A bordo di un’immensa astronave che si divide in più piccole ma sempre gigantesche (26 km di diametro) basi spaziali semoventi, gli aggressori galattici cominciano a devastare Washington, New York, Los Angeles. Grazie a un giovane scienziato ebreo il 4 luglio, anniversario dell’indipendenza (1776) dagli inglesi, gli americani passano al contrattacco. Fantacolosso manicheo fondato sull’estetica dell’accumulazione e sulla simbiosi di vari generi con 54 citazioni di film di ieri e dell’altroieri. I pacifisti e i mistici dell’ecologia sono derisi. L’ottimismo, il patriottismo, il politicamente corretto, tutti americani a 18 carati, sarebbero nauseanti se non sforassero spesso nel ridicolo involontario. Intermezzi comici tristanzuoli, effetti speciali con poco di speciale. Film americocentrico in cui il resto del mondo sembra Albania. “La tentazione di ribattezzare il film Incontri ravvicinati del Terzo Reich è forte” (P. Cherchi Usai). Costato 70 milioni di dollari (+ 20 per il lancio), fu un successo planetario.
Un investigatore privato che si crede Philip Marlowe e un ex giocatore di football con la carriera stroncata da una storia di droga si alleano – malvolentieri – per porre fine a un giro di scommesse e di partite truccate. Commedia avventurosa di puro intrattenimento con la violenza corretta dall’umorismo e la tipica coppia bianco-nero (Willis, Wayans) che, a suon di battute spiritose, funziona. Corse voce che Shane Black, autore del soggetto e della sceneggiatura, fu pagato 1 750 000 dollari dalla produzione (Warner-Geffen-Silver).
Un poliziotto, al quale la tattica dei superiori va poco a genio, si dimette e indaga personalmente su un traffico di stupefacenti. Scoperti i responsabili e fuggito su un’auto piena di droga, si fa inseguire in una corsa pazzesca, li elimina e fa arrestare la vedova di un poliziotto complice del losco giro all’insaputa del consorte.
Estate 1910, Baia de La Slack nel Nord della Francia. Delle sparizioni misteriose di persone spingono l’ispettore Machin e il suo assistente a recarsi sul luogo per cercare di indagare. In zona vive la famiglia Brufort a cui appartiene Ma Loute, un giovane che lavora come raccoglitore di cozze e, insieme al padre, come trasportatore a braccia di borghesi che vogliono raggiungere la riva opposta di una piccola laguna. Proprio da borghesi è formata la famiglia dei Van Peteghem che raggiunge la villa di famiglia in stile egizio situata su un’altura prospiciente il mare.
Due storie che finiscono con il confluire nella terza costituiscono la struttura narrativa di Diari. Nella prima la sedicenne Leo si trova a dover affrontare il ritorno, dopo dieci anni, del padre. L’uomo, attore di teatro, tiene un seminario a cui Leo decide di iscriversi in totale incognito. Ali, protagonista della seconda parte, è un ragazzo extracomunitario perfettamente integrato e appassionato di manga. Al punto di celarsi in Internet sotto le vesti di un supereroe per agganciare la più bella della scuola. Leo e Ali si troveranno a doversi occupare insieme di un anziano la cui percezione del tempo si va facendo complicata spingendolo a ritenere ancora presente un antico amore. Attilio Azzola con questo film, vincitore del Gran Prix Ecrans Juniors a Cannes, ha realizzato un’opera prima del tutto inusuale nel panorama del cinema italiano. Il film è infatti il risultato di un progetto che ha le sue radici in Lombardia e, nello specifico, in Brianza. Nel corso del primo semestre 2007 Azzola e l’educatrice Maria Grazia Braghi hanno dato il via a un’esperienza formativa con adolescenti finalizzata alla stesura del soggetto e alla scelta sia dei personaggi sia degli ‘aiuti’ nelle varie mansioni della troupe. Ne è nato così un film sui giovani che li vede al centro di tutto il processo. Volendo sfuggire agli stereotipi sugli adolescenti ‘bruciati’ oppure integrati il film assume una dimensione in costante equilibrio tra fiaba e realtà. Grazie a questa scelta gli attori (non professionisti e per questo decisamente più ‘veri’ di altri loro coetanei presenti sul grande schermo) non vengono ridotti a un’omologazione paramocciana. La sceneggiatura può quindi permettersi di affrontare con tutta la leggerezza necessaria (il che non è sinonimo di banalità) le complesse dinamiche di relazione tra i figli e la figura paterna nonché il non facile rapporto con le persone anziane. È proprio grazie a un vecchio un po’ svanito che Leo e Ali riusciranno ad andare più a fondo nella scoperta di se stessi ricordandoci che non tutti i giovani vedono albekiare tre metri sopra il cielo
Il lido di Ostia, in una domenica qualsiasi del mese di agosto. Persone di diverse estrazioni sociali si dirigono verso la spiaggia per sfuggire alla calura cittadina. Nell’arco della giornata si compiono i destini di tutti: un disoccupato diventa rapinatore e viene arrestato, una ragazza e il suo corteggiatore, dopo essersi ingannati vicendevolmente, si scoprono poveracci e non milionari come avevano tentato di darsi ad intendere, una ricca signora scopre che il suo appartamento è andato a fuoco. È il primo film del genere “spiaggia”, poi ripreso (anche troppo) negli anni Sessanta. Ma qui c’è molto di più: i toni del neorealismo sono ancora vigorosi e attendibili, i ritmi del racconto straordinariamente equilibrati. Da ricordare l’interpretazione di Emilio Cigoli, il grande doppiatore, nella parte del papà affettuoso.
Due sposini (lui è un reduce della guerra mondiale) non riescono a trovare un tetto. Saranno accolti, fortunatamente, nella casa di un vecchio professore, malato di solitudine. Gli sposini gli ridaranno la gioia dell’esistenza. Lui li nutre, li ristora, li protegge.
Mazinga Z (マジンガーZMajingā Z?) è il primo anime giapponese, in ordine cronologico, basato sulla storia di un grande robot pilotato da un essere umano e costituisce il primo capitolo della saga dedicata a Mazinga nonché il capostipite del genere Super Robot. Fu creato da Gō Nagai nel 1972 come filiazione dell’omonimo manga. Una seconda versione del manga, meglio curata e diretta a un pubblico più maturo, fu realizzata da Gosaku Ota. In Italia venne trasmesso per la prima volta dal 21 gennaio 1980 da Rai 1 (all’epoca Rete 1) con soli 51 dei 92 episodi. I restanti vanno in onda da settembre 2015 sulla rete a pagamento Man-ga. La storia narra di un enorme robot costruito dall’anziano scienziato Juzo Kabuto e lasciato in eredità, alla sua morte, al nipote Koji Kabuto (in Italia Ryo in questa serie, poi Koji nel Grande Mazinga e poi Alcor in Goldrake). Compito dell’automa è quello di sventare i piani del malvagio Dottor Inferno (in Italia Dottor Inferno in Mazinga Z e poi Dr Hell nel Grande Mazinga e Mazinkaiser), uno scienziato tedesco che nel 1962 aveva partecipato con Kabuto e altri colleghi a una spedizione archeologica nell’isola greca di Bardos (Rodi nell’adattamento italiano), alla scoperta dei resti della civiltà micenea. Ritrovato l’esercito di mostri meccanici costruiti dai Micenei (Mikenes in originale), il dottor Hell svelava le sue reali intenzioni uccidendo tutti i presenti (tranne Kabuto, che riuscì a fuggire) e impossessandosi dell’antica tecnologia, con lo scopo di far tornare sulla terra i discendenti dell’antico popolo greco (costretti per secoli a rifugiarsi nelle viscere della Terra) e insieme ad essi dominare il mondo. Il Professor Kabuto, tornato in patria, dirige il centro ricerche per l’Energia Fotoatomica, per lasciarlo al professor Yumi appena scoperta una lega metallica resistentissima, la lega Z, e andare a costruire Mazinga Z. Nell’Istituto viene creata Afrodite A, un robot meno potente, dalle fattezze femminili, costruito dal Professor Yumi e pilotato da Sayaka Yumi, figlia del direttore dell’istituto. Più avanti si unisce a questi il Boss Robot (che Koji nell’originale giapponese prende in giro, chiamandolo col gioco di parole Borot, sinonimo di ferraglia), guidato da Boss, Nuke e Mucha, compagni di scuola di Koji, le cui imprese costituiscono il lato comico della serie.
Il Grande Mazinger (グレートマジンガーGurēto Majingā?) è una serie televisivaanimemecha creata dall’autore giapponese Gō Nagai. La serie, composta di 56 episodi, si inserisce nello stesso universo narrativo al quale appartengono anche UFO Robot Goldrake e Mazinga Z. La serie ha praticamente inizio da dove terminava quella di Mazinga Z che si concludeva con una puntata dove il Grande Mazinger veniva in aiuto di quest’ultimo. Esiste inoltre un lungometraggio che fa da ponte tra le due serie (Mazinga Z contro il Generale Nero). La Terra è sotto la minaccia dei Mikenes, ovvero l’antico popolo greco dei Micenei, che un cataclisma aveva costretto a rifugiarsi per millenni nelle viscere del pianeta, affidando la loro sopravvivenza a un sole artificiale. Per questo motivo i loro corpi diventano deboli e malati ed essi devono trasformarsi in cyborg per sopravvivere. In età recente, un gruppo di ufficiali guidati dal perfido Generale Nero, che hanno convertito i propri corpi in quelli di giganteschi automi, si impadronisce con la forza del regno e ne trasforma la popolazione, parte in soldati robot (tra questi anche il loro monarca, principe Kerubinus, che viene imprigionato) e parte in mostri da combattimento, con l’evidente scopo di iniziare una guerra di conquista.
UFO Robot Goldrake contro il Grande Mazinga (UFOロボグレンダイザー対グレートマジンガー,UFO Robot Grendizer tai Great Mazinger?) è un cortometraggio cinematografico basato sulle serie TV Grande Mazinga e UFO Robot Goldrake, entrambe ideate dal celebre mangaka giapponese Go Nagai. Uscì in Giappone il 20 marzo 1976. Il malvagio Re Vega invia alla base lunare il comandante Barendos con la missione di distruggere una volta per tutte Goldrake (Grendizer) e conquistare la Terra, missione in cui Gandal e Hydargos (Blaki) hanno sistematicamente fallito. Barendos ammonisce i due Veghiani che, qualora la sua missione fosse coronata da successo, essi saranno immediatamente destituiti.
Mazinga Z contro il Generale Nero (マジンガーZ対暗黒大将軍,Mazinger Z tai Ankoku Daishōgun?), la cui traduzione del titolo corretta sarebbe “Mazinger Zed contro il Gran Generale Oscuro“, è un mediometraggio cinematografico prodotto dalla Toei Animation nel 1974, basato sulla serie TV Mazinga Z e il suo sequelGrande Mazinga, entrambe ideate dal celebre mangaka giapponese Go Nagai. Uscito nelle sale in Giappone il 25 luglio 1974, esso fa parte di una serie di mediometraggi prodotti dalla Toei tra il 1973 ed il 1976, tutti tratti da anime basati su soggetti di Go Nagai. In particolare, Mazinga Z contro il Generale Nero fu realizzato dalla Toei per presentare in anticipo ai giovani spettatori il Grande Mazinga, successore del loro beniamino Mazinga Z, ed offre un finale parzialmente diverso della stessa serie televisiva, il cui ultimo episodio, il 92°, fu trasmesso successivamente alla distribuzione del mediometraggio.[1]
Mazinga Z contro Devilman (マジンガーZ対デビルマン,Mazinger Z tai Devilman?) è un mediometraggio cinematografico basato sulle due serie anime televisive Mazinga Z e Devilman create da Go Nagai. Uscì in Giappone il 18 luglio 1973. Temporalmente si pone tra l’episodio 33 e 34 della serie regolare di Mazinga Z. Durante un combattimento contro i mostri meccanici del perfido Dottor Inferno (Dottor Hell), Mazinga Z risveglia accidentalmente dal suo sonno millenario nelle viscere della Terra l’arpiaSilen, un essere appartenente alla primordiale stirpe dei demoni. L’evento non sfugge al Dottor Inferno, che è a conoscenza del fatto che numerosi demoni giacciono ibernati sotto i ghiacciai perenni dell’Himalaya. Egli precede quindi Silen nel recesso dove sono sepolti gli altri demoni e li risveglia dal loro letargo sottoponendoli ad un raggio condizionatore per impiegarli nella sua lotta per la conquista del mondo.
Gli omicidi di Whitechapel sono forse la serie di delitti che più hanno risvegliato la fantasia di molti autori; se aggiungiamo il fatto che sono avvenuti in concomitanza col periodo di maggiore attività del famoso detective vittoriano, allora la coincidenza non può che essere una spinta in più per inserire nella vicenda anche il celebre consultant detective di Baker Street. Dean D. Turnbloom ci presenta fin dall’inizio il vampiro responsabile, il Barone Barlucci, ex cavaliere templare diventato vampiro dopo essere stato ferito in battaglia, che non esita a definirsi, attraverso un racconto in terza persona, totalmente al di fuori di ogni sospetto. Un’epoca che crede nella scienza e ha abbandonato la superstizione non potrà mai pensare ad un vampiro che si aggira per le strade di Londra in cerca di sangue. La complicata vicenda costringerà Scotland Yard a richiedere l’intervento di Sherlock Holmes che, ritenendo soltanto delle leggende i racconti sui vampiri, si mette alla caccia dell’uomo responsabile. Il Barone si trova così costretto ad agire, proprio nel momento in cui è riuscito a trovare un metodo per alleviare i sintomi della sua “malattia” e, sul lungo periodo, riuscire a guarirne. Sherlock Holmes e il vampiro di Whitechapel si inserisce in modo interessante nella serie di resoconti sherlockiani riguardanti lo Squartatore, di cui ricordiamo i più noti Uno studio in nero di Ellery Queen e L’ultimo caso di Sherlock Holmes di Michael Dibdin, senza contare gli incontri con i vampiri da parte di Holmes, a partire dal canonico L’avventura del vampiro del Sussex, ai numerosi apocrifi e film che lo vedono affrontare Dracula e vampiri meno noti, alcuni più riusciti di altri.
Un poliziotto, resosi inviso ai suoi capi per i metodi brutali d’indagine da lui usati, viene trasferito in un paese di montagna. Gli capita di dare la caccia a un giovane accusato di omicidio.
Mobile Suit Gundam: Cucuruz Doan’s Island ( giapponese :機動戦士ガンダム ククルス・ドアンの島, Hepburn : Kidō Senshi Gandamu: Kukurusu Doan no Shima ) è un film d’animazione giapponese sui mecha diretto da Yoshikazu Yasuhiko . Il film è basato sul quindicesimo episodio della serie televisiva Mobile Suit Gundam che ha sofferto diversi problemi di animazione a causa della scarsa esternalizzazione e del ricovero di Yasuhiko in ospedale. Yasuhiko ha deciso di rifare l’episodio come film perché gli piaceva il concetto originale dell’episodio. Il film è ambientato durante la Guerra di un anno, quando Amuro Ray pilota il Gundam mecha e gli viene ordinato, insieme all’equipaggio della Base Bianca, di cercare i ritardatari di Zeon su un’isola remota. È stato rilasciato in Giappone il 3 giugno 2022.
Filippo II, re di Spagna e fervente cattolico, è fermamente deciso a detronizzare l'”eretica” Elisabetta I e a incoronare regina d’Inghilterra la cugina Maria Stuarda. Sostenuto dalla Chiesa di Roma e armato di un poderoso esercito il sovrano spagnolo ordisce un complotto ai danni di Elisabetta, che da trent’anni governa gli inglesi con forza e saggezza. Mentre il fondamentalismo cattolico di Filippo e dell’Inquisizione minaccia l’Europa protestante, la presenza a corte di Raleigh, un cittadino senza titolo nobiliare con la vocazione per l’esplorazione e per la navigazione su mari perigliosi, indebolisce le salde certezze della regina. Dimenticando il suo ruolo, Elisabetta si scopre vulnerabile e innamorata. Ma la politica estera la reclama. L’ “invincibile” Armada di Filippo, centotrenta galere e trentamila uomini, è salpata per l’Inghilterra. La vita di Elisabetta I è un “testo” largamente frequentato al cinema. Ne esistono oltre venti versioni. Tutti se ne innamorano, soprattutto gli storici e i registi, che non resistono alla tentazione di farne un libro o un film. È successo a Shekhar Kapur, che dieci anni fa con Elizabeth tentò la sfida, vincendola. Nel secondo “episodio” la sovrana inglese vive una golden age minacciata dalla cospirazione e dal fondamentalismo di Filippo di Spagna. Fedele al suo voto di castità e di fedeltà alla nazione, Elisabetta declina le proposte di matrimonio dei suoi pretendenti e coltiva la disposizione al comando. Intrigata dallo spirito libero, colto e indipendente di Sir Raleigh, la regina cede il passo alla donna. L’interesse per il “pirata” gentiluomo si libera nella conturbante sequenza della danza di corte, in cui Elisabetta immagina di sostituirsi alla giovane favorita (Elizabeth), suo doppio che agisce e sperimenta in sua vece l’amore. Confusa dal sentimento e ingabbiata dal suo ruolo, Elisabetta rinuncia alle proprie aspirazioni amorose e si consacra alla causa “protestante”, calandosi con rigore e passione nel ruolo della regina che impara i trucchi della politica e sa incantare il popolo, l’esercito e il nemico con indole risoluta e bellezza illibata. La singolarità del film va ricercata nel linguaggio cinematografico: la costruzione dello spazio e il ruolo del montaggio. Dentro una ricostruzione storica volutamente accademica, secondo i modelli del classico kolossal storico, il regista riesce a fare interagire i volti e i corpi dei tre protagonisti (Elisabetta, Sir Raleigh e il segretario di stato Francis Walsingham) con le masse civili e con quelle armate. La spettacolarità volumetrica dell’ambiente cortigiano e quella epica della battaglia navale sono intercalate da scene liriche e private, che comunicano con efficacia una forte presa emotiva. Nella ricchezza della narrazione, che non risparmia gli eccessi e si concede di sollecitare sentimenti, la composizione sonora imprime il ritmo alla rappresentazione, contribuendo non poco alla mitizzazione della “regina vergine”. La musica, i cori e il sinfonismo sono concettualmente vicini al melodramma operistico contro il pastiche rock-pop della regina francese della Coppola. Elizabeth – The Golden Age è l’occasione per consacrare (e venerare) Cate Blanchett, infinita nella definizione del personaggio storico, indagato nella sua umanità e seguito nella sua straordinaria avventura. Dotata di un’innata fotogenia e di un solenne portamento scenico, l’ultimo sguardo della sua regina è di quelli che non si dimenticano, quasi intuisse oltre lo “schermo” la presenza del suddito-spettatore.
Storia di Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, che divenne la prima regina d’Inghilterra nel 1558 e regnò fino al 1603. All’inizio Elisabetta dovette affrontare e superare intrighi continui, riuscendo tuttavia a districarsi fino a prendere il potere con sicurezza, gestendo con grande acume i rapporti con tutti, dal Parlamento alla Chiesa. Il film si interessa soprattutto al privato, ai primi amori di Elisabetta, ai tentativi da parte dei suoi tutori di trovarle un marito, sempre sgradevole e sgradito. Grande cura nella ricostruzione, ed esagerato amore per l’esercizio cinematografico. Nell’insieme un’opera comunque efficace. Kapur è un indiano che aveva già fatto parlare di sé al festival di Cannes del 1995 con l’opera Bandit Queen.
Mobile Suit Gundam MS IGLOO (機動戦士ガンダム MS IGLOO?, Kidō Senshi Gundam MS Iguruu) è un OAV di 9 episodi prodotto dalla Sunrise tra il 2004 ed il 2009; appartiene alla saga dell’Universal Century di Gundam. Inedito in Italia. È diviso in tre parti di 3 episodi ciascuna, note con i sottotitoli The Hidden One Year War (1年戦争秘話,?, Ichinen Sensō hiwa), Apocalypse 0079 (黙示録0079,?, Mokushiroku 0079) e Gravity Front (重力戦線,?, Jūryoku sensen), quest’ultima nota anche come Mobile Suit Gundam MS IGLOO 2.
Ambientata durante la Guerra di un anno come la prima serie storica, MS IGLOO è l’unica opera della saga dell’Universal Century interamente realizzata in computer grafica. I primi tre episodi furono inizialmente destinati ad essere proiettati esclusivamente presso il Bandai Museum di Matsudo. Successivamente, dato il grande successo riscosso, ne fu pubblicata un’edizione in DVD e furono realizzati altri tre episodi, distribuiti direttamente come OAV. Il sequel MS IGLOO 2 è stato anch’esso pianificato direttamente come OAV in tre episodi da pubblicarsi separatamente e vede in scena nuovi personaggi. Mentre i primi sei episodi raccontano la storia esclusivamente dal punto di vista dei soldati di Zeon e sono ambientati nello spazio, nella terza parte i protagonisti sono i soldati di fanteria della Federazione durante la campagna terrestr
L’ispettore di Scotland Yard Jack Kirby (Luigi Vannucchi) indaga sulla morte del fratello Bob (Alberto Farnese), ex campione di golf. L’ispettore è convinto che si tratti di omicidio e per il delitto sospetta di un tale, Tony.
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