Il Maggiore è un essere unico nella sua specie, il prototipo di quello che molti potrebbero diventare in futuro, e un’arma potentissima. Recuperato da un terribile incidente, il corpo biologico del Maggiore è stato sostituto con uno interamente artificiale, ma il ghost, cioè l’anima, è rimasta la sua. Da qualche parte, la parte più importante, il Maggiore è ancora umana, anche se (e proprio perché) la sua natura le pone dei dubbi che la tormentano. Li sfrutta Kuze, un misterioso terrorista, che la Section 9, capitanata dal Maggiore e gestita dalla Hanka Robotics ha l’ordine di trovare ed eliminare. Discutere, o al contrario celebrare, il grado di somiglianza tra “figlio” e “madre”, si tratti della scelta di cast di Scarlett Johansson o del film di Rupert Sanders rispetto al manga di Masamune Shiro, ci sembra un esercizio non fondamentale, che sposta il fuoco altrove rispetto al film in sé, alla sua singolarità o, per restare in tema, alla sua identità.
In Sicilia, pretore si trova in conflitto con un potente latifondista. Lo aiutano, vincendo l’omertà e la paura, la popolazione locale e persino un capomafia. La Sicilia e la mafia (quella di vecchio stampo) raccontata (e mitizzata) dal giovane Germi tenendo d’occhio i western di John Ford. Vigoroso, qua e là affascinante film d’azione anche se sociologicamente poco attendibile. Tratto dal romanzo Piccola pretura del magistrato Giuseppe Guido Lo Schiavo. Tra gli sceneggiatori Fellini e Monicelli. Neorealista? Sì, forse, comunque romantico e con ambizioni e struttura da romanzo. Anticipa il filone del cinema civile degli anni ’60. Il primo western del cinema italiano postbellico. Nastri d’argento per Girotti e Urzì. Premio speciale per Germi.
Il furto avvenuto in un ricco appartamento e il cadavere trovato in un altro appartamento hanno qualcosa in comune? Ingravallo, commissario della Squadra Mobile di Roma, indaga. Liberamente tratto dal romanzo (1947-57) di Carlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana , fu, quando apparve, il miglior giallo in assoluto del cinema italiano. Preannuncia sia l’imminente commedia all’italiana degli anni ’60 sia le lenti deformanti e impietose con cui Germi racconta la borghesia italiana in Sedotta e abbandonata (1964) e Signori e signore (1965). “La gestione dei due registri (quello comico, quello poliziesco-drammatico) è saldamente nelle mani della sua interpretazione e del modo cui il Germi regista… riesce a tenerli separati senza che si confondano o neghino l’un l’altro” (M. Sesti). Nastro d’argento 1960 per la sceneggiatura di Alfredo Giannetti, Ennio De Concini, Germi.
È la seconda volta (dopo Re per una notte) che Scorsese si imbatte nella commedia (questa volta da incubo metropolitano kafkiano). Il progetto non è stato sviluppato personalmente dal regista, coinvolto in quel periodo nella preparazione de L’ultima tentazione di Cristo che subì una cancellazione improvvisa da parte della Paramount a sole quattro settimane dall’inizio delle riprese. Dopo aver respinto mucchi di script, ricevette la sceneggiatura di Fuori orario dai produttori Amy Robinson e Griff Dunne (scritta in realtà da Joe Minion uno studente della Columbia University come saggio finale di un corso di cinema del regista jugoslavo Dusan Makavejev). La sceneggiatura sarà trasformata in modo sostanziale dal regista. Fuori orario è stato da subito considerato “una rinascita” nella sua carriera (grande successo di critica e premio alla miglior regia al Festival di Cannes) e il film potrebbe essere letto come una sorta di sua autobiografia emotiva. Scorsese rivelò che le tribolazioni di Paul Hackett (che appaiono un po’ come una versione derisoria e crudele degli ultimi anni della sua vita) riflettono la frustrazione professionale di quel periodo. Ma anziché piangersi addosso, il cineasta infonde al film un’energia inattesa: mai un incubo raccontato al cinema è stato più gioioso. Girato in sei settimane a New York, il film dimostrerà che il regista è in grado di realizzare egregiamente un progetto low-budget (semmai è un ritorno alle origini). Per la prima volta Scorsese lavora con il direttore della fotografia tedesco Micheal Ballhaus (da sempre collaboratore di Fassbinder e quindi abituato alle produzioni indipendenti). Scorsese collaborerà con lui altre sei volte dal Colore dei soldi a The Departed. In seguito alle esplorazioni notturne della New York di Taxi driver (1976), il regista trasforma SoHo (noto quartiere degli artisti della Grande Mela) in un lurido, claustrofobico paesaggio capace di scatenare nel protagonista le più intime ansie e paure. La città non è quindi un semplice ambiente fisico naturale, bensì la proiezione dei fantasmi e delle angosce di un solo individuo.
In una pacifica cittadina americana vive un nazista scampato al processo di Norimberga. Si è rifatto un’esistenza e sotto mentite spoglie sposa perfino la figlia di un noto magistrato. Giunge un detective incaricato di indagare sulla vera identità del professore, la cui moglie respinge sdegnata gli insistenti sospetti che l’investigatore le confida.
Un film di John Brahm. Con George Montgomery, Nancy Guild Titolo originale The Brasher Doubloon. Giallo, Ratings: Kids+16, b/n durata 72′ min. – USA 1947. MYMONETRO La moneta insanguinata valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nell’indagare sul furto di una rara e preziosa moneta il detective Philip Marlowe si trova coinvolto in una serie di misteriosi omicidi. Passa per uno dei più trascurabili film tratti dalla narrativa di Raymond Chandler (dal suo racconto The High Window), senza tener conto dei meriti e dell’apporto del sottovalutato Brahm, regista USA di nascita tedesca, e del suo stile inconfondibile. Non soltanto sfida il contemporaneo Il grande sonno sul suo stesso terreno, ma nell’ultima parte inclina alle atmosfere di melodramma gotico che gli erano congeniali.
Nel primo dopoguerra a Kamagasaki, quartiere povero di Osaka, Hanako, figlia di uno straccivendolo, entra nel mercato nero di sangue umano per trasfusioni e scatena una feroce guerra tra bande rivali dalla quale esce libera di continuare i suoi traffici. 3° lungometraggio (colori, cinemascope) del 28enne Oshima, il 2° dei 3 girati nel 1960 per la Shoshiku-Ofuna. Nella crudele descrizione di un mondo dei bassifondi dove vige la legge della giungla si avvertono gli echi di Brecht ( L’opera da tre soldi ) e di Jean Genet, mentre a livello stilistico si mischiano i moduli del noir e di un violento espressionismo. Il sole (rosso-arancione) che tramonta domina lo schermo. In DVD (raro) con sottotitoli italiani e inglesi.
Bella moglie di diplomatico britannico a Parigi passa due ore al giorno in un appartamento subaffittato. Il marito geloso le fa visita e la trova in compagnia di uno scimpanzé. Sarebbe più semplice se vivessero insieme. In bilico tra commedia borghese e favola enigmatica sui temi della tolleranza e del conformismo, scritto da Jean-Claude Carriére, già collaboratore di Buñuel, è un film casto, freddo, di controllata tenerezza che rispetta i personaggi.
L’impiccagione di uno studente, condannato per avere stuprato e ucciso due ragazze giapponesi, non riesce: l’uomo non muore e perde la memoria. Per ridargli un’identità, i burocrati della giustizia tentano una psicoterapia, improvvisandosi attori che mimano le fasi salienti della sua vita e i delitti da lui commessi. Per rievocare l’ultimo crimine si ricorre a una ragazza (non attrice) coreana come lui. L’imputato ritrova sé stesso e può essere impiccato. La botola si riapre, lui precipita nel vuoto, ma il cappio non stringe nulla. Uno dei più potenti film di Oshima: “un grido di rivolta (contro il potere), un insulto ai sacri principi (l’ordine, la legge e le sue ipocrisie), un divertimento macabro, una fiaba allucinata” (F. Di Giammatteo). Scritta dal regista con Tsumotu Tamura, Mamoru Sasaki e Michinori Faukao, è un’acre parabola satirica alla Brecht che nella 2ª parte s’ingorga e ridonda per un eccesso di simbolismi e di indignazione. Edizione italiana con sottotitoli. Titolo inglese Death by Hanging.
Love Exposure (Ai no Mukidashi) di Sono Sion avrà anche una durata di 237 minuti (indizio, di solito, di una regia imponente), ma è una miscela di satira pungente e senza pretese (buona parte della quale colpisce la religione nelle sue diverse forme), di elegante azione di arti marziali, e di dichiarazioni d’amore gridate a piena voce. Ai fan dei precedenti film di Sono, tra i quali Suicide Club (Jisatsu Circle, 2002), Noriko’s Dinner Table (Noriko no Shokutaku, 2005) e Exte: Hair Extensions (Exte, 2007), questo film suonerà molto familiare. Eppure Love Exposure rappresenta un mutamento di direzione per Sono, che non ha mai tentato niente di così ambizioso. Il protagonista del film è Yu (Nishijima Takahiro), un liceale che diventa un ninja pervertito che con salti e capriole fotografa di nascosto le mutandine delle passanti. Ma non lo fa per il brivido erotico, bensì per accontentare suo padre, un prete cattolico (Watabe Atsuro), il quale insiste che Yu confessi i propri peccati, anche quando non ne ha commessi. Da quando inizia i suoi reportage fotografici, invece, ha molto da raccontare quotidianamente a papà.
I subita nella versione 720p sono stati tradotti da google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Uno studioso di criminologia è riuscito a crearsi un perfetto alibi per un omicidio commesso. Ucciderà altre tre persone che lo sospettavano, sempre creandosi nuovi alibi.
Tratto da un romanzo di Diderot è la seconda pellicola realizzata dal maestro francese. La vicenda è incentrata sulla vendetta piuttosto contorta di una ricca donna nei confronti dell’amante che l’ha lasciata. Architetta un piano per farlo sposare a una giovane che deve prostituirsi per mantenere la madre. Cerca poi di distruggere il legame dicendo tutto all’ex amante. Lieto fine. Lo stile sotto le righe di Bresson emerge già in quest’opera.
Testimone di un delitto perpetrato da zingari, Tony riceve in consegna una grossa somma dalla vittima moribonda. Gli zingari rivogliono il bottino e lo inseguono. Riuscito dramma a suspense scritto da Sebastien Japrisot (pseudonimo e anagramma di Jean-Baptiste Rossi) sulla base del suo romanzo omonimo: atmosfere suggestive, situazioni stravaganti e ricche di tensione, nonostante la voluta lentezza e la vicenda enigmatica. J.-L. Trintignant e L. Massari eccellenti. Particina per Emmanuelle Béart bambina.
The outstanding Flicker Alley 5-disc set Georges Méliès: First Wizard of Cinema (1896-1913) is now published, and I have my copy. Naturally, it’s a sensational package. Put together by Eric Lange (Lobster Films) and David Shepard (Blackhawk Films) from the archival holdings from seventeen collections across eight countries, the elegantly-presented DVDs comprises 173 titles (including one unidentified fragment) – almost (though not quite) every extant Georges Méliès film, plus the Georges Franju 1953 film, Le Grand Méliès. The DVDs are region 0, NTSC format. The set comes with a well-illustrated booklet, which has essays by Norman McLaren (something of a surprise – it’s a transcript of an audio recording he made for a conference he couldn’t attend) and a long piece by John Frazer on Méliès’ life and work, adapted by Shepard from a text first written by Frazer in 1979. The full list of titles is now available on the Flicker Alley site, but here’s The Bioscope’s version, with the titles in the chronological order in which they appear on the DVDs, with Star-Film catalogue number, original French title and English title. 1896 1 – Partie de cartes, une/Playing Cards 26 – Nuit terrible, une/Terrible Night, a 70 – Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin/Vanishing Lady, the 82 – Cauchemar, le/Nightmare, A 1897 96 – Château hanté, le/Haunted Castle, The 106 – Prise de Tournavos, la/Surrender of Tournavos, The 112 – Entre Calais et Douvres/Between Calais and Dover 122-123 – Auberge ensorcelée, l’/Bewitched Inn, the 128 – Après le bal (le tub)/After the Ball 1898 147 – Visite sous-marine du Maine/Divers at Work on the Wreck of the “Maine” 151 – Panorama pris d’un train en marche/Panorama from Top of a Moving Train 153 – Magicien, le/Magician, The 155 – Illusions fantasmagoriques/Famous Box Trick, The 159 – Guillaume Tell et le clown/Adventures of William Tell, The 160-162 – Lune à un mètre, la/Astronomer’s Dream, The 167 – Homme de têtes, un/Four Troublesome Heads, The 169 – Tentation de Saint Antoine/Temptation of St Anthony, the Entrevue de Dreyfus et de sa femme à Rennes 1899 183 – Impressionniste fin de siècle, l’/Conjurer, The 185-187 – Diable au couvent, le/Devil in a Convent, The 188 – Danse du feu/Pillar of Fire, The 196 – Portrait mystérieux, le/Mysterious Portrait, The 206 – Affaire Dreyfus, la dictée du bordereau/Dreyfus Court Martial – Arrest of Dreyfus 207 – Ile du diable, l’/Dreyfus: Devil’s Island – Within the Palisade 208 – Mise aux fers de Dreyfus/Dreyfus Put in Irons 209 – Suicide du Colonel Henry/Dreyfus: Suicide of Colonel Henry 210 – Débarquement à Quiberon/Landing of Dreyfus at Quiberon 211 – Entrevue de Dreyfus et de sa femme à Rennes/Dreyfus Meets His Wife at Rennes 212 – Attentat contre Me Labori/Dreyfus: The Attempt Against the Life of Maître Labori 213 – Bagarre entre journalistes/Dreyfus: The Fight of Reporters 214-215 – Conseil de guerre en séance à Rennes, le/Dreyfus: The Court Martial at Rennes 219-224 – Cendrillon/Cinderella 226-227 – Chevalier mystère, le/Mysterious Knight, The 234 – Tom Whisky ou l’illusionniste truqué/Addition and Subtraction L’Homme-orchestre 1900 243 – Vengeance du gâte-sauce, la/Cook’s Revenge, The 244 – Infortunes d’un explorateur, les/Misfortunes of an Explorer, The 262-263 – Homme-orchestre, l’/One-Man Band, The 264-275 – Jeanne d’Arc/Joan of Arc 281-282 – Rêve du Radjah ou la forêt enchantée, le/Rajah’s Dream, The 285-286 – Sorcier, le prince et le bon génie, le/Wizard, the Prince and the Good Fairy, The 289-291 – Livre magique/Magic Book, The 293 – Spiristisme abracadabrant/Up-to-date Spiritualism 294 – Illusioniste double et la tête vivante, l’/Triple Conjurer and the Living Head, The 298-305 – Rêve de Noël/Christmas Dream, The 309-310 – Nouvelles luttes extravagantes/Fat and Lean Wrestling Match 311 – Repas fantastique, le/Fantastical Meal, A 312-313 – Déshabillage impossible, le/Going to Bed under Difficulties 314 – Tonneau des Danaïdes, le/Eight Girls in a Barrel 317 – Savant et le chimpanzé, le/Doctor and the Monkey, The 322 – Réveil d’un homme pressé, le/How He Missed His Train L’Homme à la tête en caoutchouc 1901 325-326 – Maison tranquille, la/What is Home Without the Boarder? 332-333 – Chrysalide et le papillon, la/Brahmin and the Butterfly, The 335-336 – Dislocation mystérieuse/Extraordinary Illusions 345-347 – Antre des esprits, le/Magician’s Cavern, The 350-351 – Chez la sorcière/Bachelor’s Paradise, The 357-358 – Excelsior!/Excelsior! – Prince of Magicians 361-370 – Barbe-Bleue/Blue Beard 371-372 – Chapeau à surprises, le/Hat With Many Surprises, The 382-383 – Homme à la tête en caoutchouc, l’/Man With the Rubber Head, The 384-385 – Diable géant ou le miracle de la madone, le/Devil and the Statue, The 386 – Nain et géant/Dwarf and the Giant, The Voyage dans la lune 1902 391 – Douche du colonel/Colonel’s Shower Bath, The 394-396 – La danseuse microscopique, la/Dancing Midget, The 399-411 – Voyage dans la lune/Trip to the Moon, A 412 – Clownesse fantôme, la/Shadow-Girl, The 413-414 – Trésors de Satan, les/Treasures of Satan, The 415-416 – Homme-mouche, l’/Human Fly, The 419 – Équilibre impossible, l’/Impossible Balancing Feat, An 426-429 – Voyage de Gulliver à Lilliput et chez les géants, le/Gulliver’s Travels Among the Lilliputians and the Giants No number – Sacre d’Edouard VII, le/Coronation of Edward VII, The 445-448 – Guirlande merveilleuse, la/Marvellous Wreath, The 1903 451-452 – Malheur n’arrive jamais seul, un/Misfortune Never Comes Alone 453-457 – Cake-walk infernal, le/Infernal Cake-Walk, The 458-459 – Boîte à malice, la/Mysterious Box, The 462-464 – Puits fantastique, le/Enchanted Well, The 465-469 – Auberge du bon repos, l’/Inn Where No Man Rests, The 470-471 – Statue animée, la/Drawing Lesson, The 473-475 – Sorcier, le/Witch’s Revenge, The 476 – Oracle de Delphes, l’/Oracle of Delphi, The 447-478 – Portrait spirite, le/Spiritualistic Photographer 479-480 – Mélomane, le/Melomaniac, The 481-482 – Monstre, le/Monster, The 483-498 – Royaume des fées, le/Kingdom of the Fairies, The 499-500 – Chaudron infernal, le/Infernal Cauldron, The 501-502 – Revenant, le/Apparitions 503-505 – Tonnerre de Jupiter, le/Jupiter’s Thunderbolts 506-507 – Parapluie fantastique, le/Ten Ladies in an Umbrella 508-509 – Tom Tight et Dum Dum/Jack Jaggs and Dum Dum 510-511 – Bob Kick, l’enfant terrible/Bob Kick the Mischievous Kid 512-513 – Illusions funambulesques/Extraordinary Illusions 514-516 – Enchanteur Alcofribas, l’/Alcofribas, the Master Magician 517-519 – Jack et Jim/Comical Conjuring 520-524 – Lanterne magique, la/Magic Lantern, The 525-526 – Rêve du maître de ballet, le/Ballet Master’s Dream, The 527-533 – Faust aux enfers/Damnation of Faust, The 534-535 – Bourreau turc, le/Terrible Turkish Executioner, The 538-539 – Au clair de la lune ou Pierrot malheureux/Moonlight Serenade, A 540-541 – Prêté pour un rendu, un/Tit for Tat Voyage à travers l’impossible 1904 547-549 – Coffre enchanté, le/Bewitched Trunk, The 552-553 – Roi du maquillage, le/Untamable Whiskers 554-555 – Rêve de l’horloger, le/Clockmaker’s Revenge, The 556-557 – Transmutations imperceptibles, les/Imperceptible Transmutations, The 558-559 – Miracle sous l’Inquisition, un/Miracle Under the Inquisition, A 562-574 – Damnation du Docteur Faust/Faust and Marguerite 578-580 – Thaumaturge chinois, le/Tchin-Chao, the Chinese Conjurer 581-584 – Merveilleux éventail vivant, le/Wonderful Living Fan, The 585-588 – Sorcellerie culinaire/Cook in Trouble, The 589-590 – Planche du diable, la/Devilish Prank, The 593-595 – Sirène, la/Mermaid, The 641-659 – Voyage à travers l’impossible/Impossible Voyage, The 665-667 – Cascade de feu, la/Firefall, The 678-679 – Cartes vivantes, les/Living Playing Cards, The 1905 683-685 – Diable noir, le/Black Imp, The 686-689 – Phénix ou le coffret de cristal, le/Magic Dice, The 690-692 – Menuet lilliputien, le/Lilliputian Minuet, The 705-726 – Palais des mille et une nuits, le/Palace of the Arabian Nights, The 727-731 – Compositeur toqué, le/Crazy Composer, A 738-739 – Chaise à porteurs enchantée, la/Enchanted Sedan Chair, The 740-749 – Raid Paris – Monte-Carlo en deux heures, le/Adventurous Automobile Trip, An 756-775 – Légende de Rip Van Vinckle, la/Rip’s Dream 784-785 – Tripot clandestin, le/Scheming Gamblers’ Paradise, The 789-790 – Chute de cinq étages, une/Mix-up in the Gallery, A 791-806 – Jack le ramoneur/Chimney Sweep, The 807-809 – Maestro Do-Mi-Sol-Do, le/Luny Musician, The 1906 818-820 – Cardeuse de matelas, la/Tramp and the Mattress Makers, The 821-823 – Affiches en goguette, les/Hilarious Posters, The 824-837 – Incendiaires, les/Desperate Crime, A 838-839 – “Anarchie chez Guignol, l’”/Punch and Judy 843-845 – Hôtel des voyageurs de commerce ou les suites d’une bonne cuite, l’/Roadside Inn, A 846-848 – Bulles de savon animées, les/Soap Bubbles 849-870 – Quatre cents farces du diable, les/Merry Frolics of Satan, The 874-876 – Alchimiste Parafaragaramus ou la cornue infernale, l’/Mysterious Retort, The 877-887 – Fée Carabosse ou le poignard fatal, la/Witch, The L’Tunnel sous la Manche ou le cauchemar anglo-français 1907 909-911 – Douche d’eau bouillante, la/Rogues’ Tricks 925-928 – Fromages automobiles, les/Skipping Cheeses, The 936-950 – Tunnel sous la Manche ou le cauchemar anglo-français, le/Tunnelling the English Channel 961-968 – Eclipse de soleil en pleine lune/Eclipse, or the Courtship of the Sun and Moon, The 1000-1004 – Pauvre John ou les aventures d’un buveur de whisky/Sightseeing through Whisky 1005-1009 – Colle universelle, la/Good Glue Sticks 1014-1017 – Ali Barbouyou et Ali Bouf à l’huile/Delirium in a Studio 1030-1034 – Tambourin fantastique, le/Knight of Black Art, The 1035-1039 – Cuisine de l’ogre, la/In the Bogie Man’s Cave 1044-1049 – Il y a un dieu pour les ivrognes/Good Luck of a Souse, The 1066-1068 – Torches humaines/Justinian’s Human Toches 548 A.D. 1908 1069-1072 – Génie du feu, le/Genii of the Fire, The 1073-1080 – Why that actor was late 1081-1085 – Rêve d’un fumeur d’opium, le/Dream of an Opium Fiend, The 1091-1095 – Photographie électrique à distance, la/Long Distance Wireless Photography 1096-1101 – Prophétesse de Thèbes, la/Prophetess of Thebes, The 1102-1103 – Salon de coiffure/In the Barber Shop 1132-1145 – Nouveau seigneur du village, le/New Lord of the Village, The 1146-1158 – Avare, l’/Miser, The 1159-1165 – Conseil du Pipelet ou un tour à la foire, le/Side Show Wrestlers 1176-1185 – Lully ou le violon brisé/Broken Violin, The 1227-1232 – The Woes of Roller Skates 1246-1249 – Amour et mélasse/His First Job 1250-1252 – Mésaventures d’un photographe, les/The Mischances of a Photographer 1253-1257 – Fakir de Singapour, le/Indian Sorcerer, An 1266-1268 – Tricky painter’s fate, a 1288-1293 – French interpreter policeman/French Cops Learning English 1301-1309 – Anaïc ou le balafré/Not Guilty 1310-1313 – Pour l’étoile S.V.P./Buncoed Stage Johnnie 1314-1325 – Conte de la grand-mère et rêve de l’enfant/Grandmother’s Story, A 1416-1428 – Hallucinations pharmaceutiques ou le truc du potard/Pharmaceutical Hallucinations 1429-1441 – Bonne bergère et la mauvaise princesse, la/Good Shepherdess and the Evil Princess No number – unidentified film 1909 1495-1501 – Locataire diabolique, le/Diabolic Tenant, The 1508-1512 – Illusions fantaisistes, les/Whimsical Illusions 1911 1536-1547 – Hallucinations du Baron de Münchausen, les /Baron Munchausen’s Dream 1912 Pathé – A la conquète du pôle/Conquest of the Pole, The Pathé – Cendrillon ou la pantoufle merveilleuse/Cinderella Pathé – Chevalier des neiges, le/Knight of the Snow, The 1913 Pathé – Voyage de la famille Bourrichon, le/Voyage of the Bourichon Family, The Almost needless to say, the quality of the digital transfers is excellent, sometimes startlingly so. There are fifteen examples of beautiful hand-colouring. Many musicians have provided scores, making the DVD a fascinating demonstration in itself of different approaches to the task of accompanying Georges Méliès (even if, for myself I find the American taste for organ accompaniment baffling). They are Eric Beheim, Brian Benison, Frederick Hodges, Robert Israel, Neal Kurz, the Mont Alto Motion Picture Orchestra, Alexander Rannie, Joseph Rinaudo, Rodney Sauer and Donald Sosin. Some of the films come with Georges Méliès’ original English narrations, designed to be spoken alongside the films, and here are spoken by Serge Bromberg and Fabrice Zagury (with some rather quaint mangling of the English language in places). Georges Méliès is confirmed here as among the pre-eminent artists of the cinema, perhaps the most exuberant of all filmmakers. The films display imagination, wit, ingenuity, grace, style, fun, invention, mischief, intelligence, anarchy, innocence, vision, satire, panache, beauty and longing, the poetry of the absurd. Starting out as extensions of the tricks that made up Méliès’ magic shows, to view them in chronological order as they are here is to see the cinema itself bursting out of its stage origins into a theatre of the mind, where anything becomes possible – a true voyage à travers l’impossible, to take the title of one of his best-known films. The best of them have not really dated at all, in that they have become timeless, and presumably (hopefully) always will be so. Méliès in his lifetime suffered the agony of seeing his style of filmming turn archaic as narrative style in the Griffith manner became dominant, but we can see now that is his work that has truly lasted. The films will always stand out as showing how motion pictures, when they first did appeared, in a profound sense captured the imagination. And there is that consistency of vision that confirms Méliès as a true artist with a body of work that belongs in a gallery – or in this case a boxed set of DVDs – for everyone to appreciate. What a great publication this is. Every good home should have one.
Un film di Dziga Vertov. Titolo originale Tri pesni o Lenine. Muto, b/n durata 58′ min. – URSS 1934.
Le due diverse date fornite qui sopra riflettono la storia della copia attualmente disponibile. La versione sonora di Tri pesni o Lenine (Tre canti su Lenin) venne approntata nel 1934, quella muta nel 1935. Nel 1938 fu richiesto a Vertov di rimontare entrambe le versioni: nel frattempo le purghe staliniane avevano raggiunto il culmine e i “nemici del popolo” che erano stati fisicamente eliminati entro i tardi anni Trenta dovevano essere cancellati anche dal film. Le versioni originali del 1934 e 1935 non esistono più, ma possiamo supporre che differissero notevolmente da quelle ora disponibili.La prima della versione sonora di Tri pesni o Lenine si tenne al festival di Venezia nell’estate del 1934; in quella stessa estate il film fu presentato a Mosca ai delegati del primo Congresso degli scrittori sovietici: distribuito a novembre (sei mesi dopo che era stato completato), ebbe un considerevole successo sia in patria che all’estero. Lo scrittore inglese H.G. Wells (che aveva conosciuto Lenin) raccontò che pur avendo visto il film senza traduzione aveva compreso ogni parola.
La versione muta (1935) fu preparata per le sale di provincia non attrezzate per il sonoro (in Russia si videro film muti sino alla fine degli anni Quaranta). Queste versioni mute erano in genere reputate inferiori: si sapeva che erano fatte dagli aiuto-registi e di norma non venivano recensite. Nel caso in questione tuttavia la versione muta non era soltanto la parente povera della sonora: sappiamo che Vertov e la Svilova vi avevano lavorato e che le due versioni differiscono considerevolmente: non dal punto di vista qualitativo, ma nel contenuto e nel montaggio.La versione sonora di Tri pesni o Lenine è costituita da tre parti ognuna delle quali basata su materiali folklorici. La prima parte ritrae il leader sovietico attraverso canti e racconti popolari; la seconda è un requiem commorativo di Lenin; la terza (quella ottimista) asserisce l’immortalità di Lenin attraverso l’immortalità delle sue idee. Per Vertov, Lenin era un nuovo dio e ciò riflette la nuova religiosità comunista del cineasta. Nel film, Lenin è evocato come fosse un Messia, colui che non solo ha indicato alla Russia la nuova via, ma che – anche oltre la tomba – può continuare ad aiutare il paese a progredire. È propaganda, ma non soltanto. Vertov chiamava il tipo di montaggio qui adottato “spirale” e diede una forma a spirale alle stesse didascalie. Il sogno di Vertov (annunciato nei suoi tanti manifesti) era sempre stato quello di usare il potere del cinema per costruire l’Uomo Nuovo (ovvero, il Nuovo Adamo, come lui soleva chiamarlo). In questo film Lenin è il Futuro Adamo di Vertov e il montaggio a spirale è il suo genoma, scoperto da Vertov prima dei genetisti. Vertov cercò di fare ciò che l’Internazionale prometteva a parole e ciò che i Bolscevichi non riuscirono a fare nella pratica: costruire il Nuovo Mondo sulle rovine di quello vecchio. Il film fu per Vertov un trionfo, ma un trionfo che professionalmente non gli aprì nuove strade. Coloro che erano al potere si assicurarono che Vertov non avesse più l’opportunità di fare un fim messianico come questo.La versione muta di Tri pesni o Lenine omette le interviste post-sincronizzate per cui la versione sonora era diventata famosa. Ma questa versione muta non è Tri pesni – Tre canti – senza il sonoro. Le didascalie sono le stesse, ma qui ci sono scene nuove, mentre per certe scene già note vengono usate inquadrature alternative a quelle girate per il film sonoro. Vertov si avvale anche di quanto fatto in precedenza sul tema di Lenin. Come in Leninskaia Kino-Pravda (Kino-Pravda su Lenin), la versione muta inizia con il (muto) discorso rivolto al pubblico da un lavoratore, il quale dice di essere l’uomo che nel 1918 aveva catturato Fanny Kaplan, dopo che costei aveva tentato di uccidere Lenin sparandogli con una pistola. Era questo un argomento tornato di grande attualità, visto che uno dei più importanti esponenti del governo sovietico, Sergei Kirov, era stato assassinato nel dicembre del 1934. La versione muta vanta anche delle impeccabili riprese che non troviamo nel prototipo sonoro mentre nel montaggio riconosciamo il Vertov muto migliore. Se la versione sonora era l’ispirato inno di Vertov all’Uomo Nuovo, quella muta, in sintonia con il Vertov degli anni Venti, è un inno al Nuovo Cinema.
ALILA Un condominio di Tel Aviv, dove si consumano splendori e miserie umane: la poliziotta sefardita che litiga con i vicini, una donna che consuma la sua passione di amante di un uomo sposato, un vecchietto solo con un cane, i muratori che stanno ristrutturando una parte del palazzo. E, dall’altra parte della città, un padre e una madre che rincorrono una figlio che non ne vuole sapere di fare il militare. In quaranta piani sequenza di precisione millimetrica, Gitai racconta ancora una volta l’impossibilità di essere normali, oggi, in Israele. La sua macchina da presa viola l’intimità dei personaggi, per scrutare nel profondo di un disagio che è esistenziale, ancor prima che fisico. E poco importa se i lavoratori da sfruttare non sono più palestinesi, ma cinesi o africani: ognuno ha un padrone, nessuno è libero. Ed ognuno vuole scaricare sugli altri la propria rabbia, la propria incompiutezza. Raggelante ed ansiogeno, anche se di gran lunga meno riuscito di altre precedenti opere di Gitai. Come se tutto, adesso, fosse diventato davvero più difficile. Anche il semplice raccontare.
Storia di Rivka (Abecassis) e Meir (Hattab), marito e moglie. Si amano, si comprendono, ma le condizioni sociali sono tali da non permettere rapporti sereni, di nessun genere. Si confrontano anche personalità femminili, sempre in quel contesto difficile, fatto di paure e di integralismo. La solita lettura intelligente e accorata di Gitai, che ha firmato, a brevissimo intervallo, due efficaci documenti contemporanei come Kadosh e Kippur.
Nella Parigi anni ’90 il 20enne Paul rinuncia a laurearsi per fare il DJ. Lancia il genere garage e per alcuni anni ha successo e se la spassa tra donne, alcol e droghe. Poi la musica cambia. Scritto dalla regista insieme al fratello Sven, ex DJ, ritrae in stile realistico, fino a sconfinare nel documentario, l’utopia giovanile dei baby boomers dei ’70, ma si può leggere anche come una versione attuale – con la madre al posto del padre che non c’è – della parabola del figliol prodigo. Benché prolisso, auto compiaciuto e a tratti noioso, seduce con la sua originale forza visiva, potenziata dalla camaleontica fotografia di Denis Lenoir, e con il glamour nostalgico della onnipresente colonna sonora.
Maggio 1948. Un vecchio cargo, la Kedma, scarica sulle coste della Palestina un gruppo di persone sopravvissute all’Olocausto e provenienti da ogni parte d’Europa. Vengono accolte dall’esercito clandestino israeliano che cerca di portarle verso un kibbutz. Ma bisogna fare i conti con gli Inglesi che ancora occupano il territorio e con i palestinesi che non hanno alcuna intenzione di cedere una terra che ritengono sia la loro. Gitai torna ad affrontare il tema dell’edificazione dello Stato d’Israele dopo la prova, non del tutto riuscita, di Eden. Qui i ritmi sono più personali e l’assunto politico destinato a far discutere perché scontenterà tutti. I tempi del film sono lentissimi nella fase iniziale, con tutta la desolazione di mondi individuali che sono sopravvissuti all’inferno e sono in cerca di un paradiso che non si delinea come tale.
Siamo a Berlino, dopo la fine della prima guerra mondiale. Qui Else, una poetessa ebrea, conosce Tania, una sionista venuta dalla Russia. Tania spiega ad Else il suo proposito di andare in Palestina per partecipare alla nascita di un collettivo agricolo. Arriva il nazismo e dopo essere scappata in Svizzera Else raggiungerà l’amica a Gerusalemme ma vi troverà rovina e distruzione. Un film poetico, in alcuni momenti criptico, ma di forte suggestione. La musica è di Markus Stockhausen.
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