Un impiegato accetta di diventare assassino su commissione pur di guadagnare denaro. Si dimostra anche bravo finché non gli ordinano di uccidere una donna. Allora si intenerisce e ci rimette la vita.
Un extraterrestre scende sulla Terra con l’intenzione di sfruttare le sue conoscenze scientifiche più evolute per approntare le misure necessarie a salvare dalla siccità il suo pianeta morente. Assunte sembianze umane e il nome di Thomas Jerome Newton, l’alieno fonda ben presto un impero finanziario rivoluzionando il mondo delle comunicazioni ed avviando la costruzione di un’astronave per trasportare acqua alla sua gente. Mary-Lou, donna con la quale ha stretto amicizia, scopre la vera identità di Newton e il professor Bryce, venutone a conoscenza, lo denuncia alle autorità. I beni di Newton vengono sequestrati e incamerati dallo Stato e Newton stesso è fatto oggetto di studio da parte degli scienziati governativi. Rapito, torturato, umiliato, e infine svuotato di ogni volontà, l’alieno diventa sempre più simile all’uomo: abbrutito dall’alcol e in completa solitudine, continua a vegetare tra gli uomini tormentato dalla visione della sua famiglia, della sua gente e del suo pianeta morenti. Ispirandosi liberamente al romanzo di Walter Tevis, Nicolas Roeg realizza un’opera drammatica e visionaria, pregevole per ricchezza formale e coinvolgente. Più interessato al contenuto della vicenda che non ai possibili risvolti avventurosi, Roeg concentra la sua attenzione sul protagonista. Attraverso un sapiente mosaico di inquadrature che confondono i confini spazio-temporali, il regista conduce lo spettatore a sostenere emozionalmente la tragica esperienza dell’extraterrestre che in un processo di degradazione psicologica e fisica è forzato a farsi uomo per abbandonare la sua (inquietante per gli uomini) diversità. Una storia simbolica, che sacrifica in più di un momento la struttura logica, per far risaltare la bassezza delle passioni umane, dall’odio all’invidia, l’istinto aggressivo e la paura del perturbante.David Bowie nel ruolo dell’alieno/Newton fornisce la sua interpretazione migliore e più convincente.Il soggetto ricorda nelle linee essenziali quello di un trascurato film del 1951, The Man from Planet X. Rifatto per la televisione nel 1987 (S.O.S. Terra, titolo italiano per The Man Who Fell to Earth).
MacGyver è una popolare serie televisiva di avventura creata da Lee David Zlotoff e interpretata da Richard Dean Anderson, che impersona l’ingegnoso agente segreto Angus MacGyver. Il telefilm è andato in onda negli Stati Uniti per sette stagioni, dal 1985 al 1992, e ha ottenuto grande successo anche in Italia, trasmesso per la prima volta su Italia 1, ogni mercoledì sera in prima serata nel 1986, inserito successivamente in programmazione quotidiana nelle fasce orarie pomeridiane, dal 1988 sino al 1992.
MacGyver è un agente operativo di un’Agenzia Governativa (chiamata DXS che sta per Department of eXternal Services) che, successivamente, diviene un attivo collaboratore della Fondazione Phoenix. È un eroe solitario che non fa uso di violenza né di armi da fuoco. Aiuta i deboli, rispetta l’ambiente, ama il prossimo ed è fiducioso nella legge. È single e a differenza dei cliché degli eroi solitari non è un donnaiolo. In sette stagioni ha poche relazioni d’amore, una delle quali gli diviene quasi fatale. MacGyver è un ex giocatore di hockey, cresciuto e laureatosi in Minnesota, che vive e opera a Los Angeles, pur spostandosi laddove le sue missioni lo richiedono. Le sue armi sono l’ingegno e l’intelligenza e i suoi unici equipaggiamenti sono un coltellino svizzero e talvolta anche nastro adesivo, che utilizza spesso nei suoi cosiddetti “macgyverismi”, opere dell’ingegno con oggetti e cose che trova attorno a lui.
Un film di William A. Wellman. Con James Cagney, Jean Harlow, Edward Woods, Beryl Mercer, Donald Cook. Titolo originale The Public Enemy. Drammatico, b/n durata 84 min. – USA 1931. MYMONETRO Nemico pubblico [1] valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Nell’America del 1909, alle soglie del proibizionismo, il ritratto senza reticenze dell’ascesa e della caduta di un gangster, Tom Powers (James Cagney), dall’infanzia trascorsa nelle strade di un quartiere povero di New York alle prime imprese criminose insieme con il fido amico Matt Doyle (Edward Woods), dagli amori travagliati con la fidanzata Kitty e la bellissima Gwen Allen (Jean Harlow) alla tragica fine per mano di una banda rivale. Interpretato da un vibrante James Cagney, capace perfino di far assumere al personaggio dimensioni eroiche nonostante la sua totale negatività, è insieme a Piccolo Cesare e Scarface il film che meglio rappresenta il genere ‘gangster movie’. La serratissima regia di William Wellman si esalta in alcune sequenze chiave come il laconico finale con l’abbandono del cadavere di Cagney davanti alla casa della sua famiglia.
Tratto dalla famosa serie televisiva. Le avventure del delfino Flipper che coi suoi amici vigila sulle isole incontaminate, proteggendole dai cattivi antiecologisti.
Un’organizzazione contrabbanda la droga in modo semplice ed efficace. La nasconde in piccoli oggetti di persone del tutto ignare. Una volta a destinazione c’è chi recupera la “roba”. L’addetto a questa operazione è un assassino fin troppo crudele: uccide sistematicamente gli inconsapevoli corrieri e arriva persino ad ammazzare durante una lite il gran capo in persona. La polizia però è sulle sue tracce. Inseguimento in macchina per le vie di New York, sparatoria e punizione finale.
Un film di James Hill. Con Bill Travers, Virginia McKenna, Geoffrey Keen, Peter Lukoye, Omar Chambati Titolo originale Born Free. Avventura, Ratings: Kids, b/n durata 93 min. – Gran Bretagna 1966. MYMONETRO Nata libera valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
George Adamson fa la guardia in un parco naturale in Kenya: un giorno si porta a casa i tre cuccioli di un leone che ha dovuto abbattere. Una piccola leonessa si affeziona a George e a sua moglie tanto che, riportata nell’ambiente naturale, continuerà a restare amica dei suoi antichi padroni.
film di Ken Annakin. Con John Mills, Dorothy McGuire, James MacArthur Titolo originale Swiss Family Robinson. Avventura, durata 128′ min. – USA 1960. MYMONETRO Robinson nell’isola dei corsari valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Antesignana dei verdi ecologisti, una famiglia svizzera naufraga sulla rotta per la Nuova Guinea, approda in un’isola e la trasforma in un delizioso e un po’ noioso paradiso elvetico. Dal romanzo The Swiss Family Robinson di J.D. Wyss, filmato nel 1940 e poi per la TV nel 1975. Piacevole, didattico, per ragazzi.
Figlia di una desaparecida del 1977, l’argentina Rosa cerca un fratello gemello, adottato da uno degli assassini in divisa, e lo trova in Javier a Milano nel 2000. Nato da un’inchiesta tra alcuni dei settantadue hijos di desaparecidos (su circa 500) identificati con sicurezza, l’opus n. 3 dell’italo-cileno Bechis è complementare e diverso da Garage Olimpo , film sul passato. Si rievoca la stessa vergogna – di essere argentini, di essere umani – le radici del dolore e il rimosso con la sensibilità e, forse, con la speranza del presente. Scritto, come gli altri due, con l’italo-polacca Lara Fremder, conferma la capacità del regista di raccontare per immagini e di non separare il linguaggio dal discorso politico. Qualche vuoto nella 1ª parte, dovuto all’eccessiva fiducia nel fare a meno dello scavo psicologico. Fotografia: Fabio Cianchetti; montaggio: Jacopo Quadri; musica: Jacques Lederlin, Daniel Buira con la Chilinga.
Un film di Mervyn LeRoy. Con James Mason, Barbara Stanwyck, Van Heflin, Cyd Charisse. Titolo originale East Side, West Side. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 108′ min. – USA 1949. MYMONETRO I marciapiedi di New York [1] valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Nell’alta società di New York un riccone galante coniugato riavvampa per una ex amante più giovane e trascura la moglie che si consola con un corteggiatore. Quando l’amante viene uccisa, il riccone rischia di essere incriminato. Melodramma targato M-G-M, imbattibile nel presentare in confezione di lusso materiale sostanzialmente poco interessante. Conta per il cast: B. Stanwyck (1907) e A. Gardner (1922) rivali in amore, ma sono in partita anche C. Charisse e N. Davis, futura signora Ronald Reagan.
Una famiglia vive nella campagna messicana allevando tori da combattimento. Esther si occupa della conduzione del ranch mentre Juan, che è un poeta molto noto, è addetto alla selezione e all’allevamento del bestiame. Quando Esther sembra essersi innamorata dell’addetto all’addomesticamento dei cavalli, Juan vede crollare tutte le sue certezze.
Corea, 1930. Sotto la dominazione giapponese della Corea, Sookee viene coinvolta nel complotto ordito dal (falso) conte Fujiwara, che mira al patrimonio di una ricca ereditiera nippo-coreana, Hideko. Sookee diviene la domestica privata di Hideko.
New York, primi anni ’90. Tre notti e due giorni nella Via Crucis di Frank Pierce (Cage), paramedico dell’Emergency Medical Service a Manhattan. Ossessionato dal ricordo della ragazzina Rose, morta nonostante i suoi sforzi, durante le sue corse in autoambulanza Frank è in compagnia del cinico Larry (Goodman), poi del mistico Marcus (Rhames), infine del reazionario violento Bob (Sizemore). Dal romanzo Pronto soccorso di Joe Connelly, sceneggiato da Paul Schrader ( Taxi Driver ), Scorsese ha cavato un film di grande complessità, dolente e amarissimo, ma non nichilista né disperato, percorso da una brezza di umorismo macabro. Sullo sfondo di una New York trasformata in metafora di un inferno realizzato sotto la triplice insegna di violenza, disgregazione e solitudine, c’è un uso raffinato e inventivo di luci, suoni, immagini deformate (fotografia di Robert Richardson, collaboratore di O. Stone) e del montaggio come espressione di una realtà soggettiva. È una Passione che si risolve nella catarsi di una Pietà laica. Titolo italiano clericalmente deviante. L’originale sta per “portar fuori il morto”, cioè restituirgli la vita. Significa anche, però, “manifestare il morto, rivelarne la presenza nascosta” (U. Curi) in ciascuno di noi. Soltanto dopo aver aiutato un uomo in coma a morire, Frank trova la pace tra le braccia della di lui figlia Mary (Arquette).
Nel 1955 esordisce la collana Zenith (con la lettera h finale) divisa in due serie:[20]
Zenith Gigante (prima serie, 1955-1960)[21] edita dalla Edizioni Audace per i primi 19 numeri e successivamente dalle Edizioni Araldo fino al n°21. Pubblica raccolte delle rese della collana Avventure del West, con periodicità variabile.[20][22]
Zenith Gigante (seconda serie, dal 1960)[23], pubblicata dalle Edizioni Araldo (nuova denominazione delle Edizioni Audace) fino al numero 49 ristampa le avventure di personaggi pubblicati precedentemente nel formato a strisce dalle Edizioni Audace, i numeri 50 e 51 contengono storie inedite della serie Un ragazzo nel Far West e dal n° 52 inizia a pubblicare le storie di Zagor (dal n° 52 al n° 116 e il n° 118 sono ristampe delle storie già pubblicate in formato a strisce, la prima storia inedita è pubblicata sul n° 117).
Billy Bat (ビリーバット Birī Batto?) è un mangaseinen disegnato da Naoki Urasawa, che ne ha curato anche la sceneggiatura assieme a Takashi Nagasaki[2]. Il fumetto è stato serializzato a partire da ottobre 2008 sulla rivista contenitore Weekly Morning, ed è degno di nota per la trama complessa e intricata (come tipico di Urasawa) che si dipana tra realtà, finzione e realtà storica.
Il manga si apre con una serie di pagine a colori in stile comics che narrano un’avventura di Billy Bat, un pipistrello antropomorfo che vive in una città di animali similmente umanizzati, e che svolge la professione di detective. A Billy viene assegnato un caso d’infedeltà coniugale da investigare, ma, come da miglior tradizione hard boiled, la situazione sfugge presto di mano al detective che si trova a dover fuggire per la vita assieme alla donna che doveva sorvegliare.
La scena si trasferisce poi nella realtà (rappresentata in stile manga, in bianco e nero), dove il fumettistanippo-americano Kevin Yamagata sta avendo problemi nel terminare il capitolo di Billy Bat da consegnare all’editore. Durante una perquisizione della polizia nel suo studio, un detective gli fa notare come il personaggio di Billy Bat sia identico a quello di un manga visto in Giappone qualche anno prima. Terrorizzato dalle possibili implicazioni di plagio, sia pure inconsapevole, Yamagata si reca a Tokyo e scopre non solo che effettivamente esisteva già un manga simile, ma che esso stesso si basa sulla figura di un pipistrello legata a un’antica e misteriosa cospirazione che attraversa tutta la storia dell’umanità.
Pubblicato negli Stati Uniti d’America tra il 1991 e il 2004, narra delle avventure di tre bone (creature bianche, antropomorfe e dal lungo naso): Fone Bone e i suoi due cugini Phoney Bone (diminutivo di Phoncible P. Bone) e Smiley Bone; i quali, in fuga da Boneville, la loro città, si perdono in un deserto pietroso e raggiungono infine una vallata sconosciuta. Qui vengono coinvolti nello scontro in atto tra gli esseri umani e delle creature pelose note come “creature ratto” (in originale «rat creatures», precedentemente resi con «Rattodonti»)[1], comandati da un misterioso personaggio chiamato l’Incappucciato.
Remake di Guardato a vista di Claude Miller, film francese del 1981, con Lino Ventura, Michel Serrault e Romy Schneider. Nel remake l’azione si sposta dalla Normandia ai tropici, nell’isola di San Juan a Portorico. Un vecchio capitano di polizia (Morgan Freeman), convoca al commissariato il ricco ed influente avvocato Henry Hearst (Gene Hackman), il personaggio più in vista dell’intera isola. Il colloquio tra due vecchi amici, grazie anche alla presenza di un giovane ispettore, si trasforma in breve in un drammatico confronto. Hearst ha ritrovato il giorno prima il cadavere di una ragazzina tra la boscaglia: il secondo delitto in pochi giorni, entrambe le piccole vittime sono state stuprate prima di essere uccise. Henry è insospettabile, ma la sua testimonianza è piena di buchi e il suo alibi va provato: in breve la sua vita e il suo problematico matrimonio con la splendida Chantal (Monica Bellucci) viene passata al setaccio. Un buon giallo, diligente, ma non troppo incisivo.
Del Toro torna ad attingere dal magico mondo dei comics ancora una volta. Magico in senso stretto, perché “Hellboy” è una serie che ha molti elementi esoterici, oltre a quelli orrorifici, avventurosi e polizieschi. La saga creata da Mike Mignola e pubblicata dalla Dark Horse, ruota infatti attorno al B.P.R.D. (Bureau for Paranormal Research e Defense), centro per la Difesa e la Ricerca del Paranormale diretto dal professor Broom, che accoglie una schiera di personaggi (mostri?) piuttosto bizzarri che passano le giornate difendendo il pianeta dalla sempiterna congiura del Male contro il Bene. Hellboy, demone catapultato nella nostra dimensione dai nazisti nel ’44, adottato e cresciuto come un figlio da Broom, è aiutato da Abe Sapiens, un uomo-pesce di sovrumane facoltà intellettive, e dalla bella Liz, pirocinetica con qualche difficoltà di autocontrollo. Il nemico numero 1 è Grigori Rasputin (quel Rasputin), che cerca in ogni modo di portare Hellboy sulla cattiva strada e di usarlo per aprire un portale che permetta ai demoni dell’altro mondo di invadere (e distruggere) la Terra. Hellboy, il film, brilla per l’amalgama particolarmente riuscito di riprese dal vero e animazioni 3D (cosa che non sempre può dirsi dei film del genere). I personaggi sono tutti ben caratterizzati, le scenografie molto suggestive (Praga è una certezza) e l’atmosfera giustamente tetra (credo che non ci sia una ripresa alla luce del giorno…), ma questa non è farina del sacco di Del Toro, in quanto elementi già caratteristici del bel fumetto di Mignola. Purtroppo, del fumettista americano Del Toro prende anche i limiti. “Hellboy” era la prima serie che Mignola scriveva, oltre che disegnava, e palesava tutti i difetti che un esordiente inevitabilmente ha: plot confuso e banalotto, dialoghi dimenticabili e mancanza di coralità tra i personaggi. Tutte imperfezioni riconfermate su pellicola. Mignola nel frattempo è cresciuto come autore: Del Toro avrebbe dovuto farsi aiutare nella sceneggiatura, oltre che nella supervisione.
Gengo, un samurai sradicato e senza padrone, è sedotto e ingannato da Koman, una donna che si finge cortigiana. Koman nasconde accuratamente l’esistenza del proprio marito, sino a quando non riesce a derubare Gengo del denaro che il suo fedele servo gli aveva procurato. Furioso, l’uomo inizia a tessere la propria vendetta, uccidendo, ad uno ad uno, tutti coloro che hanno avuto a che fare con la coppia.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
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