Un film di Roberto Rossellini. Guerra, b/n durata 77 min. – Italia 1941. MYMONETRO La nave bianca valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una nave di guerra viene colpita da un cannone nemico. La nave bianca, ospedale galleggiante, la soccorre. Film che unisce momenti del conflitto ad altri di finzione.
Uno dei film d’avanguardia più influenti di sempre, realizzato da Alexander Hammid e Maya Deren, vede la stessa Deren intrappolata in un incubo labirintico in cui compaiono il suo doppio e una misteriosa figura incappucciata.
Un killer psicopatico uccide le donne e poi le scalpa. Poi agghinda un gruppo di manichini nascosti in casa sua con parrucche ricavate dalle chiome delle sue vittime. Sta per fare la stessa cosa con una fotografa di moda, quando va completamente in tilt, credendo di vedere, nelle sue allucinazioni, i manichini che si animano e lo aggrediscono.
In visita col marito alle cascate del Niagara una moglie infedele progetta di ucciderlo con la complicità dell’amante, ma il marito le cambia le carte in tavola. Duplice omicidio. Scritto da C. Brackett, W. Reisch e R. Breen, è un melodramma criminale a suspense con diverse sequenze emozionanti grazie all’efficace uso del colore (fotografia di Joe McDonald) e alle angolazioni della cinepresa che sfruttano al meglio gli esterni delle cascate. Il film trasformò la Monroe in una star della Fox, e uno dei pochi in cui interpreta un personaggio totalmente negativo: divennero famosi l’abito scarlatto che indossa in una scena passionale; il sorriso che rivolge alla cinepresa quando, sbagliando, presume che il marito sia morto; la sua camminata pelvica, sull’orlo dell’autocaricatura. È un brutto film, ma affascinante per il suo cattivo gusto.
Dal romanzo A Kestrel for a Knave di Barry Hines. In una città industriale del Nord un ragazzino vive con la madre e un fratellastro in un quartiere periferico. Catturato un falchetto, lo addestra dedicandogli intelligenza e amore, tutto ciò che non riesce a dare alla famiglia e alla scuola. “Ha un respiro narrativo molto più disteso delle opere precedenti; coglie nel vivo senza bisogno di una programmatica provocazione stilistica, con un’intensità malinconica e una purezza visiva di gran lunga superiori a quelle del successivo Family Life” (E. Martini). 1° premio a Karlovy Vary.
Pioniere fu una rivista per ragazzi pubblicata in Italia negli anni cinquanta e sessanta.
Negli anni quaranta venne edita dalla Edizioni Astrea per due anni la testata Il Moschettiere, una rivista per ragazzi di fumetti di produzione italiana e francese che poi cambiò nome, nel giugno 1947, in Il Pioniere dei Ragazzi che chiuse nell’agosto dello stesso anno dopo 7 numeri. La pubblicazione continuò nel 1948 come Noi Ragazzi, edita da UDI (Unione Donne Italiane) fino al 1950 con contenuti simili.[3][4]
Nello stesso anno, venne quindi fondata una nuova testata, Pioniere, ideata negli ambienti della sinistra italiana come alternativa al Corriere dei Piccoli e a Il Vittorioso, e, oltre a fumetti e a rubriche varie, conteneva anche interventi di natura sociale e politica.
Purtroppo non sono ordinati perfettamente ma non avevo tempo di metterli a posto.
Keiji il magnifico (花の慶次 Hana no Keiji?) è un manga tratto da un racconto di Keichiro Ryu e disegnato da Tetsuo Hara. L’opera, che si compone in 18 numeri, è stata pubblicata per la prima volta in Giappone dalla Shūeisha dal 1990 al 1994, e successivamente in Italia dalla Star Comics tra l’aprile 1999 e il settembre 2000. È stato anche trasportato in una versione animata nel 2013.
Il fumetto racconta le avventure romanzate di Maeda Keiji, personaggio realmente esistito, considerato il più grande kabukimono (persona eccentrica, che ama distinguersi dagli altri nel modo di comportarsi e nell’aspetto, col fine ultimo di imporre la propria volontà sugli altri) mai esistito in Giappone.
Jeff Hawke è un personaggio immaginario creato da Sydney Jordan e protagonista di una omonima serie di strisce a fumetti giornaliere pubblicate in Gran Bretagna sul quotidiano Daily Express dal 1954 al 1974. Le strisce sono identificate da un codice con la lettera H seguita dal numero progressivo.
In un futuro prossimo, Robert Jeffrey Hawke, detto Jeff, è un ingegnere e pilota collaudatore della R.A.F. dotato di intuito e di preparazione scientifica. Biondo ed atletico, è dotato di sangue freddo ed elevata moralità.La sua residenza è in Church Street nel quartiere londinese di Kensington. Il suo migliore amico e collaboratore – incontrato successivamente – è il tecnico canadese di origine scozzese Mac MacLean.
A seguito ad una collisione aerea con un disco volante viene salvato in extremis dagli alieni incorporei, chiamati gli “Esseri Celesti” (the Shining Ones), i quali gli propongono di divenire una sorta di ambasciatore terrestre, per la risoluzione di questioni con il Cosmo. Hawke accetta, portandolo in una lunga serie di avventure e situazioni di tutti i tipi spesso accompagnato dal suo alter ego Mac Mclean.
Una ragazzina viene uccisa. 7 colpevoli, dal sicario ai mandanti, sono catturati uno a uno e torturati da un gruppo terroristico per estorcere la confessione. Kim tratteggia personaggi semplici, caratterizzati da sentimenti primordiali e (dis)umani attraverso la negatività dei loro comportamenti. L’espediente narrativo è l’omicidio e la conseguente vendetta, ma, come sempre, il punto di arrivo non è la mera scoperta di un colpevole su cui potersi rivalere, bensì il percorso interiore che le parti sono costrette a intraprendere. I ruoli si invertono e si rincorrono: l’impunità di chi commissiona delitti e l’inconsapevolezza di chi li perpetra senza tenere conto delle ripercussioni sono contrapposte alle torture di chi si erge a giustiziere popolare, divorato e accecato dal sentimento di vendetta. Una dittatura dell’anima di cui non si scorge altra soluzione che perdersi per ritrovarsi. Vincitore a Venezia 2014 del premio Fedeora, assegnato dalla Federazione di Critici Cinematografici Europei e del Mediterraneo.
Monster[1] (モンスター Monsutā?) è un manga scritto e disegnato da Naoki Urasawa. È stato pubblicato sulla rivista Big Comic Original di Shōgakukan tra il 1994 e il 2001 e in seguito raccolto in 18 volumi tankōbon. La storia, ambientata in Germania, segue il brillante neurochirurgo giapponese Kenzo Tenma e i suoi sforzi per fermare Johan Liebert, un suo ex paziente diventato un pericoloso serial killer.
Monster si è rivelato un successo commerciale e di critica, è stato insignito di numerosi premi ed è considerato uno dei migliori manga di tutti i tempi.
Nam Chul-woo è un povero pescatore nordcoreano che nella sua barca ha l’unica proprietà e l’unico mezzo per dare da mangiare a sua moglie e alla loro bambina. Un giorno gli si blocca il motore mentre sta occupandosi delle reti in prossimità del confine tra le due Coree e la corrente del fiume lo trascina verso la Corea del Sud. Qui viene preso sotto controllo delle forze di sicurezza e trattato come una spia. C’è però chi non rinuncia all’idea di poterlo convertire al capitalismo lasciandogli l’opportunità di girare, controllato a distanza, per le strade di Seoul.
La Nave Kaijin Maru è alla deriva dopo una tempesta. Le quattro persone sulla nave stanno diventando sempre più disperate quando il cibo inizia a scarseggiare
Protagonista è Brian Slade, scomparso in seguito a quello che avrebbe dovuto essere un finto delitto in scena. Haynes utilizza la struttura narrativa di Citizen Kane per rievocare la fine degli anni Sessanta, il glam rock e il kitch. Anche qui infatti un giornalista indaga sulla morte e sulla vita del misterioso cantante.
Il sogno di Elzober, cuoco improvvisato in un sushi bar di Tel Aviv, è quello di aiutare la sorella a preparare un matrimonio favoloso. Per facilitare spostamenti e trasporti, rompe il salvadanaio e con i risparmi di vent’anni decide di comprare una macchina, una Subaru Legacy nera metalizzata. Da fedele tradizionalista, invita amici e parenti a festeggiare l’acquisto, alla luce dei fuochi d’artificio, a tavola con un agnello sacrificato. Ma il sogno dura il tempo dei bagordi. All’alba del mattino successivo l’automobile non c’è più e per Elzober comincia una forsennata caccia al ladro che lo porterà a raggiungere la zona di Tulkarem, dove una maga, un’impiegata, un ladro, qualche amico e un’eccentrica ragazza giapponese cercheranno di ritrovare la macchina.
Un buon film e allo stesso tempo semplice. Tra ironia e tragedia Loach mostra una visione realistica della Gran Bretagna sotto la signora Thatcher attraverso la metafora di un cantiere edile. Il protagonista è Steve che, uscito di galera, va a lavorare a Londra. Gli altri operai lo accolgono bene e lo aiutano a trovare alloggio in una casa popolare. Conosce una ragazza. I problemi di cantiere sono molti: dalla mancanza di igiene all’assenza di sicurezza. Ci sono un arresto e un licenziamento entrambi ingiusti e quando un’impalcatura cede e muore un operaio, la vendetta sarà pesante. Ottima la colonna sonora di Stewart Copeland, autore già di Rusty il selvaggio di Coppola ed ex batterista dei Police
Giovane e bella giramondo americana si ritrova casualmente in una sfarzosa villa sull’isola di Capri. Accolta senza alcuna cerimonia, Nancy viene a contatto con i curiosi e ambigui individui che popolano la residenza estiva. Un mondo a testa in giù in cui il tempo e le convenzioni borghesi sembrano bandite. Unico legame con la realtà il suo inseparabile diario. Se esiste un condimento a cui Polanski non ha mai saputo rinunciare nella sua cucina cinematografica, questo è il grottesco. Presente in ogni suo titolo – anche nelle pellicole d’atmosfera come Rosemary’s Baby o Chinatown – nelle commedie surreali che vanno da Cul de Sac fino a Per favore, non mordermi sul collo, il gusto per l’assurdo trova qui il suo apogeo. In questa epopea della bella Nancy si è voluta trovare una analogia con il mondo all’incontrario descritto da Lewis Carroll. Un parallelismo condivisibile per surrealismo, ma incosistente sul piano allegorico. Il flusso narrativo scelto da Polanski (qui anche in veste di attore) è in continuo divenire, imprevedibile e sconclusionato. La storia si dipana secondo il principio di reiterazione (giornate dagli sviluppi analoghi nello stile che costituirà poi il perno di Ricomincio da capo ) ed è racchiusa secondo la geometria del cerchio. Nancy incarna una visone pura e incontaminata del mondo al pari di una bambina inconsapevole del suo sex appeal, cagione e al contempo salvezza della sua odissea. I curiosi personaggi incontrati lungo la permanenza sono maschere da commedia dell’arte cadenzati da eleganti citazioni classiche di quartetti schubertiani e sonate mozartiane. Su tutti il decadente latin lover interpretato da Mastroianni (quasi una macchietta dei suoi ruoli felliniani), immortalato con una entrata in scena muta indimenticabile. Preso dalle compiacenti messe in quadro delle grazie di Sydne Rome, Polanski non riesce a essere costantemente pungente per tutto l’arco del film. Ma la tanto amata circolarità con cui il film si apre e si chiude – figura retorica presente sin da Il coltello nell’acqua – e la trovata metacinematografica con cui la Rome giustifica il titolo del film, rendono Che? una chicca.
Tra Torino e Pisa si svolge la vita di un professore universitario di Diritto, socialmente e professionalmente affermato. Dotato di grande intelligenza e di un fascino sfuggente, l’uomo e il professore conducono un’esistenza “ritirata” che sconfina qualche volta nei letti di amanti occasionali. Deciso a controllare la realtà e a tenerla accuratamente a distanza, viene suo malgrado coinvolto nella morte per suicidio di uno studente. Il ragazzo, ossessionato dalla vita del professore, ha registrato scrupolosamente le sue lezioni, i suoi comportamenti, le sue abitudini… La forza del cinema di Emidio Greco, e in questo senso L’uomo privato non fa eccezione, sta tutta nell’essenzialità stilistica, nel razionale svolgimento narrativo e nella coraggiosa anti-spettacolarità. Il suo cinema eminentemente letterario (L’invenzione di Morel, Una storia semplice, Il Consiglio d’Egitto), si avvale questa volta di un soggetto originale scritto dallo stesso autore. Al centro della sua storia c’è un professore senza nome, elegante ed introverso, che tiene gli occhi aperti ma finisce per avere lo sguardo di chi attraversa la realtà in stato di trance. Tutto quello che si dispiega davanti a lui, gli studenti in aula, le amanti, gli amici, i colleghi, hanno le caratteristiche di un (brutto) sogno, che la sua logica semplificatrice non sa “vedere” e comprendere. Nel film c’è solo un uomo che “esiste”, gli altri non “sono”. Protagonista e spettatore unico del proprio sogno, l’uomo privato (e perfetto) di Tommaso Ragno, procede per forza di inerzia in un tragitto che contempla evoluzioni impreviste: la morte di uno studente. Pedinato e spiato sfacciatamente, il professore resta cieco davanti all’evidenza, incapace a raccogliere i segnali, a decifrare i codici, a leggere i simboli. Quella morte precoce lo priva per sempre del controllo sul reale. La presunzione della razionalità e della positività si stemperano fino a diventare in lui un’insospettata propensione alla vertigine. Il film di Greco, concettuale e rigoroso, non dice nulla con le parole e tutto con le immagini. Accentuando la parte “detta” il regista privilegia la dimensione pubblica della vicenda, immergendo “l’uomo privato” nel cicaleccio ridondante e senza senso dei “salotti” e nell’abisso delle coscienze.
Seconda guerra mondiale. Un gruppo di soldati americani raggiunge Roma. Durante il percorso dall’Africa alla capitale un soldato si è sposato; un altro è impazzito per l’impossibilità di tornare a casa e vedere il figlioletto in fasce; il capitano del reparto è rimasto ucciso alle soglie della città.
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