riprende la trama del manga di Nagai e che vede un nuovo protagonista, insieme a diversi personaggi storici. Il professor Shiba, noto scienziato giapponese, durante una ricerca archeologica, scopre una antica campana di bronzo appartenuta all’antico popolo Yamatai, soggetto alla malvagia regina Himika. Una popolazione che ha sempre fatto come regola di vita la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Il popolo Yamatai non si è estinto, si è ibernato nella roccia in attesa di ritornare in vita: solo la magica campana di bronzo gli permetterebbe di conquistare il mondo: per questo il professore decide di nascondere la campana e approfittando di un grave incidente di laboratorio in cui viene disgraziatamente coinvolto suo figlio Hiroshi, gli salva la vita trasformandolo in cyborg e gli miniaturizza nel petto la campana, rendendolo invulnerabile.
Il nome d’arte “Zerocalcare” nacque quando, dovendo scegliersi un nickname per partecipare ad una discussione su Internet, s’ispirò al ritornello dello spot televisivo di un prodotto anti-calcare che stava andando in onda in quel momento[1][2][3]. Aderisce allo stile di vita straight edge (particolare filosofia di vita generatasi nell’ambiente hardcore punk), che prevede l’astinenza dal consumo di tabacco, alcool e droghe[4]. Alla fine del 2019 ha raggiunto il traguardo del milione di copie vendute dei suoi libri.
Un bambino muore dopo essere stato investito da un pirata della strada: il padre, da quel momento, vive solo per rintracciare il colpevole. Ci riesce e scopre di avere dei potenziali ottimi complici. Il colpevole muore, infatti, avvelenato, ma nessuno saprà mai chi veramente ha messo il veleno nel bicchiere.
Ricostruzione di uno di quegli episodi storici di cui i libri non parlano: nel 1839, 53 schiavi neri del vascello spagnolo “Amistad”, in viaggio verso Cuba, riescono a liberarsi e fanno rotta verso l’Africa, ma sono bloccati da una nave americana e mandati sotto processo per pirateria e l’assassinio dell’equipaggio. Parte come un film d’avventure e diventa un dramma giudiziario: si scopre che i rivoltosi non sono nati schiavi e quindi, secondo la Costituzione degli Stati Uniti, avevano il diritto di lottare per la loro libertà (abolita nel Regno Unito nel 1772, la schiavitù esisteva ancora nel Nordamerica). Appassionata lezione sulla democrazia nordamericana, sul colonialismo e la schiavitù, ma S. Spielberg non sale in cattedra, scende tra gli spettatori e li coinvolge emozionandoli come aveva già fatto con Il colore viola, L’impero del sole, Schindler’s List.
Miniserie in 8 volumi di Roberto Cardinale e Stefano Nocilli, edita da Star Comics. La miniserie è stata progettata con due diversi archi narrativi. Il primo, partito a novembre, è composto da 4 volumi mensili (e si concluderà a febbraio 2012). Il secondo arco narrativo inizierà a maggio 2012, e si concluderà ad agosto.
“Selek Edar è il prototipo di un nuovo essere. Kepher, appunto. Una nascita non prevista né voluta che dimostrerà come anche la più rigorosa pianificazione può essere vanificata dal caso. In un universo simile ma non identico al nostro, il Faraone Akhenaton ha condotto il Regno delle Due Terre al monoteismo ed i suoi successori lo hanno reso uno dei paesi più avanzati del pianeta. La storia di Selek Edar / Kepher, tuttavia, si dipana in un momento storico particolare, in cui il mondo è diviso in quattro grandi blocchi sociopolitici principali, attorno ai quali gravitano piccole nazioni satelliti. In questo scenario, il regno d’ Egitto vive un momento di profonda crisi economica e sociale. La scoperta di una forma di energia pulita, commercializzabile a basso costo e basata sull’idrogeno, da parte degli scienziati delle Repubbliche Unite, rischia di distruggere la florida economia egiziana. La sfiducia nel governo e nel Faraone Tutmosi X viene abilmente sfruttata dalla classe religiosa pluralista tollerata a malincuore dal governo ufficiale. L’inevitabile scontro con il clero di Tebe, sempre più agguerrito, rischia di sfociare in una sanguinosa guerra civile. Tutmosi, tuttavia, ha un suo progetto per evitare il disfacimento civile ed economico delle Due Terre.”.
La serie nasce da alcune idee di Memola risalenti al periodo della sua collaborazione con la rivista Fumo di China[4], relative ad una serie che doveva chiamarsi Myriam & Steele. Altra fonte di ispirazione è stata La stirpe di Elän, pubblicata su Zona X: alcune delle idee su cui si sviluppa la prima di Jonathan Steele inizialmente dovevano essere impiegate per una nuova serie, che prendesse il posto (probabilmente come seguito) di Elän (per es nei personaggi di Jack Remington e Margot Miller, simili, anche visivamente, a Jonathan e Myriam).[5]
La prima serie venne pubblicata in Italia dalla Sergio Bonelli Editore da aprile 1999 a luglio 2004, per 64 numeri, quando l’editore decise di chiuderla.[1] Dal mese successivo, credendo nelle possibilità del personaggio, la Star Comics, dopo averne acquisito i diritti, rilanciò il personaggio con una nuova serie esordita con un primo numero indicato come numero zero sempre curata da Memola e Marzia che verrà pubblicata per 53 numeri fino al marzo 2009.[6][7][8]
Dal primo numero, pubblicato nell’aprile del 1999, fino alla fine della prima serie, il copertinista è stato Giancarlo Olivares. Sin dal numero zero della seconda serie, la copertinista è Teresa Marzia, coadiuvata in un paio di occasioni da Oscar Celestini come colorista e in alcuni casi sostituita da Mario Alberti.
Dopo la chiusura della seconda serie proseguiranno ancora per alcuni mesi le collane spin-offAgenzia Incantesimi e Jonathan Steele Extra.[9][10] La prima era una raccolta di storie brevi dal taglio generalmente umoristico e si conclude nel 2009 con il n. 5. Nel 2012 viene ripubblicata su internet, prima su un blog, poi sul sito Tapas (dove viene anche tradotta in Inglese) e infine sul sito di Indieversus, dove è attualmente in corso. Oltre a ripubblicare gli episodi a suo tempo editi dalla Star Comics, la serie prosegue con nuove storie.
Star, adolescente senza stelle in cielo e un padre abusante in terra, trova in Jack, un ragazzo più grande e (in)sicuro di lei, la spinta per andare, lasciandosi dietro una madre assente e due fratellini innocenti. Reclutata per vendere abbonamenti porta a porta, sale sul furgone di Krystal, ‘titolare’ in costume del business e amante incostante di Jack. Lungo le strade del Midwest, tra una sigaretta, una canna e una canzone di Rihanna cantata a squarciagola, Star e Jack si innamorano. Lei ha un sogno, lui un capitale per comprarlo ma il viaggio è ancora lungo e probabilmente non porta da nessuna parte.
Vjeko è un insegnante di scuola superiore che ha dedicato tutta la sua vita allo studio della lingua croata e alla storia della nazione. Vive in un appartamento nel centro di Zagabria con suo padre Hrvoje, un Ustascia, un ufficiale dell’esercito fascista croato, ora costretto a letto da oltre sei anni. Inoltre, meno di un anno fa, Vjeko ha perso l’amore della sua vita, il violoncellista Bobo. Senza più voglia di vivere e con seri propositi di suicidio, Vjeko trova piacere solo nelle passeggiate a notte fonda, quando vaga per la città vuota vestito da donna e con il viso truccato. Una notte un gruppo di uomini lo ferma, lo picchia e lo abbandona in strada privo di sensi. In ospedale incontra Maja, un’infermiera che abita nel seminterrato del suo stesso palazzo. La donna lo riconosce e inizia a prendersi cura di lui e di suo padre infermo. In cambio Vjeko accetta di aiutare il marito di Maja, il poliziotto di origine serba, Ante, a preparare un esame sulla Costituzione croata.
È il 1° film sul massacro degli armeni cristiani (il 1° genocidio del ‘900), progettato ed eseguito nel triennio 1915-17 dal partito sciovinista dei Giovani Turchi. Le cifre dell’eccidio variano da 700 mila a un milione e mezzo di vittime. Dopo un intervallo di 8 anni, occupati da due miniserie TV, i Taviani tornano al cinema, adattando il romanzo (2002) di Antonia Arslan, italiana di famiglia armena (Arslanian) che vive e insegna a Padova. L’hanno realizzato con una larga europroduzione che fa capo a Grazia Volpi, un cast internazionale e una squadra tecnica di prim’ordine (G. Lanci, A. Crisanti, R. Perpignani, L. Merli Taviani) con esterni in Spagna, Bulgaria, Padova, Venezia. Come il libro dell’Arslan, il 16° film dei Taviani è uno di quei romanz(on)i che, alla fine, lasciano i lettori/spettatori esausti. Somiglia a quei banchetti dove sfila un gran numero di piatti, non tutti di prima qualità. Fa da architrave la famiglia Avakian della ricca borghesia armeno-turca. Si susseguono amori contrastati, tradimenti, violenze feroci, stupri virginali, sacrifici, travestimenti, fughe fallite, contrasti culturali, letali marce forzate nel deserto. Fanno spicco due personaggi non soltanto pittoreschi: Ismene (Molina), lamentatrice greca, e Nazim (Bakri) della Confraternita dei mendicanti. Musiche: Giuliano Taviani.
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